domenica 27 luglio 2008

SOMMACAMPAGNA. Si cerca alla pieve la dea Leituria

SOMMACAMPAGNA. Si cerca alla pieve la dea Leituria
Lorenzo Quaini
Sabato 26 Luglio 2008 L'ARENA

Studi su una scritta per decifrarne il significato

L’archeologo Vandelli ipotizza che la lapide sia dedicata alla Madonna del latte

Il presidente dell’archeoclub di Verona, Giorgio Vandelli, ha visitato la millenaria pieve di sant’Andrea al cimitero. «Sono venuto a rivedere e riammirare una lapide (o ara) latina del 38 a.C. che riporta una dedica alla dea Leituria, dea misteriosa perchè mai citata altrove. È ritenuta una dea retica (dei popoli Reti) e, oppure, Diana. Sin dagli anni Novanta, l’archeoclub Italia aveva cominciato ad esaminare accuratamente la suggestiva pieve. Alcuni soci guidati da me e da Alberto Leoni, presidente dell’archeoclub di Sommacampagna, avevano notato che negli antichi superstiti affreschi c’era un’anomala concentrazione di Madonne con bambino: ben sei di cui due allattanti. Parere unanime fu che Leituria non fosse Diana ma la versione cristiana dell’antica dea madre pagana. Credo che le due Madonne del latte debbano avere un significato più specifico. Forse il nome Leituria aveva un significato da decifrare».
Recentemente Vandelli ha ipotizzato che non fosse una dea retica e nemmeno veneta, ma che Leituria fosse la trascrizione latina di un teonimo gallo-cenomane degli abitanti in zona. Ha ipotizzato anche che tracce della loro lingua siano passate nel francese attuale. «Con queste premesse», ha proseguito Vandelli, «la soluzione è stata istantanea. Leit è il lait (leggere "le") francese; tur è il tour (leggere "tur"). Completando risulterebbe dea (madre) dispensatrice del latte. La perdurante ed atavica devozione delle madri ha trasformato Leituria nella cristiana Madonna del latte. Ma una Madonna a seno scoperto spesso non è stata ritenuta decorosa e non è entrata in chiesa. Però la devozione popolare ha provveduto in proprio erigendo edicole, capitelli o semplici pitture murali. Esemplare è la Madonna del latte di Bardolino. Nella zona del lago quasi ogni paese ha una Madonna del latte».
Vandelli ha iniziato un censimento per verificare se in Italia le più antiche immagini di Madonna del latte siano maggiormente diffuse in regioni già galliche. Per il Friuli, zona dei galli carnuti (ora Carnia) Vandelli segnala che il maggior santuario, quello della Madonna di Castelmonte, ha una Madonna del latte scolpita sulla facciata. Vandelli chiede collaborazione per avere al suo numero (0457551528) segnalazioni utili per la ricerca.

VERONA - Vicolo del Guasto: una breccia collegava due contrade del centro

VERONA - Vicolo del Guasto: una breccia collegava due contrade del centro
Emma Cerpelloni
26/07/2008 L'ARENA

Sabato 26 Luglio 2008

LA VERONA NASCOSTA: VICOLO DEL GUASTO. È la stradina che da Porta Borsari conduce alle Campane di via Mazzini

L’origine del nome risale a un venditore di sete oppure a una devastazione in epoca tardo romana

Vicolo del Guasto: quanti veronesi sanno dov’è? Crediamo pochi: eppure siamo nel cuore di Verona.
IL LUOGO. Questo vicolo, che da porta Borsari conduce in via Mazzini all’altezza delle Campane, offre un’alternanza di stili e di periodi storici difficilmente ritrovabili in altri luoghi del centro storico. Entrando da porta Borsari, si prende il primo vicoletto a destra: San Matteo, con in fondo la chiesa omonima, con il caratteristico campanilino a cuspide, la cui denominazione completa è San Matteo Concortine. Di questa chiesa si ha menzione in un documento del 1105. Da allora è stata più volte restaurata e nel 1747 era stata ingrandita. Soppressa nel 1806, fu acquistata dai nobili Cavazzocca, che la riaprirono al culto il 28 settembre 1826. Nuovamente sconsacrata alla fine dell'Ottocento, servì da magazzino e, da ormai una ventina di anni, è un ristorante.
TOPONIMO. Il suo curioso toponimo è facile da spiegare. Ha riunito due antiche contrade vicine: una detta di San Matteo dalla chiesa parrocchiale omonima, altra detta Cortine dalle cortine o mura romane che correvano da porta Borsari alle Campane. La fusione delle due contrade avvenne all’inizio del 1400. Prima di arrivare alla chiesetta, però, sul muro di destra si apre una porta, che immette in uno stretto vicolo. Subito dopo, di particolare interesse un edificio medioevale con un antico portone ligneo al numero 2. Sul lato destro sono emersi notevoli resti delle mura romane, che la tradizione attribuisce all’imperatore Gallieno, che le avrebbe erette nel 265, nel timore di un’imminente invasione dei Goti in Italia.
INTERPRETAZIONI. Di recente, però, questa attribuzione è stata messa in discussione: infatti, alcuni scavi, compiuti negli anni Novanta in via Mazzini, hanno hanno sostanzialmente ridimensionato l’intervento dell’imperatore Gallieno per queste difese: l’imperatore si sarebbe limitato a ripristinare le mura repubblicane, inserendovi torri di avvistamento e ad aggiungere un anello difensivo attorno all’Arena, inglobandola nella città. L’ipotesi è dimostrata dal ritrovamento di un muro romano in via Mazzini, costruito con materiale di spoglio, come lapidi tombali sbrecciate e pietre decorate provenienti da altri edifici, e dunque in modo affrettato.
LA BRECCIA. Ad ogni modo, notevole è la postierla tardoromana o altomediovale aperta nella cinta all’altezza di Corte Farina che consente di accedere a via Cantore. Questa breccia è stata riaperta al passaggio pedonale da una trentina di anni, dopo che sono stati compiuti numerosi restauri sugli edifici danneggiati gravemente dai bombardamenti aerei dell’ultimo conflitto. Le ultime ricerche archeologiche hanno messo in luce, al di là delle mura tardo repubblicane, costruite in mattoni e restaurate da Gallieno, puntoni triangolari di difesa. Gli storici li ipotizzano aggiunti per l’invasione di Attila nel 452 o per l’arroccamento di Odoacre all’avanzata di Teodorico. Dunque, la piccola porta di vicolo Guasto apparterrebbe proprio a uno di questi puntoni.
SIGNIFICATI. I linguisti si sono domandati anche il significato di questo toponimo: Vicolo del Guasto. Secondo Tullio Lenotti, deriverebbe dalla storpiatura dialettale del nome della cittadina di Vasto, documentata a Verona nel XV secolo, come Guasto. Una famiglia Del Guasto, originaria di tale località adriatica, abitò per lungo tempo nei secoli XVI e XVII in questo vicolo ed esercitava la tessitura e il commercio della seta. Giovanni Rapelli, il più famoso glottologo del nostro tempo, invece propende per un’altra spiegazione. Ricorda che il toponimo compare per la prima volta come Intròl del Guasto in un documento del 1535, mentre nel 1625 vi risiedeva tal Gio Batta del Guasto sanitario (tessitore e venditore di sciamito, una seta speciale usata in quel secolo). È difficile dire se il vicolo abbia preso il nome dal casato e cioè da un antenato dell’abitante del 1625 o viceversa. A suo giudizio, però, l’ipotesi più giusta è la seconda: in tal caso, il toponimo potrebbe derivare da guasto nel senso di luogo devastato, con riferimento ai ruderi di epoca romana che da secolo erano abbandonati sul vicolo e ancora oggi si possono vedere. Per la loro tutela, un cartello invita i vandali di turno a non imbrattarle con scritte, come in qualche caso, purtroppo, si vede e non si ammira certo.

sabato 26 luglio 2008

VERONA - Il Pat condanna a morte la storica Corte Quari

VERONA - Il Pat condanna a morte la storica Corte Quari
Francesco Scuderi
Giovedì 24 Luglio 2008 L'ARENA

COLOGNA. Adottato il nuovo strumento urbanistico, inviato in Regione per il via libera. Ma non mancano le polemiche

Il complesso non è vincolato. In sovrintendenza aspettano la documentazione da ben 14 anni: chi doveva mandarla?

Lo storico complesso edilizio di Corte Quari, a Cologna, rischia di essere demolito per lasciare spazio a case, uffuci e negozi. L'area non è infatti sottoposta ad alcun vincolo storico ed architettonico nonostante l'iter sia stato avviato da oramai 14 anni. Nel frattempo l’area è entrata nell'accordo privato presente nel Piano di assetto territoriale stipulato dall'amministrazione con l'imprenditore Ennio De Vecchi. Pat che regolerà lo sviluppo industriale e residenziale di Cologna per i prossimi dieci anni, le osservazioni al quale sono state oggetto di controdeduzioni da parte dell'architetto comunale all'urbanistica Edoardo Bonaventura e del progettista Silvano Carli prima che venisse adottato ed inviato in Regione per l'approvazione definitiva.
Sei le osservazioni bocciate. Una in particolare - quella presentata dal curatore del museo di Cologna Beppino Dal Cero - è stata motivo di acceso dibattito. Riguardava appunto il complesso storico edilizio del XVI secolo sull’area del quale il Pat prevede «la ristrutturazione globale e l'ampliamento delle strutture esistenti, ovvero la demolizione e ricostruzione anche su nuovo sedime con volumetria massima di 40mila metri cubi di strutture edilizie da destinarsi alle seguenti funzioni: turistico ricettive, commerciali direzionali e residenziali, fatte salve autorizzazioni di altri enti, necessarie per la realizzazione dell'opera». «Quei vincoli che, però, il Piano regolatore attuale non prevede nonostante si tratti di un complesso di notevole valore architettonico», sottolinea Dal Cero. Eppure già il 26 aprile 1995 l'allora sovrintendente veronese Loris Fontana invitava «a vigilare affinché nelle more di perfezionamento del provvedimento il complesso rurale e il suo intorno vengano conservati nella loro integrità». E nel gennaio 1996 l’allora sindaco Poli rispondeva spiegando che «si assicurava la vigilanza sull'ex complesso rurale affinché lo stesso venga conservato nella sua integrità».
Peccato che da allora - e sono passati 14 anni - nessuno abbia mai fornito alla sovrintendenza la documentazione necessaria per determinare il vincolo a Corte Quari. Per Dal Cero era compito dell'ufficio tecnico, mentre l’amministrazione ribatte che l’incombenza toccava allo stesso Dal Cero in qualità di ispettore onorario della sovrintendenza. Il sindaco Seghetto, da parte sua, è stato chiarissimo durante il dibattito consiliare: «L’assenza di un vincoli su Corte Quari è acclarata. Se ci saranno cambiamenti saranno presi i provvedimenti del caso». Una sorta di epitaffio per lo storico complesso, in cambio del quale Cologna otterrà il terreno per la cittadella sportiva

Palazzo Forti, vertice a Roma

VERONA - Palazzo Forti, vertice a Roma Polato: «La vendita si farà»
Venerdì 25 Luglio 2008 L'ARENA

I GRANDI CONTENITORI. L’assessore al Patrimonio è stato al ministero dei Beni culturali
Primo incontro positivo con il dirigente regionale della Soprintendenza, Soragni, che sarà in città il 4 agosto

Qualcosa si muove per la vendita di Palazzo Forti, che fa parte della grande operazione delle vendite immobiliari dalle quali il Comune intende ricavare tra i 110 e i 120 milioni di euro. Ma proprio per Palazzo Forti, sede della Galleria d’arte moderna erano sorte molte polemiche per il lascito testamentario di Achille Forti: il valore stimato come base d’asta sarebbe di 65 milioni.
Il Comune quindi ha voluto procedere con i piedi di piombo e poiché dalla Soprintendenza regionale, che è competente su questa materia, ha già avuto il benestare per l’alienazione di Palazzo Gobetti e Palazzo Pompei, si è rivolto a Soprintendenza e ministero dei Beni culturali per avere un aiuto nell’istruire la complessa pratica per la vendita.
E così martedì scorso l’assessore al Patrimonio Daniele Polato è andato a Roma, nella sede del ministero dei Beni culturali guidato da Sandro Bondi e ha incontrato il diretto regionale della Soprintendenza, architetto Soragni e i dirigenti del ministero al fine di fare chiarezza sui passi da seguire. Polato, che ha potuto contare sui buoni uffici del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Aldo Brancher, ha quindi stabilito i contatti con il ministero di Bondi e ha concordato con Soragni un nuovo incontro operativo questa volta a Verona per lunedì 4 agosto.
«Abbiamo avuto la massima collaborazione e siamo ottimisti», conclude l’assessore Polato, «sulla buona riuscita dell’operazione. Nessuno ha messo bastoni tra le ruote o dato pareri negativi. Le procedure per l’alienazione vanno avanti: si tratta di un iter complesso e delicato per cui è giusto avere il massimo della concertazione».

domenica 13 luglio 2008

VERONA - PATRIMONIO. Nuova difesa di Palazzo Forti

VERONA - PATRIMONIO. Nuova difesa di Palazzo Forti
Sabato 12 Luglio 2008 L'Arena

I consiglieri provinciali del Pd Sterzi e D’Arienzo con l’architetto Daniela Cavallo aderiscono all’appello contro l’alienazione degli edifici storici
«Non si deve vendere l’anima di Verona, rappresenta cultura, passato e futuro»

«Aderiamo all’appello degli intellettuali veronesi, dicendo un secco no alle vendite dell’anima di Verona».
Questa è la dichiarazione d'intenti dei consiglieri provinciali del Pd, Luciano Sterzi e Vincenzo D’Arienzo, per l’occasione supportati dall’architetta Daniela Cavallo.
Palazzo Forti, Palazzo Pompei, Palazzo Gobetti e il Convento di San Domenico sono i beni architettonici di proprietà del Comune, che saranno messi in vendita. Il dissenso sull’alienazione dei «gioielli di famiglia» parte da sinistra, ma anche da destra, visto che esponenti di An e di Forza Italia si sono già espressi negativamente. La Lega e una parte di Fi, però, controbattono che grazie ai soldi ricavati dalle vendite si potrebbero risolvere tanti problemi della città, come quello dell’Arsenale. «Neppure durante la guerra sono stati messi all’asta i beni che rappresentano il patrimonio culturale della città», sottolinea Cavallo, che si chiede: «Cosa abbiamo in cambio? I nostri avi hanno faticosamente costruito delle opere che dovevano appartenere alla collettività. Alienarle è l’unico modo possibile per risolvere i problemi di liquidità? Non c’è una soluzione diversa?».
Ed è proprio una ricerca di dialogo quella che lancia Sterzi: «Parliamone, perché il decisionismo in questo caso è sbagliato. Soprattutto se cìè in ballo un patrimonio di tutti, che rappresenta cultura, memoria e futuro di Verona».
Il parere dell’architetto Cavallo è che «urge una seria riflessione anche sul passato e su Castel San Pietro». La considerazione di D’Arienzo, peraltro, addebita «alla mentalità della destra questa poca considerazione per il patrimonio culturale, ricordando che anche la Provincia ha messo in vendita Palazzo Bottagisio e altre testimonianze del passato scaligero». In realtà, parte del centrodestra non è allineata alla volontà della Lega. Un’ultima considerazione di D’Arienzo sui rapporti fra cultura e politica: «Il sovrintendente della Fondazione Arena, Francesco Girondini, era stato invitato dal presidente Mosele a partecipare alla seduta dell’altro ieri del Consiglio provinciale per rassicurare il nuovo socio, la Provincia, sulla situazione dell’ex ente lirico. Malauguratamente, il sovrintendente non si è fatto vedere».
Nel Consiglio sono stati approvati il rendiconto del bilancio 2007 e la surroga del neo assessore Gianni Panato con Corrado Fanton.R.C.

domenica 6 luglio 2008

Vicenza è romana L’itinerario non c’è

Il Giornale di Vicenza, Domenica 6 Luglio 2008
TURISMO. L’idea di due negozianti è di realizzarlo in collaborazione con i loro colleghi
Vicenza è romana L’itinerario non c’è
«Vorremmo realizzare una piantina, se possibile con il sostegno del Comune, da distribuire gratuitamente nei negozi»

«L’idea ce l’ha fatta venire un turista straniero entrato nel negozio. Vedendo il dépliant del percorso romano che mi ero portato da Trento, e credendo si trattasse della nostra città, ci ha chiesto dove acquistarlo. È rimasto male quando gli abbiamo detto che non esiste opuscolo su Vicenza romana. Così abbiamo pensato di realizzare noi questo itinerario, con tutti i siti esistenti, compresi quelli inglobati nelle attività commerciali».
Detto, fatto. Anzi proposto. E così, Andrea Testa e Franco Bortoli, titolari del negozio "Il Crogiolo", ma anche fondatori dell’associazione archeologica "Vicetia", hanno sottoposto l’idea ai colleghi del comitato per la valorizzazione di piazza delle Erbe, ricevendone immediata adesione.
«È stata una prima verifica importante, che ci ha convinti ad andare avanti. Ora ci muoveremo su due piani: coinvolgere gli esercenti che hanno all’interno dei loro locali resti dell’epoca romana, chiedendo la disponibilità a partecipare, indicando orari di visita e numeri di telefono; e poi realizzare, magari con il sostegno del Comune e delle associazioni di categoria, una piantina da distribuire gratis nei negozi».
C’è anche una altra idea, ma si attende il parere della Sopvintendenza. «Sarebbe bello mettere pannelli esplicativi in quei negozi dove è già possibile ammirare i restauri. La richiesta è di un anno fa, ma finora tutto è lasciato alla buona volontà dei negozianti». R.L.

sabato 5 luglio 2008

naugurazione Parco Terre di Meraviglia

Riportiamo il comunicato dell'Associazione Parco Terre di Meraviglia

Come alcuni di voi sanno già, abbiamo ricevuto in concessione un parco
in via primo maggio (zona artigianale) a Bastia di Rovolon.

Siamo lieti di invitarvi all'inaugurazione della prima Capanna,
dell'Area Didattica e dello Spazio Sacro, venerdì 1 Agosto 2008 alle
18.00.

Ecco a voi il programma

Venerdì 1 Agosto
ore 18.00 Apertura delParco
ore 19.00 Saluto di Benvenuto da parte dell'Associazione
ore 20.00 L'archeo Buffet: gusti e profumi direttamente dalla Preistoria
ore 21.00 Rappresentazione: UNA CAPANNA PER GLI ANTENATI
ore 23.00 Celebrazione del Tempo del Raccolto: dall'Assemblea di Lugh
alla Madonna delle Nevi
Sabato 2 Agosto
ore 18.00 Apertura del Parco
ore 19.00 Il "Gusto"della Preistoria: degustazione di Idromele e Birra
ore 21.00 Concerto di musica tradizionale celtica con i McNando
ore 23.00 Accensione del fuoco del Raccolto.
ore 23.30 Racconto attorno al fuoco – Il Sacrificio di Tailtiu
Domenica 3 Agosto
ore 10.00- 13.00
Apertura mattutina del Parco: Visite guidate alla capanna per famiglie
e appassionati; Attività per i piccoli: prepariamo il pane del grano nuovo
ore 16.00 – 19.00
Apertura pomeridiana del Parco: Il Tempo delle Donne
"Sui sentieri della Dea Madre" - Conferenza e Musica dal vivo con
l'arpa celtica. Elisa Barato – Ass. Cult Il Cerchio della Luna Piena,
Vigonza(PD)
ore 19.30 Aperitivo di Chiusura del Parco e saluto agli Amici

Ingresso riservato
ai Soci Ordinari e Soci Amici dell'Associazione
in caso di pioggia il concerto di sabato è spostato Domenica alle 21.00

Reitia

Reitia
Dal Museo Atestino....

Reitia, signora delle fiere, dei boschi e delle acque, dea guaritrice (Sainate Restia, “sanante”) e dell’arte della scrittura, rappresenta una delle principali divinità adorate dalle popolazioni Venete in epoca preromana e romana. Tra i santuari a lei dedicati più famosi, sicuramente al primo posto vi è il santuario di Este (la romana Ateste), che ha restituito al presente preziosi artefatti votivi a carattere magico-simbolico, rappresentanti la dea e i caratteri fondamentali del suo culto.

Originariamente introdotta dalle genti paleovenete - stabilitesi nel zona dell’attuale Veneto, Friuli-Venezia Giulia e Trentino Alto Adige attorno al I millennio a.C. -, Reitia mantiene un ruolo di predominanza anche in epoca romana, assumendo come caratteristiche proprie: la protezione dalle malattie (nei suoi luoghi di culto sono state trovate figure in bronzo rappresentanti parti del corpo umano), la fecondità (Pora, derivazione dal latino pario e paro, collegato a “opifera” e “puerpera”) e l’associazione all’arte della scrittura. È proprio a Baratela, nei pressi di Este (Pd), che vengono infatti rinvenuti pregiate tavolette dedicatorie in bronzo, con esempi di scrittura venetica (principalmente iscrizioni votive), la trasposizione scritta della lingua localmente diffusa in caratteri alfabetici nord-etruschi.

Iconograficamente era rappresentata con pelli di lupo e una chiave in mano (come l’anatolica Cibele, figlia di Gea) e fin dalle prime apparizioni fu messa in relazione con l’antichissima dea di Babilonia Inanna, con la dea della caccia greca Artemide (ma anche con Afrodite) e successivamente assimilata alla Rea Silva romana, madre dei gemelli fondatori della nuova stirpe di conquistatori. Come d’uso tra i romani, il culto della dea non fu estirpato dalle popolazioni autoctone, bensì assorbito e mantenuto vivo localmente. Preferenziali luoghi di culto erano gli spazi aperti in cui venivano offerte libagioni e sacrifici, in un contesto prettamente naturalistico.

giovedì 3 luglio 2008

Verona - Cemento in Valpolicella Interviene il ministro

Verona - Cemento in Valpolicella Interviene il ministro
Giancarla Gallo
L'Arena, 2 luglio 2008

II caso Valpolicella arriva a Roma e per la precisione all'attenzione del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi, che ha chiesto al direttore regionale per i Beni culturali e paesaggistici del Veneto Ugo Soragni «una dettagliata relazione riguardo il crescente inurbamento della Valpolicella, in provincia di Verona».
Soddisfazione è stata espressa dal presidente dell'associazione Salvalpolicella, Pieralvise Serego Alighieri, che vede positivamente l'attenzione e l'interessamento dimostrato dal ministero.
«Molto bene», commenta Serego. «La richiesta di una relazione dettagliata sulla situazione in cui versa la nostra vallata riempita di costruzioni, a scapito della sua vocazione originaria vitivinicola e turistica, risponde alle nostre intenzioni. Spero che sia l'inizio di un nuovo modo di affrontare questo problema e rivalutare la zona, cercando di salvaguardarla dalle speculazioni edilizie sel-vagge. Soprattutto spero che sia l'inizio di un iter efficace per raggiungere finalmente risultati concreti». L'interesse del ministero, soprattutto, è in linea con l'iniziativa portata avanti da Serego di un Parco regionale della Valpolicella. Si tratta di un progetto di legge di iniziativa popolare presentato di recente a Firenze in un convegno organizzato dalla Rete di comitati per la difesa del territorio, presieduta dal professor Alberto Asor Rosa. «È un grande risultato questo che abbiamo ottenuto, se si pensa che l'associazione Sal-valpolicella esiste da solo due anni e mezzo», continua. «Due anni e mezzo in cui abbiamo dovuto lottare spesso contro certe posizioni arroccate e anche farci accettare dalle amministrazioni locali, che ci hanno sempre visto come dei nemici o degli accusatori. La posizione che ha preso il ministero è in linea con quanti hanno a cuore che la Valpolicella mantenga la sua identità con il Parco che sta per nascere; potrebbe proprio essere questo lo strumento per chi ha la responsabilità di amministrare, onde evitare di compiere tutti quegli errori urbanistici commessi in passato, con scelte che ora si vedono essere state dettate da una mancanza di pianificazione a lungo termine. La realizzazione di un Parco della Valpolicella darà una visione complessiva da cui partire per la pianificazione di tutta l'area, superando i campanili-smi. La Valpolicella come territorio infatti merita più attenzione».
Anche alcuni esponenti della Lega Nord locale, appoggiandosi al neoeletto in Regione Sandro Sandri, hanno ribadito la necessità di una moratoria di almeno cinque anni in cui non si possono realizzare lottizzazioni in Valpolicella. Da più parti dunque si preme per limitare le costruzioni, che negli ultimi mesi crescono come funghi, basti guardare quante gru si muovono nei cinque comuni storici. Una volta acquisita la relazione regionale richiesta sullo stato della Valpolicella, il ministro, rispondendo anche all'impegno assunto nel corso dell'audizione alla VII Commissione istruzione pubblica e beni culturali del Senato, valuterà le possibili azioni da intraprendere a salvaguardia di questo territorio in collaborazione con la Regione e gli Enti Locali.