domenica 26 agosto 2012
martedì 14 agosto 2012
La stoccata di Italia Nostra: «Città a pezzi. Che senso ha tenerla dentro all'Unesco?»
Tullio Cardona
Il Gazzettino - Venezia 24/6/2012
«I governanti non riescono a preservarne l'immenso patrimonio»
«Ci chiediamo se ha ancora un senso che Venezia faccia parte del patrimonio dell'umanità Unesco». La stoccata è arrivata l'altra sera all'Ateneo Veneto (nel corso del convegno "Venezia è patrimonio dell'umanità?") da parte della presidente della sezione veneziana di Italia Nostra, Lidia Fersuoch. Grandi navi, vendite di palazzi, tutela della cttà: su questi temi Italia Nostra ha centrato la sua spietata analisi, sintetizzata dalla presidente: «Sia il governo italiano che l'amministrazione locale non agiscono correttamente per la tutela di Venezia». La vendita di Ca' Corner è stata illecita, l'operazione "Fontego dei Tedeschi" è anticostituzionale, la stessa idea del ticket sulle grandi navi è assurda, perchè, ha detto la presidente, «mi chiedo come faccia il sindaco Giorgio Orsoni a far pagare un obolo agli armatori delle grandi navi e monetizzare la salute della gente e della laguna». Giovanni Losavio, magistrato di Cassazione e già presidente nazionale di Italia Nostra, è entrato nelle singole questioni. «La vendita di Ca' Corner della Regina è stata illegittima - ha detto Losavio perchè un bene culturale è stato trattato come bene strumentale per il suo valore finanziario. Le norme del ministero ai Beni culturali parlano chiaro: dare prevalenza assoluta all'istanza conservativa e di tutela. In questo versante, anche l'operazione Benetton al Fondaco dei Tedeschi appare persino anticostituzionale: o è un progetto conservativo secondo la legge (e non lo è), oppure si cambi la legge stessa». Infine, Giuseppe Cristinelli ha spiegato le tipologie del restauro architettonico. «Il restauro si può effettuare - ha detto - solo se si lasciano inalterate le espressioni ed il linguaggio storico ed autoctono». Va da sè che, secondo quest'ottica, terrazze «dell'eccezionale grossolano», come determinato dalla Fersuoch, e centri commerciali c'entrebbero come i fichi a merenda. Com'è noto, Italia Nostra aveva scritto alle autorità di competenza e alla magistratura presentando i motivi culturali e giuridici per i quali riteneva che le due operazioni andassero riviste.
sabato 4 agosto 2012
Sulle grandi navi i comitati sparano a zero
Sulle grandi navi i comitati sparano a zero
La Nuova Venezia
«Navi incompatibili, magli ormeggi cresceranno ancora». I Comitati rilanciano la protesta dopo la richiesta di aiuto della "Celebrity": «E se un fortunale le colpisse in Bacino?» «Lo diciamo da anni che queste navi sono incompatibili con la città: sono così completamente fuori scala per Venezia e la laguna, che qualsiasi evento climatico un po' più forte crea problemi. La domanda è scontata, ma cosa accadrebbe se la tromba d'aria della scorsa settimana o il fortunale di venerdì investissero una di queste navi mentre transitano in Bacino? O, ancora, quando sono alla bocca di porto del Lido, senza rimorchiatori (che le agganciano solo ai Giardini), tra le dighe del Mose che sono vere e proprie scogliere?». Luciano Mazzolin, di Ambiente Venezia e Medicina Democratica, è dall'inizio uno degli animatori del Comitato No Grandi Navi: fa discutere la «Celebrity Shilouette» agli ormeggi in Marittima, che venerdì ha attivato le eliche laterali e chiesto urgentemente assistenza (raggiunta da due rimorchiatori, vedette della Capitaneria, una squadra di ormeggiatori a terra) perché il comandante temeva di disormeggiare sotto la forza del vento, che faceva "vela" sulla sua enorme fiancata lunga 319 metri. Come era già accaduto alla "Celebrity Solstice" il 6 maggio, quando la nave spinta dal forte vento ha strappato due (vecchie) bitte. Questione per altro quotidianamente all'ordine del giorno quella della convivenza tra una città storica che è sempre la stessa e navi che sono invece sempre più grandi, mentre il progetto - pur controverso nei giudizi - di scavo di un canale di accesso alternativo alla Marittima attende (per il solo avvio dello studio di fattibilità, le analisi sui sedimenti e il modello d'impatto idrodinamico sulla laguna) la convocazione di un Comitatone interministeriale che non dà segni di vita da quasi due anni. In settimana, il Comitato No Grandi Navi protocollerà in Procura un fascicolo cartaceo di foto, chiedendo accertamenti sui fumi neri in uscita dai camini delle navi. «Tra qualche giorno riceveremo i risultati delle analisi effettuate per 5 settimane dall'Arpav, con centraline posizionate in Marittima», commenta l'assessore all'Ambiente Gianfranco Bettin, «perla prima volta è stata analizzata anche la presenza delle polveri sottili». «L'Autorità Portuale garantisce che con il cold ironing, l'alimentazione elettrica delle navi da terra, il problema dell'inquinamento all' ormeggio sparirà (ma non quello in navigazione!)», replica il portavoce del Comitato No Grandi Navi, Silvio Testa, «ma al riguardo esiste solo uno studio di fattibilità dell'Enel per 4 banchine in Marittima, non finanziato, che comunque presuppone la costruzione di una centrale da 64 MW per la produzione dell'energia, che a sua volta produrrà inquinamento, minore». «In ogni caso», prosegue il Comitato, «non cambierà nulla. Oggi le banchine in Marittima sono 6 ma presto diventeranno 7 e un domani 9, quando i traghetti per la Grecia si trasferiranno a Fusina: a questo, infatti, serve il progetto del raddoppio della vecchia Stazione Marittima di San Basilio che il Porto ha presentato in Salvaguardia. Dunque, 5 navi da crociera continuerebbero sempre a inquinare, scaricando ciascuna nell'aria ogni 10 ore 72,20 tonnellate di anidride carbonica. 1,47 tonnellate di ossido di azoto, 1,23 tonnellate di ossido di zolfo (i dati sono offerti dall'Enel nello studio di fattibilità). Ma, siamo certi, che continueranno a essere nove». Il porto da sempre replica che, agli ormeggi, le navi utilizzano carburante 0,1 % di zolfo: una delle richieste è che almeno sia usato anche in transito.
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