VERONA - Il discendente Forti al Comune «Non vendete il palazzo»«Va rispettata la volontà di destinarlo a fini culturali»
Enrico Giardini
Martedì 5 Agosto 2008 L'ARENA
PATRIMONIO. L’assessore Polato incontra il soprintendente, due fasi per l’alienazione. Ma al sindaco arriva una lettera
Il Comune di Verona non deve vendere Palazzo Forti.
Per rispetto della volontà del suo proprietario, Achille Forti, che glielo cedette nel 1937 (il Comune ora vuole venderlo con base d’asta 65 milioni) per farlo destinare a uso pubblico e per promuovere la cultura, attraverso la Galleria d’arte moderna. Altrimenti l’amministrazione dovrà risponderne, anche in sede legale.
È questo il pensiero di Augusto Forti, 70 anni, un discendente di Achille (suo bisnonno, Cesare, era uno zio di Achille) che ha fatto scrivere al suo avvocato una lettera al sindaco Flavio Tosi — e per conoscenza a Ugo Soragni, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto — in cui esprime «il fermo dissenso alla vendita di un bene che era stato destinato al rafforzamento delle tradizioni culturali dei veronesi, prima di tutto, ma anche di ogni persona attenta alla tradizione e civiltà», fa scrivere nella lettera Forti, che vive fra Venezia e Parigi ed è professore di geofisica e fisica in pensione, che aggiunge di «confidare che l’eventuale progetto di vendita venga riconsiderato e accatonato, riservandosi nel caso in cui l’intento di vendita venisse confermato e realizzato, di intraprendere ogni iniziativa, non esclusa quella legale, per far osservare e rispettare il Lascito Forti».
Proprio ieri l’assessore comunale al Patrimonio, Daniele Polato, ha incontrato a Mestre Soragni, per discutere del Piano di alienazioni di immobili di proprietà comunale, fra cui Palazzo Forti. E su questo hanno convenuto di dividere l’istruttoria in due parti, separando quella del palazzo che ospita la Galleria d’arte da quella residenziale e commerciale.
Per quest’ultima è confermata la destinazione d’uso attuale; per la parte che ospita la Galleria d’arte saranno necessari approfondimenti perché nel sottosuolo sono stati trovati reperti archeologici comunque da tutelare, a prescindere dall’uso futuro del palazzo.
Nell’incontro si è chiarito anche il passaggio di proprietà dell’Arsenale. «Per chiuderlo», dice Polato, «dovremo solo mandare la documentazione al Demanio, che poi comunicherà alla direzione regionale la definitiva chiusura dell’atto patrimoniale». Per i palazzi Pompei e Gobetti Soragni ha confermato a Polato che è già stata rilasciata l’autorizzazione a venderli, mentre per i vincoli della Caserma Principe Eugenio è imminente l’esame dell’istruttoria già inviata.
Il Comune, poi, d’intesa con la Soprintendenza, ha concordato di predisporre un Piano per l’ornato degli spazi pubblici che consentirà di approvare in un’unica volta più provvedimenti su pavimentazioni, segnaletiche, panchine e quant’altro riguardi la struttura e l’arredo di strade e piazze.
Enrico Giardini
Martedì 5 Agosto 2008 L'ARENA
PATRIMONIO. L’assessore Polato incontra il soprintendente, due fasi per l’alienazione. Ma al sindaco arriva una lettera
Il Comune di Verona non deve vendere Palazzo Forti.
Per rispetto della volontà del suo proprietario, Achille Forti, che glielo cedette nel 1937 (il Comune ora vuole venderlo con base d’asta 65 milioni) per farlo destinare a uso pubblico e per promuovere la cultura, attraverso la Galleria d’arte moderna. Altrimenti l’amministrazione dovrà risponderne, anche in sede legale.
È questo il pensiero di Augusto Forti, 70 anni, un discendente di Achille (suo bisnonno, Cesare, era uno zio di Achille) che ha fatto scrivere al suo avvocato una lettera al sindaco Flavio Tosi — e per conoscenza a Ugo Soragni, direttore regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto — in cui esprime «il fermo dissenso alla vendita di un bene che era stato destinato al rafforzamento delle tradizioni culturali dei veronesi, prima di tutto, ma anche di ogni persona attenta alla tradizione e civiltà», fa scrivere nella lettera Forti, che vive fra Venezia e Parigi ed è professore di geofisica e fisica in pensione, che aggiunge di «confidare che l’eventuale progetto di vendita venga riconsiderato e accatonato, riservandosi nel caso in cui l’intento di vendita venisse confermato e realizzato, di intraprendere ogni iniziativa, non esclusa quella legale, per far osservare e rispettare il Lascito Forti».
Proprio ieri l’assessore comunale al Patrimonio, Daniele Polato, ha incontrato a Mestre Soragni, per discutere del Piano di alienazioni di immobili di proprietà comunale, fra cui Palazzo Forti. E su questo hanno convenuto di dividere l’istruttoria in due parti, separando quella del palazzo che ospita la Galleria d’arte da quella residenziale e commerciale.
Per quest’ultima è confermata la destinazione d’uso attuale; per la parte che ospita la Galleria d’arte saranno necessari approfondimenti perché nel sottosuolo sono stati trovati reperti archeologici comunque da tutelare, a prescindere dall’uso futuro del palazzo.
Nell’incontro si è chiarito anche il passaggio di proprietà dell’Arsenale. «Per chiuderlo», dice Polato, «dovremo solo mandare la documentazione al Demanio, che poi comunicherà alla direzione regionale la definitiva chiusura dell’atto patrimoniale». Per i palazzi Pompei e Gobetti Soragni ha confermato a Polato che è già stata rilasciata l’autorizzazione a venderli, mentre per i vincoli della Caserma Principe Eugenio è imminente l’esame dell’istruttoria già inviata.
Il Comune, poi, d’intesa con la Soprintendenza, ha concordato di predisporre un Piano per l’ornato degli spazi pubblici che consentirà di approvare in un’unica volta più provvedimenti su pavimentazioni, segnaletiche, panchine e quant’altro riguardi la struttura e l’arredo di strade e piazze.
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