CALDIERO. Vandali sul monte dimenticato
Zeno Martini
Giovedì 9 Ottobre 2008 L'ARENA
Il Comitato dei cittadini di Verona Est lancia l’allarme sul degrado in cui versano la Rocca e l’area archeologica
Masconale: «Perduto anche un contributo regionale» Il sindaco promette: «Adesso affronteremo la questione»
Le porte del castello che erano state murate, ora sono sfondate. Lo scavo archeologico è quasi sempre a cielo aperto. Vetri e serramenti di villa «La Rocca», restaurata all’esterno con i soldi dell’Autostrada Serenissima, rotti e divelti dove ancora ci sono. La Rocca di Caldiero violata continuamente dai ladri, che rubano tutto ciò che è asportabile. Pareti interne e fondamenta della medesima villa e della cappella attigua, deturpate se non abbattute.
E’ questo il desolante stato del monte Rocca, colle che dovrebbe essere caro ai caldieresi e che invece è lasciato ai vandali. Nonostante sia stato in fasi successive ripulito e sia stato realizzato un percorso della salute, di solito il monte non è accessibile, perché il cancello è sempre chiuso, e non c’è più un orario di apertura al pubblico, come un tempo. Gli unici a farci visita ogni tanto, sono gli scout, che possono ben poco contro gli intrusi della notte.
Dall’insediamento dell’amministrazione Molinaroli, più di un anno fa, i consiglieri di opposizione ricordano al primo cittadino la necessità di nominare una commissione consiliare che avrebbe lo scopo di tutelare e valorizzare la Rocca. Ma l’accusa diretta all’amministrazione stavolta non viene dalle minoranze, ma da Aldo Masconale, responsabile del Comitato per la salute dei cittadini di Verona est e appassionato di storia e archeologia del paese, promotore delle varie campagne di scavo condotte in passato e anche recentemente sul colle.
«Da parecchi mesi sto denunciando al sindaco e agli amministratori la situazione di degrado e di abbandono in cui versa il monte»,, lamenta Masconale. «Nessuno va a controllare e nemmeno a tirare i teli ogni tanto, per tenere coperti i reperti medioevali e dei Veneti antichi, emersi dagli scavi. Cosa che ho proposto di fare con i volontari, ma non mi è stata data risposta».
«C’era la possibilità di attingere ad un contributo regionale nel 2007 per proseguire lo scavo archeologico», fa sapere Masconale, «ma l’amministrazione lo scorso anno non ha fatto domanda. Mi occupo da tempo della Rocca, ma questa amministrazione dimostra di non avere sensibilità per alcune cose, tra cui questa».
Masconale porta ad esempio i soldi (oltre 100 mila euro), usati per costruire la baita per le associazioni sul monte, che lui definisce «tirolese». «Non era forse meglio sistemare le stanze del castello, invece di costruire questo obbrobrio?», chiede Masconale, «almeno che vengano chiusi gli accessi di castello e villa La Rocca».
«Abbiamo ancora 135 mila euro del contributo della società Serenissima a disposizione, che impiegheremo per restaurare il castello», risponde il sindaco, Giovanni Molinaroli, «Poi concederemo questi spazi a un’associazione di volontariato. Ma c’era la necessità pure di costruire una struttura (la baita) per le manifestazioni all’aperto e per la Pro loco».
«Tuttavia ammetto che la situazione del monte è quella denunciata da Masconale e per questo bisogna prenderla in mano quanto prima», sottolinea il sindaco, «ma finora non avevo le persone nella mia maggioranza che se ne potessero occupare, così come l’ufficio tecnico non poteva affrontare tutto subito».
«Per questo è stato necessario dare precedenza ad alcune opere pubbliche», spiega sempre Molinaroli, «come i nuovi impianti sportivi, la scuola elementare e le piste ciclabili. Manca ancora un progetto generale per definire l’utilizzo di questo bene importante».
«E’ vero che lo scorso anno non abbiamo presentato la richiesta di contributo per proseguire lo scavo archeologico», confessa il sindaco, «ma cercheremo di capire se ci sono possibilità di attingere a fondi per proseguire sia nello scavo, che nel recupero degli immobili. Non eravamo in grado di affrontare la questione appena insediati», conclude, «ma ci impegneremo a farlo».
Zeno Martini
Giovedì 9 Ottobre 2008 L'ARENA
Il Comitato dei cittadini di Verona Est lancia l’allarme sul degrado in cui versano la Rocca e l’area archeologica
Masconale: «Perduto anche un contributo regionale» Il sindaco promette: «Adesso affronteremo la questione»
Le porte del castello che erano state murate, ora sono sfondate. Lo scavo archeologico è quasi sempre a cielo aperto. Vetri e serramenti di villa «La Rocca», restaurata all’esterno con i soldi dell’Autostrada Serenissima, rotti e divelti dove ancora ci sono. La Rocca di Caldiero violata continuamente dai ladri, che rubano tutto ciò che è asportabile. Pareti interne e fondamenta della medesima villa e della cappella attigua, deturpate se non abbattute.
E’ questo il desolante stato del monte Rocca, colle che dovrebbe essere caro ai caldieresi e che invece è lasciato ai vandali. Nonostante sia stato in fasi successive ripulito e sia stato realizzato un percorso della salute, di solito il monte non è accessibile, perché il cancello è sempre chiuso, e non c’è più un orario di apertura al pubblico, come un tempo. Gli unici a farci visita ogni tanto, sono gli scout, che possono ben poco contro gli intrusi della notte.
Dall’insediamento dell’amministrazione Molinaroli, più di un anno fa, i consiglieri di opposizione ricordano al primo cittadino la necessità di nominare una commissione consiliare che avrebbe lo scopo di tutelare e valorizzare la Rocca. Ma l’accusa diretta all’amministrazione stavolta non viene dalle minoranze, ma da Aldo Masconale, responsabile del Comitato per la salute dei cittadini di Verona est e appassionato di storia e archeologia del paese, promotore delle varie campagne di scavo condotte in passato e anche recentemente sul colle.
«Da parecchi mesi sto denunciando al sindaco e agli amministratori la situazione di degrado e di abbandono in cui versa il monte»,, lamenta Masconale. «Nessuno va a controllare e nemmeno a tirare i teli ogni tanto, per tenere coperti i reperti medioevali e dei Veneti antichi, emersi dagli scavi. Cosa che ho proposto di fare con i volontari, ma non mi è stata data risposta».
«C’era la possibilità di attingere ad un contributo regionale nel 2007 per proseguire lo scavo archeologico», fa sapere Masconale, «ma l’amministrazione lo scorso anno non ha fatto domanda. Mi occupo da tempo della Rocca, ma questa amministrazione dimostra di non avere sensibilità per alcune cose, tra cui questa».
Masconale porta ad esempio i soldi (oltre 100 mila euro), usati per costruire la baita per le associazioni sul monte, che lui definisce «tirolese». «Non era forse meglio sistemare le stanze del castello, invece di costruire questo obbrobrio?», chiede Masconale, «almeno che vengano chiusi gli accessi di castello e villa La Rocca».
«Abbiamo ancora 135 mila euro del contributo della società Serenissima a disposizione, che impiegheremo per restaurare il castello», risponde il sindaco, Giovanni Molinaroli, «Poi concederemo questi spazi a un’associazione di volontariato. Ma c’era la necessità pure di costruire una struttura (la baita) per le manifestazioni all’aperto e per la Pro loco».
«Tuttavia ammetto che la situazione del monte è quella denunciata da Masconale e per questo bisogna prenderla in mano quanto prima», sottolinea il sindaco, «ma finora non avevo le persone nella mia maggioranza che se ne potessero occupare, così come l’ufficio tecnico non poteva affrontare tutto subito».
«Per questo è stato necessario dare precedenza ad alcune opere pubbliche», spiega sempre Molinaroli, «come i nuovi impianti sportivi, la scuola elementare e le piste ciclabili. Manca ancora un progetto generale per definire l’utilizzo di questo bene importante».
«E’ vero che lo scorso anno non abbiamo presentato la richiesta di contributo per proseguire lo scavo archeologico», confessa il sindaco, «ma cercheremo di capire se ci sono possibilità di attingere a fondi per proseguire sia nello scavo, che nel recupero degli immobili. Non eravamo in grado di affrontare la questione appena insediati», conclude, «ma ci impegneremo a farlo».
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