Palazzo Forti, 760 firme a difesa. Contro la vendita della Galleria d’arte decisa dal Comune
Alessandra Galetto
Lunedì 13 Ottobre 2008 L'ARENA
Le adesioni raccolte in una sola giornata
Ancora una giornata di grande adesione da parte di centinaia di veronesi alla raccolta firme organizzata dal comitato «Per l'amata Verona» che si sta impegnando per impedire l'ipotesi di vendita ai privati di Palazzo Forti da parte dell'amministrazione comunale, che significherebbe contemporaneamente il cambiamento della sua destinazione d'uso: dove oggi ha sede la Galleria d'Arte moderna di Verona ci potrebbero essere domani negozi, uffici e appartamenti privati. Ma l'idea fa «inorridire» molti cittadini, che non hanno esitato ad usare termini forti come «vergogna» e «scandalo» per definire la scelta dell'amministrazione.
E così anche ieri il banco per la raccolta firme posizionato in via Cappello, davanti a Coin, ha visto una «processione» analoga a quella della scorsa domenica, durante la quale si erano raccolte circa 500 firme. Questa volta le firme raccolte sono state 760, di cui 360 già a conclusione della mattinata: a firmare, proprio in mattinata, è arrivata anche Alessandra Cottone, restauratrice ufficiale di palazzo Forti. E già venerdì pomeriggio ben 260 veronesi a passeggio per il centro avevano posto la loro firma sui fogli della petizione. Ma al di là dei numeri, confortano gli esponenti del comitato, presieduto da Augusto Forti, discendente del donatore, e che ha alla vicepresidenza l'architetto Giorgio Forti, le espressioni di affettuosa solidarietà da parte di chi arriva per dare il suo appoggio.
«Mi pare impossibile che l'amministrazione consenta un simile gesto: vendere un patrimonio lasciato da un privato per ospitare i beni artistici e trasformarlo in shopping center è una pazzia», commenta Luisa Rossi, insegnante. Dopo di lei arriva a firmare un giovane musicologo, Francesco Bissoli: «Sono contrario ad un gesto che mostra quale scarsa considerazione sia attribuita alla cultura e all'arte, ma che va anche contro le volontà testamentarie espresse da Achille Forti nel suo lascito».
Tra i veronesi «noti» che ieri stazionavano intorno al banco c'era anche l'avvocato Guarienti: «Sono stato tra i primi a firmare. Penso che sia una cosa vergognosa che Palazzo Forti e Palazzo Pompei possano essere utilizzati come shopping center, il che dimostra il cattivo gusto e la minima sensibilità culturale dell'amministrazione. Se non ci sono i fondi per il Palazzo, meglio pensare ad una tassa di scopo». L’ipotesi di shopping center era stata peraltro smentita dal Comune, che sta lavorando assieme alla Soprintendenza per capire quali sono gli utilizzi possibili. Già nei giorni scorsi l'architetto Forti aveva sottolineato come «da parte dei cittadini ci sia un interesse sincero: hanno capito che questa è una battaglia culturale importante per il futuro della città. Pensare che la Galleria d'Arte moderna sia considerata solo in termini economici è avvilente, e questo nel contesto di una città come Verona che è al quarto posto in Italia in termini di possesso di beni culturali».
Alessandra Galetto
Lunedì 13 Ottobre 2008 L'ARENA
Le adesioni raccolte in una sola giornata
Ancora una giornata di grande adesione da parte di centinaia di veronesi alla raccolta firme organizzata dal comitato «Per l'amata Verona» che si sta impegnando per impedire l'ipotesi di vendita ai privati di Palazzo Forti da parte dell'amministrazione comunale, che significherebbe contemporaneamente il cambiamento della sua destinazione d'uso: dove oggi ha sede la Galleria d'Arte moderna di Verona ci potrebbero essere domani negozi, uffici e appartamenti privati. Ma l'idea fa «inorridire» molti cittadini, che non hanno esitato ad usare termini forti come «vergogna» e «scandalo» per definire la scelta dell'amministrazione.
E così anche ieri il banco per la raccolta firme posizionato in via Cappello, davanti a Coin, ha visto una «processione» analoga a quella della scorsa domenica, durante la quale si erano raccolte circa 500 firme. Questa volta le firme raccolte sono state 760, di cui 360 già a conclusione della mattinata: a firmare, proprio in mattinata, è arrivata anche Alessandra Cottone, restauratrice ufficiale di palazzo Forti. E già venerdì pomeriggio ben 260 veronesi a passeggio per il centro avevano posto la loro firma sui fogli della petizione. Ma al di là dei numeri, confortano gli esponenti del comitato, presieduto da Augusto Forti, discendente del donatore, e che ha alla vicepresidenza l'architetto Giorgio Forti, le espressioni di affettuosa solidarietà da parte di chi arriva per dare il suo appoggio.
«Mi pare impossibile che l'amministrazione consenta un simile gesto: vendere un patrimonio lasciato da un privato per ospitare i beni artistici e trasformarlo in shopping center è una pazzia», commenta Luisa Rossi, insegnante. Dopo di lei arriva a firmare un giovane musicologo, Francesco Bissoli: «Sono contrario ad un gesto che mostra quale scarsa considerazione sia attribuita alla cultura e all'arte, ma che va anche contro le volontà testamentarie espresse da Achille Forti nel suo lascito».
Tra i veronesi «noti» che ieri stazionavano intorno al banco c'era anche l'avvocato Guarienti: «Sono stato tra i primi a firmare. Penso che sia una cosa vergognosa che Palazzo Forti e Palazzo Pompei possano essere utilizzati come shopping center, il che dimostra il cattivo gusto e la minima sensibilità culturale dell'amministrazione. Se non ci sono i fondi per il Palazzo, meglio pensare ad una tassa di scopo». L’ipotesi di shopping center era stata peraltro smentita dal Comune, che sta lavorando assieme alla Soprintendenza per capire quali sono gli utilizzi possibili. Già nei giorni scorsi l'architetto Forti aveva sottolineato come «da parte dei cittadini ci sia un interesse sincero: hanno capito che questa è una battaglia culturale importante per il futuro della città. Pensare che la Galleria d'Arte moderna sia considerata solo in termini economici è avvilente, e questo nel contesto di una città come Verona che è al quarto posto in Italia in termini di possesso di beni culturali».
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