Palazzo Forti, si allarga il fronte anti-vendita
Domenica 19 Ottobre 2008 L'ARENA
Ieri un ampio servizio de «La Stampa» che però non tiene conto degli ultimi sviluppi
Nuove firme per il «no», ma ora occore valutare l’idea di una destinazione comunque museale
La polemica allarga i suoi confini: l’ipotesi della vendita di palazzo Forti a privati da parte dell’amministrazione comunale è approdata sulla stampa nazionale e anche ieri, mentre il comitato «Per l’amata Verona» raccoglieva firme in via Roma, «La Stampa» dedicava alla questione un’intera pagina. Titolo: «Quel museo sarà un condominio». La giornalista inviata a Verona, Chiara Beria di Argentine, scrive che alla domanda al sindaco su quale sarà la fine delle gigantesche installazioni di Sol Le Witt (tre pareti di 15 metri), Tosi ha risposto: «Qual è il problema? Ad Assuan hanno spostato una diga, figuriamoci se non si può spostare una parete». Nessun cenno, nel servizio della Stampa, sull’ultima ipotesi messa in campo dal Comune: la cessione di palazzo Forti alla Fondazione Cariverona che manterrebbe almeno in parte la destinazione museale.
«La risposta di Tosi si commenta da sé», dice l’architetto Giorgio Forti, vicepresidente del comitato. «È chiaro che dai nostri amministratori non viene attribuito alcun valore all’arte e alla cultura. E del resto il ragionamento che l’amministrazione continua a fare per giustificare la decisione di vendere la Galleria d’Arte moderna riguarda le cifre, gli introiti. Ma se negli ultimi anni la Galleria ha rappresentato una perdita economica, questo non significa che la si debba trasformare in shopping center: bisognerà piuttosto capire perché non funziona, quando in passato Magritte, Kandinskji e Klee a palazzo Forti avevano attirato folle di visitatori. Intanto siamo riusciti a convogliare sul caso l’attenzione della stampa nazionale e internazionale, oltre che l’interesse di esponenti della cultura».
E infatti tra i nomi che hanno firmato contro la vendita ci sono quelli di Lionello Puppi, Carlo Rimini, Ettore Mo, Vincenzo Cerami. Anche ieri si sono aggiunte altre 500 firme, ha firmato anche l’ex procuratore di Mani pulite Borrelli, di passaggio a Verona. Le sottoscrizioni sono oltre 4.000.
A.G.
Domenica 19 Ottobre 2008 L'ARENA
Ieri un ampio servizio de «La Stampa» che però non tiene conto degli ultimi sviluppi
Nuove firme per il «no», ma ora occore valutare l’idea di una destinazione comunque museale
La polemica allarga i suoi confini: l’ipotesi della vendita di palazzo Forti a privati da parte dell’amministrazione comunale è approdata sulla stampa nazionale e anche ieri, mentre il comitato «Per l’amata Verona» raccoglieva firme in via Roma, «La Stampa» dedicava alla questione un’intera pagina. Titolo: «Quel museo sarà un condominio». La giornalista inviata a Verona, Chiara Beria di Argentine, scrive che alla domanda al sindaco su quale sarà la fine delle gigantesche installazioni di Sol Le Witt (tre pareti di 15 metri), Tosi ha risposto: «Qual è il problema? Ad Assuan hanno spostato una diga, figuriamoci se non si può spostare una parete». Nessun cenno, nel servizio della Stampa, sull’ultima ipotesi messa in campo dal Comune: la cessione di palazzo Forti alla Fondazione Cariverona che manterrebbe almeno in parte la destinazione museale.
«La risposta di Tosi si commenta da sé», dice l’architetto Giorgio Forti, vicepresidente del comitato. «È chiaro che dai nostri amministratori non viene attribuito alcun valore all’arte e alla cultura. E del resto il ragionamento che l’amministrazione continua a fare per giustificare la decisione di vendere la Galleria d’Arte moderna riguarda le cifre, gli introiti. Ma se negli ultimi anni la Galleria ha rappresentato una perdita economica, questo non significa che la si debba trasformare in shopping center: bisognerà piuttosto capire perché non funziona, quando in passato Magritte, Kandinskji e Klee a palazzo Forti avevano attirato folle di visitatori. Intanto siamo riusciti a convogliare sul caso l’attenzione della stampa nazionale e internazionale, oltre che l’interesse di esponenti della cultura».
E infatti tra i nomi che hanno firmato contro la vendita ci sono quelli di Lionello Puppi, Carlo Rimini, Ettore Mo, Vincenzo Cerami. Anche ieri si sono aggiunte altre 500 firme, ha firmato anche l’ex procuratore di Mani pulite Borrelli, di passaggio a Verona. Le sottoscrizioni sono oltre 4.000.
A.G.
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