VICENZA - Città dell’Unesco violata dalla base?
Maria Elena Bonacini
Sabato 4 Ottobre 2008 IL GIORNALE DI VICENZA
CONVEGNO. È l’ipotesi di due cattedrattici
La Basilica Palladiana obiettivo militare? «La distruzione del patrimonio storico è uno degli strumenti usati in guerra per colpire l’identità. E chi, attaccando Vicenza, colpisse i suoi monumenti, giustificherebbe la distruzione come “effetto collaterale” data la vicinanza alla nuova base».
L’inquietante scenario è una delle possibili conseguenze della costruzione del Dal Molin portate da Federico Lanzerini, docente all’università di Siena e consulente Unesco, al convegno “La Base o l’Unesco?”, organizzato ai chiostri di S. Corona dalla fattoria artistica Antersass e moderato da Cesare Galla, responsabile delle pagine culturali del nostro Giornale. Con lui, tra gli altri, Antonio Papisca, titolare a Padova della cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e pace”, e Domenico Patassini, preside di Pianificazione del territorio allo Iulm di Venezia.
Tra i suggerimenti di Lanzarini, c’è quello di verificare se il Dal Molin rientri nelle zone di rispetto dei monumenti, nel qual caso sarebbe più facile contrastare la base. Ma anche di non riporre troppe speranze nell’Unesco, «dove il rappresentante dell’Italia è l’ambasciatore che segue le direttive del Governo».
A spingere Comune e cittadini alla protesta è invece Papisca. «Accordi internazionali per finalità che violano i principi fondativi del diritto internazionale e del diritto costituzionale, che fanno di un insediamento urbano un target militare ad altissimo rischio, che coinvolgono intere popolazioni, territori e beni artistici internazionalmente protetti, vanno denunciati per manifesta incostituzionalità e manifesta illegalità internazionale. Il Comune è quindi legittimato a promuovere presso le istituzioni dello Stato la denuncia degli impegni “pattizi” illegali».
Maria Elena Bonacini
Sabato 4 Ottobre 2008 IL GIORNALE DI VICENZA
CONVEGNO. È l’ipotesi di due cattedrattici
La Basilica Palladiana obiettivo militare? «La distruzione del patrimonio storico è uno degli strumenti usati in guerra per colpire l’identità. E chi, attaccando Vicenza, colpisse i suoi monumenti, giustificherebbe la distruzione come “effetto collaterale” data la vicinanza alla nuova base».
L’inquietante scenario è una delle possibili conseguenze della costruzione del Dal Molin portate da Federico Lanzerini, docente all’università di Siena e consulente Unesco, al convegno “La Base o l’Unesco?”, organizzato ai chiostri di S. Corona dalla fattoria artistica Antersass e moderato da Cesare Galla, responsabile delle pagine culturali del nostro Giornale. Con lui, tra gli altri, Antonio Papisca, titolare a Padova della cattedra Unesco “Diritti umani, democrazia e pace”, e Domenico Patassini, preside di Pianificazione del territorio allo Iulm di Venezia.
Tra i suggerimenti di Lanzarini, c’è quello di verificare se il Dal Molin rientri nelle zone di rispetto dei monumenti, nel qual caso sarebbe più facile contrastare la base. Ma anche di non riporre troppe speranze nell’Unesco, «dove il rappresentante dell’Italia è l’ambasciatore che segue le direttive del Governo».
A spingere Comune e cittadini alla protesta è invece Papisca. «Accordi internazionali per finalità che violano i principi fondativi del diritto internazionale e del diritto costituzionale, che fanno di un insediamento urbano un target militare ad altissimo rischio, che coinvolgono intere popolazioni, territori e beni artistici internazionalmente protetti, vanno denunciati per manifesta incostituzionalità e manifesta illegalità internazionale. Il Comune è quindi legittimato a promuovere presso le istituzioni dello Stato la denuncia degli impegni “pattizi” illegali».
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