domenica 22 aprile 2012

venerdì 6 aprile 2012

Copertina della Nona canzonetta in lode della magnifica regatta anno 1784


Copertina della Nona canzonetta in lode della magnifica regatta anno 1784.

domenica 1 aprile 2012

Sotto il campanile spunta l'antica Venezia

Sotto il campanile spunta l'antica Venezia
IL GAZZETTINO – 9 febbraio 2012

I resti di una antica pavimentazione con mattoni a spina di pesce e parti di muri, forse dell'antico ospizio Orseolo costruito nel 975 per dare rifugio a pellegrini e viandanti, sono stati trovati nell'area del cantiere per il consolidamento delle fondazioni del campanile di San Marco, come anticipato in giugno in una conferenza stampa. L'intervento sul campanile, avviato alcuni anni fa dal Consorzio Venezia Nuova per conto del Magistrato alle Acque, in stretta collaborazione con la Procuratoria di San Marco e sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto, ha confermato che la piazza era anticamente costutuita da quattro isole, collegate da quattro canali. La sponda del rio che nel XII secolo la attraversava tagliandola a metà, il rio Batario, è stata ritrovata proprio di recente. Quel canale fu interrato nel 1156, successivamente fu coperto il bacino davanti a Palazzo Ducale, dove fu realizzata la piazzetta. All'epoca del doge Sebastiano Ziani, nel 1172, si decise di ingrandire la piazza per far posto a nuovi edifici: la chiesa di San Gemi-niano e le colonne davanti al molo. Nel cantiere sono state trovate le tracce di tre antiche pavimentazioni che nel corso dei secoli hanno lastricato Piazza San Marco prima degli attuali 'masegni': due in laterizi e una in terra battuta. L'opera di consolidamento delle fondamenta del campanile, con un costo complessivo di circa 8 milioni di euro era iniziata a ottobre 2007 e dovrebbe concludersi in marzo, in tempo per celebrare il centenario della ricostruzione del "paron de casa", crollato il 14 luglio del 1902 e ricostruito in 10 anni, con la chiusura dei lavori i16 marzo e l'inaugurazione avvenuta il 25 aprile del 2012, nel giorno del patrono. Per rinforzare le fondamenta del campanile si è deciso di usare delle barre in titanio, una soluzione già adottata con successo a Roma per la facciata della basilica di San Pietro.

domenica 25 marzo 2012

Pedemontana, spuntano reperti archeologici

Pedemontana, spuntano reperti archeologici
29/02/2012

A Levà antichi cocci e un fossato che sembrerebbero risalire all'epoca romana
Sono venuti alla luce ieri e adesso c'è il rischio che il cantiere si blocchi. Per le verifiche giunti gli esperti per i primi esami

Gli antichi Romani sembrerebbero aver lasciato alcune tracce anche a Levà di Montecchio Precalcino. Tracce di cui nessuno sapeva l'esistenza, ma che adesso stanno tornando in superficie sotto i colpi dei mezzi di cantiere impegnati nella realizzazione della Superstrada Pedemontana Veneta. Fuori programma che rischia di creare qualche difficoltà nel proseguimento dei lavori, almeno finché non sarà chiaro cosa sta tornando alla luce e quanto importante sia dal punto di vista storico. Al momento sembra che si stia parlando di cocci e di un fossato, ma senza particolare rilevanza archeologia. Sulla vicenda però è necessario utilizzare il condizionale, perché di conferme ufficiali finora non ne sono arrivate. Di certo c'è che ieri pomeriggio, nell'area di cantiere aperta alla fine di via Contralonga, a Levà, si sono presentati degli archeologi, consulenti per il progetto di realizzazione della Pedemontana Veneta, impegnati a supervisionare l'area e a fare dei rilievi. Adesso l'area interessata dal ritrovamento dei reperti è delimitata da un nastro biancorosso e rimane esclusa dall'azione delle ruspe, che invece continuano ad operare negli altri tratti di tracciato. Anche ieri erano numerosi i mezzi all'opera. Una piccola porzione di terreno, inoltre, è coperta da un telo bianco. I dettagli su quello che è stato ritrovato rimangono avvolti nel mistero, anche se le voci in paese cominciano a circolare. Sembra dunque che i mezzi all'opera nel cantiere di Levà a circa un metro di profondità abbiano trovato dei cocci e dei sassi posizionati con logica, il che farebbe pensare ad un insediamento di epoca romana. A quanto pare sarebbe stata trovata anche una pietra con inciso un numero romano, dettaglio che andrebbe a confermare la tesi. Nella stessa area sarebbe emersa anche la delimitazione di un fossato, largo circa tre metri e profondo almeno uno, dove quasi sicuramente scorreva dell'acqua. Si attendono ora le valutazioni degli esperti.
Alessia Zorzan
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Provincia/338103_pedemontana_spuntano_reperti_archeologici/?refresh_ce

martedì 6 marzo 2012

Copertina del Libro Capriccii e nuove fantasie alla venetiana


Copertina del Libro Capriccii e nuove fantasie alla venetiana.

sabato 11 febbraio 2012

Quando Venezia fabbricava bestseller

La Repubblica 2.2.12
L’invenzione della lettura
Quando Venezia fabbricava bestseller
di Nello Ajello

Di pari passo con il cinema nel cinema, con il teatro nel teatro, con il romanzo nel romanzo, anche al mondo della carta stampata va riconosciuto il diritto di contemplarsi orgogliosamente la coda. E' il primo pensiero con il quale ci si accosta al volume di Alessandro Marzo Magno L'alba dei libri (Garzanti). L'autore, un veneziano trapiantato a Milano, dove è stato caposervizio agli esteri per settimanale Diario, s'intrattiene in quest'opera su una serie di deliziose vicende della sua città. E lo fa con una minuzia a tratti struggente, che finisce per irretire il lettore. L'inno al libro, da lui composto, coinvolge l'immagine storica della Serenissima, così come traspare dal sottotitolo "Quando Venezia ha fatto leggere il mondo".
Si tratta di una rievocazione del capoluogo lagunare in quanto capitale mondiale dell'editoria lungo quel secolo, il Cinquecento, che fu al centro delle nostre glorie rinascimentali. I motivi di quella supremazia in campo editoriale non sono difficili da scrutare. Oltre a rientrare, con Parigi e Napoli, nel trio dei centri europei considerati delle megalopoli in quanto abitati da più di 150 mila abitanti, la Dominante (mai appellativo fu più doveroso) era all'epoca, in primo luogo in virtù della posizione geografica, un luogo più simile a un mondo intero che a una città.
L'Adriatico andava visto come una sorta di lago veneziano: lo sapevano siai letterati chei mercanti. I domini da mar della Signoria Serenissima si estendevano su Istria e Dalmazia, coinvolgevano gli odierni serbi e croati - questi esponenti della "Slavia veneta" - investivano la Grecia, inglobavano, da Creta a Cipro, le grandi isole mediterranee e intrattenevano attivi (anche se spesso turbolenti) scambi culturali con l'universo islamico e con quello ebraico.
Non a caso fu proprio dai torchi d'una bottega di Venezia - dove ebbe sede il primo ghetto del mondo - che uscì un esemplare leggendario del Talmud. Sempre lì, con il titolo Alcoranus arabicus, venne dato alle stampe il primo Corano che vedesse la luce nella lingua di Maometto. A questa ultima rarità bibliografica, di cui si sarebbero perse le tracce per mezzo millennio, l'autore dedica un romanzesco capitolo. Da Aldo Manuzio, questo Michelangelo dell'editoria, in giù, attraggono l'ammirata attenzione dell'autore decine di persone che consacrarono la vita agli esordi della carta stampata. Il risalto geloso acquisito da Venezia in materia sarà alla base di un non casuale equivoco, quando essa volle contestare a Gutenberg l'ideazione della stampa per attribuirlaa Panfilo Castaldi, medico e umanista di Mestre. Sul piedistallo del monumento che gli ha dedicato la città natia figura ancora oggi una scritta che gli attribuisce la paternità di un'invenzione non sua. Risulterà lampante a questo punto quanto fossero eminentemente marittime, fra Quattro e Cinquecento, le vie di diffusione commerciale dei libri tra Venezia e il resto d'Europa. Desta curiosità il modo di "vestire" i volumi per sottrarli all'insidia delle onde. Essi viaggiavano raccolti in balle o chiusi dentro botti o casse rese impermeabili con la catramatura. Se simili cautele connesse alla navigazione dei libri oggi non sono più attuali, restano valide molte delle scoperte tecniche in materia di editoria risalenti a quei tempi: dall'introduzione del corsivo - un carattere capace, secondo Manuzio, di assicurare alle stampe l'eleganza e la bellezza del manoscritto umanistico - alla realizzazione di punzoni in piombo o altri metalli, dovuta, sulla metà del XVI secolo, al francese Claude Garamond, il cui nome ancora oggi distingue un particolare carattere tipografico.
Quanto alla voga riservata nel Rinascimento al libro "portatile" o "economico" in piccolo formato, ritenuto adatto agli studenti o studiosi che vagavano tra le grandi università europee, non è neppure il caso di soffermarsi sulla sua perennità. Per non parlare del best seller, categoria editoriale della quale l'autore individua un antenato nell' Orlando furioso di cui il veneziano Gabriel Giolito de' Ferrari pubblicò tra il 1542 e il 1560 ben ventotto edizioni. Con connotati squisitamente moderni si presenta, nel racconto di A.
Marzo Magno, la tendenza delle stamperie lagunari a concentrarsi fra loro in holding che, accogliendo anche soci stranieri, prefigurano altrettante multinazionali del libro.
L'epoca delle grandi scoperte offrirà all'editoria veneziana un nuovo avvio di penetrazione commerciale: la produzione di testi, carte e documentari geografici. Gli scritti di Cristoforo Colombo, raccolte nel volume anonimo dal titolo Libretto de tutta la navigazione de' Re di Spagna de le isole et terreni novamente trovati e soprattutto la famosa lettera di Amerigo Vespucci a Lorenzo de' Medici, di cui nella prima metà del Cinquecento si moltiplicarono, le edizioni con il titolo Mundus Novus, sono solo alcuni esempi di questo ricco filone. Altri se ne aggiungono: trattati di musica, di medicina, di ginnastica. Ma forse a comunicare l'idea di un originale anticonformismo è il soprattutto il consenso commerciale che arrise alla produzione galante, e in molti casi estrosamente oscena, di Pietro Aretino, in una località come la Dominante, dove per tradizione la censura pochissimo attecchiva. Il poeta rappresentò un'autentica delizia sia per i bibliofili che per i patiti dell'Eros. Con gli inviti al piacere che racchiudevano (Fottiamoci, anima mia, fottiamoci presto - perché tutti per fotter siamo nati) i Sonetti lussuriosi dovevano essere per molti una lettura da comodino. Nella Serenissima, che lo accoglie per quasi un trentennio, dal 1527 fino alla morte, lo scapestrato autore dei Ragionamenti diventa una sorta di attrazione turistica, al punto che in quest' Alba dei libri viene eletto a fondatore della genìa degli scrittori-divi. Tiziano gli farà un ritratto e lo definirà condottiero della letteratura. Sebastiano del Piombo e Iacopo Sansovino saranno suoi unanimi amici. L'imperatore Carlo V lo proteggerà. Anche questo è stata la Serenissima nella sua stagione d'oro, prima che gli interdetti pontifici, sempre più frequenti in epoca di Controriforma, non si impegnino a vietarne le mattane. Ma qui s'affaccia un'altra storia, con tanti sorrisi in meno.

lunedì 6 febbraio 2012

Copertina del Il primo canto de Orlando Furioso in lingua Venetiana


Copertina del Il primo canto de Orlando Furioso in lingua Venetiana.