giovedì 17 novembre 2011

Scoperto in Veneto un atelier di piume per neanderthaliani

Scoperto in Veneto un atelier di piume per neanderthaliani
Libero 3/11/2011

Cavernicoli, bruti, primitivi sì, ma con il senso dell'estetica. Nella Grotta di Fumane, in Veneto, è stato rinvenuto un "laboratorio" di piume ornamentali con le quali si abbellivano gli uomini di Neanderthal. Tutti i particolari della sensazionale scoperta sono pubblicati sul nuovo numero della rivista Archeologia Viva (Giunti). La storia dell'uomo di Neanderthal continua a riservare colpi di scena. Che l'uso della scheggiatura non avesse segreti lo sapevamo da tempo, ma che la finalità potesse essere, in certi casi, puramente estetica è una novità assoluta. Sono i reperti riportati alla luce grazie alle ricerche condotte dall'Università di Ferrara a scrivere una pagina inedita Le ricche testimonianze conservate nei depositi della grotta veneta forniscono una precisa documentazione sulla componente "vanitosa" dei nostri cugini, colonizzatori del continente europeo durante l'ultima epoca glaciale. Tra i vari tipi di volatili, i rapaci erano i prediletti, per utilizzarne il bel piumaggio, ma anche per il significato simbolico che i predatori giocavano nell'immaginario collettivo di popolazioni che vivevano di caccia. Alle penne spesso venivano aggiunti altri abbellimenti, tra cui artigli di aquila reale, la padrona dei cieli, la preda più bella e ambita.

mercoledì 16 novembre 2011

Il sito? E' archeologico

Il sito? E' archeologico
Paolo Coltro
Il Mattino - Padova 15/11/2011

Nasce aquaepatavinae.it le terme dalla storia al web
Un progetto che parte dall'Università per arrivare al turismo, cioè all'economia Soprintendenze, Regione, Cnr, Arcus e Cariparo assieme in sinergia
La zona termale prende coscienza di essere luogo di cultura
Un progetto scientifico il cui obiettivo è il Parco tematico

Ma può bastare un sito internet a sentirsi un Paese normale? Magari non basta, ma aiuta. E' nato ieri www.aquaepatavinae.it, ed è sicuramente una nascita tra le mille e mille ogni giorno sul web. Ma è un fiocco, azzurro come l'acqua, che è insieme sapere e progetto, presente e domani, e soprattutto una piccola ma significativa iniezione di fiducia: c'è bisogno anche di queste, un piccolo appiglio per l'ottimismo, una micro scialuppa che galleggia nel mare tempestoso. Perché un sito web porta con sé significati che vanno oltre la sua dimensione? Perché è la testimonianza che qualcosa funziona ancora, in Italia, che si può fare se si vuole fare, che passare dal progetto alla realizzazione non è chimera. Tanto più che gli artefici sono istituzioni ed enti per i quali spesso la burocrazia è pericolo incombente: così vero che ieri mattina, alla presentazione all'Archivio Antico del Bo, nella soddisfazione generale, la frase più ricorrente era «abbiamo superato tutti gli ostacoli». Ma insomma, è andata: e così Università di Padova, Regione Veneto, Soprintendenza archeologica di Padova e direzione generale della Soprintendenza del Veneto hanno messo idee, denaro e competenze per un lavoro lungo e appassionato: alla fine il sito aquaepatavinae.it è la lampadina che si è accesa e da oggi illumina, ma dietro c'è un articolato impianto elettrico, messo a punto con lunghi studi e passioni incrociate. Fuor di metafora: ora con un colpetto di mouse si può sapere, e vedere, tutto sulla zona termale di Montegrotto: non quella odierna, ma quella che fin dall'antichità ha reso la zona famosa, e che ha fatto appunto scrivere gli storici romani di "aquae patavine". Il nucleo è l'archeologia, e difatti tutto parte dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Padova e dal suo comandante Francesca Ghedini. «Ha adoperato una strategia quasi militare», dice di lei Vincenzo Tinè, soprintendente archeologico di Padova. Si sa che l'archeologia appassiona soprattutto gli addetti ai lavori, se perfino Pompei, per il governatore veneto Luca Zaia, «sono quattro vecchie pietre». E invece l'archeologia può diventare un patrimonio non statico, non solo accademico: se Ugo Soragni, direttore regionale della Soprintendenza, dice subito che a Montgrotto arrivano per le cure termali un milione e mezzo di persone all'anno, e con Abano si sale a cinque milioni, si capisce che sono loro ad aver capito per primi. E siccome mai come oggi ci citano il Pil venti volte al giorno, è bene sapere che il turismo vi contribuisce con il 21 per cento. Come dire che a Montegrotto l'archeologia è un capitale: ma vero, che non soffre di spread, che non va lasciato deperire. Certo, ci sono voluti i soldi: in totale, a spanne, più di tre milioni di euro, a partire da qualche anno fa, per tutto il progetto. Sono saltati fuori da Arcus, la società che gestisce gli investimenti culturali, dall'Università, dalla Regione che per fortuna non applica a Montegrotto il teorema Pompei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. «Un lavoro ancora da finire - dice Soragni - ma abbiamo speso bene i soldi». Il sito è costato un centomila euro, per un anno di lavoro di sessanta persone, ed è il frutto di ricerche, approfondimenti, arriva a contenere i risultati degli ultimi studi. I demiurghi finali sono stati Marianna Bressan e Paolo Iuschner, entrambi del Dipartimento di Archeologia. Un apporto fondamentale è arrivato dal Cnr, attraverso Sofia Pescarin: le ricostruzioni virtuali dei siti archeologici sono affascinanti e raffinate, vi fanno non solo immaginare, ma "entrare" in una Montegrotto mai vista. Aquaepatavinae.it girerà il mondo, come intelligente proclama che assieme all'acqua corre anche la storia: da toccare dal vivo e non solo sul web. Dalla primavera prossima sarà possibile visitare le diverse zone archeologiche, attrezzate e spiegate. Il sindaco Massimo Bordin gongola: «E' il tesoro sotto di noi». Altro che il "fastidio" di trovare le antichità quando si scava: se capiterà ancora, sarà un passo avanti del progetto, da portare alla luce della conoscenza più ampia possibile. Così Montegrotto offrirà anche il relax della cultura.

Ospite il Magnifico Rettore Giuseppe Zaccaria, l'Archivio Antico del Bo ha accolto ieri la presentazione del nuovo sito web aquaepatavinae.it, tassello fondamentale perla valorizzazione scientifica, storica e turistica del territorio termale. Ma l'obiettivo finale di questa campagna, che non è solo di scavi, è la creazione di un Parco Archeologico che diventi luogo di cultura da affiancare al più conosciuto luogo turistico. un altro dei passaggi sarà l'insediamento, a Villa Draghi a Montegrotto, del Museo del Termalismo. A questo progetto, già in avanzata fase di realizzazione, stanno lavorando la professoressa Francesca Ghedini e la sua équipe. Con un punto di domanda: come sarà gestito?

venerdì 4 novembre 2011

Le laborieux sauvetage de Venise

Le laborieux sauvetage de Venise
Ariel F. Dumont
La Tribune 7/10/2005
Lorsque, le 4 novembre 1966, Venise a failli être engloutie par une gigantesque montée des eaux, le monde a tremblé. L'espace d'un jour, la cité lacustre et les îles disséminées au gré de la lagune ont été submergées. La frayeur générale a alors été telle que des grands organismes mondiaux, comme l'Unesco, se sont mobilisés pour trouver des solutions. Avec l'arrivée de nombreux experts sur le terrain chargés de disséquer l'anatomie de la cité des Doges, plusieurs projets ont été présentés pour éviter la mort de Venise. Un objectif ambitieux, mais loin d'être réalisé, car, plus de quarante ans après ce drame, Venise la magnifique n'est toujours pas tirée d'affaire.
Coincée entre le port industriel de Marghera et les pétroliers, Venise continue de suffoquer. Depuis des années, les 160 canaux sont obstrués par les déchets et la boue qui, tel un limon épais, rehaussent le niveau de la lagune qui fait courir ses méandres dans tout le centre historique. Quant au projet Moïse (Mose en italien), qui prévoit la construction d'un système de vannes mobiles, il devrait finir par se débloquer après des années de discussions et de batailles menées par les écologistes. C'est en tout cas ce que vient d'affirmer Silvio Berlusconi en tapant du poing sur la table après la énième réunion.
Promesse de fonds. Pour accélérer les travaux qui languissent et briser la résistance organisée des Vénitiens, le président du conseil a d'ailleurs promit de débloquer 700 millions d'euros d'ici à la fin du mois d'octobre. Une goutte d'eau dans la lagune, répondent d'un air narquois les détracteurs du projet Moïse, chiffres en main. De fait, la construction du « Moïse » est estimé à 4,3 milliards d'euros pour seulement 1,2 milliard débloqué pour le moment. Pour faire digérer « Moïse » aux Vénitiens et à leur maire, le philosophe Massimo Cacciari - très critique à l'égard d'un projet «pharaonique, irréversible, lourd, peu flexible et surtout dispe-dieux», le gouvernement offre de revoir à la hausse les allocations destinées à la cité lacustre. Durant les dix prochaines années, la région et les institutions locales recevront 380 millions d'euros par an. Une mesure compensatoire certes, mais qui va peut-être permettre de porter à terme la vaste opération de nettoyage des 160 canaux confiée en 1997 à la société mixte Insula.
Or cette tâche titanesque, à laquelle les doges s'attelaient régulièrement pour permettre l'évacuation des déchets et empêcher la stagnation de l'eau déposée par les marées hautes, est devenue indispensable. Pendant trop longtemps, le nettoyage des canaux est passé à la trappe pour de multiples raisons. En chaussant leurs palmes pour la première fois, en 1999, les experts d'Insula ont effectivement remarqué, que de nombreux canaux n'avaient pas été nettoyés depuis soixante ans. Dans certains cas, Insula n'a même pas réussi à retrouver la date des précédentes opérations de nettoyage.
Lourde feuille de route. Détenue à 52 % par la municipalité vénitienne et à 48 % par 4 groupes (les fournisseurs de gaz Vesta et Italgaz, Telecom et Cesi qui relève de l'électricien Enel), Insula a fait son premier plongeon en 1999. L'objectif déclaré de ses fondateurs étant de remettre en ordre l'ensemble des infrastructures de la cité. Une mission ambitieuse et coûteuse, mais
Massimo Cacciari n'en a cure, lui qui est à l'origine de ce lifting complet et tient à jouer les grands maîtres d'oeuvre pour sauver sa bonne ville et laisser aux touristes le plaisir des gondoles à Venise. Le programme fixé par Insula est plutôt lourd. Avec plus de 22 kilomètres de canaux à draguer, l'extraction de centaines de milliers de mètres cubes de boues, le rehaussement des pavés et de la chaussée le long de la lagune, la protection de la ville de la marée haute, la restauration de plus de 400 ponts et le câblage de la ville en fibre optique, Insula doit retrousser ses manches. Sans compter les modifications qui devraient être effectuées au niveau de certains ponts pour faciliter les déplacements des personnes handicapées afin de se conformer aux exigences de Bruxelles. Et, surtout, les délais que la société s'est donnés.
La première étape devrait normalement être franchie en 2014 et la deuxième en 2025, si tout se passe bien. Côté comptes, en revanche, l'addition est plutôt salée. Ce lifting complet devrait du moins sur le papier, coûter la modique somme de 1,3 milliard d'euros, entièrement financée par l'État italien, la région et la municipalité. Six ans après le premier plongeon, Insula dresse un bilan partiel. La moitié des canaux a déjà été nettoyée et les fondations des habitations mangées par la boue et les détritus ont été renforcées.
Selon les responsables de la société, tout pourrait être terminé d'ici à 2010. À condition souligne Luigi Torretti, le patron d'Insula, que les fonds pour mener les travaux à terme continuent d'affluer dans les caisses. Un argument qui a d'ailleurs prit la saveur acre d'un véritable
cauchemar pour Luigi Torretti. Jusqu'à présent, le projet Moïse, qui a pourtant bien du mal à démarrer, s'est taillé la part du lion. Insula, en revanche, qui avait établi en 1997 un budget prévisionnel de 1,3 milliard, a encaissé, depuis le début des travaux, seulement un tiers des fonds, soit 428 millions d'euros
qui ont déjà servi à couvrir les travaux effectués. Aujourd'hui, les dirigeants d'Insula craignent que les travaux soient bloqués par manque d'argent.
De fait, le gouvernement de Silvio Berlusconi se montre particulièrement avare lorsqu'il s'agit d'ouvrir les cordons de son escarcelle pour faire tomber quelques euros dans celle de Venise. L'an dernier, la cité lacustre croyait pouvoir compter sur 200 millions d'euros.
Au final, l'administration locale a dû se contenter du quart. Insula, qui présente un devis annuel variant entre 50 et 55 millions d'euros pour faire les travaux, a touché l'an passé 32 millions. Et, cette année, la situation ne se présente pas très bien. Après le tour de vis imposé par les ministres du Trésor (d'abord Domenico Siniscalco puis, Giulio Tremonti), le robinet des crédits fait du goutte-à-goutte. Mais, à Insula, on se refuse à jeter l'éponge car il en va de l'avenir de la cité des Doges. L'an passé, le groupe, composé de soixante personnes, a mis au point 36 projets dont 19 ont déjà été approuvés pour un montant de 43 millions d'euros. Reste à voir si l'argent arrivera à destination. « Je ne sais pas combien nous toucherons en 2006 et si même nous toucherons quelque chose », se plaint Luigi Torretti.
Pont de Lavraneri. Mais tous ces aléas n'empêchent pas les gens d'Insula de rêver du nouveau pavement de la ville en récupérant les produits d'origine. « Nous allons dans les vieilles carrières pour trouver des matériaux anciens », raconte Luigi Torretti. Et de citer comme exemple la remise à neuf d'un pont important, celui de Lavraneri, reliant l'île de la Giudecca à celle de Sacca Fisola. Une œuvre qu'Insula considère un peu comme son fait d'armes. Ce pont en pierre et en bois, qui mesure 50 mètres, est en effet le plus vieux pont de Venise. Il sera toutefois dépassé en longueur par le pont de la Giudecca. Construit en fer, ce pont a été complètement démonté, restauré et remonté il y un mois. En novembre, un ascenseur y sera posé pour permettre l'accès aux handicapés.
Au final, si tout se passe bien, les Vénitiens pourront en 2025 rebaptiser le plus fameux pont de la ville : « soupir de soulagement ».

martedì 25 ottobre 2011

Oggi apre la nuova sala dedicata a ricche tombe di recente scoperta

Oggi apre la nuova sala dedicata a ricche tombe di recente scoperta
n.c.
Il Mattino - Padova 24/9/2011
ESTE. Nuova sala e nuovo allestimento per il Museo Nazionale Atestino. Oggi alle 17 inaugurazione della Sala V, recentemente sottoposta a interventi di restauro che hanno messo in luce affreschi parietali attribuibili alla scuola di Giulio Carpioni (XVII secolo). La sala ospita un nuovo allestimento dedicato a testimonianze funerarie significative dal territorio di Este in età preromana. In particolare, sono esposte per la prima volta e in modo permanente tombe da contesti funerari dell'età fmale del Bronzo, da Borgo San Zeno, tra le quali riveste carattere di unicità la sepoltura a inumazione di una giovane donna. Qui sono state ricostruite otto tombe a incinerazione in cassetta lignea o litica con relativi corredi, rinvenute a Saletto e ad Arquà Petrarca. Saranno presentati anche i risultati del progetto Cipe. Interverranno il sindaco Giancarlo Piva, l'assessore regionale Marino Zorzato, il direttore regionale per i Beni culturali Ugo Soragni e la direttrice del museo Elodia Bianchin Citton. Visite guidate fino alle 22. Ingresso gratuito.

lunedì 24 ottobre 2011

Scoperta una necropoli di cinquemila anni fa

Scoperta una necropoli di cinquemila anni fa
Beatrice Andreose
Il Mattino - Padova 20/9/2011
Così gli Euganei seppellivano i morti cinquemila anni fa
Eccezionale rinvenimento tra Este e Baone: tumuli rialzati nella campagna

Quei "tumuli" di terra, a pianta circolare e forma convessa, con diametro variabile dai 10 ai 17 metri elevati nella parte centrale di circa mezzo metro, nella pianura dovevano fare una certa impressione. Monumenti funebri per una necropoli di tombe collettive sotto cui giacevano persone, si suppone cacciatori, vissute cinquemila anni fa, ovvero tremila anni prima che nella nostra Regione si insediassero gli Eneti o i Veneti che dir si voglia. Tre le sepolture ad inumazione scoperte nei mesi scorsi a Meggiaro, tra Este e Baone, nel corso dei lavori per la realizzazione del canale Meggiaro Nuovo e il risezionamento del canale Squacchielle, risalenti alla seconda metà del N millennio avanti Cristo. Lo stesso, per intenderci, a cui risale Otzi la Mummia dei ghiacci datata tra il neolitico e l'età dei metalli. Scheletri deposti all'interno di fosse, stesi sul fianco sinistro con le gambe ripiegate e senza oggetti di corredo. Tutti individui giovani, due bambini ed un adulto. Quest'ultimo con una punta di freccia sul capo, ad indicare che si trattava in vita di un cacciatore. L'eccezionalità della scoperta è rappresentata dalle strutture funerarie monumentali sotto cui erano stati deposti. Tumuli strutturati, ovvero accumuli artificiali di terra, mai trovati in Veneto (tranne che in un unico caso a Sovizzo), che hanno fatto sobbalzare sulla sedia (parole sue) il Sovrintendente per i Beni Archeologici del Veneto Vincenzo Tinè non a caso presente alla conferenza stampa indetta ieri ad Este dalla direttrice del Museo Nazionale Atestino Elodia Bianchin Citton, presenti anche il sindaco Giancarlo Piva e il presidente del Consorzio di Bonifica Adige Euganeo Antonio Salvan. Le tombe sono state trovate sotto i campi ed, ancora, sotto uno spessore naturale di sabbia fluviale dell'antico corso dell'Adige che passava per Este arrivando, scoperte recenti, sino all'antica Monselice. Testimoniano che queste terre erano abitate e lavorate dall'uomo a partire dalla metà del IV millennio a.C. al I millennio a.C. Si trattava di popolazioni messe in relazione con influssi orientali che arrivarono in Italia nel eneolotico e che costituiscono la popolazione autoctona degli Euganei. Di notevole interesse anche alcune fosse circolari riempite con vasellame ceramico e carboni che gli studiosi indicano come piccole cave di argilla e limo successivamente riempite da scarti da fornace e rifiuti domestici risalenti al Bronzo recente ovvero al XIV-XID sec. a... Un forte indizio della presenza vicino a Marendole, verso Baone, di un altro abitato. Le indagini sono state condotte dalla ditta Petra con la direzione scientifica della Sovrintendenza. Presentata ieri anche una necropoli veneta rinvenuta lo scorso agosto a Carceri, presso lo scolo Fioretto, ad una profondità di circa tre metri. Otto tombe con ossario ed un ricco corredo funerario costituito da vasellame e manufatti in bronzo. Alcune erano contenute nella consueta cassetta in scaglia rosa degli Euganei, altre in cassette di legno. Lo scavo di emergenza, durato tre settimane e condotto sul posto dalla Ditta Archeologi Associati di Cadoneghe, ha messo in luce anche tombe che si ritiene facciano parte di un sepolcreto molto più vasto. Corredi funerari risalenti all'età del bronzo finale-inizi età del ferro (X-XI sec.a.C.) provenienti da Montagnana, tra le quali l'eccezionale sepoltura ad inumazione di una giovane donna, sono invece esposti per la prima volta, nella V sala del Museo Nazionale che verrà inaugurata sabato prossimo, 24 settembre, alle 17. Ricostruite ed esposte anche alcune tombe a incinerazione con i relativi corredi trovate a Saletto di Montagnana e ad Arquà Petrarca.

sabato 15 ottobre 2011

A Fimon nuovi scavi al villaggio "del rame”

A Fimon nuovi scavi al villaggio "del rame”
Il Giornale di Vicenza 3/10/2011
La soprintendente: ci attendiamo sorprese sul periodo del 3700 a. C.

Le indagini archeologiche alle Fratte di Fimon proseguono. Lo hanno deciso l'assessore provinciale Paolo Pellizzari e il Soprintendente ai Beni archeologici del Veneto, Vincenzo Tinè in visita ad uno scavo che, a detta dello stesso Tinè, presenta aspetti eccezionali. Le indagini condotte dalla Cooperativa archeologica Ara sotto la direzione di Elodia Bianchin della Soprintendenza hanno infatti portato alla luce un insediamento antico databile tra il 3.700 e 113.500 a.c., già in possesso della metallurgia del rame. «L'età del rame - ha spiegato la Bianchin - era testimoniata finora nelle valli di Fimon solo da ritrovamenti di superficie del secolo scorso. Qui siamo in presenza di un sito umido con impianti e spazi abitativi realizzati per mezzo di strutture lignee verticali, provviste di focolari e circostanti aree di frequentazione per attività domestiche e di lavorazioni artigianali». L'eccezionalità del ritrovamento è testimoniata anche dal gran numero di ricercatori e appassionati di archeologia che qualche giorno fa hanno aderito all'iniziativa "scavi aperti" e che hanno quindi potuto verificare e studiare di persona l'insediamento. Ad accoglierli, con Pellizzari e Tinè, il vicesindaco del Comune di Arcugnano Federico Bedin e il direttore tecnico di cantiere Valerio Chiezzi. L'analisi dei pali verticali, lavorati e infissi nel limo lacustre anche a notevole profondità, consentirà di comprendere meglio le tipologie di queste strutture. Grazie allo studio dei materiali archeologici recuperati (manufatti fittili e in pietra) si potranno comprendere le dinamiche culturali dei gruppi umani che frequentarono le valli di Fimon nei secoli a cavallo del IV millennio a.c.

mercoledì 12 ottobre 2011

Quando Vicenza era venetica

Quandoo Vicenza era venetica

domenica 9 ottobre 2011

Paglia e castelli - la paglia di Marostica

Paglia e castelli - la paglia di Marostica

domenica 2 ottobre 2011

Come si vestivano le vicentine 2500

Come si vestivano le vicentine 2500 anni fa

Vicenza dopo Ezzelino

Vicenza dopo Ezzelino

giovedì 29 settembre 2011

presentazione di Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie

Venezia, martedì 4 ottobre ore 17,30, Scolèta dei Calegheri in Campo S. Tomà, a cura del Gruppo di Lavoro della Biblioteca di S.Tomà, presentazione di Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie, Studio Lt2 Editore. Introduce Maria Teresa Secondi Mongello, interviene l'autore. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Info: Biblioteca S. Tomà, tel. 041 5235041; studio_lt2@libreriatoletta.it, 327 1638399.


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Il libro
Venezia in Guerra affronta il problema della nascita e fine dello stato d'Europa rimasto più a lungo indipendente, la Repubblica Serenissima, partendo dal V secolo d.C. , quindi dall'estrema difesa di Roma contro Goti e Unni, per giungere alla metà dell'Ottocento e alla lotta dell'ultima Venezia sovrana contro gli austriaci del feldmaresciallo Radetzky. Due i punti di partenza: "Tra coloro che aspirano agli stessi beni c'è sempre una guerra" (Seneca) e "Devi essere deciso a morire per sopravvivere" (Wei Liao Tzu). Da questo l'apertura provocatoria del volume, "Venezia, una repubblica fondata sulla guerra", vale a dire la tesi fondamentale del libro, una lettura controcorrente della storia marciana, in cui il rigore della ricerca si salda a una narrazione capace di avvincere il lettore quasi si trattasse di un romanzo. E le vicende della città lagunare spesso hanno assunto toni epici e presentato pesonaggi degni di figurare in una vicenda di pura invenzione, con la differenza, non da poco, d'essere state scritte con il sangue. Un saggio in cui non c'è spazio per il mito della Venezia gaia e libertina, dedita solo ai piaceri e votata alla pace, un libro per tutti che penetra senza alcuna paura negli angoli oscuri della Storia. Terza edizione, riveduta e ampliata, in italiano e inglese.
L'autore
FEDERICO MORO vive a Venezia a pochi passi da Piazza San Marco. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura narrativa saggistica e teatrale. Oltre a Venezia in Guerra, ha scritto i saggi Labirinto Ducale ed Ercole e il Leone; i romanzi Donne all’Asta, La Voce della Dea, L’Oro e l’Argento , La Custode dei Segreti, Il Fulmine e il Ciclamoro, Flagellum Dei?; i racconti Storie a pelo d’acqua ; materiale letterario per gli spettacoli teatrali Fra Terra e Acqua , Lo scudo di pietra, Giganti, viaggio in Utopia

lunedì 5 settembre 2011

presentazione ufficiale di Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie

Venezia, mercoledì 14 settembre ore 18,00, SpazioEventi a Ca' Vendramin Calergi (Casinò in Centro Storico), Cannaregio 2040 San Marcuola, presentazione ufficiale di Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie, Studio Lt2 Editore. Introducono Tiziana Agostini, assessora alla produzione culturale del Comune di Venezia, e Giovanni Pellizzato, editore e libraio. Interviene l'autore. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti.

lunedì 29 agosto 2011

Ecco il Veneto vittima del degrado

Ecco il Veneto vittima del degrado
Sergio Frigo
Gazzettino - quotidiano del Nordest 19/8/2011

L'Angelo di Antonio Rizzo, che da oltre 500 anni faceva compagnia ai veneziani in rio Terà Frutariol, sembra essere volato via. Purtroppo non è vero, si è invece disfatto poco a poco, ucciso dal tempo, dagli agenti atmosferici e dall'incuria dell'uomo, e di lui è rimasto, sul muro della casa ai SS. Apostoli che l'ha ospitato fin dalla seconda metà del Cinquecento, una sagoma come sul negativo di una foto. «Ed era un pezzo degno di stare al Victoria and Albert Museum di Londra - commenta sconsolato il professor Giuseppe Pavanello, direttore dell'Istituto di Storia dell'Arte della Fondazione Cini - Peccato che qualcuno non l'abbia staccato in passato per rubarlo... Pensi che lo storico dell'arte Adriano Mariuz negli anni prima di morire non passava più per quella calle per non deprimersi». Inutili si sono rivelati richiami e lettere alle Soprintendenze, o segnalazioni al Comune: da trent'anni a questa parte, come testimoniano le fotografie che riproduciamo, la situazione non ha fatto che deteriorare, fino all'esito letale. E Rizzo fu uno dei massimi scultori attivi a Venezia della seconda metà del secolo XV, non un qualsiasi scalpellino. Arrabbiatissima anche Anne Shulz, la maggior studiosa del Rizzo: «25 anni fa ho esortato Valcanover a salvare l'Angelo. Mi ha ascoltato cortesemente e poi non fece nulla. Poi negli anni successivi ho parlato con altri. Niente da fare. Secondo me, chi nella Soprintendenza lascia succedere cose del genere è un criminale». Ma quanti "angeli" in pericolo ci sono in giro per il Veneto? Per restare a Venezia ci sono i primi dati di un censimento realizzato dal Comune in collaborazione con la Soprintendenza, che riguarda tutta l'arte minore "visibile dalla pubblica via", come fregi, capitelli o tabernacoli. «Tra i sestieri Santa Croce e San Polo (ora si sta cominciando a Dorsoduro) abbiamo censito 1400 oggetti - racconta Fabio Osetta, che coordina l'operazione per il Comune - realizzando per ognuno una scheda scientifica e una sullo stato di degrado». E nel resto del Nordest? La situazione è positiva nel Friuli, ma nel Veneto i problemi non mancano, anche se molto si è fatto. A Padova, ad esempio, lo scorso anno è caduto un pezzo delle mura cinquecentesche, al Bastione Alicorno, e per poco non venivano travolti i bambini di una scuola vicina. Anche la situazione delle statue di Prato della Valle non è ottimale, mentre il problema più serio di salvaguardia riguarda in provincia probabilmente Villa Gradenigo e relativo parco, a Piove di Sacco. A Belluno il problema è il grave degrado di Palazzo Fulcis, di fronte al Comune. A Treviso il problema più annoso è quello della chiesa di Santa Margherita, chiusa dagli anni '80, e che un tempo custodiva il prezioso ciclo di affreschi di Tommaso da Modena; mentre a Rovigo a soffrire è soprattutto Villa Nani Mocenigo a Canda.

venerdì 5 agosto 2011

40 ore di Vigilia alla Piramide – Vieni a far parte della Storia

 volentiere riportiamo questo evento da Facebook:
40 ore di Vigilia alla Piramide – Vieni a far parte della Storia
Ora 6 agosto 2011, Domani alle 18.00 - lunedì alle 10.00
Luogo: Piramide di Luce
Via Sassoni 26
Valnogaredo (PD)

40 ore di Vigilia alla Piramide – Vieni a far parte della Storia
Entrata libera
Salve,
questi sono momenti importanti per il benessere e l’esistenza stessa della Piramide di Luce. Ci sono forze oscure che stanno spingendo per l’immediato suo abbattimento.
Abbiamo deciso di fare una Vigilia da sabato 6 pomeriggio (ore 18) a lunedì 8 mattina (ore 10) per mandare energia di supporto alla Piramide.

Se, come noi, senti affetto e responsabilità verso una Struttura costruita come dono superiore all’umanità tutta, vieni a contribuire le tue energie positive ad un complesso che sarà riconosciuto, nel prossimo futuro, come un progetto della quale l’Italia sarà giustamente orgogliosa.

T’invitiamo a pensare che il tempo speso nell’evento è più importante di qualsiasi vacanza programmata. Sicuramente, le energie messe in moto dalla tua decisione porteranno notevoli benefici alla tua vita personale.

Vieni con i tuoi amici, i tuoi parenti ed i tuoi figli per un evento energeticamente molto importante nella tua vita. Troverai frutta fresca e secca e torte fatte in casa (oppure, portale tu). Se sai suonare i tamburi, portali. Informalmente, nelle 40 ore di Vigilia faremo meditazioni e condivisioni positive dei nostri pensieri. Per chi desidera riposarsi, mettiamo a disposizione un numero limitato di posti letto, oppure porta la tua tenda o roulotte.

Vieni a condividere con noi ciò che diventerà Storia.
Vieni a risvegliare in te il significato della tua esistenza.
Vieni anche parzialmente. Se sei impossibilitato/a a venire, tieni una candela accesa a casa per la durata della Vigilia, e manda energia di chiarezza a chi non comprende ancora l’importanza della Struttura.
Con unione d’intenti,
La Piramide di Luce
www.piramidediluce.net

link evento su facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=244262988930528

sabato 30 luglio 2011

Una colata di cemento che ricoprirà 338 mila metri quadrati di campi

Una colata di cemento che ricoprirà 338 mila metri quadrati di campi
Il Gazzettino (Treviso) Sabato 23 Luglio 2011

Una colata di cemento che ricoprirà 338 mila metri quadrati di campi. È quella che il centrodestra ha messo in cantiere per i prossimi cinque anni. Il via libera è arrivato con l’approvazione del nuovo piano urbanistico nel consiglio comunale di giovedì. Grazie ai soli voti di Lega, Pdl e Udc.
L’opposizione, infatti, tra accuse tutt’altro che velate e toni più che mai accesi, ha abbandonato l’aula prima del voto come segno di protesta. Il numero legale, però, non è mancato. E così il centrodestra se l’è fatta e cantata votando tutte le 227 osservazioni arrivate in municipio e approvando il piano. Ma la vicenda rischia di arrivare addirittura in tribunale.
«L’abbandono del consiglio è stato causato dall’approvazione di un emendamento di Lega, Pdl e Udc con il quale il territorio agricolo cementificabile è stato raddoppiato passando da 165 mila a ben 338 mila metri quadrati – attacca Zanoni (Idv) – un blitz estivo pro-palazzinari, considerando come territorio agricolo pure 5 cave». La modifica è arrivata dopo che a dicembre era stato proprio Zanoni a trovare un errore nel calcolo della superficie trasformabile. «Così vengono riconquistate le aree cementificabili perse con l’errore, e ciò porta a supporre che fosse noto e voluto visto che ora hanno riottenuto quelle del piano errato – aggiunge – valuterò con i legali ogni azione possibile contro il piano, il consiglio e la Giunta».
E anche il Pd agita l’ascia di guerra. «Il piano oltre ad essere demenziale è anche illegittimo: l’emendamento che modifica la superficie agricola viola le procedure in modo grossolano e così presta il fianco a una valanga di ricorsi al Tar – avverte Roberto Foffani (Pd) – si continua a saccheggiare il territorio mentre il 40% degli appartamenti sono vuoti e invenduti».
Ma il centrodestra, che si è votato tutto in una sola sera e ha cancellato le altre due sedute del consiglio già fissate, tira dritto. «Siamo orgogliosi di aver portato a termine una delibera che i cittadini attendevano da 20 anni, nonostante e soprattutto l’abbia votata solo il centrodestra – replica l’assessore all’Urbanistica, il leghista Nicola D’Alessi – le minoranze sono state sconcertanti: la realtà è che avevano approvato un Piano di assetto del territorio con dati sbagliati, solo ora corretti e concordati sia con la Regione che con la Provincia». Questa, però, sembra solo la prima puntata.

giovedì 28 luglio 2011

«Reperti inestimabili»

«Reperti inestimabili»
IL GAZZETTINO – 9 luglio 2011

Avvolti con cura in sacchetti di cellophane gli oggetti restituiti dalla terra (F.G.) Lo scavo di Castelnuovo è stato reso possibile dalla collaborazione fra la Regione, il Comune di Teolo e il Parco dei colli Euganei. Che ha messo a disposizione uomini e mezzi per consentire agli archeologi la massima libertà di movimento. E saranno le implicazioni turistiche delle nuove scoperte a trasformare l'area in un «Parcheo». «Sapevamo che il sito c'era - ammette il soprintendente regionale ai beni archeologici, Vincenzo Tiné - ma la sorpresa ha superato ogni aspettativa. Mi sarei accontentato di molto meno, invece qui c'è del materiale importantissimo». «Un villaggio strutturato - continua il soprintendente - di importanza regionale, una vera novità per il Veneto che conferma secoli di frequentazione di quest'area». Nella zona sottoposta ai rilievi di questi giorni saranno posizionati pannelli esplicativi, ma gran parte del materiale dovrebbe essere esposta nel museo nazionale atestino. Una collaborazione fra la soprintendenza e il Parco, il cui direttore Nicola Modica ha seguito da vicino le fasi dello scavo, potrebbe portare alla creazione di un mini-museo proprio a Castelnuovo.

martedì 26 luglio 2011

Muro romano "congela" il centro

Muro romano "congela" il centro
Sabato 23 Luglio 2011, IL GAZZETTINO

MONTEGROTTO Trovato durante la ristrutturazione della rete idrica
Muro romano "congela" il centro

(L.P.)I lavori per la ristrutturazione delle rete idrica sbattono contro un muro. D'età romana. Affiorato giovedì scorso, quando gli operai dell'impresa impegnati a scavare le condotti di viale Stazione, si sono trovati di fronte reperti probabilmente datati al primo secolo dopo Cristo. Era quanto temeva non solo il sindaco, Massimo Bordin, all'avvio del cantiere. Ma molti commercianti della principale arteria cittadina. Timorosi, ora, che le opere per risistemare l'acquedotto colabrodo possano protrarsi ben oltre al mese previsto. E arrecare inconvenienti non solo ai loro esercizi, ma anche agli alberghi cittadini che da settembre rientreranno nel periodo di alta stagione. Il ritrovamento, a dire il vero, non ha sorpreso nessuno. Nemmeno la Sovrintendenza che ha affiancato i tecnici del cantiere. Il tracciato di viale Stazione è infatti adiacente lo stabilimento degli scavi romani. I lavori, nel punto in cui è affiorato il muro romano, sono stati immediatamente sospesi. In attesa che, lunedì prossimo, i tecnici della tutela artistica valutino adeguatamente il reperto. Ed effettuino tutte le formalità di catalogazione. Cominceranno da una serie di fotografie e da dei rilievi per capire quale edificio fosse sorretto dalla parete sotterranea.
«Saranno adempimenti che si concluderanno in brevissimo tempo - ha spiegato il vicesindaco, Luca Squarcina - e che non prolungheranno più del dovuto l'attività del cantiere. L'attività degli operai infatti, prosegue attivamente a valle della zone dei ritrovamenti».
Non ci sarà nemmeno bisogno, secondo i tecnici di deviare il corso delle nuove tubature, che potrebbero addirittura sormontare l'antico manufatto di pietra. Le assicurazioni del vicesindaco, tuttavia, non tranquillizzano i commercianti.
«Gli operai - lamenta il titolare di un negozio di ottica - l'altro giorno hanno accidentalmente forato la condotta fognaria. C'è stata un'altra interruzione. Spesso lavorano a sprazzi andandosene a metà pomeriggio. Un paradosso nel periodo in cui il cantiere non dovrebbe conoscere alcuna sosta»

giovedì 9 giugno 2011

Contrada dopo contrada crolla la storia della Lessinia

Contrada dopo contrada crolla la storia della Lessinia
Venerdì 20 Maggio 2011 PROVINCIA Pagina 27 L'ARENA


ADDIO PASSATO. Solo la Bortoletti è stata ricostruita grazie a un mecenate. Pavan: «Ciò che cade è perso per sempre»

Quelle di Zivelongo e Petterlini ora sono un cumulo di macerie La prima risaliva al XIII secolo, la seconda era anteriore al 1700

La Lessinia è una montagna che crolla: non franano solo scarpate e pendii sotto la spinta delle forze naturali, ma crollano le testimonianze di secoli di lavoro e sapiente sistemazione della montagna, le case, le stalle e i fienili, monumenti a una cultura del costruire premiati e invidiati in tutto il mondo.
Gli ultimi in ordine di tempo sono i crolli di contrada Bortoletti, rimessa poi a nuovo grazie al mecenatismo di Claudio Zorzi e alla professionalità dell'architetto Guido Pigozzi e la casa torre di Gorgusello, rimasta purtroppo, come Corte Zivelongo, esempio dell'incuria, della trascuratezza e del menefreghismo. Paradossalmente sono edifici di varia complessità vincolati dalla Soprintendenza o con le procedure avviate per esserlo e quindi riconosciuti per il loro valore storico e architettonico, ma evidentemente il vincolo non basta a tenerli in piedi e qualcuno potrebbe pensare che è proprio perché vincolati che sono lasciati in abbandono.
«Sopravvivrà la Lessinia?», si chiedeva provocatoriamente l'architetto Vincenzo Pavan, che così aveva intitolato una conversazione tenuta tre settimane fa a Velo, nella sala dei Centomila, sede dell'associazione Le Falìe, dove l'Accademia della Lessinia aveva organizzato l'incontro, coinvolgendo il Curatorium cimbricum veronense.
«Corte Zivelongo, una testimonianza complessa, con tracce del XIII e XIV secolo è stata lasciata cadere a piccoli crolli. Il primo è stato nell'inverno 2006-07, ma anche se c'era la possibilità di puntellare l'edificio, nulla è stato fatto», denunciava Pavan. Oggi corte Zivelongo, nell'omonima contrada di Sant'Anna d'Alfaedo, è un desolante buco con dei sassi attorno.
La casa torre di Gorgusello (XIV-XV secolo) è stato un crollo annunciato, avvenuto a giugno di quattro anni fa, dopo che per anni l'architetto Paolo Righetti, autore di un poderoso volume su «L'architettura popolare nell'area dei cimbri», che aveva fotografato ed eseguito rilievi al manufatto, aveva inutilmente cercato di salvarlo. Ora si pretende di completare con «ordinanza di sicurezza» lo scempio che una vera sicurezza avrebbe potuto impedire già da decenni.
Stessa sorte capitò alle case quattrocentesche di contrada Bortoletti di Velo, crollate una domenica di ottobre del 2002 e per le case di contrada Petterlini di Selva di Progno (anteriori al 1700), finite in un cumulo di macerie nel novembre scorso. Qui la causa, secondo un testimone, non è stata solo l'incuria ma anche i ladri, che rubarono un architrave lavorato di una finestra, indebolendo la struttura e decretando crolli progressivi anche per la mancata manutenzione del tetto, come sta succedendo a un edificio vicino, fino al completo collasso della struttura: una trentina di metri lineari di casa a tre piani che si è afflosciata su se stessa.
«Ciò che crolla è perso per sempre», sentenzia l'architetto Pavan, «perché posso ricostruire le forma, curandola anche esteticamente, ma ho perso per sempre i caratteri fondamentali della struttura. Queste costruzioni storiche non sono riproducibili, perché totalmente personalizzate. Architettura senza architetti, che quando è persa è persa per sempre». «Il mondo antico era vario e bello proprio per questo», aggiunge l'architetto Righetti, «perché frutto della cultura materiale e popolare dove la gente costruiva rispettando uno stretto legame con il territorio su cui viveva, usando legno, pietra, terra. Oggi prevale l'omologazione di spazi e volumi in pochi standard validi per tutti: il vincolo serve, ma occorre andare oltre, rendendo partecipi al risanamento degli edifici i proprietari, aiutandoli a prendere coscienza della preziosità che hanno fra le mani».


http://clic.larena.it/GiornaleOnLine/Arena/stampa_articolo.php?id_articolo=1814830&pagina=27

mercoledì 1 giugno 2011

"Fossili di Bolca mai visti": uno dei tesori dell'Est veronese

"Fossili di Bolca mai visti": uno dei tesori dell'Est veronese
L'ARENA - Sabato 21 Maggio 2011 INSERTI Pagina 86

Con la mostra prende il via l'XI “Invisibilia”, vetrina delle preziosità del nostro territorio, spesso sconosciute

E' stata recentemente inaugurata al Museo Civico di Storia Naturale, la nuova esposizione permanente “Fossili mai visti. Bolca: le nuove scoperte scavi 2004-2010” che raccoglie i risultati delle campagne di scavo paleontologico condotte dal Museo nella Pesciara di Bolca e nell'area circostante, per conto del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Le ricerche, finanziate dalla Regione Veneto e dal Comune di Verona, hanno portato alla luce 3 mila 774 nuovi reperti appartenenti sia al regno animale che vegetale; 24 gli esemplari esposti nelle sale del Museo, scelti per bellezza e rilevanza scientifica.
Con questa mostra prende il via l'undicesimo “Invisibilia” una vetrina in cui esporre le preziosità antiche del nostro territorio, molto interessanti anche per gli stranieri ma purtroppo spesso sconosciute ai cittadini italiani.
I fossili di Bolca, è giusto ricordarlo, costituiscono un patrimonio scientifico e culturale mondiale.
Il fatto che la più grande collezione in assoluto, con circa 9 mila reperti, sia quella del Museo di Storia Naturale è motivo di vanto per la città, oltre che stimolo per proseguire nelle attività di ricerca e studio.
L'allestimento “Fossili mai visti. Bolca: le nuove scoperte scavi 2004-2010” è esposto al pubblico durante l'orario di apertura del museo, dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 17, sabato, domenica e festivi dalle 14 alle 18.
La mostra non è visitabile il venerdì per chiusura.
Bolca, una delle perle dell'est scaligero, è conosciuta in tutto il mondo per la prestigiosa variegata raccolta di fossili (piante e pesci di speci rare) prevalentemente catalogate come appartenenti all'Era Terziaria (Eocene Medio, circa 50 milioni di anni fa ) che sono stati riportati alla luce in diverse località del suo territorio.
Le più famose sono la Pessàra, il Postale, il Vegroni, il monte Purga e lo Spilecco.
Questi straordinari esemplari, unici per la varietà e l'ottimo stato di conservazione, hanno conquistato non solo appassionati del settore ma scienziati, studiosi, geologi e paleontologi di tutto il mondo, ma anche capi di stato, papi, uomini di governo ed ambasciatori, e sono andati ad arricchire i più prestigiosi Musei di Scienze Naturali d'Italia e del mondo .
Pezzi esemplari di Bolca si trovano infatti a Parigi, Londra, Vienna, Monaco di Baviera, Budapest, Edimburgo, Dublino, Zurigo, New York, Washington, Mosca (solo per citarne alcuni) ed in innumerevoli collezioni private.

domenica 29 maggio 2011

Le barchesse di Corte Grande, la Villa Serego a Veronella, un monumento che va strappato al degrado

Le barchesse di Corte Grande, la Villa Serego a Veronella, un monumento che va strappato al degrado
Domenica 22 Maggio 2011 CULTURA Pagina 63 l'arena

ARCHITETTURA. Un convegno organizzato da Adige Nostro e in collaborazione con A regola d'arte ha spiegato l'attribuzione del complesso all'artista padovano

Veronella, i conti Serego e il Palladio. Tre nomi e tre temi che affascinano e stimolano la curiosità, e che potranno aprire nell'immediato futuro nuovi percorsi di ricerca storica, architettonica ed artistica nel Colognese.
Grazie a recenti studi condotti da Giulio Zavatta, ricercatore dell'Università di Verona, è stato possibile attribuire senza tema di smentite ad Andrea Palladio il progetto e la realizzazione delle barchesse di Corte Grande, la maestosa villa dei conti Serego, situata in centro a Veronella. Non solo. Studiando documenti inediti e lettere cinquecentesche, lo stesso ricercatore ha scoperto che il celebre architetto padovano fu incaricato dai Serego di progettare anche il complesso della villa vera e propria, tuttavia il disegno non piacque ai committenti, e perciò non venne preso in considerazione. La dimora signorile, infatti, fu realizzata solo nel Settecento, senza seguire le indicazioni del Palladio.
Di questi ed altri argomenti legati al territorio e al patrimonio storico della Cucca (così si chiamava Veronella fino ai primi del Novecento) si è discusso ieri, proprio nel paese dei Serego, in una gremita sala civica. Il convegno organizzato dall'associazione culturale Adige Nostro, in collaborazione con A regola d'arte e con il patrocinio dell'amministrazione comunale, si intitolava «La Cucca dei Serego: architetture palladiane, paesaggio ed arte».
«L'attribuzione definitiva delle barchesse di Corte Grande al Palladio è una scoperta di notevole rilevanza», spiega il presidente di Adige Nostro Gianni Rigodanzo. «Abbiamo voluto inserire le ricerche di Zavatta in una tavola rotonda che comprendesse anche altri aspetti della formazione paesaggistica, storica ed artistica del Colognese. Al termine del convegno, tutti gli atti verranno pubblicati».
Lo studioso Beppino Dal Cero ha presentato le interessanti scoperte archeologiche della zona, in primis nella necropoli di Desmontà, ai confini tra Veronella ed Albaredo. Ha dimostrato inoltre come la dislocazione attuale delle vie del paese abbia rispecchiato pressoché in toto la suddivisione agraria romana. Lo storico Marco Pasa ha illustrato gli interventi eseguiti nei secoli dai Serego per valorizzare, «addomesticare» e gestire il territorio. I Serego, infatti, furono una famiglia di imprenditori agricoli che avviarono vaste opere idrauliche per la bonifica delle terre di Zerpa, tra cui la famosa botte Zerpana, opera attribuita al Palladio e ancor oggi in funzione.
Il presidente del Centro studi Cardo di Cologna Guerrino Maccagnan, servendosi di fotografie e documenti, ha fatto un excursus sulla dinastia dei ricchi latifondisti veronellesi, soffermandosi sui rappresentanti più illustri, come Alberto di Serego, che nel 1532 ospitò nella sua corte l'imperatore Carlo V. La giovane ricercatrice Jessica Soprana, invece, si è spostata con il suo intervento 15 chilometri più a sud, in un'altra villa dei conti Serego, a Beccacivetta di Coriano. Soprana ha analizzato in particolare il ciclo pittorico di Corte Ricca.
Alla fine c'è stato il piatto forte del convegno, inerente la paternità palladiana dei magazzini della villa. Riferendosi agli studi di Giuseppe Biadego (1886) e di Anna Rinaldi Gruber (1972-'73), oltre che al fondo Serego della Biblioteca civica di Verona, Zavatta ha scoperto che il grande architetto alloggiò a Veronella nel maggio del 1565. Si recò dai Serego per sovrintendere alla costruzione delle capriate lignee che coprivano le barchesse, ancora oggi esistenti. Sempre ai Serego Palladio aveva presentato prima la pianta dell'intera struttura e quindi il progetto della facciata. Se per il primo progetto non ci fu problema, l'ipotesi della facciata trovò la resistenza dei committenti, probabilmente per il carattere innovativo del disegno palladiano, che dovette sconcertare i proprietari. Un ulteriore carteggio consultato dallo studioso dimostra che Palladio si difese dalle obiezioni mosse dai Serego: nonostante i tentativi dei Serego di ricontattare l'artista, Palladio non venne meno al suo progetto iniziale e imputò «alla scarsa cultura delle maestranze, che non erano in grado di intenderlo, il giudizio negativo sul suo disegno», ha spiegato Zavatta.

La Vicenza romana e le mura medioevali sotto la Pinacoteca

La Vicenza romana e le mura medioevali sotto la Pinacoteca

Trovate anche le bricole. Pronti gli itinerari attraverso la storia del capoluogo

Un tracciato della vecchia città romana con anfore, sigilli e ceramiche alla base di una porzione di mura medioevale venuta alla luce in quella che, un tempo, era «piazza dell’Isola», la parte di Vicenza stretta tra il Bacchiglione e la Roggia del Colle. Qui, nel cortile di palazzo Chiericati, in quella che ora è nota come piazza Matteotti, è riaffiorata l’anima romana della città, le sue origini antiche e anche le sue affinità con la più vicina Venezia. A sostegno delle mura riscoperte nel cortile dell’edificio palladiano, infatti, sono state rinvenute le «bricole»: un sistema di pali in uso nel medioevo per sostenere le mura su terreni umidi «del tutto simile a quello in uso a Venezia» conferma la direttrice dei Musei civici, Maria Luisa Avagnina.

Ma è il nuovo tratto di cinta muraria la vera scoperta: «Non ne sospettavamo l’esistenza - dichiara la direttrice - in questa parte di città che confinava con il fiume». I lavori di restauro dello stabile palladiano hanno portato alla luce, nel cortile dell’edificio di piazza Matteotti, un tratto di cinta muraria risalente al medioevo: pareti di roccia dell’undicesimo secolo e sorrette da contrafforti, cioè speroni di muratura a sostegno della porzione principale e che a loro volta poggiano sul sistema di pali di legno conficcati nel terreno. Gli scavi nel cortile del palazzo erano iniziati alcuni mesi fa per la posa del sistema di climatizzazione dei locali del palazzo che ospita la Pinacoteca ma, al primo ritrovamento, hanno dovuto lasciar spazio alle indagini archeologiche della Soprintendenza dei beni architettonici.

Da quel terreno sono emerse infatti anche altre testimonianze, eredità lasciate di romani, che per drenare l’acqua presente in quel terreno troppo umido riempivano il suolo di anfore e oggetti di ceramica, venuti alla luce solo di recente. Ora i lavori di palazzo Chiericati continueranno per trovare una soluzione alternativa alle macchine di climatizzazione, ma intanto gli oggetti saranno esposti e i resti delle mura, visitabili, faranno parte dell’itinerario archeologico della «Vicenza romana ». Un progetto che il Comune ha ideato con il sostegno del club femminile Soroptimist e che entro l’estate vedrà l’installazione di alcune tabelle a indicare le testimonianze dell’epoca romana in città come il Criptoportico di piazza Duomo e la strada romana di San Lorenzo.
G.M.C.
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cultura_e_tempolibero/2011/25-maggio-2011/vicenza-romana-mura-medioevali-sotto-pinacoteca-190722778879_print.html

sabato 14 maggio 2011

Palazzo Ducale



Più prezioso di una reggia, più monumentale di un palazzo pubblico, più elegante di una dimora principesca, Palazzo Ducale ha tutto il fascino e la suggestione di uno dei più splendidi edifici mai costruiti: intorno ad esso sono fiorite leggende e si sono consolidati i miti che hanno fatto grande e celebre Venezia e il suo governo millenario. È il luogo-simbolo della città. Diverse epoche storiche vi sono rappresentate in una straordinaria stratificazione di elementi costruttivi e ornamentali: dalle antiche fondazioni originarie (IX secolo) al magnifico assetto gotico dellinsieme (XIII/XIV secolo) e poi le enormi sale della vita istituzionale, superbamente decorate (XVI secolo) da grandi maestri - tra cui Tiziano, Veronese, Tiepolo, Tintoretto -, lAppartamento privato del Doge; le inquietanti prigioni, le luminose logge sulla Piazza e sulla laguna. Perfettamente conservato, consente ampi percorsi di visita oltre a offrire proposte particolari e poco note, come il Museo dellOpera o gli Itinerari Segreti.
E inoltre parte del percorso integrato de I Musei di Piazza San Marco, che include, con un unico biglietto, anche la visita al Museo Correr, al Museo Archeologico Nazionale e alle Sale Monumentali della Biblioteca Nazionale Marciana.

More precious than a palace, more monumental than a public palace, more elegant than a princely residence, the Doges Palace has all the fascination and charm of one of the most splendid buildings ever created: legends have grown up around it and the myths that made Venice and its millenary government great and celebrated took root here. Various centuries are represented in an extraordinary stratification of constructive and ornamental features: from the ancient original foundations (9th century) to the magnificent gothic order of the whole building (13/14th centuries) and the enormous rooms of its institutional life, superbly decorated (16th century) by the great masters including Titian, Veronese, Tiepolo, Tintoretto -, the private Apartments of the Doge; the unsettling prisons, the luminous loggias overlooking the Piazza and the lagoon. Perfectly preserved, it offers a variety of tour-routes, including some little-known ones, like the Museo dellOpera or the Secret Itineraries.
The combined entrance ticket to The Museums of St Marks Square grants access to the Doges Palace, together with the Museo Correr, the National Archaelogical Museum and the Monumental Rooms of the Biblioteca Nazionale Marciana.

Presentazione libro Labirinto ducale guida al Palazzo Ducale di Venezia



Presentazione libro Labirinto ducale guida al Palazzo Ducale di Venezia.
Labirinto Ducale offre una visione di Palazzo Ducale "capovolta" per non fermarsi alle apparenze, sedotti e catturati dalla trappola dorata del Mito di sé costruito dalla Serenissima, ma per decifrare il vero significato del complesso alfabeto di simboli e messaggi che essa ha voluto trasmettere a chi si addentri nel "Tempio del Potere" veneziano.Varcarne la soglia, infatti, vuol dire oltrepassare una duplice linea di confine, storico-artistica da un lato, magico-misterica dall'altro, con il rischio di smarrirsi in un autentico "labirinto esoterico", riverbero di un'identità ancestrale nella quale storia e leggenda affondano le proprie radici, mescolandosi e materializzandosi nell'utopia di un miraggio divenuto realtà: un palazzo e una grande città saldamente edificati su fondamenta liquide. Un paradosso dunque, ai limiti della scienza e della logica... La follia della "pietra sull'acqua". Questa guida vuole aiutare a uscire indenni e più consapevoli da questo "labirinto"; e lo fa offrendo un percorso esplorativo che coincide con quello "ufficiale", ma proietta il lettore/visitatore in una dimensione magica misteriosa, esaltata a sua volta dalla forza evocativa delle immagini fotografiche. Muovendosi tra spazi oscuri e inquietanti o attraverso preziosi saloni, dove un'incombente ostentazione di gloria sembra inghiottire chi osserva ammirato, il libro mette a nudo la natura "alchemica" di Palazzo Ducale quale "pietra filosofale" dei veneziani e ricorda a ogni passo che l'amore per l'arte e lo stupore per la bellezza non devono mai offuscare la verità.

L'autore

FEDERICO MORO vive a Venezia a pochi passi da Piazza San Marco. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura narrativa saggistica e teatrale. Oltre a Labirinto Ducale e Venezia in Guerra, terza edizione in cinque anni, ha scritto i romanzi Donne all'Asta, La Voce della Dea, L'Oro e l'Argento , La Custode dei Segreti, Il Fulmine e il Ciclamoro, Flagellum Dei?; i racconti di Storie a pelo d'acqua ; il saggio Ercole e il Leone; materiale letterario per gli spettacoli teatrali Fra Terra e Acqua , Lo scudo di pietra, Giganti .

domenica 8 maggio 2011

Tre appuntamenti, due libri


1- Padova, martedì 10 maggio ore 18,00, la libreria Feltrinelli di via San Francesco 7 presenta Labirinto Ducale, un itinerario insolito nel palazzo dei Dogi alla scoperta di simboli e millenari segreti di Federico Moro, fotografia Mark Edward Smith., Elzeviro Editore di Alessandro Tusset( Tv) Intervengono autore, fotografo ed editore. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Info: 049 8754 630, info@elzeviro.com

2- Mestre (Ve), mercoledì 11 maggio ore 18,00, la libreria Feltrinelli di piazza XXVII Ottobre 1, sesto piano del Centro Barche, presenta Labirinto Ducale, un itinerario insolito nel palazzo dei Dogi alla scoperta di simboli e millenari segreti di Federico Moro, fotografia Mark Edward Smith., Elzeviro Editore di Alessandro Tusset( Tv) Intervengono autore, fotografo ed editore. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti. Info: 049 2381 3222, info@elzeviro.com

3- Santa Maria di Sala (Ve), venerdì 13 maggio ore 18,00, la libreria Mondandori di via GRandi 8, Centro Commerciale Prisma, presenta Venezia in Guerra, quattrodici secoli di storia, politica e battaglie di Federico Moro, Studio Lt2 Editore di Giovanni Pellizzato. Interviene l'autore. Ingresso libero fino a esaurimentod ei posti. Info: 041 5732 143, www.studiolt2.it


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I libri

Labirinto Ducale offre una visione di Palazzo Ducale “capovolta” per non fermarsi alle apparenze, sedotti e catturati dalla trappola dorata del Mito di sé costruito dalla Serenissima, ma per decifrare il vero significato del complesso alfabeto di simboli e messaggi che essa ha voluto trasmettere a chi si addentri nel “Tempio del Potere” veneziano.Varcarne la soglia, infatti, vuol dire oltrepassare una duplice linea di confine, storico-artistica da un lato, magico-misterica dall’altro, con il rischio di smarrirsi in un autentico “labirinto esoterico”, riverbero di un’identità ancestrale nella quale storia e leggenda affondano le proprie radici, mescolandosi e materializzandosi nell’utopia di un miraggio divenuto realtà: un palazzo e una grande città saldamente edificati su fondamenta liquide. Un paradosso dunque, ai limiti della scienza e della logica... La follia della “pietra sull’acqua”. Questa guida vuole aiutare a uscire indenni e più consapevoli da questo "labirinto"; e lo fa offrendo un percorso esplorativo che coincide con quello “ufficiale”, ma proietta il lettore/visitatore in una dimensione magica misteriosa, esaltata a sua volta dalla forza evocativa delle immagini fotografiche. Muovendosi tra spazi oscuri e inquietanti o attraverso preziosi saloni, dove un’incombente ostentazione di gloria sembra inghiottire chi osserva ammirato, il libro mette a nudo la natura “alchemica” di Palazzo Ducale quale “pietra filosofale” dei veneziani e ricorda a ogni passo che l’amore per l’arte e lo stupore per la bellezza non devono mai offuscare la verità.
Il volume Labirinto Ducale, ultimo della collana "Pietreparlanti" di guide tematiche e fotografiche ideata dall'editore Alessandro Tusset , riprende l’ispirazione e amplifica gli spunti dello spettacolo teatrale Giganti, viaggio in Utopia, scritto sempre da Federico Moro e nato per essere messo in scena proprio a Palazzo Ducale dalle compagnie Teatrocontinuo e Tarantàs. Di prossima pubblicazione in inglese, francese, tedesco e spagnolo.

Venezia in Guerra affronta il problema della nascita e fine dello stato d'Europa rimasto più a lungo indipendente, la Repubblica Serenissima, partendo dal V secolo d.C. , quindi dall'estrema difesa di Roma contro Goti e Unni, per giungere alla metà dell'Ottocento e alla lotta dell'ultima Venezia sovrana contro gli austriaci del feldmaresciallo Radetzky. Due i punti di partenza: "Tra coloro che aspirano agli stessi beni c'è sempre una guerra" (Seneca) e "Devi essere deciso a morire per sopravvivere" (Wei Liao Tzu). Da questo l'apertura provocatoria del volume, "Venezia, una repubblica fondata sulla guerra", vale a dire la tesi fondamentale del libro, una lettura controcorrente della storia marciana, in cui il rigore della ricerca si salda a una narrazione capace di avvincere il lettore quasi si trattasse di un romanzo. E le vicende della città lagunare spesso hanno assunto toni epici e presentato pesonaggi degni di figurare in una vicenda di pura invenzione, con la differenza, non da poco, d'essere stati tratteggiati con il sangue. Un saggio in cui non c'è spazio per il mito della Venezia gaia e libertina, dedita solo ai piaceri e votata alla pace, un libro per tutti che penetra senza alcuna paura negli angoli oscuri della Storia. In italiano e inglese.

L'autore

FEDERICO MORO vive a Venezia a pochi passi da Piazza San Marco. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura narrativa saggistica e teatrale. Oltre a Labirinto Ducale e Venezia in Guerra, terza edizione in cinque anni, ha scritto i romanzi Donne all’Asta, La Voce della Dea, L’Oro e l’Argento , La Custode dei Segreti, Il Fulmine e il Ciclamoro, Flagellum Dei?; i racconti di Storie a pelo d’acqua ; il saggio Ercole e il Leone; materiale letterario per gli spettacoli teatrali Fra Terra e Acqua , Lo scudo di pietra, Giganti .

www.federicomoro.it
federicomoro.venezia@gmail.com


Il fotografo

MARK EDWARD SMITH (autore delle immagini di Labirinto Ducale) nasce in Marocco nel 1942 da famiglia inglese. Da oltre trentacinque anni si dedica alla fotografia professionale specializzandosi in reportage di viaggio, arte, architettura e nudo. Ha assistito Helmut Newton, Elliot Erwitt e Marc Riboud in stages fotografici in Italia e in Francia. Ha pubblicato oltre 40 libri e collaborato con i principali periodici a livello internazionale. Il suo archivio consiste in oltre 100.000 immagini e attualmente insegna alla John Hall School di Londra.

www.marksmith.com
mark.smith@tin.it

Gli Editori

ALESSANDRO TUSSET editore da oltre vent’anni, nel 1997 fonda la casa editrice ELZEVIRO, specializzandosi in cataloghi d'arte e guide divulgative che trattano il tema del viaggio con l'obbiettivo di valorizzare luoghi meta di un turismo internazionale. Ideatore di numerosi progetti di marketing territoriale e culturale, ha realizzato oltre 40 produzioni editoriali e multimediali tradotte nelle principali lingue più volte premiate e utilizzate per trasmissioni televisive e radiofoniche, italiane ed estere.

www.elzeviro.com
info@elzeviro.com

STUDIO LT2 nasce a Venezia come sviluppo del gruppo La Toletta, attivo con la prima libreria sin dal 1933. Gestita oggi da Giovanni Pellizzato, la casa editrice offre un catalogo con più di cinquanta titoli pubblicati in appena tre anni. Dal 2004 anima anche lo SpazioEventi, giò presso la libreria Mondadori di San Marco e adesso ospitato nella sede veneziana del Casinò a Ca' Vendramin Calergi, uno dei principali punti d'incontro e scambio culturale in città.
www.studio.t2.it
studio_lt2@libreriatoletta.it


La compagnia teatrale

Teatrocontinuo è una compagnia di Teatro di Ricerca di Padova che opera nel territorio nazionale e internazionale. Nel 1994 avvia I Luoghi del Mito, un progetto di rinnovamento dello spazio teatrale che dalle Aree Monumentali entra nelle Aree Archeologiche con lo scopo anche di valorizzare, attraverso l’arte teatrale, il Patrimonio Archeologico Monumentale. Ogni spettacolo è creato per l’area in cui viene portato, al cantiere degli scavi si affianca un cantiere di ricerca teatrale, capace di dare una forma alle suggestioni che questi luoghi trasmettono.

www.teatrocontinuo.it
info@teatrocontinuo.it

martedì 19 aprile 2011

I vetri di Murano (I parte)



Da oltre 500 anni i maestri vetrai di Murano, nel cuore della laguna veneziana, tramandano di padre in figlio larte di lavorare il vetro. Il museo del vetro conserva intatti pezzi antichi e pregiati mentre, tuttora, nelle tra le calli, si realizzano oggetti lavorati seguendo una tradizione che custodisce gelosamente, da secoli, alcuni segreti che non hanno mai varcato i confini di quella piccola isola

Quattro secoli di pittura veneziana



Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell'arte e curatore della mostra, "attraversa" con noi il Seicento e il Settecento. Dal Barocco, che si appropria della lezione dei grandi maestri del Cinquecento, arriviamo all'epoca del vedutismo, che non si esprime solo con il nitore di Canaletto, ma trasmette via via un crescente senso di decadenza e sfaldamento. Ne sono conferma gli interni di Pietro Longhi, ritrattista di una società irrimediabilmente destinata a tramontare.

mercoledì 13 aprile 2011

Terrapieno Veronella Prima Parte

il mistero del Terrapieno di Veronella

domenica 10 aprile 2011

Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie di Federico Moro

Mestre, venerdì 22 apirle ore 18.00
Libreria Feltrinelli
Centro Barche
piazza XXVII ottobre 1, sesto piano,

Studio Lt2 editore presenta

Venezia in Guerra, quattordici secoli di storia, politica e battaglie di Federico Moro
terza edizione rivista e ampliata

Ingresso libero fino a esaurimento dei posti
Info: tel. 041238131, 327 1638399.


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IL LIBRO

“Devi essere deciso a morire per sopravvivere” (Wei Liao Tzu). Venezia, una repubblica fondata sulla guerra. È la tesi di questo libro, una lettura controcorrente della storia marciana, in cui l’autore unisce il rigore della ricerca a una narrazione capace di avvincere il lettore quasi si trattasse di un romanzo. E le vicende della città lagunare spesso hanno assunto toni epici e presentato personaggi degni di figurare in una vicenda di pura invenzione, con la differenza, non da poco, d’essere state scritte con il sangue. Un saggio in cui non c’è spazio per il mito della Venezia gaia e libertina, dedita solo ai piaceri e votata alla pace, un libro per chi non ha paura di penetrare negli angoli più oscuri delle vicende della Serenissima.

L'AUTORE

FEDERICO MORO vive a Venezia a pochi passi da Piazza San Marco. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura narrativa saggistica e teatrale. Oltre a Venezia in Guerra ha scritto il saggio storico Ercole e il Leone; i romanzi Donne all’Asta, La Voce della Dea, L’Oro e l’Argento, La Custode dei Segreti, Il Fulmine e il Ciclamoro, Flagellum Dei?; i racconti di Storie a pelo d’acqua; la guida Labirinto Ducale; materiale letterario per gli spettacoli teatrali Fra Terra e Acqua , Lo scudo di pietra, Giganti.

www.federicomoro.it


L'EDITORE

STUDIO LT2 nasce a Venezia come emanazione del gruppo La Toletta, attivo con la prima libreria sin dal 1933. Gestita oggi da Giovanni Pellizzato, la casa editrice offre un catalogo con più di cinquanta titoli. Dal 2004, anima anche lo SpazioEventi, una volta presso la Mondadori di San Marco e adesso ospitato nella sede veneziana del Casinò a Ca' Vendramin, uno dei principali punti d'incontro e scambio culturale in città.

www.studio.t2.it
studio_lt2@libreriatoletta.it
+39 327 1638399

Copertina del Il primo canto de Orlando Furioso in lingua Venetiana

Copertina del Il primo canto de Orlando Furioso in lingua Venetiana

martedì 5 aprile 2011

Da Fumane a Cellore c'è un grande patrimonio ancora da valorizzare

Da Fumane a Cellore c'è un grande patrimonio ancora da valorizzare
Domenica 03 Aprile 2011 PROVINCIA Pagina 25 L'ARENA

I più antichi ritrovamenti della presenza umana in Lessinia risalgono al Paleolitico inferiore (350mila anni fa) e l'intero altopiano avrebbe materiale per allestire una trentina di musei se potesse disporre di quanto trovato nei suoi siti archeologici più o meno conosciuti, dalla Grotta di Fumane assurta alle cronache archeologiche mondiali per le sue scoperte, ai Covoli di Velo, fino all'ultima scoperta (2003) di un villaggio preistorico risalente all'antica e media età del Bronzo (3.800-3.500 anni fa) nei pressi di San Mauro di Saline. Nel 1876 si tenne a Verona la prima esposizione di oggetti preistorici trovati a Molina e Breonio. Un sito di importanza fondamentale (villaggio dell'età del Ferro) viene alla luce agli inizi del '900 sul Monte Loffa, nei pressi di Sant'Anna d'Alfaedo, per opera del De Stefani, a cui si aggiunse Monte Tesoro, Ponte di Veja negli anni '20 e la Sassina di Prun, con nuovamente il Monte Loffa negli anni '30, dove Raffaello Battaglia rinvenne casette seminterrate dell'età del Ferro, tombe neolitiche e i resti di due capanne al Cornetto del Semalo. Nel dopoguerra Francesco Zorzi, direttore del Museo civico di storia naturale, e Angelo Pasa scavarono al Ponte di Veja, mettono in luce nei pressi di Gorgusello il Castelliere di Sottosengia, uno dei più belli d'Europa, fatto saltare in aria con la dinamite e distrutto nel 1970 a opera di un cavatore, interessato a tutt'altro genere di scavi, proprio il giorno prima che fosse posto sull'area il vincolo della Soprintendenza. Sono scoperte degli anni '60 il villaggio delle Guaite (Sant'Anna d'Alfaedo) dell'età del Bronzo, la Grotta di Fumane del Paleolitico, scoperta da Giovanni Solinas e Riparo Tagliente a Stallavena (Paleolitico superiore). Di eccezionale importanza anche gli scavi del villaggio dell'età del Ferro di Archi di Castelrotto (Sant'Ambrogio) e del villaggio di Lugo, con tracce del primo neolitico padano. A Riparo Soman (Ceraino) c'è l'unica testimonianza del Mesolitico in Lessinia in completo stato di abbandono. Si può considerare facente parte del sistema della Lessinia, perché collocata nella media Val d'Illasi, tra le propaggini inferiori dei Lessini, anche l'ultima eccezionale scoperta della necropoli di Arano, a Cellore d'Illasi, datata all'età del Bronzo antico (da 3.600 a 4.200 anni fa) e venuta alla luce nel 2007. 
V.Z.

domenica 3 aprile 2011

Giacomo Casanova nel 286 anniversario in campo s. Samuele a Venezia




Giacomo Casanova tradusse l'Iliade in Veneziano che è stata pubblicata recentemente da Alberto Gardin della Editoria Universitaria di Venezia. Per l'occasione sono stati recitati dei versi dell'Iliade in Veneziano in campo s. Samuele vicino alla casa di Giacomo Casanova

martedì 22 marzo 2011

Labirinto Ducale, un itinerario insolito nel palazzo dei Dogi alla scoperta di simboli e millenari segret

riceviamo e volentieri procediamo alla pubblicazione:

Venezia,
mercoledì 6 aprile ore 17,30,
Sala Monumentale Libreria Sansoviniana (piazzetta San Marco 13)
la Biblioteca Nazionale Marciana e le Edizioni Elzeviro di Alessandro Tusset presentano
Labirinto Ducale, un itinerario insolito nel palazzo dei Dogi alla scoperta di simboli e millenari segreti
di Federico Moro, fotografia Mark Edward Smith Intervengono il rettore IUAV Amerigo Restucci, Nicola Cisternino dell'Accademia Belle Arti di Venezia, l'autore, il fotografo e l'editore. Introduce Maria Novella Papafava dei Carraresi. Ingresso libero a esaurimento dei posti. Info: 041 240 7238, info@elzeviro.com.


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Labirinto Ducale offre una visione di Palazzo Ducale “capovolta” per non fermarsi alle apparenze, sedotti e catturati dalla trappola dorata del Mito di sé costruito dalla Serenissima, ma per decifrare il vero significato del complesso alfabeto di simboli e messaggi che essa ha voluto trasmettere a chi si addentri nel “Tempio del Potere” veneziano.Varcarne la soglia, infatti, vuol dire oltrepassare una duplice linea di confine, storico-artistica da un lato, magico-misterica dall’altro, con il rischio di smarrirsi in un autentico “labirinto esoterico”, riverbero di un’identità ancestrale nella quale storia e leggenda affondano le proprie radici, mescolandosi e materializzandosi nell’utopia di un miraggio divenuto realtà: un palazzo e una grande città saldamente edificati su fondamenta liquide. Un paradosso dunque, ai limiti della scienza e della logica... La follia della “pietra sull’acqua”.Q uesta guida vuole dunque aiutare a uscire indenni e più consapevoli da questo "labirinto"; e lo fa offrendo un percorso esplorativo che coincide con quello “ufficiale”, ma proietta il lettore/visitatore in una dimensione magica misteriosa, esaltata a sua volta dalla forza evocativa delle immagini fotografiche. Muovendosi tra spazi oscuri e inquietanti o attraverso preziosi saloni, dove un’incombente ostentazione di gloria sembra inghiottire chi osserva ammirato, il libro svela simboli esegreti, mettendo a nudo la natura “alchemica” di Palazzo Ducale - vera e propria “pietra filosofale” dei veneziani - e ricorda a ogni passo che l’amore per l’arte e lo stupore per la bellezza non devono mai offuscare la verità.
Il volume Labirinto Ducale, ultimo della collana "Pietreparlanti" di guide tematiche e fotografiche ideata dall'editore Alessandro Tusset , riprende l’ispirazione e amplifica gli spunti dello spettacolo teatrale Giganti, viaggio in Utopia, scritto sempre da Federico Moro e nato per essere messo in scena proprio a Palazzo Ducale dalle compagnie Teatrocontinuo e Tarantàs. Di imminente pubblicazione le edizioni di del libro tradotte in inglese, francese, tedesco e spagnolo.


FEDERICO MORO vive a Venezia a pochi passi da Piazza San Marco. Di formazione classica e storica, intervalla ricerca e scrittura narrativa saggistica e teatrale. Oltre a Labirinto Ducale ha scritto i romanzi Donne all’Asta, La Voce della Dea, L’Oro e l’Argento , La Custode dei Segreti, Il Fulmine e il Ciclamoro, Flagellum Dei?; i racconti di Storie a pelo d’acqua ; i saggi Venezia in Guerra, Ercole e il Leone; materiale letterario per gli spettacoli teatrali Fra Terra e Acqua , Lo scudo di pietra, Giganti .

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federicomoro.venezia@gmail.com


MARK EDWARD SMITH nasce in Marocco nel 1942 da famiglia inglese. Da oltre trentacinque anni si dedica alla fotografia professionale specializzandosi in reportage di viaggio, arte, architettura e nudo. Ha assistito Helmut Newton, Elliot Erwitt e Marc Riboud in stages fotografici in Italia e in Francia. Ha pubblicato oltre 40 libri e collaborato con i principali periodici a livello internazionale. Il suo archivio consiste in oltre 100.000 immagini e attualmente insegna alla John Hall School di Londra.

www.marksmith.com
mark.smith@tin.it

ALESSANDRO TUSSET editore da oltre vent’anni, nel 1997 fonda la casa editrice ELZEVIRO, specializzandosi in cataloghi d'arte e guide divulgative che trattano il tema del viaggio con l'obbiettivo di valorizzare luoghi meta di un turismo internazionale. Ideatore di numerosi progetti di marketing territoriale e culturale, ha realizzato oltre 40 produzioni editoriali e multimediali tradotte nelle principali lingue più volte premiate e utilizzate per trasmissioni televisive e radiofoniche, italiane ed estere.

www.elzeviro.com
info@elzeviro.com

Teatrocontinuo è una compagnia di Teatro di Ricerca di Padova che opera nel territorio nazionale e internazionale. Nel 1994 avvia I Luoghi del Mito, un progetto di rinnovamento dello spazio teatrale che dalle Aree Monumentali entra nelle Aree Archeologiche con lo scopo anche di valorizzare, attraverso l’arte teatrale, il Patrimonio Archeologico Monumentale. Ogni spettacolo è creato per l’area in cui viene portato, al cantiere degli scavi si affianca un cantiere di ricerca teatrale, capace di dare una forma alle suggestioni che questi luoghi trasmettono.

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+39 340 847 9382





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martedì 15 marzo 2011

Il super viadotto? «E' già stato approvato»

Il super viadotto? «E' già stato approvato»
Giovedì 10 Marzo 2011 PROVINCIA Pagina 23 L'ARENA

Il sindaco Gambaretto scrive alla Regione per avere chiarimenti sul progetto «Tangenziali venete»: le voci dicono che ha ottenuto il via libera

Alto 17 metri passerebbe in sopraelevata su strada e ferrovia «atterrando» fra Villanova e Monteforte «Siamo sicuri di voler rovinare questo territorio?»

La tangenziale sopraelevata sarebbe già stata approvata, addirittura la scorsa estate, dalla commissione di Valutazione ambientale nazionale (Via) del ministero dell'Ambiente, nell'ambito del progetto del Sistema di Tangenziali Venete (Sitave). La commissione Via ha avanzato delle osservazioni e delle prescrizioni sul tracciato. Accolte queste, il progetto andrà ora direttamente all'esame del Cipe, senza più tornare al «Via»: siamo dunque già all'ultimo gradito, prima della sua attuazione.
Allo stato delle cose, né la direzione di Valutazione ambientale del ministero dell'Ambiente, né la Regione Veneto hanno comunicato l'ultimo progetto, varato a livello nazionale, ai comuni interessati e alla Provincia. Ma da indiscrezioni, pare che sia stata scartata l'ipotesi di far correre la strada fra Soave e San Bonifacio all'interno di una galleria, preferendo la soluzione di un tracciato in sopraelevata, con un viadotto alto 17 metri.
Secondo le indiscrezioni che arrivano da Roma, la struttura su piloni dovrebbe alzarsi dal piano di campagna prima della ferrovia, superare il cavalcavia sulla regionale 11 dopo il casello autostradale, proseguire in sopraelevata oltre il Tramigna e le abitazioni del piano di recupero «Fornace» a Soave e scendere tra Villanova e Monteforte, proprio dove si sono verificati i danni peggiori nella recente alluvione di novembre. Insomma, si andrebbe a realizzare proprio l'ipotesi scartata fin da subito dall'amministrazione comunale prima e dal Consiglio di Soave poi. Una contrarietà fatta propria e sottolineata a Roma attraverso le osservazioni anche dalla Provincia, in accordo con i Comuni di Soave, Belfiore e Monteforte.
Con questa spada di Damocle sulla testa, il sindaco soavese Lino Gambaretto, ha preso carta e penna e ha scritto nei giorni scorsi al ministero dell'Ambiente – direzione della Valutazione ambientale – e all'assessore regionale a viabilità e infrastrutture Renato Chisso, prima di tutto per avere in mano il progetto più recente, con il parere del «Via» nazionale, e capire se l'ipotesi della sopraelevata è veritiera o meno.
Gambaretto ha chiesto a Chisso di organizzare un incontro con Provincia e Comuni interessati, per fare il punto della situazione e vedere quale soluzione sia meglio adottare, «anche alla luce dell'ultima alluvione», scrive Gambaretto a Chisso. «Ricordo infatti che la tangenziale, così com'è stata progettata, andrebbe ad affiancare quel tratto di autostrada completamente allagata durante l'esondazione di Tramigna e Alpone, con la viabilità in quel punto sospesa per giorni».
Il problema sollevato dal sindaco a Chisso è che tutte le acque che si trovano a nord dell'autostrada e della ferrovia, non hanno al momento alcuna possibilità di sfogo a sud, «a causa dei vari sbarramenti artificiali costituiti dall'autostrada, dalla regionale 11, dalla linea ferroviaria e anche dal passaggio futuro dell'alta velocità ferroviaria».
Senza contare che una barriera artificiale del genere, andrebbe a compromettere anche il paesaggio, con il suo borgo medioevale e il suo castello. «Siamo sicuri di voler rovinare anche questa parte di territorio che tutti ci invidiano?», è la domanda che Gambaretto ha inviato al ministero dell'Ambiente, «territorio tutelato anche grazie a scelte coraggiose delle amministrazioni che si sono succedute nei decenni. Siamo riusciti a preservare integro questo territorio, ma assicuro che lo spazio vitale risulta ormai pressoché inesistente», aggiunge Gambaretto.
Il primo cittadino è ancora convinto che la soluzione migliore sia il passaggio della Sitave in galleria, «oppure il passaggio a sud di San Bonifacio, che San Bonifacio però non vuole», torna a riproporre Gambaretto. «Ma qui non si tratta solo delle 25 abitazioni della località Fornace in discussione o di una questione di campanilismo, ma di un vero e proprio obbrobrio, di una struttura che avrà un impatto devastante per il territorio».
«Chiedo a questo punto anche all'amministrazione comunale di San Bonifacio se voglia davvero un muro alto 17 metri davanti al proprio paese, oppure se non sia il caso di fare un fronte comune tra enti locali e spingere per far passare la tangenziale in galleria o con un tracciato diverso», conclude Gambaretto. «Ma chiedo che si arrivi in fretta alla decisione e se si pensa che questa sia la soluzione migliore, chi vuole la sopraelevata se ne assuma la responsabilità davanti alla cittadinanza».

sabato 15 gennaio 2011

Il Sanguinazzi di Feltre: un lager in cui si praticava maltrattamenti nei confronti dei bambini con la simpatia dei giornalisti de Il Gazzettino!

recensione/segnalazione:
Il Sanguinazzi di Feltre: un lager in cui si praticava maltrattamenti nei confronti dei bambini con la simpatia dei giornalisti de Il Gazzettino!


Oggi un altro capitolo della tristissima vicenda del Sanguinazzi di Feltre che suore aguzzine avevano trasformato in un vero e proprio campo di detenzione e terrore per i bambini.


Un campo di detenzione e di terrore al punto tale da farmi infuriare per la complicità con le aguzzine dimostrata dal giornale Il Gazzettino che per minimizzare la feroce attività delle suore usava, con una leggerezza sconcertante il terrore che la società subì per centinaia di anni e che aveva le sue ultime feroci manifestazioni nella legge dello Jus Corrigendi.


l'articolo completo al seguente link:

venerdì 14 gennaio 2011

Feltre: violenze fisiche "sistematiche" sui bambini all'asilo gestito dalle suore

Feltre: violenze fisiche "sistematiche" sui bambini all'asilo gestito dalle suore

La Cassazione: "Ricorso alla violenza sistematico, tanto da imporre ai bambini un regime di vita pesante, doloroso e insopportabile". Secondo i giudici non ci fu abuso di mezzi di correzione _ contro il quale due religiose avevano presentato ricorso dopo la condanna _ ma veri e propri maltrattamenti.

l'articolo completo:

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commento: e pensare che un amico è stato denunciato per aver commentato un articolo di giornale favorevole alle suore. Il suo processo si terrà il 14 febbraio 2011 a Belluno.

mercoledì 5 gennaio 2011

Misterioso bronzetto ripescato nel Brenta

Misterioso bronzetto ripescato nel Brenta
Marco Aldighieri
Il Gazzettino - Padova 4/1/2011

Ripescato nel fiume Brenta da un poliziotto in pensione un bronzetto. Forse è una copia romana del 300 dopo Cristo di un guerriero ellenico.
La statuetta di 25 chili raffigurante un guerriero ellenico, si é agganciata all'amo della canna da pesca di un ex poliziotto

Stava pescando sulle rive del Brenta vicino a Codevigo. Rilassato e attento al minimo movimento della sua canna, sperava di pescare un ottimo pesce in vista delle festività. Invece al suo amo si e impigliata una statuetta, probabilmente in bronzo, alta 70 centimetri, del peso di 25 chili e con una base di 25 centimetri per ventitrè. Il pescatore, un poliziotto in pensione residente in Polesine ma che prestava servizio in questura a Padova, un po' stupito ha asciugato e ripulito la statuetta. Quindi è salito in macchina e l'ha portata al commissariato Stanga. Qui il bronzetto è stato misurato e fotografato. Adesso si trova sotto sequestro. Molto probabilmente, incagliato sul fondale del fiume, è stato mosso dalle diverse piene che hanno caratterizzato i mesi di novembre e dicembre.
Nei prossimi giorni la polizia, con l'aiuto di un team di esperti del settore, cercherà di capire se la rappresentazione in bronzo di un guerriero ellenico ha un valore commerciale. Ma soprattutto gli agenti dovranno capire se il pezzo d'arte è stato rubato a qualcuno e poi gettato nelle acque del Brenta, o se è finito nel fiume a causa delle due alluvioni avvenute ai primi di novembre e di dicembre.
Il guerriero in bronzo ha su una mano uno scudo rotondeggiante con disegnata in rilievo una sorta di medusa. Sull'altra brandisce una specie di martello e in testa ha un elmetto. Ai piedi indossa dei sandali e ha le tibie riparata con dei parastinchi. Attorno alla pancia e nelle parti intime è ricoperto da una armatura. Il volto ha un po' di barba sul mento. La statuetta, nonostante la presenza in acqua, sembra essere in ottime condizioni. Certo è molto consumato il volto del guerriero e l'arma per colpire. Il corpo presenza diverse macchie tipiche dell'ossidazione, come la base sui cui è riposto il guerriero. Al momento ancora nessuno è venuto a denunciarne la scomparsa. Trovare il proprietario non sarà un'impresa facile. Anche perchè potrebbe essere stato gettato in un luogo molto lontano da Codevigo.