giovedì 31 gennaio 2013

Italia Nostra «Torre Cardin apre le porte ai grattacieli»

Italia Nostra «Torre Cardin apre le porte ai grattacieli»
Corriere del Veneto ediz. Venezia e Mestre, giovedì 20 dicembre 2012

Scatta la denuncia contro la vendita delle aree comunali a Piene Cardin, Italia Nostra va all'attacco del Comune. Ieri il suo presidente, Marco Panini e la responsabile di Venezia, Lidia Fersuoch, hanno scritto ai carabinieri del nucleo Tutela beni culturali, al Ministero e alla Direzione per i beni artistici e culturali del Veneto. Il Palais Lumiere, per Italia Nostra, rappresenta un insulto alla città e, se realizzato, avrebbe un impatto paesaggistico devastante sulla laguna. Per questo l'associazione chiede alle autorità di intervenire a fermarlo. Forti poi del parere ministeriale che sostiene che il canale industriale ovest di Marghera è soggetto a vincolo paesaggistico, gli ambientalisti accusano Ca' Farsetti di agire contro la città. «L'autorizzazione a un intervento di questa portata rappresenterebbe un precedente gravissimo - si legge nel documento - non potendo negare ad altri quanto concesso oggi, potrebbe sorgere sul margine lagunare una corona di grattacieli con vista su Venezia, astratta dal territorio e priva di senso ambientale».

lunedì 21 gennaio 2013

Torre Cardin. Italia Nostra: «Un edificio-mostro»

Torre Cardin. Italia Nostra: «Un edificio-mostro»
Raffaella Vittadello
Il Gazzettino, Venezia 10/11/2012
Restucci (Iuav): «Palazzo fumettistico»

Per Italia Nostra il "mostruoso gigante" rappresenta "un'ulteriore manifestazione di un modo distorto di fruire delle meraviglie di Laguna e città, senza preoccuparsi dello skyline del paesaggio, riuscendo solo a stravolgerlo e a piegarlo alle esigenze del profitto. L'edificio-mostro rientra nella logica delle varie mega-navi che attraversano Venezia e delle ruote panoramiche disneyane da cui il turista può bearsi di un impatto immediato, mordi-e-fuggi, con Venezia senza curarsi minimamente di stravolgere equilibri stabiliti da secoli». Così si leggeva in un comunicato della presidente Lidia Fersuoch, preoccupata per la possibile cancellazione dalla lista dei siti Unesco di Venezia per colpa di un "abominio fuori scala, visibile ovunque da Venezia perché sovrasta qualsiasi costruzione (è più alto del campanile di S. Marco di 150 m!) e che cambierà per sempre la percezione della città". Carlo Magnani, professore ordinario di Composizione Architettonica, già preside della Facoltà di Architettura e rettore Iuav, si dichiara sorpreso: «In una città di vincoli come è Venezia poi si scopre che è tutto finto. La torre è profondamente insultante per la città lagunare, Venezia diventa una cartolina, un souvenir. L'opera non è nè fine, nè elegante. Di piano delle bonifiche non ho ancora sentito parlare. C'è una deroga anche per quelle?» Marino Folin, presidente della Fondazione Venezia 2000, pur comprendendo le ragioni economiche del Comune, ammette: «Speravo che l'Enac dicesse no a questo edificio senza qualità, ma è la politica che deve pianificare. Penso però che difficilmente sarà realizzato». Amerigo Restucci, rettore Iuav, sottolinea la responsabilità nei confronti delle generazioni future: «Mi sembra un palazzo fumettistico, che ricorda il mondo di Gordon con le piattaforme per l'atterraggio delle astronavi, catapultato in un posto che aveva già urgenza di essere armonizzato con l'ambiente circostante. Assistiamo a un proliferare successivo di varianti e alla spinta di investitori che non sempre sono benefattori per il territorio e abbiamo il dovere di tutelarlo, come ha fatto il Ministero dell'Ambiente che ha indicato di non cementificare altri terreni, ma di recuperare l'esistente. La torre poi non rispecchia alcuna corrente di architettura contemporanea ed è esteticamente ingiudicabile, si poteva ricorrere a qualcosa di più confacente».

giovedì 17 gennaio 2013

Alcuni ritrovamenti archeologici a Castello di Godego

Alcuni ritrovamenti archeologici a Castello di Godego

lunedì 14 gennaio 2013

“Quella torre non s’ha da fare mai”

“Quella torre non s’ha da fare mai”
 Tomaso Montanari
“Il Fatto Quotidiano”, 5 dic. 2012

VINCOLO PAESAGGISTICO: IL PALAZZO DI 250 METRI CHE PIERRE CARDIN VUOLE ERIGERE DI FRONTE A VENEZIA È BOCCIATO DAI BENI CULTURALI

La notizia è clamorosa: la Torre Cardin non si farà. La direzione generale dei Beni culturali del Veneto ha comunicato al Comune di Venezia che la legge dice no al Palais Lumière. Dopo mesi di dibattito si scopre che il grattacielo da emiri alto due volte e mezzo il campanile di San Marco, il superfallo che voleva violare Venezia e la sua laguna è bloccato dal più ovvio e prevedibile degli ostacoli: un vincolo paesaggistico. Quasi tutti, in Veneto, si erano inchinati al mare di quattrini del compaesano Pierre Cardin – nato Pietro Cardin a Sant’Andrea di Barbarana (Treviso) nel 1922. Il Comune di Venezia si fregava già le mani all’idea dei 35 milioni di euro che avrebbe incassato dalla vendita (da effettuarsi entro il mese in corso) dei terreni pubblici di Marghera su cui sarebbe dovuto nascere il colosso. (E, sia detto per inciso, quei milioni non sarebbero andati a finanziare progetti di recupero ambientale, ma a zavorrare il bilancio ordinario, come era già accaduto con i 40 versati da Prada per l’acquisto di Ca’ Corner alla Regina). L’Enac aveva detto che i 250 metri dell’enorme abat-jour non avrebbero dato fastidio all’aeroporto Marco Polo, anche se il limite di altezza per gli edifici in questa zona (distante 8 chilometri da Tessèra) sarebbe di 145.
Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini aveva inaugurato (insieme al governatore del Veneto, al presidente della provincia e al sindaco di Venezia) la mostra dei progetti della Torre eseguiti dal poco noto Rodrigo Basilicati, nipote di Cardin e fresco di laurea padovana con tesi appunto sulla torre. E quando il più determinato avversario del birillo luminoso (il veneziano Franco Miracco, consigliere, peraltro assai inascoltato, del ministro Lorenzo Ornaghi) l’aveva criticato pubblicamente per questa così evidente sgrammaticatura istituzionale, Clini aveva replicato con una stizza che alla luce della notizia odierna appare non si sa se più comica o più arrogante.
Last but not least, il Consiglio regionale veneto: che proprio lunedì ha consegnato a Cardin, alla Fenice e in pompa magna, il ‘Leone del Veneto 2012’. Chissà se Cardin aveva potuto leggere la lettera che il direttore regionale dei Beni culturali del Veneto, Ugo Soragni, ha inviato al Comune già una settimana fa: una lettera sigillata nei cassetti del municipio, ma che ora filtra dal colabrodo romano del Mibac. E il contenuto è una bomba. Soragni aveva chiesto all’Ufficio legislativo del Ministero come interpretare la complessa normativa sul vincolo paesaggistico che grava sulla zona sulla quale dovrebbe sorgere il gigante. In realtà non c’erano molti dubbi: ma vista la mostruosa posta in gioco (ballano oltre due miliardi di euro, tutti messi dallo stilista), era meglio assicurarsi che il Mibac non cedesse anche questa volta. E invece l’ufficio guidato da Paolo Carpentieri ha tenuto duro, e la risposta è stata netta: non c’è dubbio che «la porzione territoriale inclusa nei trecento metri dalle sponde del Canale industriale ovest in località Marghera debba considerarsi sottoposta a tutela ai sensi dell'art. 112, comma 1, lettera a del Codice dei Beni culturali e del paesaggio». Dunque, chiarisce il direttore Soragni al sindaco Orsoni, “la scrivente Direzione regionale rappresenta come sull'area interessata dall'intervento edificatorio in oggetto debba ritenersi operante il vincolo paesaggistico ex lege”. Insomma: non si può costruire a meno di 300 metri dalla riva, ma il progetto non può arretrare, perché dietro c’è una strada (via Fratelli Bandiera: una seconda volta eroici). E dunque, niente da fare: la torre si dovrà fare in Cina, dove sbavano per averla. Se finirà così (e il condizionale è d’obbligo, vista la sensibilità di questo governo verso il potere economico), sarà una incredibile irruzione del normale (la legge!) in un paese dove sembra ovvio trattare Venezia come se fosse Dubai: e infatti quasi nessuno si era posto il problema del vincolo.
Ma alla fine di ottobre, Italia Nostra aveva elencato dieci durissime ragioni per dire no alla Torre. Oltre a quelle relative all’impatto ambientale della faraonica costruzione (fondazioni, infrastrutture, fognature), l’associazione ha rilevato come l’idea “non rappresenta un modello di crescita del territorio, ma fa leva sempre sullo sfruttamento turistico di Venezia. Pierre Cardin ha detto di voler vendere i suoi appartamenti a un prezzo altissimo, due milioni, ai super ricchi della terra: non è questo di cui ha bisogno Venezia, ma di abitanti e di normalità. È poi previsto un mega albergo e un mega ristorante: crescerà ancora la pressione turistica sulla città”. Ieri è stato reso pubblico un deciso appello in cui 60 intellettuali (da Settis a Ginzburg a Rodotà, da Gregotti a De Lucia a Cervellati, da Rumiz a Scarpa a Fo) chiedono al Presidente della Repubblica di fermare “lo sproposito edilizio alto più di 250 metri” voluto da Cardin, “perché a Venezia gli interessi privati e un malinteso culto del profitto non calpestino mortalmente la legalità costituzionale”.
Già, perché la mostruosa città verticale di Cardin è solo l’ultimo atto della presa di Venezia, ormai luogo simbolo della privatizzazione selvaggia perpetrata dai cosiddetti nuovi mecenati. Il rosario si allunga: Prada che compra Ca’ Corner dal Comune; Pinault che trasforma Punta della Dogana in una show-room della propria collezione; Benetton che acquista un teatro e lo trasforma in ristorante d’albergo, realizza un centro commerciale nella Stazione Santa Lucia e ora progetta di annullare l’identità architettonica e storica di un palazzo-simbolo come il Fondaco dei Tedeschi; l’albergo Santa Lucia che raddoppia in vetro e cemento sul Canal Grande, con un progetto firmato anche da uno degli autori della Torre Cardin. Premessa e condizione per l’affermazione dello strapotere privato è la compiacente irrilevanza delle istituzioni pubbliche che dovrebbero vegliare sul bene comune. Quelle stesse istituzioni lagunari che non sono state capaci di aprire un vero confronto pubblico sul recupero della zona industriale di Marghera, di pianificare un risanamento urbano attraverso la partecipazione popolare, si prostrano all’istante di fronte ad un singolo privato che presenta un progetto faraonico fatto in casa, che si basa sull’evidente desiderio di “oltraggiare Venezia” (Salvatore Settis), modificandone per sempre lo skyline con una gigantesca torre dall’impatto devastante. Immancabilmente il dibattito pubblico si è concentrato sulla forma della torre e sul suo valore estetico, sotterrando sotto il soggettivismo dell’archistar ogni idea di città, di sviluppo sociale, di comunità. È per questo che se a fermare l’acqua alta del grande capitale senza regole, fosse, una volta tanto, la paratoia di una ‘normalissima’ legge sarebbe una rivoluzione.

mercoledì 9 gennaio 2013

Italia Nostra: «Il Ministero fermi il Palais Lumière»

Italia Nostra: «Il Ministero fermi il Palais Lumière»
La Nuova Venezia, giovedì, 20 dicembre 2012

Il ministero per i beni e le attività culturali impedisca l'approvazione del progetto che risulta in contrasto con le norme di tutela della Laguna e di Venezia». Lo chiedono al ministro Lorenzo Ornaghi, in relazione al progetto del Palais Lumiere di Pierre Cardin a Marghera, il presidente nazionale di Italia Nostra Marco Parini e la presidente della sezione veneziana Lidia Fersuoch. Secondo i vertici dell'associazione, il Palais Lumière - scrivono in una lettera ad Ornaghi - avrà un «grandissimo impatto paesaggistico devastante». Per Italia Nostra, «il Comune di Venezia cerca di piegare le norme di tutela, che pure valgono per tutto il territorio nazionale, alle proprie esigenze di bilancio essendo proprietario di gran parte dei terreni coinvolti nell'operazione edilizia». Teoricamente già domani il sindaco Giorgio Orsoni e il gruppo Cardin potrebbe siglare un'intesa per un primo via libera al progetto.

martedì 1 gennaio 2013

Gelo sulla torre di Cardin

Gelo sulla torre di Cardin
Elisio Trevisan
Il Gazzettino -ed. Venezia
 28/12/2012

Il sindaco: «Un atteggiamento che non ci dà tranquillità». Lo staff dello stilista ha proposto una caparra di "soli"800mila euro, perplessità in Comune. Il Comune si aspettava almeno cinque milioni di euro, ma dallo staff di Pierre Cardin, per l'acquisto delle aree di Marghera su cui dovrà sorgere la "Torre di luce", sarebbe arrivata un'offerta di soli 800mila euro.
«Non siamo tranquilli, ci aspettavamo di più», ammette il sindaco Orsoni.Lo staff dello stilista voleva garanzie prima di stanziare grosse cifre. «Così non si va lontani, per la caparra dovevano versare almeno 5 milioni» Cardin, sul piatto "solo" 800mila euro.

Il gruppo di Pierre Cardin ha offerto al Comune circa 800 mila euro di caparra per i terreni del Palais Lumière, niente di più. «Non so neanche se fosse vero, è una battuta che mi hanno fatto i rappresentanti del Gruppo ma non mi è stata consegnata alcuna offerta formale» afferma il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni: «Devo dire, però, che sono rimasto un po' deluso, è un atteggiamento che non ci dà tranquillità, nettamente in contrasto con l'interesse che avevano dimostrato per realizzare l'opera». Il Comune chiedeva 40 milioni di euro, tra anticipi sui costi delle aree e sulle opere di urbanizzazione, e il nipote di Cardin, Rodrigo Basilicati, ha più volte detto che suo zio non è Babbo Natale e che avrebbe pagato solo il dovuto. «Lasciamo perdere le richieste, tra l'altro legittime, limitiamoci alla caparra per le aree: per un preliminare del genere il privato normalmente versa almeno un 20% della somma dovuta, nel nostro caso il gruppo Cardin dovrebbe versarci almeno 5 milioni di euro, sempre se è seriamente intenzionato a comperare. Noi comunque siamo disposti ad andare avanti in qualsiasi momento, se davvero ci dimostrano di voler realizzare la torre». E la prima dimostrazione, oltre ai soldi della caparra, dovrebbe essere il progetto. «Non c'è. Abbiamo visto solo dei rendering e alcuni conti di fattibilità, niente di più - aggiunge l'assessore comunale all'Ambiente, Gianfranco Bettin -. Forse non sono ancora convinti di fare l'intervento». Nel frattempo cosa farete voi? «Ragioneremo con molto rigore sull'impatto ambientale dell'opera, come già stiamo facendo. Tutti la prendono sottobanco, come fosse una cosa già risolta, come se si potesse fare allo stesso modo dell'Enac, che ha concesso una deroga ad una torre alta più del doppio del consentito per norma». Quali sono i problemi ambientali da risolvere? «Innanzitutto ci sono tre falde sotterranee da attraversare, evitando che entrino in comunicazione tra loro. In secondo luogo c'è un terreno inquinato da bonificare. Solo in un punto è incontaminato ma per usi industriali, mentre se parliamo di residenze, università, cinema e quant'altro, la bonifica va fatta in tutta l'area». Non c'è, allora, solo un ostacolo economico. «Già, dipenderà dalla disponibilità delle aree e anche dagli altri problemi che si incontreranno strada facendo». Compreso quello del vincolo opposto dalla Soprintendenza ai beni culturali e paesaggistici. «Già, anche se quello non ci riguarda. Noi siamo convinti che quel vincolo non ci sia ma non dipende da noi. Forse è questo che ha bloccato Cardin e lo ha convinto a proporre un chip così basso per la caparra». Un'offerta che non è neanche da prendere in considerazione, afferma l'assessore alla Mobilità, Ugo Bergamo: «L'accordo firmato con il gruppo Cardin, ad ogni modo, deve essere presto approvato dal Consiglio comunale dopodiché l'Amministrazione veneziana avrà fatto tutto ciò che deve fare e non ci saranno più alibi per nessuno». Basilicati, amministratore delegato del gruppo di Cardin, lo considera solo una bozza di preliminare. «Per noi è un accordo vero e proprio e quando il Consiglio lo avrà approvato, poi starà a Cardin fare tutti i passi che deve fare se davvero vuole costruire il Palais Lumière; e se davvero lo vuole pronto per il 2015 dovrà correre». Nelle file dell'opposizione, intanto, Marta Locatelli del Pdl interpella l'assessore competente perché verifichi la reale fattibilità dell'operazione: «Da mesi dico che il Comune si sta muovendo con eccessiva approssimazione. II progetto da un punto di vista della sua 'bancabilità" con gli istituti di credito non è stato mai analizzato, questione che in realtà avrebbe dovuto essere prioritaria. E nonostante le premesse poco rassicuranti già si annuncia che il tram arriverà al Palais Lumière. Non è serio».