sabato 28 novembre 2009

Via i cipressi, Zanzotto: «Criminali»

Via i cipressi, Zanzotto: «Criminali»
28 NOVEMBRE 2009 corriere del VENETO

Volpago, il Comune rifà il viale e abbatte gli alberi verso il santuario. L’ira del poeta

Il Comune di Volpago taglia i cipressi a Santa Maria della Vittoria. Una scelta dettata dalla volontà di completare l’intervento di riqualificazione della località montelliana, iniziato la scorsa primavera e costato 157 mila euro, alle casse municipali. Un’opera attesa dai residenti che da anni chiedevano una piazza decorosa nella frazione, conosciuta soprattutto per il suo Santuario costruito dopo la Grande Guerra.

La rabbia del poeta

L’area, infatti, è tra le più significative del primo conflitto mondiale e proprio per questo vi sono stati piantati dei cipressi, così come in tutti gli altri luoghi «Sacri alla Patria». La strada della vicina Colonna Romana ma anche quelle che portano ai ponti che attraversano il Piave, sono caratterizzate da questa presenza, per ricordare la storia e soprattutto per onorarne le vittime.

Il Comune di Volpago del Montello ha però ritenuto che i maestosi cipressi avessero fatto il loro tempo e, pochi giorni fa, li ha fatti tagliare e sostituire, non senza fatica vista la loro mole. «Conosco bene quel luogo e ricordo i cipressi di Santa Maria – commenta il poeta Andrea Zanzotto –, ritengo che rimuovere qualcosa che ha un significato così profondo e storico, sia sempre un atto criminale e credo che non serva dire altro per esprimere quello che provo».

Gli Alpini

Parole gravi quelle di Zanzotto, anche se - sulla questione - il capogruppo degli Alpini di Santa Maria tenta di gettare acqua sul fuoco. «Non erano piante belle e poi erano poco adatte al clima del Montello – spiega Angelo Gai, Capogruppo Ana – con la neve erano pericolose, inoltre i ciclisti vi si appartavano dietro per le loro esigenze corporali: una cosa indecente visto che, come Alpini, abbiamo anche costruito un bagno pubblico per i turisti». A contestare la tesi di Gai, tuttavia, è un esperto di questioni ambientali come Umberto Zandigiacomi, presidente di Italia Nostra a Treviso: «Ho seri dubbi che i cipressi siano pericolosi poiché sono piante robuste con radici profonde, proprio grazie a queste caratteristiche si sono diffuse facilmente. L’impressione è che si modifichi in modo errato un posto che ha 90 anni di storia: dal mio punto di vista è un crimine, ma si sa: quando prevale l’ignoranza...».

Il ruolo della Provincia

Zandigiacomi ricorda poi come il Montello sia un luogo di memoria, tant’è che la Provincia ha investito molto per promuoverlo in tal senso. Per ironia della sorte, però, proprio la Provincia ha cofinanziato con 50 mila euro l’intervento del Comune, forse ignara del taglio dei cipressi monumentali.

«Cemento sul Botteniga»

I siti di pregio a rischio, comunque, sarebbero anche altri, tant’è che Anna Mirra e Luigi Calesso di «Un’altra Treviso» hanno denunciato un intervento di cementificazione su un casolare di via Botteniga a Treviso, che nel 2007 la Fondazione Benetton aveva classificato come «luogo di valore » per la sua valenza architettonica e paesaggistica. Perché dunque si chiedono i due esponenti dell’associazione - costruirci sopra un condominio? «Al danno si aggiunge la beffa – spiegano Mirra e Calesso - , nella pubblicità per la vendita degli appartamenti, infatti, la caratteristica di “luogo di valore” viene utilizzata per aumentare il prestigio della nuova edificazione. Ecosistema, valore storico e paesaggistico, peculiarità urbanistica: nulla di tutto questo rimarrà alla fine dei lavori».

Ingrid Feltrin

SCAVI A SAN ZENO. Nell’area del parcheggio altri reperti dopo le tombe «alla cappuccina»

SCAVI A SAN ZENO. Nell’area del parcheggio altri reperti dopo le tombe «alla cappuccina»
Sabato 28 Novembre 2009 - L'ARENA

Sotto piazza Corrubbio spunta un pezzo di muro

Di forma semicircolare, dovrà essere visionato dalla Sovrintendenza E martedì si riapre al traffico l’incrocio di piazza Arditi e via Marconi

Spunta un pezzo di muro sotto piazza Corrubbio, nel tratto verso via Da Vico, nel luogo in cui dovrebbe sorgere il — contestato — parcheggio interrato, misto pubblico e pertinenziale. I tecnici addetti agli scavi per verificare se sotto il terreno ci sono reperti archeologici tali da bloccare il via ai lavori, hanno trovato tracce di un muro, lungo circa tre metri, di forma semicircolare, ancora avvolto da terra e sassi.
Sarà ora la Sovrintendenza ai beni archeologici a dover verificare a che cosa appartiene quel tratto di muro, che ricorderebbe la parete di un pozzo, vicino al quale però si intravede anche un blocco di marmo che fa pensare a una colonna.
Dopo le «tombe alla cappuccina» emerse nella prima parte dei sondaggi del terreno, nel tratto di piazza Corrubbio verso piazza Pozza, giudicate di scarso valore e quindi asportate, ecco dunque un altro reperto, che dovrà essere valutato attentamente. La ditta che ha ottenuto il diritto di costruire il parcheggio, lo ricordiamo, è la Rettondini, che sta provvedendo da qualche mese ai carotaggi nel terreno.
Intanto, martedì, 1 dicembre, sarà riaperto al traffico l'incrocio tra piazza Arditi, via Manin, vicolo San Silvestro, via Marconi, essendosi conclusa la prima fase dei lavori per spostare i sottoservizi, una fase di opere propedeutiche a costruire il parcheggio pertinenziale di piazza Arditi.
«L'apertura avviene con qualche giorno di anticipo rispetto ai tempi di esecuzione previsti», spiega l’assessore alla mobilità Enrico Corsi, «che sono stati notevolmente contratti proprio per rispondere alle esigenze dei commercianti della piazza, che chiedevano la riapertura al traffico durante il periodo natalizio. Ringrazio la Sovrintendenza archeologica, Agsm, Acque Veronesi e l’impresa che sta realizzando i lavori, che grazie alla collaborazione coordinata hanno consentito di raggiungere questo obiettivo a favore della città e delle attività economiche». Il traffico in prossimità di piazza Arditi era stato chiuso il 5 ottobre. In questo periodo sono stati anche eseguiti gli scavi archeologici nell'area del futuro parcheggio pertinenziale, nel quale nel giro di due anni saranno ricavati 140 posti auto.
E.G.

Necropoli dell’età del bronzo alle porte di Nogara

Necropoli dell’età del bronzo alle porte di Nogara
28 NOVEMBRE 2009 L'ARENA

SCOPERTO DAGLI ARCHEOLOGI L’ULTIMO GUERRIERO DELL’OLMO

È l’ultimo dei 44 guerrieri che 3.500 anni fa furono sepolti con le loro spade nella necropoli dell’Olmo, a Nogara. Gli archeologi guidati da Luciano Salzani hanno rinvenuto la sua tomba nel cortile di una vecchia corte che era stata risparmiata dalle campagne di scavi condotte dalla sovrintendenza dal 2000 al 2004 e che avevano portato alla scoperta di 547 tombe tutte risalenti al periodo tra il 1400 e il 1300 avanti Cristo. Con questo rinvenimento gli archeologi ritengono di aver portato alla luce interamente la più importante necropoli dell’età del bronzo in Nord Italia.
La scoperta riguarda un popolo di guerrieri che si era insediato sulle rive del Tartaro, a nord della necropoli, che viveva di caccia e di agricoltura ma che non disdegnava, a quanto pare, l’arte della guerra come dimostra la spada lunga 68 cm.

mercoledì 25 novembre 2009

QUARTO D’ALTINO Arrivano soldi per il museo ma non bastano per riaprirlo

QUARTO D’ALTINO Arrivano soldi per il museo ma non bastano per riaprirlo
Domenica 22 Novembre 2009, IL GAZZETTINO

Dal ministero dei Beni culturali 500 mila euro per il museo di Altino, ma basteranno solo per i lavori di manutenzione. Infatti per riaprire i due fabbricati con più di mille metri quadri di spazi serve una cifra che si aggira attorno ai 10 milioni di euro. La “modesta” cifra di 500 mila euro servirà solo e soprattutto per rimettere a posto gli infissi. E così il museo che si trova nella storica via San’Eliodoro della splendida frazione vicina a Quarto d’Altino, costruito nel 1994, resterà ancora chiuso. Non si sa per quanto. Furono alcuni abitanti a lanciare l’allarme nel gennaio scorso. Il nuovo museo che dovrebbe ospitare 48.000 reperti archeologici è diventato la classica opera italiana senza fine. Tanto che gli stessi abitanti di Altino (attualmente 92 in tutto!) avevano lanciato l’idea di rivolgersi alla popolare trasmissione televisiva “Striscia la notizia”. Ci aveva provato il parlamentare Michele Vianello dei Ds nel 2003 con una cospicua richiesta di 6 milioni di euro avvenuta durante una seduta parlamentare, ma la risposta fu “picche”. Da tempo si è impegnato il consigliere comunale della Lega Nord Lewis Trevisan anche in qualità di assessore all’Ente Parco del Fiume Sile con delega al turismo. Trevisan aveva inviato dettagliate relazioni sul problema al presidente dei senatori della Lega Federico Bricolo oltre a recarsi personalmente a Roma al ministero dei beni culturali. Ormai il vecchio museo inaugurato il 29 maggio del 1960 che si avvia a compiere mezzo secolo di vita, non ha più spazi per contenere i nuovi reperti.
Ora c’è da chiedersi, quanto tempo rimarrà ancora chiusa questa struttura che ormai si sta rivelando come una cattedrale nel deserto. Eppure Altino con le sue bellezze archeologiche e paesaggistiche ed il suo collegamento con l’isola veneziana di Torcello potrebbe arricchirsi ulteriormente di turismo, settore sempre più trainante.

venerdì 20 novembre 2009

venerdì 6 novembre 2009

Castel San Pietro, presto il sì della Soprintendenza

Castel San Pietro, presto il sì della Soprintendenza
Mercoledì 04 Novembre 2009 L'ARENA

CULTURA. La Fondazione Cariverona illustra in commissione urbanistica il progetto del museo

Poi l’iter proseguirà, inizio dei lavori forse già entro la fine dell’anno Uboldi (Pd): «Con l’archeologico la collina diventi un parco museale»

Tra alcuni giorni arriverà la risposta della Soprintendenza regionale sul progetto di riqualificazione di Castel San Pietro e quindi l’iter proseguirà spedito tanto che i lavori potrebbero partire già prima della fine dell’anno. È quanto è stato comunicato alla commissione Urbanistica dai progettisti Stefano Gris ed Elisabetta Bedeschi che, insieme al responsabile dell’ufficio tecnico di Fondazione Cariverona, Renzo Avesani, hanno illustrato il progetto.
Il piano della ristrutturazione che trasformerà l’ex caserma austriaca, ceduta nel 2006 dal Comune alla Fondazione per circa 11 milioni di euro, in un museo d’arte moderna e contemporanea, è stato presentato alla Soprintendenza di Venezia il 15 ottobre scorso e i progettisti si attendono un parere positivo a giorni. Nel frattempo la Fondazione è già andata avanti con la progettazione ed è praticamente pronta per aprire il cantiere che durerà due anni e che costerà circa 15 milioni di euro.
Gris ha spiegato nel dettaglio il futuro di Castel San Pietro, soffermandosi in particolare sulla cisterna viscontea che diventerà il fulcro multimediale dell’intero percorso museale, e sul ripristino della funicolare con la creazione di una nuova stazione di arrivo. E proprio sulla funicolare si sono concentrate le maggiori curiosità da parte dei consiglieri.
Roberto Uboldi (Pd), lanciando la proposta di collegare al futuro museo d’arte moderna e contemporanea anche il vicino museo archeologico, tramite una convenzione che trasformi la collina nel «piatto forte della cultura cittadina», ha chiesto lumi sulla scelta della funicolare piuttosto che sulle ipotesi di ascensore e scala mobile. Il progettista ha spiegato che si è voluto ripristinare la situazione originale perché costituirebbe un minor impatto visivo. Inoltre ha aggiunto Gris, «è previsto sul lato sinistro della funicolare un piccolo parcheggio, ma sarà oggetto di un progetto integrato anche perché ci sono da risolvere questioni di proprietà».
E proprio sulla proprietà, ancora comunale, della vecchia stazione di partenza della funicolare, si è invece espresso Francesco Spangaro (Lista Tosi) ricordandola come storica sede del Teatro Laboratorio e chiedendo l’eventuale convivenza sia dell’attività teatrale che della funivia. Avesani ha risposto: «Ci sono delle difficoltà tecniche, ma in ogni caso sarà necessario trovare un accordo con l’amministrazione comunale che è proprietaria dello stabile».
G.C.

Sospeso il taglio delle robinie di San Zeno

Sospeso il taglio delle robinie di San Zeno
Giovedì 05 Novembre 2009 L'ARENA

VERDE PUBBLICO. Motoseghe ferme sulle Regaste dopo l’abbattimento delle prime 14 piante. Dubbi anche sugli stalli attorno all’Arena: «Una scelta poco felice»

La Soprintendenza, che ha anche compiti di tutela paesaggistica, blocca tutto dopo aver ricevuto la petizione con 600 firme. Ora si aprirà un confronto con il Comune

Motoseghe ferme. La Soprintendenza ha bloccato il taglio delle robinie alle Regaste di San Zeno e ha chiesto al Comune di visionare la perizia del 2006 sulla base della quale Amia, che ha in gestione il verde cittadino, aveva stabilito di abbattere 24 piante. (14 sono già state tagliate). Contestualmente, ha incaricato il Corpo forestale dello Stato di preparare una relazione sullo stato di salute degli alberi e poter così incrociare i dati e valutare la bontà dell’intervento. Evidentemente, le manifestazioni di protesta e l’attenzione che l’informazione locale ha dato alla vicenda delle robinie non è passata inosservata a palazzo Dogana, dove, però, la decisione di intervenire deve aver subito un’accelerazione dopo che lunedì scorso sulla scrivania del soprintendente Andrea Alberti è arrivata una petizione promossa dalle associazioni Amici della Terra e Movimento non violento con 600 firme di cittadini contrari al piano di abbattimento. E la Soprintendenza, che come prevede il Codice dei beni culturali, ha anche il compito della tutela paesaggistica, è passata all’azione.
Con diplomazia ovviamente. Il piano di abbattimento degli alberi ora verrà discusso in accordo con Palazzo Barbieri, e probabilmente questo rappresenta il primo atto di una nuova stagione di cooperazione con il Comune. L’Amministrazione si è mostrato molto disponibile al confronto anche perché i nodi da risolvere non sono pochi. Se per piazza Corrubbio la Soprintendenza non ha potere di intervento visto che, fatto salvo l’eventuale ritrovamento di reperti archeologici, ha dato via libera al progetto del parcheggio (il 27 agosto di quest’anno Sabina Ferrari, l’ex soprintendente ha dato il nulla osta), rimangono sul piatto vari problemi, tra i quali spicca quello recente degli stalli per la sosta a ridosso dell’Arena.
E sul quale Alberti, il soprintendente in carica da settembre, e che oltre a Verona segue con lo stesso ruolo anche le provincie di Brescia, Mantova, Cremona, Rovigo, Venezia, cerca di venire a capo con «savoir faire». Sa che molto spesso l’istituto che rappresenta invece che essere apprezzato e difeso - oltre a essere stato messo in ginocchio dalla politica che gli ha tolto nel corso degli anni sempre più fondi e personale - è visto come un carrozzone inutile che tutela solo «4 sassi». E non vuole di certo sbattere i pugni sul tavolo. Nemmeno quando si tratta di provvedimenti come quello voluto dall’assessore Enrico Corsi. «Ne stiamo discutendo col Comune», dice Alberti. E aggiunge: «Questa dei parcheggi attorno all’Arena non è stata una delle scelte più felici. Diciamo che probabilmente ci sono casi in cui la voglia di fare porta a sottovalutare questioni importanti come la salvaguardia e la tutela dei monumenti». «Vediamo», conclude, «i segnali per il confronto sono positivi, si è stabilito un importante contatto e questo va benissimo considerato che su certe cose finora si era imposta piuttosto una non relazione tra Comune e Soprintendenza».