martedì 16 giugno 2009

«Non rendiamo Venezia come Disneyland»

«Non rendiamo Venezia come Disneyland»
Marco Dolcetta
Il Tempo 08/06/2009

Il nuovo simbolo di Venezia come lo intende Francoise Pinault, il magnate francese che anni fa ha acquisito Palazzo Grassi, ed oggi la Punta della Dogana, è una rana. L'animale è tenuto per una zampa da una mano destra di una statua di un adolescente dell'altezza di 2,5 metri in acciaio inox dipinto di bianco. È l'allegoria della fortuna, l'adolescente è una opera richiesta da Pinault all'artista Charles Ray. La vecchia allegoria della fortuna è una donna posata su un globo nel XVII secolo, sulla torre pensata dall'architetto Benoni che ricorda ai veneziani che, come i mari e i venti, la fortuna è capricciosa. Questa è l'allegoria della vecchia Punta della Dogana. Sono andato fra quelle statue, in una sala della Punta della Dogana, sotto il cavallo di Maurizio Cattelan. Con me c'era Pierre Rosenberg, già Direttore del Louvre, e che alterna la sua residenza oggi fra la rue De Vaugirard, a Parigi, e Dorsoduro a Venezia. «È per l'occasione dell'inaugurazione storica di questo straordinario ambiente, finalmente rimesso a disposizione di tutti qui a Venezia, parlo della Dogana Vecchia. Non amo affatto tutto l'insieme delle manifestazioni mondane che durano un weekend e fanno rassomigliare Venezia a una Disneyland per presunti intellettuali, cosa che da un forte senso di frustrazione agli abitanti. Sa, non sono rimasti molti, nella Venezia di tutti i giorni, quella che io amo molto». Pierre Rosenberg, lei è stato l'artefice per tanti decenni della ristrutturazione del Louvre e addirittura per la intelligente formula di esportazione a livello internazionale del modello museale del Louvre. «È mia intenzione continuare nonostante la mia non più tenera età a girare per il mondo al fine di mettere a disposizione la mia esperienza per vari musei esistenti o che verranno. Oggi stesso parto per Mosca, poi faccio sempre ritorno a Parigi e Venezia. Altre iniziative che intendo portare avanti è quello di integrare con dei miei numerosi interventi, videoregistrati anni fa da Federico Zeri sulla storia dell'arte internazionale attraverso i secoli...io ero un grande amico di Zeri e mi aveva fatto grande piacere che, negli ultimi anni della sua vita, fosse potuto diventare un accademico delle arti, anche in Francia, dove ancora oggi viene considerato uno dei massimi conoscitori dell'arte». Lei ha una concezione tradizionale della d'arte, un uomo di cultura completo, si potrebbe stare delle ore a discutere con lei di letteratura antica, ma anche contemporanea, di cinema, di teatro e anche di poesia. «Ezra Pound abitava a poche centinaia di metri da casa mia, proprio là, vede...…».

Referendum a Venezia per abolire il Carnevale

Referendum a Venezia per abolire il Carnevale
LÉON BERTOLETTI
Libero 11/06/2009

VENEZIA Non volano pugni né bottiglie, tantomeno parole sconce. Tuttavia la polemica resta degna diemingway, anche perché nasce tra i tavolini dell'Harry's Bar. Il patron del mitico locale veneziano, Arrigo Cipriani, ha preso carta e penna e scritto al Gazzettino parole di fuoco contro uno degli appuntamenti sacri eintoccabili della città: il Carnevale. «Un evento che evidenzia lo specchio del becero tramonto del pensiero e del gusto» ha annotato il celebre oste. Scatenando una bufera lagunare. Per Cipriani, «il Carnevale dello scorso febbraio è stato l'ultimo volgare schiamazzo dell'idiozia. E speriamo sia l'ultimo!». Ma sì, aboliamolo. Dopotutto, «il gregge camevalesco alla ricerca di un pastore prescelto da un ente di ispirazione televisiva ha toccato il fondo del cattivo gusto e della scernenza». Certo, «ben poche speranze si sarebbero potute riporre in chi aveva inventato il bacio comandato alla mezzanotte di Capodanno e la musica da discoteca per accompagnare i fuochi del Redentore». Ma adesso queste «squallide far- se» hanno proprio stufato. Fine, per cortesia. «Si dimentichi il Carnevale e si intensifichi invece una serie di spettacoli teatrali a tutto campo». Si dica «basta ai costosissimi megaeventi calati dall'alto per l'appagamento dei sudditi, la distruzione del buon- gusto e delle pietre e l'impinguamento di borse pubbliche e private». il sindaco, Massimo Cacciari, è un ifiosofo e la prende a modo suo. «Sono pronto a sospendere la prossima edizione della manifestazione se questo sarà il volere della città» è la reazione. «Mi rendo conto che questi eventi possono apparire popolari a certi snob, parola che è un acronimo dell'espressione latina sine nobilitate . E possibile che ad alcuni snob il carnevale non piaccia». Dunque, «invito i quotidiani locali a riproporre una consultazione tra la gente a proposito del gradimento o meno del Carnevale. Se la città dichiarasse di essere contraria alla manifestazione, l'amministrazione comunale non potrebbe che prenderne atto e decidere di non organizzare pi nulla. Poi qualcuno glielo andrà a spiegare agli esercenti pubblici e agli albergatori». Altro giro, altra corsa. «Non sono affatto uno snob» replica Cipriani. «Tra i miei due nonni, uno fabbricava gli stuzzicandenti con il temperino e l'altro faceva il muratore in Germania. Non sono contro il Carnevale in generale, ma contro questo: imposto dall'alto, con un tema idiota, con una piazza San Marco assordata da musica orrenda, con migliaia di persone vestite normalmente che vengono a vedere uno sparuto gruppo di gente in costume del Cinquecento». Insomma il corpo, i corpi anzi, ma non l'anima. Franco Maschietto, presidente dell'Associazione veneziana albergatori, risponde seccato. «Mi infastidisce che Cipriani abbia detto queste cose» dichiara. «Certo, si tratta di una provocazione. Maè troppo facile criticare senza mettersi in gioco. Venezia, come altre realtà, sta vivendo un momento di crisi. Abbiamo bisogno di fare in modo che la gente arrivi. Queste manifestazioni portano risultati». I numeri sembrano dalla sua parte. il Carnevale Sensation 2009 è stato il pi partecipato degli ultimi sette anni, con circa un milione di presenze. Alberghi pieni al 95 per cento nel primo fine settimana, all'80 per cento nel secondo. A ruba i biglietti dei vaporetti. «Anche Cipriani vive di Referendum a Venezia per abolire il Carnevale Grande business o volgare confusione? Arrigo Cipriani attacca la kermesse: è la rovina della città. Cacciari ribatte: se la gente vuole, pronto a cancellarla. E parte il sondaggio sui quotidiani locali *** farse» buongusto pane e turismo» sottolinea Ma- schietto. «Dovrebbe riflettere prima di fare queste strombazzate. Oltretutto, non si pu immaginare un Carnevale tutto veneziano, senza l'importante presenza di queffi che amo definire i residenti occasionali della città, cioè i turisti». 11 commento trova eco in Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Venezia. «Un evento come il Carnevale non soddisferà mai il veneziano» dice. Spiega che «il problema è un altro: dare risposte a chi arriva e fare in modo che le persone impegnate a vario titolo in un'attività siano in grado di sopravvivere proprio grazie all'apporto del turismo». Se poi, a livello orgaiiizzativo, «qualche imperfezione c'è, si possono cercare e trovare soluzioni per risolvere e migliorare le centinaia di iniziative presenti, oltre al Carnevale». L'acqua alta sembra scendere.

Negrar (Verona). È guerra contro i campi sportivi davanti alla villa

Negrar (Verona). È guerra contro i campi sportivi davanti alla villa
Martedì 16 Giugno 2009 PROVINCIA Pagina 22 L'ARENA


La Regione ha già dato il via libera

Massignan: «Chiederemo aiuto alla Soprintendenza Il territorio e i suoi tesori vanno salvaguardati»

Levata di scudi contro la decisione della Regione di dare l’ok alla realizzazione dei campi sportivi davanti a una villa veneta. E ora si spera nella Soprintendenza e in un nuovo sindaco. «Ci muoveremo nella sede della Soprintendenza, perché venga ampliato il vincolo attorno alla quattrocentesca villa veneta, detta Palazzo Bertoldi», attacca Giorgio Massignan di Italia Nostra. «L’importanza di una villa veneta è determinata anche dall’area che la circonda. Non vi si possono costruire attorno case e campi sportivi. Una pubblica amministrazione che si rispetti guarda a queste cose: dove sono finite le promesse di salvaguardare il territorio?». E continua: «Vi sono tanti luoghi dove realizzare i campi sportivi: bisogna farli proprio lì? Vi sono interessi privati e la solita volontà di speculare con le case, ecco perché si trovano tutte le giustificazioni a questa operazione. Ennesimo caso di “negrarizzazione”». E aggiunge: «Come si fa a costruire i campi sportivi, con tutto il traffico che attireranno, in una strozzatura della strada, causando problemi di traffico enormi sulla strada statale e vicino alla curva? Voglio sperare che un assurdità simile non venga realizzata». Tra le tante lamentele si leva anche la voce di Pieralvise di Serego Alighieri, presidente dell’associazione Salvalpolicella: «Ecco un altro esempio di come sia considerato oggi in Veneto il patrimonio paesaggistico, storico e achitettonico. È curioso leggere le dichiarazioni del sindaco uscente, che ci rassicura sulla “mancanza di impatto” della realizzazione degli impianti sportivi di fronte a villa Bertoldi: non dimentichiamo che oltre ai campi sportivi sono previsti 13 mila metri quadrati di insediamenti residenziali e abitativi.
Com’è possibile che non ci sia impatto? Ed è quanto meno curioso pure che la Regione abbia approvato una simile iniziativa. Non solo ha approvato i nuovi campi sportivi, ma anche i nuovi condomini. A questo punto non resta che sperare in un futuro sindaco, coraggioso, che abbia il fegato di stracciare il progetto e dare un importante segnale di inversione di rotta sulla gestione del territorio. Per la comunità di Negrar sarebbe forse l’ultima occasione di modificare in positivo l’immagine generalizzata del paese». E spulciando il piano territoriale regionale, Serego sottolinea cosa dice il documento regionale a proposito di Ville Venete: «La Regione d’intesa con l’Ente regionale ville venete favorisce l’elaborazione di strategie per la tutela delle stesse, alla salvaguardia dei contesti paesaggistici storicamente connessi, alla promozione della loro conoscenza». G.G.

giovedì 4 giugno 2009

Distributori in città, Coca-Cola si ritira

Distributori in città, Coca-Cola si ritira
Ma. Co.
Corriere del Veneto 03/06/2009

VENEZIA — Il piano pro­gettato da mesi e poi saltato al momento della firma. Le polemiche sollecitate e solle­vate da buona parte dell’opi­nione pubblica. Poi il bando. Che in origine doveva essere pronto dopo una settimana e invece ha visto la luce un mese dopo. Insomma, un polverone troppo grande an­che per una multinazionale come Coca-Cola. E l’azienda dice no. Non parteciperà alla gara comunale per i circa du­ecento distributori da piazza­re tra uffici e imbarcaderi. «Abbiamo altre priorità» conferma Alessandro Magno­ni, direttore affari generali di Coca-Cola Hbc Italia. Ma la competizione non andrà per questo motivo deserta. A contendersi la partita (oggi dovrebbe esserci l’apertura delle buste) due soggetti. A quel che si dice due leader di un settore che attualmente, per fatturati e copertura, è guidato dalla Ivs Italia.

Sventato per Ca’ Farsetti il pericolo di ricominciare tut­to daccapo, magari attraver­so una trattativa privata, ben presto nei 13 imbarcaderi dell’Actv e nelle motonavi ar­riveranno quindi i distributo­ri automatici che dovrebbe­ro portare nelle casse del Co­mune qualcosa come cinque milioni in cinque anni. Euro più, euro meno. Perché anco­ra non si sa quanto i due gruppi abbiano deciso di in­vestire rispetto alla base d’asta, fissata appunto in cin­que milioni. «Per noi cambia poco — dice il capo di Gabi­netto Maurizio Calligaro — il fatto che non ci sia Co­ca- Cola ha importanza relati­va. L’aspetto fondamentale è che il bando non andasse de­serto e a quanto pare questo pericolo non c’è». A meno di sorprese dell’ultim’ora (fa fe­de il timbro postale) dovreb­bero essere due le società che si contendereanno la piazza veneziana a colpi di distributori automatici. Boc­che cucite sui nomi, e in fon­do la cosa ha importanza re­lativa. Se non fosse che, co­me previsto dal bando, il vin­citore entrerà di diritto nel­l’esclusivo club degli Amici di Venezia. Dando un occhio a fatturati e distribuzione (la gara parlava di almeno 20 milioni di fatturato e di 500 distributori in esercizio) ai primi due posti troviamo Ivs Italia che ha un fatturato di molto superiore ai 100 milio­ni, e il gruppo Argenta. An­che se nelle ultime settima­ne sono stati numerosi i so­pralluoghi effettuati negli imbarcaderi Actv e non solo da parte delle due società. In attesa di veder installati i di­stributori — sperando che la partita non si risolva, come altre in città, con un pari e patta — sulla vicenda rimar­rà l’alone Coca-Cola. Risalita di recente alle cronache per via dello spot «sulla felicità» criticato da Caorle e dintor­ni, la multinazionale di At­lanta non ha evidentemente digerito l’affaire Venezia e ha deciso di fare ugualmente il sopralluogo ma alla fine di non partecipare alla gara. «Abbiamo altre priorità — conferma il direttore affari generali Coca-Cola Alessan­dro Magnoni — in bocca al lupo ai partecipanti ma noi non ci saremo. Altri obietti­vi? Sì, e stiamo chiudendo in questi giorni».