giovedì 25 marzo 2010

Carriolata anche a Verona: sacchi di terra contro il «traforo delle Torricelle»

Carriolata anche a Verona: sacchi di terra contro il «traforo delle Torricelle»
Paola Bonatelli
il manifesto 21 marzo 2010, p. 15

MOVIMENTI
Carriolata anche a Verona: sacchi di terra contro il «traforo delle Torricelle»
L'Aquila ha fatto scuola: con carriole, calessi, animali e piante, oggi in piazza contro il progetto di autostrada cittadina a pedaggio
Pa. Bo.

VERONA
Le carriole de L'Aquila hanno fatto scuola e oggi pomeriggio 441 carriole trasporteranno altrettanti sacchetti di terra al centro di Verona, sotto il municipio. Nei sacchi la terra dei campi dei 441 soggetti, tra agricoltori, cittadini proprietari di case e aziende, che saranno espropriati dei loro beni per consentire la realizzazione del faraonico "traforo delle Torricelle", in pratica un'autostrada cittadina a pedaggio, che dovrebbe - nelle intenzioni dell'amministrazione comunale retta dal sindaco leghista Flavio Tosi - smaltire il traffico urbano di attraversamento in direzione nordest-nordovest e viceversa. Oltre alle carriole, vere e di cartone, in piazza ci saranno alcuni calessi trainati da pony, stie con galline e oche (finte), piante vive e piante morte, simbolicamente il "prima" e il "dopo" traforo, che verrà documentato anche con un video (l'appuntamento è alle 11.30 alla chiesa di San Rocco per un risotto alla contadina, alle 14.30 a porta Palio parte la marcia delle carriole).
Paola Fontana, titolare di un'azienda florovivaista in quel di Parona, frazione situata lungo il fiume Adige che sarà interessata dal mega-progetto in cantiere, è una dei 441. Quando la raggiungiamo al telefono, sta preparando i sacchetti di terra da portare alla manifestazione: «Stiamo mettendo sui sacchi di terra un adesivo con il numero di foglio del mappale relativo all'appezzamento che verrà espropriato. Nel coordinamento degli espropriandi ci sono aziende come la mia, molti viticoltori con vigneti doc e, aldilà del fiume, coltivatori di kiwi. Ma anche proprietari di abitazioni che saranno demolite».
I 13 km del passante si snoderanno attraverso una delle zone più pregevoli della città, sia dal punto di vista naturale che da quello artigianale e agricolo, bucando le splendide colline che circondano Verona a nord e «rubando alla natura e alle persone - informa il Coordinamento - 360mila metri quadrati di terra, a cui vanno aggiunti quelli per le opere di compensazione, più di 40 campi da calcio. Non solo: l'amministrazione sostiene che sopra il tunnel continueranno a crescere le rose ma nasconde ai cittadini che solo il 34% del percorso sarà in galleria o in trincea coperta, mentre più di 9 km saranno a cielo aperto, a fianco di case, scuole, asili».
E non è tutto: l'"affaire" traforo, uno dei tre grandi business di spartizione del territorio veronese, sostenuto soprattutto dalla Lega - gli altri due, "Motorcity", l'autodromo a sud della città, e la sistemazione dell'enorme area delle ex Cartiere, sono appoggiati rispettivamente da An e Pdl - continua a mietere vittime. Alberto Sperotto, il presidente del Comitato dei cittadini contro il traforo che da mesi chiede un referendum consultivo sulla grande opera ed oggi sarà in piazza, è alla seconda denuncia da parte del sindaco Tosi. Nonostante la costituzione dell'Associazione cittadini per il referendum, tra i cui promotori brillano illustri nomi di magistrati, docenti universitari, medici, prelati, il Comune si ostina a tenere le posizioni. Niente referendum, perché qualsiasi attività inciderebbe sulla fase pre e post elettorale. Un'interpretazione bacchettata anche dal tribunale civile scaligero, che ha parlato di «lesione dei diritti dei cittadini», emettendo un'ordinanza contraria alla posizione dell'amministrazione comunale.
Uno scenario fosco, in cui qualcosa di positivo comunque c'è e sta nel "risveglio" di una coscienza ambientalista e civica in senso lato. Non solo per l'emergenza dell'autostrada che passa nel proprio giardino, ma per l'acquisita consapevolezza - come dice Paola Fontana - che «la qualità della vita delle generazioni future non ha prezzo».

Là dove c’era l’erba c’è una città

Là dove c’era l’erba c’è una città
Mercoledì 24 Marzo 2010- L'ARENA

FOTOGRAFIA. Il volume curato da Michela Morgante documenta la storia del quartiere

Oggi alle 17 all’auditorium Giulio Bisoffi della Cattolica assicurazioni in via Calatafimi 10A (Borgo Trento) verrà presentato il volume Borgo Trento, un quartiere del Novecento tra memoria e futuro, a cura di Michela Morgante. La pubblicazione segue la mostra fotografica e documentaria sulla storia del quartiere tenutasi all'Arsenale nel novembre 2008. La ricerca all’origine dell’iniziativa, promossa dall'associazione Anziano e Quartiere, si propose ricostruire identità di un borgo che pare condannato all'anonimato.
Il volume, oltre 200 pagine illustrate, restituisce la grande mole di materiale fotografico e documentario prevalentemente inedito rinvenuto dai partecipanti nel corso del laboratorio, esplorando archivi pubblici e collezioni private e le vecchie annate dell'Arena. Il volume sarà distribuito in omaggio ai partecipanti al termine della presentazione.
Come già la mostra, anche la pubblicazione è una passeggiata fotografica nei luoghi-chiave del quartiere — via Nino Bixio, lungadige Matteotti, piazzale Cadorna, l'Arsenale, via IV Novembre, piazza Vittorio Veneto— ripercorsi in sequenza cronologica, secondo l'urbanizzazione del Borgo, tra i primi del secolo e la metà degli anni Settanta. Nei due saggi introduttivi. Michela Morgante e Maddalena Basso inquadrano le vicende urbanistiche del quartiere veronese sullo sfondo degli sviluppi più generali dell'architettura italiana del Novecento, con particolare riferimento all'edilizia abitativa per la media e piccola borghesia.
Molte le suggestioni offerte dall'ampio materiale compreso nella sezione iconografica del volume, con curiosità di carattere storico-documentario come le fotografie originali del complesso di villini per i Postelegrafonici, oggi per larga parte andato perduto, oppure il primo progetto per l'edificio «a ponte» all'imbocco di viale della Repubblica (firmato da Angelo Invernizzi ed Ettore Fagiuoli, la stessa coppia che in quegli anni disegna la casa del Girasole di Marcellise), e ancora le immagini del frequentatissimo chiosco della gelateria Pampanin nei giardini fuori da ponte Garibaldi, i disegni dell'architetto istriano Bruno Milotti per la chiesa di San Pietro Apostolo in piazza Vittorio Veneto («la Grosta de Formaio») recentemente ristrutturata e un'ampia documentazione sulla costruzione del famoso condominio «dei Spàrasi» a metà di via IV Novembre (1952), quello con i loggiati a colonne al posto della facciata, progettato da Gianfranco Bari. Dopo il tramonto dell’iniziale progetto di costruire una «città giardino», con il boom del secondo dopoguerra, si assiste a una omologazione dal basso. «Catapecchie di lusso»: così il soprintendente Piero Gazzola sentenziò delle nuove cortine di palazzi, che hanno tolto alla Verona storica la vista del Baldo. Se in precedenza il disordine urbanistico aveva comportato una varietà di soluzioni stilistiche non priva di qualche esito felice, a quel punto si impone la monotonia di grandi edifici, salvo eccezione privi di pregi estetici.
Il libro colma un vuoto storiografico. Un libro da leggere, da guardare e da meditare. Soprattutto da chi in Borgo Trento vive, perché, dopo averne ripercorso le vicende, si accorgerà di guardare in modo diverso ciò che ha visto un'infinità di volte.

giovedì 18 marzo 2010

Ancora polemiche, lunedì in Consiglio comunale, sulla cementificazione del territorio.

Ancora polemiche, lunedì in Consiglio comunale, sulla cementificazione del territorio.
18 MARZO 2010, IL GAZZETTINO ONLINE

Ancora polemiche, lunedì in Consiglio comunale, sulla cementificazione del territorio. Sott’accusa la variante al Prg proposta per l’area del vecchio centro civico di Olmo (4.626 metri quadrati) di cui è prevista l’alienazione a destinazione ricettiva: dovrebbe sorgervi un albergo di 24mila metri cubi. Come spiegava l’assessore Molena si concede di fare parcheggi interrati e la deroga sulla distanza da cui il futuro edificio dovrà stare dalla strada, la Sp 38: da 20 a 5 metri. Il tutto per rendere l’area più appetibile per il privato, «dando anche una maggiore flessibilità per realizzare uno stabile bello» ha chiarito Matteo Campagnaro (Pd): idem Gioppato (Pd). «Potremo mettere all’asta l’area ponendo il privato nelle condizioni di fare una proposta, perché con le attuali distanze e la vicinanza di altre costruzioni sarebbe difficile costruirvi un albergo. Ogni progetto dovrà comunque sempre passare in consiglio» ha chiuso Molena.
Ma la minoranza ha criticato il provvedimento e la cubatura dell’albergo, ritenuta eccessiva. «La Sp 38 è trafficata, quella zona di Olmo è stata già oggetto di pesante edificazione: altri 24 mila metri cubi sono già tanti ma questa soluzione sarà ancor peggiore come impatto. Così si continua a rovinare il territorio» lamentava Bernardi (Pdl) chiedendo almeno di stare a 10 metri. Michieletto (Gente comune) ha anche messo in dubbio la variante dal punto di vista normativo. «Dare modo di fare tale edificio a 5 metri da una Provinciale e cassando l’obbligo dei parcheggi alberati significa che siamo alla desertificazione dell’urbanità. Mi vergogno di essere in un consiglio che vota tali atti» ha sbottato Rigo (Pdl).
Critiche pure dalla Lega, ma anche dalla consigliera del Pd Francesca Trevisan, che ha accusato l’amministrazione di voler «liquidare con leggerezza modifiche alle attuali previsioni e norme del Prg, di non vi è alcuna necessità». Alla fine la variante è passata coi voti di tutta la maggioranza eccetto Trevisan, contraria come il centrodestra.

mercoledì 17 marzo 2010

Veneto, la Madonna è un business un giro turistico tra le apparizioni

La Repubblica 17.3.10
Veneto, la Madonna è un business un giro turistico tra le apparizioni
La Lega: itinerario tra santuari e cappelle votive. Cacciari: disgustoso
di Roberto Bianchin

Tour in nove tappe tra le province di Treviso e Venezia organizzato dagli enti locali
Il ministro Zaia: se vinco le elezioni inserirò le radici cristiane nello statuto regionale

VENEZIA - Se ne stava sulla spiaggia a guardare il mare, Natalino. Non aveva ancora compiuto quattordici anni, e faceva il pescatore sull´isoletta di Pellestrina, una lingua di terra tra mare e laguna. Quando gli apparve una donna bellissima, mai vista prima, che lo chiamò, «vien qua fio», e gli parlò in dialetto. Gli disse di andare dal parroco e di fargli celebrare delle messe per le anime del purgatorio, «se volemo aver vitoria». Si racconta che Natalino Scarpa De Muti obbedì alla Madonna, e la flotta della Serenissima sconfisse vicino a Corfù i Turchi che erano ormai giunti alle porte dell´Adriatico. Era il 1716.
È una delle "apparizioni mariane" approvate e celebrate dalla Chiesa. Una delle molte. Nel corso dei secoli la Madonna sarebbe apparsa almeno una decina di volte nel cattolicissimo Veneto. E non dev´essere un caso se a due amministratori della Lega, il partito che più ha raccolto l´eredità popolare della Dc, è venuta la brillante idea di mescolare sacro e profano, fede e affari, varando un percorso turistico-religioso sui «luoghi del culto mariano», incentrato su un itinerario delle apparizioni in nove tappe. «La fede e il pellegrinaggio sono stati per molti secoli le principali forme di visitazione pacifica del mondo - spiegano i promotori dell´iniziativa, il vicepresidente della giunta regionale Franco Manzato e il presidente della Provincia di Treviso Leonardo Muraro - non c´è dunque contrasto tra religione e turismo. Recuperare e valorizzare i cammini religiosi costituisce anzi un´operazione culturale e di civiltà, identitaria per il Veneto in un mondo che sembra voler diventare asettico rispetto alla propria storia». Infatti il ministro Luca Zaia promette che, se sarà eletto governatore, inserirà nello statuto della Regione le "origini cristiane" del Veneto. Ma la nuova "crociata" della Lega non è gradita a molti. Massimo Cacciari, uomo che dialoga da sempre col mondo cattolico, l´accoglie con una smorfia di fastidio. «La Lega che si appropria della fede è una strumentalizzazione così bassa e meschina che non avrà alcuna influenza su niente e nessuno, e sicuramente sortirà l´effetto opposto a quello sperato». Per il sindaco di Venezia, la Lega «è estranea a ogni sentimento cristiano». E la loro idea di organizzare addirittura i pellegrinaggi «non merita alcun commento, tanto è disgustosa».
La leggenda della fede riscritta in salsa leghista racconta che la Madonna apparve sette volte in provincia di Treviso, due in quella di Venezia. A Robegano guarì, nel 1534, una fanciulla storpia, di nome Costantina, mentre a Motta di Livenza, quando nel 1510 apparve a Giovanni Cigana, un contadino di 79 anni, beneficò di «misericordia e perdono» tutta la popolazione. «L´uomo si arrestò colpito da una visione celeste - raccontano le antiche cronache - una giovane vestita di bianco se ne stava seduta sul campo di grano ancora verde». Al santuario di Motta sono iniziate in questi giorni, con la benedizione del Papa, le celebrazioni dell´anno giubilare nel quinto centenario dell´apparizione. A Conscio, vicino a Casale sul Sile, la Madonna guarì ancora. Era il 1451 quando apparve a Graziosa Tabarel, che faceva la guardia ai porci, era storpia e soffriva di disturbi mentali. La Madonna la guarì di tutti i suoi mali e le fece il dono della profezia. Graziosa predisse altre battaglie della Serenissima. Ma stavolta, solo sconfitte. Un´altra guarigione miracolosa fu quella di una fanciulla sordomuta a Bonisiolo, vicino a Mogliano Veneto, quando la Madonna le apparve nel 1470. A Maserada si palesò invece nel 1722 a una fanciulla, Zanetta Bariviera, annunciando che avrebbe protetto la popolazione dalle malattie e dall´inondazione del Piave, mentre a Crespano nel XIII secolo si manifestò a una pastorella sordomuta guarendola, e a Villanova d´Istrana apparve sopra un pioppo a una ragazza storpia «liberandola dalla sua infermità». A Castello di Godego si fece vedere addirittura due volte: a Pietro Tagliamento nel 1420 e poco dopo «a tutto il popolo convenuto». Ora i leghisti si aspettano che migliaia di fedeli affollino festanti i magici luoghi delle apparizioni. E che scoprano, insieme ai misteri della fede, anche la bontà dei prodotti del territorio.