sabato 28 giugno 2008

Subito un piano per il paesaggio Veneto

Subito un piano per il paesaggio Veneto
Il Resto del Carlino – Rovigo 27/6/2008

Il governatore Galan incontra il ministro Bondi

PER IL VENETO «c'è la necessità e l'urgenza di definire un piano paesaggistico che rifletta le linee guida del codice Urbani e sia frutto della collaborazione tra tecnici regionali e funzionari e dirigenti delle soprintendenze». E' quanto hanno stabilito ieri, in un incontro a Roma, il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e il Presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan.
A QUESTO proposito, informa il ministero con una nota, un gruppo di lavoro Ministero-Regione Veneto è già all'opera «per identificare obiettivi e metodologie per la realizzazione del piano che si auspica possa essere siglato entro settembre». Nell'incontro di ieri mattina — prosegue la nota — Bondi ha condiviso con Galan l'opportunità di «invitare le due fondazioni lirico sinfoniche del Veneto, l'Arena di Verona e il Teatro la Fenice di Venezia, a maggiori sinergie organizzative e produttive».
GALAN ha illustrato poi le attività per le celebrazioni del cinquecentenario della nascita di Andrea Palladio nonché la mostra che sarà inaugurata a settembre in Palazzo Barbaran da Porto a Vicenza e ipotizzato un accordo tra Regione Toscana e Regione Veneto per le celebrazioni dell'anno galileiano nel 2009, ipotesi che il Ministro — si sottolinea nella nota — valuta con favore.

IL PRESIDENTE della Regione Veneto ha sottolineato infine al ministro quanto la realizzazione del nuovo Palazzo del Cinema al Lido sia «prioritaria per Venezia e la Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica», ricordando che tale opera si inserisce in una fase di effettivo rilancio della Fondazione la Biennale di Venezia.
«Al centro dell'intesa innanzitutto — ha detto Galan — vi sarà la stesura del Piano paesaggistico regionale, volto a tutelare ciò che resta dello storico paesaggio culturale del Veneto. Sempre nel corso dell'incontro si è, inoltre, discusso dell'urgenza di dar vita al Parco archeologico dell'Alto Adriatico».

PARCO CHE NON C’È. «Negrar non farà il corridoio verde» Mion replica: «Tutelo comunque le colline»

PARCO CHE NON C’È. «Negrar non farà il corridoio verde» Mion replica: «Tutelo comunque le colline»
Camilla Madinelli
Venerdì 27 Giugno 2008 L'ARENA

Lessinia Europa: «Snobbato il nostro progetto»

Negrar affossa sul nascere la proposta di un parco delle colline, per salvare la zona verde superstite, al confine con Verona: lo denuncia Lessinia Europa, l’associazione che con Wwf e Italia Nostra ha proposto al Comune di Negrar una normativa a tutela del verde, sulla falsariga delle norme urbanistiche già vigenti a Verona, a tutela delle colline. L’area così preservata a Negrar sarebbe pari al 20 per cento del territorio comunale, 835 ettari lungo il sentiero europeo E5 che da Avesa arriva fino al Lago di Costanza.
La proposta, che dovrebbe essere inserita nel piano di assetto territoriale (Pat) in cantiere, «è invece caduta nel vuoto», afferma Emanuele Napolitano di Lessinia Europa: «Si tratta di norme di tutela proposte dalla nostra associazione contestualmente al Comune di Verona e a quello di Negrar. Ma se l’amministrazione Tosi le ha recepite, quella negrarese si è mossa nella totale indifferenza di quanto avveniva nel territorio limitrofo. Non vogliamo che il modello Montericco, all’origine del termine negrarizzazione divenuto sinonimo di cementificazione venga esportato in altre porzioni del territorio comunale, a partire per esempio da Montecchio, sulle cui colline sembrano concentrarsi rilevanti interessi speculativi».
Il Pat recentemente approvato ed entrato in vigore a Verona prevede norme rigidissime per quanto attiene l’edificazione del territorio collinare, fortemente limitata su una superficie di circa 3.500 ettari che va dalle Torricelle alle colline di Quinzano, in corrispondenza della quale nascerà il futuro Parco delle Colline.
Perché Negrar non vuole adottarle?
«Chi amministra», risponde il sindaco Mion, «deve valutare molti aspetti e alla fine decidere tenendo conto delle esigenze di tutte le categorie. Abbiamo comunque optato per la massima tutela dell’ambiente: più di così era impossibile, senza ledere i diritti delle persone».
Mion non accetta però di essere accusato come cementificatore: «Lessinia Europa non deve preoccuparsi: il paesaggio a Negrar è tutelato nel Pat al cento per cento, il corridoio ecologico si potrà fare e abbiamo previsto anche la possibilità di costituire un parco. Mi sento di affermare che abbiamo stabilito norme ancora più restrittive di Verona. Nella fascia est del nostro comune abbiamo ordinato uno per uno i vincoli esistenti dal punto di vista geologico, paesaggistico e forestale, nonché individuato le aree non idonee alla costruzione per rischi e particolarità varie di quei luoghi: alla fine arriviamo a una percentuale di territorio tutelato che sfiora il 40 per cento, il doppio di quanto ci era stato chiesto».

giovedì 26 giugno 2008

TREVISO - Abusi sul Sile Via ai controlli

TREVISO - Abusi sul Sile Via ai controlli
Il Gazzettino 24/06/2008

«Per troppo tempo, il fiume Sile è stato terra di nessuno: i privati hanno costruito le sponde con materiali fuori norma o nocivi o addirittura restringendo gli argini. La navigazione fluviale a velocità elevate danneggia la flora e la fauna. E' necessario unire gli sforzi con i comuni e le province interessate per aumentare i controlli». Così Alberto Magaton, Presidente dell'Parco del Sile, lancia una proposta per intensificare i controlli lungo gli argini del fiume. «Il problema è duplice - spiega il presidente Magaton -: da un lato è necessario avviare un progetto sinergico con i comuni e le province per ottenere fondi regionali ed europei da poter investire nella salvaguardia del fiume e per questo organizzerò alcuni incontri. Dall'altro abbiamo concordato una strategia con il Bacino idrografico Piave-Sile e il Genio Civile di Treviso per monitorare il territorio del Parco al fine di scovare e denunciare gli eventuali abusi esistenti nell'area. Verranno, quindi, compiuti dei sopralluoghi organizzati in modo sinergico e coordinati tra i dipendenti del Parco e del Genio Civile. Alcuni giorni fa ad esempio alcuni consiglieri del Parco avevano denunciato l'esistenza di alcuni rinforzi alle sponde del fiume con pannelli di amianto in località via dei Gredi a Treviso. In questo caso l'abuso sarà subito rimosso».

Venezia. Ma Giorgione è veramente esistito?

Venezia. Ma Giorgione è veramente esistito?
Lidia Panzeri
25 GIUGNO 2008, IL GAZZETTINO ONLINE

Venezia
Ma Giorgione è veramente esistito? A porre ...

A porre l'interrogativo è Enrico Maria Dal Pozzolo, uno dei tre curatori, con Lionello Puppi e Antonio Paolucci, della mostra che nel 2010, a Castelfranco Veneto, celebrerà il quinto centenario della morte del grande maestro. L'interrogativo non è del tutto ozioso, se si pensa che di Giorgione (Giorgio Zorzi) è incerto il cognome; la data di nascita (1477 o 1478?); che i documenti che lo riguardano non superano il numero di quattro e che l'artista non ha mai firmato e tanto meno datato una sua opera. Unica certezza la data della morte, il 1510, appunto, attestata da una lettera di Isabella d'Este che, subito dopo la sua scomparsa, si affrettò a mandare a Venezia i suoi emissari perché comprassero qualche quadro prima della inevitabile dispersione.

Giorgione per fortuna è esistito e ha cambiato, certamente, la storia dell'arte, pur ponendosi nel segno della continuità della tradizione umanistica veneta, che aveva il suo punto di riferimento in Giovanni Bellini (suo maestro? È uno dei tanti interrogativi). Piuttosto è un vero e proprio tormentone quello delle autenticità delle opere su cui si sono scornati, a partire dalla fine del 1800, i più autorevoli critici, spesso prendendo anche (lo sostiene sempre Dal Pozzolo) sonore cantonate. I più rigoristi dei quali lo accreditano di un numero che sta sulle dita delle due mani.

Si capisce quindi il titolo scelto per la mostra: Giorgione. Un enigma. Un Mistero. Un Mito. È un'iniziativa congiunta del Comune di Castelfranco, della Provincia di Treviso e della Regione Veneto, ma si sta trattando presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per costituire un Comitato Nazionale. Da definire la data; il luogo, invece è Castelfranco Veneto, dove è custodita la celebre pala, prima opera giovanile a lui riconosciuta, e già sede, nel 1978, nella ricorrenza della nascita, di una fortunata esposizione.

«Era un obbligo morale organizzare questo evento - ha dichiarato, ieri alla conferenza stampa di presentazione presso la sede della Giunta Regionale, il sindaco della città Maria Gomierato - Il legame tra Giorgione e Castelfranco è assolutamente inscindibile».

La mostra sarà preceduta, nella primavera del 2009, dall'apertura del museo e centro studi in quella che è definita la casa del Giorgione e dove l'artista ha dipinto il Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche una sintesi della cultura dell'epoca.

Altro tema: il paesaggio. Su questo si è soffermato soprattutto l'Assessore alla Cultura della Provincia di Treviso, Marzio Favero, pur consapevole della devastazione che quest'ultimo ha subito negli ultimi cinquant'anni.

Una mostra nel suo contesto, è l'altro principio cardine, condiviso dalla Soprintendente Annamaria Spiazzi ed eretto a sistema da Lionello Puppi che l'aveva già sperimentato, lo scorso autunno, nella mostra L'ultimo Tiziano a Belluno. Non a caso organizzata dal Villaggio Globale di Maurizio Cecconi, che ha promosso anche questa iniziativa. «Capire la realtà territoriale in cui matura una determinata cultura pittorica, è importante - afferma Puppi - La sua ambizione, però, è un'altra: riuscire a recuperare il canto delle sirene che Ulisse non ha mai ascoltato, ovvero affrontare la difficile sfida di conoscere Giorgione».

A rompere il clima idilliaco delle celebrazioni ci ha pensato Franco Miracco, portavoce del governatore Giancarlo Galan. «Ma ci conviene chiedere il patrocinio del Ministero ha buttato là - che poi si impossessa dell'evento, quando, invece, possiamo dare un esempio di federalismo culturale?». E già che aveva dato fuoco alle polveri ha rincarato la dose. «Forse che dobbiamo fare tutto da capo, come se fosse l'anno zero di Giorgione?». Infine la botta finale: «Per carità non parlate di contesto, non se ne può più del contesto», spara alto, con la reazione, tra sgomenta e divertita, della soprintendente Spiazzi.

Se non di contesto, si parli allora di opere e già viene formulato un primo elenco. Dall'Ermitage di San Pietroburgo verrà una Madonna con Bambino, non la Giuditta, splendido ma fragilissimo capolavoro; dagli Uffizi di Firenze uno delle due tavole il Giudizio di Salomone o La prova di Mosè, opere molto complesse dal punto di vista filosofico. Da Oxford proviene la madonna che legge di fronte a una finestra che ritrae la piazza di una città veneta. Poi c'è il capitolo dei ritratti, che rappresenta uno dei vertici dell'arte di Giorgione e, infine (almeno per ora) due deliziose tavolette dai Musei Civici di Padova, di scuola, se ancora ha senso questa distinzione.

TREVISO - Park in piazza Vittoria, primo giorno di scavi e già spuntano i reperti

TREVISO - Park in piazza Vittoria, primo giorno di scavi e già spuntano i reperti
Angela Pederiva
Corriere del Veneto (Treviso) 25/06/2008

TREVISO - Spuntano iprimi reperti sotto piazza Vittoria?
Il sospetto pare più che legittimo, alla luce di quanto affiorato ieri, con l`inizio dei carotaggi preliminari alla costruzione del contestato parcheggio interrato.
Sarebbero infatti venuti alla luce i resti di un edificio che potrebbe rivelarsi l`antico palazzo Bressa, ma pure le tracce di una probabile cisterna.
Una conferma in proposito potrà giungere questa mattina, con il sopralluogo degli archeologi in arrivo da Padova. Già questa, peraltro, è una notizia: qualcosa, evidentemente, è stato trovato.
«Venite domani che c`è la Sovrintendenza, parleranno loro, parleranno i tecnici del Comune», ha risposto il responsabile dei lavori Gianfranco Vale alla troupe di Rete Veneta, in cerca di riscontri alle indiscrezioni che circolavano dal mattino, vale a dire che a circa un metro di profondità sarebbero stati scoperti i segni di palazzo Bressa, l`edificio che dal 1490 al 1826 sorgeva nell`allora contrada Cavallarezza, l`attuale piazza Vittoria. Sempre gli scavi, che in questi giorni cominciano alle 7.30 per continuare fino alle 17, avrebbero inoltre restituito l`imboccatura di un pozzo. Stamani dovrebbe pronunciarsi al riguardo pure un archeologo di fiducia di Italia Nostra.
Intanto si parla di multe e ritardi per i lavori sia di piazza Vittoria che di viale Brigata Marche, anche se da Ca`Sugana respingono al mittente ogni accusa. Già infatti entro la fine del mese, o al massimo nei primi giorni di luglio, dovrebbe essere riaperta la viabilità del sottopassaggio di Brigata Marche.
«Non abbiamo ancora una data prefissata - spiega l`assessore ai lavori pubblici, Giuseppe Basso - ma a parte dei piccoli lavori mi auguro che entro i primi giorni di luglio venga ripristinata la normale viabilità».
Il ritardo da parte della Sacaim con eventuale multa non preoccupa Basso: «Vorrei far notare come da marzo a oggi ci siano stati molti giorni di pioggia che hanno rallentato notevolmente le
operazioni di conclusione dei lavori».
Nessuna preoccupazione nemmeno per i lavori di Piazza Vittoria: «Da quando sono diventato assessore questa pratica era già in itinere e dunque irreversibile - dice Basso - lasciate pure che i
consiglieri di opposizione dicano la loro. Agiremo come e quando servirà». Frattanto ieri è arrivato il via libera per la realizzazione della cancellata che verrà innalzata ai giardini di Sant`Andrea, teatro anche la scorsa notte di un`aggressione. Un cancello dunque di 2,20 metri che però non impedirà l`accesso al parco che rimarrà costantemente aperto al pubblico. Infine
nei prossimi giorni in via Cartieretta si provvederà all`abbattimento di 8 salici per instabilità dovuta ad alterazioni fitosanitarie.

mercoledì 25 giugno 2008

Rituale solstizio d’estate – Jesolo (Venezia) 28/06/2008

Rituale solstizio d’estate – Jesolo (Venezia) 28/06/2008
Sabato 28 giugno 2008
Bosco Sacro di Jesolo – Venezia.
Via Ca’ Gamba – 7 traversa
Inizio rito 18,30
Accensione fuoco ore 21

Info: 349 7554994

Al solstizio d'estate il sole ci offre la sua massima luce, poi inizia il percorso inverso. comincia l'estate.
Il solstizio d’estate è la festa della fecondità e dell’abbondanza.
Elemento significativo del Solstizio d’Estate è la celebrazione del rito e' il fuoco.

Sul Youtube si trova una consistente documentazione video dei riti precedenti.
Il link è:
http://it.youtube.com/stregoneriapagana

Palazzi in vendita, boom di richieste

VERONA - Palazzi in vendita, boom di richieste
Enrico Giardini
L'Arena 24/06/2008

Palazzi storici in vendita, potenziali acquirenti come privati, banche e fondazioni bancarie si stanno facendo avanti. Per il momento soltanto per informarsi, sul sito internet del Comune, sulle caratteristiche e sul valore stimato dei «gioielli» che il Comune vuole alienare mettendoli all’asta con un bando internazionale, da perfezionare. Vale a dire Palazzo Forti, sede della Galleria d’arte moderna; i palazzi Pompei e Gobetti del Museo di storia naturale; l’ex convento San Domenico, sede il Comando della polizia municipale e poi il Bar Borsa, in corso Porta Nuova.
Un pacchetto di alienazioni da cui Palazzo Barbieri intende ricavare dai 110 ai 120 milioni di euro. A questa somma dovrebbero fra l’altro aggiungersi i tre milioni e mezzo più 32 alloggi per la vendita all’Ater di un lotto del Prusst (vedi anche articolo a fianco) vicino all’ex Mercato ortofrutticolo, a Verona Sud, i sei milioni circa per la vendita di aree per case alla Sarmar-Valdadige, gli otto presumibili per il lotto di Casa-Pozza (in Comune di San Martino Buon Albergo). In totale, quindi, si dovrebbe arrivare ai circa 130 milioni. Se l’interesse per i singoli palazzi, testimoniato dai contatti sul portale on line del Comune per consultare le singole schede tecniche con i dati deli immobili, sarà confermato al momento della gara per l’acquisto, la corsa avrà numerosi concorrenti.
L’amministrazione comunale, per vendere i palazzi Pompei (in lungadige Porta Vittoria, base d’asta 20 milioni di euro) e Gobetti (in corso Cavour, base d’asta 10 milioni) che erano vincolati ha già ottenuto il via libera dalla Sovrintendenza ai monumenti, dopo aver provveduto a cambiare la destinazione d’uso degli edifici, che in futuro ospiteranno case, negozi e uffici.
«I Palazzi Pompei e Gobetti rientravano nell’operazione di vendita di Castel San Pietro, della precedente amministrazione comunale, con un valore insieme di 15 milioni, ma poi furono stralciati», spiega l’assessore comunale al patrimonio, Daniele Polato, «ma noi abbiamo preferito prima cambiare loro la destinazione d’uso e poi metterli in vendita, il che consentirà al Comune di prendere il doppio dei soldi, a vantaggio della città».
Per la vendita di Palazzo Forti, sede della Galleria d’arte moderna (base d’asta 65 milioni) che pure ospiterà case e uffici, il Comune ha già chiesto l’autorizzazione a vendere e la Sovrintendenza ha chiesto specificazioni. Quanto al Bar Borsa, sotto l’orologio della Bra, di proprietà del Comune ma affidato all’Agec, Polato precisa: «C’è chi contesta il fatto che non vi verrà inserito l’ufficio turistico, ma noi abbiamo deciso di far emanare all’Agec una gara per la vendita, facendo in modo che all’azienda venga riconosciuto il 4 per cento per le spese che vi ha sostenuto, comunque inferiori ai 200mila euro che l’opposizione ha citato. Con il denaro ricavato da tutte le alienazioni dovremmo pagare la ristrutturazione dell’Arsenale e quella del Palazzo del Capitanio, che ospiterà il museo di Storia naturale».

domenica 22 giugno 2008

Le ville di Palladio ora vanno persino sui navigatori

VENETO - Le ville di Palladio ora vanno persino sui navigatori
Il Giornale di Vicenza 19/06/2008

Quattromila e 270. Sono le ville venete. Sessantasette sono dichiarate monumenti, trenta sono le ville palladiane, 24 quelle inserite nella lista dell`Unesco.
Una ricchezza dal punto di vista storico, architettonico, artistico, culturale e persino paesaggistico, gioielli che tutto il mondo c`invidia, ma anche difficoltà a non finire, sia per gli investimenti da mettere in conto, sia per i rapporti non sempre piani con le Soprintendenze, quando si parla di manutenzione e restauri.
Ne sanno qualcosa i proprietari che spesso si trovano ad affrontare spese ordinarie e straordinarie per l`impianto elettrico piuttosto che per il riscaldamento, per gli arredi piuttosto che per gli affreschi, per il giardino o per il tetto da sistemare.
A tenere i fili del rapporto tra privati e enti pubblici e a seguire queste problematiche è Nadia Qualarsa, vicentina, presidente dell`Istituto regionale per il restauro delle Ville Venete.
«Fino a pochi anni fa, quando il problema era la cementificazione, a tratti selvaggia, del territorio, le ville venete erano giustamente considerate un bene da porre sotto tutela e da conservare nel rispetto delle originarie caratteristiche e secondo i canoni del restauro - è l`incipit di Nadia Qualarsa Ora senza snaturare questi beni preziosi si può pensare ad una politica vincolistica più flessibile. Cosa vuol dire, in concreto? Che i proprietari delle ville venete non possono ricevere sempre risposte negative quando propongono riusi "intelligenti", quando vorrebbero trasformare le ville in centri di eccellenza, uffici di rappresentanza per grandi aziende oppure (come avviene all`estero per molti castelli o antiche dimore) in ristoranti o alberghi di lusso, centri culturali, case d`arte, musei, scenografie per spettacoli o concerti di musica classica e persino ostelli della gioventù».
Già, riuso intelligente. Di esempi cominciano ad essercene anche nel Veneto: a villa Dionisi di Verona è sorto un museo delle arti del legno applicate che attrae visitatori da tutto il mondo, villa Loredan nel Trevigiano è stata invece acquisita dalla Antonveneta e destinata a sede di rappresentanza, analogo riuso per villa Emo sede della Cassa di Risparmio di Treviso, mentre è ormai storico l`utilizzo di villa Morosini ad Altavilla come sede del Cuoa.
«Questa è la sfida dell`Istituto per il restauro delle Ville Venete - dice la presidente Nadia Qualarsa che propone di allargare le competenze anche al paesaggio e ai parchi annessi alle ville - . Sono stata anche dal ministro alla Cultura, l`on. Sandro Bondi, e gli ho esposto, i problemi delle ville venete e l`equilibrio che va trovato tra tutela e riuso, tra destinazione di fondi pubblici che vanno a sostenere gli interventi di restauro e un recupero che coinvolga più soggetti».
Oltre il linguaggio diplomatico Nadia Qualarsa precisa che i denari pubblici sono «buttati e sprecati inutilmente se non si va verso il riuso intelligente».
Detto questo l`istituto regionale per il restauro delle Ville venete, anche in occasione dei 500 anni dalla nascita di Andrea Palladio, informa che d`intesa con il consiglio di amministrazione
dell`Istituto - sono stati decisi una serie di interventi, specialmente sulla linea del credito, proprio per sostenere le esigenze dei proprietari di ville venete. Si tratta di «interventi semplici, verificabili nei tempi e nei costi». Sul piano pratico è prevista l`installazione di nuovi cartelli stradali (più fitti nei centri urbani e all`uscita dei caselli) con le scritte su fondo marrone, per indicare a turisti stranieri e italiani i percorsi utili, per arrivare alle varie ville venete.
Cinquantamila euro di nuovi segnali stradali e nell`anno dedicato a Palladio è prevista una buona percentuale di cartelli dedicati agli "itinerari palladiani".
Altri 10 mila e 800 euro sono stati stanziati per aggiornare nel software delle mappe satellitari: tempo poco più di un mese e basterà digitare sul navigatore il nome della villa veneta o della località in cui si trova il monumento per ricevere tutte le indicazioni utili per arrivarci senza perdersi per strada.
«Per tutti gli interventi creditizi che riguardano le ville venete e ancor più le ville palladiane - informa Nadia Qualarsa - sono stati innalzati i parametri dal 15 al 20 per cento dei contributi a fondo perduto; le erogazioni di mutui (che hanno interessi pari alla metà dei valori correnti) arrivano a finanziare interventi fino a 350 mila euro, in due tranche, ovvero 700 mila euro; inoltre attraverso un accordo con la Carive sono possibili finanziamenti ulteriori fino ad altri 800 mila euro, in conto interessi, per tre anni, in via sperimentale. Mutui a tasso zero riguardano invece le ville d`autore o gli oratori vincolati».
Oltre alle facilitazioni creditizie per sostenere i proprietari di ville venete e ville palladiane interessate a progetti di tutela e restauro è in via di perfezionamento un nuovo strumento urbanistico, un modello moderno, adottato negli Stati Uniti: il credito edilizio che dovrebbe consentire lo sviluppo di quei recuperi intelligenti per i quali oltre alle idee e oltre al lavoro "diplomatico" con le Soprintendenze, servono notevoli investimenti.
«II credito edilizio, che nasce dall`interpretazione della legge il e sul quale con la Regione Veneto sono già in atto il confronto e un percorso per stabilire i criteri di applicazione precisa Nadia Qualarsa - proprio nell`intento di dare impulso a nuovi interventi, rispettosi della tutela ma se possibile anche più flessibili, sul patrimonio vincolato delle ville venete.
Si può dunque prevedere una compensazione, con possibilità di edificare su terreni pubblici o su altre aree, in favore di proprietari delle ville che investono per restaurare. I vari Comuni dovranno tener conto nel Pat dei progetti che riguardano le ville e delle iniziative dei singoli proprietari».
«Vorremo che questo importante, vasto e bellissimo patrimonio d`arte che è uno dei tratti caratteristici del Veneto sia vissuto di più - conclude Nadia Qualarsa - C`è una diversa senbilità anche da parte degli stessi proprietari che va in questa direzione. Si tratta non solo di aprire le ville ai turisti, ma di farne centri di eccellenza, visitabili, fruibili anche in nuovi contesti, per recuperarne in pieno il valore. Certo, dobbiamo continuare a promuovere il restauro e la conservazione, ma in parole povere le ville devono servire a qualcosa, devono essere utilizzate, vive. Altrimenti rischiamo di spendere soldi inultimente per beni destinati alla consunzione».

Belluno - «Col Cavalier, pronti a marciare sulla Sovrintendenza»

Belluno - «Col Cavalier, pronti a marciare sulla Sovrintendenza»
21 giugno 2008, il Gazzettino online

Presentando a Belluno il progetto del traforo, l’assessore regionale ha messo sul chi va là i Beni ambientali da un possibile stop ai lavori «concordati con gli enti locali»
Chisso avverte: «Nessuno blocchi il tunnel oppure occuperemo gli uffici di Strà e anche quelli del nuovo ministro Bondi»

Torna la mai sopita polemica fra poteri: da una parte la Regione e gli enti locali che programmano e progettano gli interventi sul territorio, dall'altra la Sovrintendenza e il Ministero dei beni culturali che ne controllano l'impatto. Si ricorderanno momenti di tensione, come nel caso del golf o della circonvallazione di Cortina, alternati a distensioni come l'apertura di un ufficio provinciale per eviare incomprensioni e favorire il dialogo sui progetti.

Ieri, presentando il progetto del traforo di Col Cavalier, l'assessore regionale Renato Chisso (nella foto) ha avvertito: «Se qualcuno che abita a Stra (l'allusione è al Sovrintendente Monti e alla residenza degli uffici nella prestigiosa villa veneta) mette ancora il bastone fra le ruote, siamo pronti a occuprare i suoi uffici e, se non bastasse, anche quelli dle ministro dei Beni cutlurali Bondi». Aveva appena finito di raccontare quanto questo progetto, che tiene fuori dalla città il traffico della Sinsitra Piave e collega rapidamente il Feltrino e la Valbelluna con il casello autostradale di Cadola, sia stato una «follia burocratica». Essendo considerato una priorità dagli enti locali, diventa importante realizzarlo al più presto.

Il suo collega Oscar De Bona ha aggiunto un dato: «Il costo è raddoppiato a causa delle continue modifiche chieste dalla Sovrintendenza». Serviranno 63 milioni di euro per quattro chilometri da Case Fagherazzi a Visomelle, evitando la spada di Damocle di via Miari e l'angolo del ponte della Vittoria grazie al tunne di 1,8 chilometri.

Il consigliere regionale Gianpaolo Bottacin, presente all'incontro, ha proposto che la materia di beni culturali passi di competenza dallo Stato alla Regione. L'anno scorso il consiglio regionale diede mandato al presidente della giunta Galan di trattare con lo Stato il trasferimento di una serie di competenze statali alla Regione, fra le quali appunto questa. «Consentirebbe di prendere decisioni rispettose del territorio e delle sue valenze storico-architettoniche, senza pregiudicare le esigenze di chi in quel territorio vive e lavora».

lunedì 16 giugno 2008

«II paesaggio del Posaroch va tutelato»

BELLUNO - «II paesaggio del Posaroch va tutelato»
Irene Aliprandi
Corriere delle Alpi 15/06/2008

BELLUNO. La vista, dal cortile della Ginetta, toglie il fiato.
Una volta era anche meglio, prima che costruissero la circonvallazione di Visome, portando una striscia di asfalto parecchio rumorosa, laggiù a sinistra. Ma è solo un attimo, perché il Posaroch è rimasto intatto. Per ora. Ginetta, cioè Angelina Stefan, sorride orgogliosa del "suo" panorama, perché per molto
tempo ha pensato che diventasse solo un bel ricordo di gioventù e anche adesso qualche timore resiste.
Lì da qualche parte sbucherà la galleria del Col Cavalier.
Dove finiscono le increspature del Castionese e la terra si addolcisce verso il Piave, c`è quest`area invisibile a chi passa per la strada provinciale n. i e conosciuta solo a chi percorre via Coraulo ai Piai, quasi sempre a piedi o in bicicletta per rilassarsi, annusare il bosco e stupirsi delle bellezze bellunesi. Nel fine settimana infatti, la stradina in costa è affollata da gente che cerca tranquillità.
Ginetta vive con il marito e il figlio in una vecchia casa
colonica che domina dall`alto il Posaroch. Il marito Stefano
fa l`agricoltore da una ventina d`anni e ha un`azienda biologica,
la Mirandola, dove si allevano tredici vacche nutrici e due cavalli. Tutt`attorno ci sono 12 ettari per il pascolo e la coltivazione di fagioli di Lamon e di mais sponcio. I protocolli sono rigidissimi e Stefano ancora di più, tanto che sta imparando a girare la terra con l`aiuto dei cavalli, come una volta.
Angelina un tempo lavorava in ospedale. Adesso è in pensione, ma fino a tre anni fa è stata per dieci anni la presidente della
Confederazione italiana agricoltori provinciale.
Dedicarsi alla terra è stata una scelta, perché sia Angelina che
Stefano venivano da famiglie "del centro".
La proprietà della Mirandola è solo una parte di quello che si vede, perché la grande piana è divisa tra diversi privati da siepi alberate, e non mancano abitazioni sparse, che un tempo erano per la maggior parte pertinenze della ex villa Coraulo, oggi Angelini.
La galleria del Col Cavalier dovrebbe terminare in mezzo a quella piana, fuori dalla proprietà Mirandola, ma sotto gli occhi di chiunque ami passeggiare per quei boschi e quei prati.
Le persone che vivono in questa zona sanno di avere per le mani un luogo prezioso e quando il dibattito sul Col Cavalier entrò nel vivo anni fa, decisero di riunirsi in Comitato per tentare di difendere la loro terra. Martedì scorso, durante l`incontro promosso dalla Provincia, Angelina è intervenuta a sostegno delle prescrizioni chieste dalla Soprintendenza per la tutela paesaggistica dell`area. Prima di lei c`era stato un coro di contrari a un progetto che è ambizioso e particolare in molte scelte, ma nello sforzo di nascondere il più possibile la strada alla vista.
«Il Comitato», spiega la Stefan, «è nato per porre attenzione
su una strada che all`inizio doveva essere di grande impatto. Chiedevamo che si facessero le cose con rispetto e siamo riusciti a farci sentire, con incontri dove abbiamo spiegato la nostra posizione anche pubblicamente».
I modi pacati del Comitato hanno favorito il dialogo con gli
enti locali, soprattutto con la Provincia, che ha tenuto gli abitanti del posto aggiornati sull`andamento del progetto per il tunnel del Col Cavalier. Nei giorni scorsi si è notata anche la
presenza della Soprintendenza, venuta in via Coraulo ai Piai per misurare con gli occhi l`effetto di quell`opera in quell`ambiente.
«All`inizio», ricorda la Stefan, «il progetto era completamente
diverso da com`è oggi: la strada era totalmente esterna con un enorme impatto ambientale su tutto il tracciato e un prevedibile caos di svincoli a Castellet, per questo ci siamo mobilitati. Quando si vuole fare una cosa, l`obiettivo si può raggiungere in
diversi modi, ma la storia ci insegna che si può ambire a quello migliore e di minor impatto.
Noi sappiamo che il problema c`è e che la nuova strada è necessaria, anche a noi capita di restare imbottigliati, ma si può fare bene o male».
L`ultima polemica sull`attraversamento del Col Cavalier
riguarda i costi, lievitati oltre 50 milioni di euro per quattro chilometri, allo scopo di difendere il paesaggio: «E` vero i costi crescono, ma sono giustificati, perché parlare di ambiente significa dare uno sbocco turistico a questo territorio, mantenerlo e possibilmente abbellirlo. Evitare di deturparlo è il nostro dovere verso le nuove generazioni, costa, ma anche il degrado ambientale ha un costo».
L`azione del Comitato ha avuto successo e con gli anni il progetto è cambiato, fino a prevedere una galleria lunga quasi 1,8 chilometri. Dove dovrebbe sbucare è proprietà De Min, in campi dedicati allo sfalcio e vicino a colture di mais, a sinistra del canale che attraversa il Posaroch. «Il nome significa acquitrino»,
spiega Angelina, «perché questa è tutta una zona di risorgive».
Il Comitato mantiene alta l`attenzione, ma l`ultima varsione
del progetto è più accettabile di quanto si temesse e Veneto Strade, cui è affidata l`opera, ha fatto aperture incoraggianti,
offrendo ai residenti la disponibilità al dialogo e al confronto, anche se senza promesse impossibili.

domenica 15 giugno 2008

VELO. Operazione dei carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio

VELO. Operazione dei carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio
Vittorio Zambaldo
Venerdì 13 Giugno 2008 L'ARENA

Trovati i reperti rubati nel Covolo
Indagine nel Triveneto: denunciate dieci persone

Dopo ripetute denunce in convegni, in articoli, in lettere inviate alle autorità, sono intervenuti anche i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale per stanare e identificare i responsabili di un traffico di reperti archeologici e paleontologici, tra cui alcuni provenienti dal Covolo dell’orso nel Comune di Velo, all’interno dell’area protetta del Parco naturale della Lessinia.
Nella rete tesa dai militari sono finite una decina di persone, denunciate a piede libero per violazioni in materia di tutela di beni archeologici, commercializzazione e detenzione illecita di beni appartenenti alla Stato. È il bilancio dell'ultimo semestre di indagini condotte con i nuclei elicotteri di Treviso e Bolzano, il nucleo natanti dei carabinieri di Venezia e con il nucleo subacquei carabinieri di Trieste, che hanno posto sotto controllo la zona compresa lungo il corso dell’Adige da Bolzano a Verona. Sono stati monitorati 100 siti archeologici, aggiornate le schede con le foto effettuate durante i sorvoli aerei, identificati i numerosi soggetti dediti a questo tipo di attività illegali e alla «mappatura» dei luoghi d’interesse.
Le indagini hanno portato anche al sequestro di due metal detector utilizzati per le ricerche archeologiche non autorizzate, un ingente patrimonio di 13 mila reperti (valore 4 milioni di euro), tra cui un rarissimo chopping-tool (strumento litico ricavato da un ciottolo, dotato di un margine tagliente ottenuto mediante scheggiature su entrambe le facce) di un milione e mezzo di anni fa, un cospicuo quantitativo di materiale paleontologico e litico e perfino un sorprendente corredo sullo stile di quelli della Magna Grecia, ma falso.
Sono invece veri i reperti sottratti al Covolo dell’orso, nell’area dei Covoli di Velo, considerati a ragione dagli esperti «il santuario della paleontologia del Quaternario italiano». Sono antri scavati dall’erosione nei quali hanno trovato rifugio animali e uomini divenendo scrigno di una preistoria della Lessinia di cui si conoscono ancora poche pagine.
Vi si trovano ossa di orso delle caverne e di altri animali preistorici come leone e tigre dai denti a sciabola che abitarono questi antri. Successive sono le frequentazioni umane, fino al tardo Medioevo. Il complesso di grotte che costituisce i Covoli di Velo riveste anche un interesse per la fauna cavernicola, perché qui per la prima volta è stato trovato il «Troglyphantes lessinensis», una specie di ragno degli sfasciumi e i Covoli sono la casa della fauna cavernicola meglio conservata e nota, perché su 40 insetti studiati, 15 abitano qui.
Gli esperti hanno trovato diversi bicchieri trappola per la loro cattura, destinata ad alimentare un fiorente mercato e la rottura dei sigilli all’inferriata, sistemata qualche anno fa, ha confermato la continua intrusione di cacciatori di reperti. L’area, che era caduta in abbandono, divenendo una discarica, è stata ripulita a cura del Parco e dei Servizi forestali regionali, ma la sua posizione rende difficile il controllo per prevenire furti e vandalismi

VERONA - «Vorrei ricomporre il Tiepolo perduto»

VERONA - «Vorrei ricomporre il Tiepolo perduto»
Sabato 14 Giugno 2008 L'ARENA

IL SOGNO. «Il trionfo di Ercole» del 1761

L’affresco a Palazzo Canossa andò in pezzi nel 1945 quando fecero saltare il ponte Scaligero

«Il mio sogno nel cassetto? Rimettere insieme i frammenti dell’affresco di Giambattista Tiepolo Il trionfo di Ercole di Palazzo Canossa», dice il soprintendente Fabrizio Magani. «So che è molto complicato, per molteplici aspetti, ma visto che oggi le tecniche e le tecnologie lo consentono, mi piacerebbe proprio avviare un processo che metta insieme le forze per restituire a Verona questo capolavoro che da 63 anni giace in pezzi in decine di casse all’interno del monumentale edificio del Sanmicheli in corso Cavour».
Dipinta da Tiepolo nel 1761, L’apoteosi di Ercole, come è anche conosciuta, occupava il soffitto del piano nobile del palazzo, con una superficie di 18 metri per 12. Crollò in conseguenza dell’esplosione dei ponti di Castelvecchio e della Vittoria del 25 aprile 1945, quando i tedeschi in ritirata fecero saltare tutti i ponti della città. Diversamente da altri affreschi cittadini, il Tiepolo non era stato «strappato» per essere portato in luoghi più sicuri. Una scelta che alcuni attribuiscono alla volontà della famiglia, e altri invece, come un articolo di Verona Libera (il quotidiano che per qualche tempo prese il posto della testata L’Arena nella Verona dell’immediato dopoguerra) del 30 giugno 1945, quindi a poco più di due mesi dal disastroso crollo, assegnano alla Commissione delle Belle Arti di Venezia, «ripetutamente sollecitata».
Al soffitto rimasero appese solo alcune parti dei bordi, mentre le migliaia di frammenti, alcuni molto minuscoli, altri di sette-otto centimetri di diametro, furono raccolto in decine di piccole casse, ora riposte in un’altra più grande.
I problemi maggiori, attualmente, sono legati proprio alla comproprietà dell’affresco tra gli eredi Canossa. Tecnicamente, invece, come ha dimostrato il recupero di qualche anno fa del soffitto affrescato dall’Anselmi in una vicina sala del palazzo, non dovrebbe essere troppo complicato, anche se inevitabilmente qualche parte sarà persa per sempre.G.B.

Scopre reperti nei campi Un tesoro da 3 milioni

Scopre reperti nei campi Un tesoro da 3 milioni
Daniela Andreis
Sabato 14 Giugno 2008 L'ARENA

ARCHEOLOGIA. Eccezionale recupero di oggetti preistorici: spicca un’ascia in rame collegabile all’uomo di Similaun (3.000 a.C.), ma anche monete e una Venere

Contadino della Bassa pronto a vendere il «bottino» al mercato nero: la Finanza lo intercetta e recupera tutto il materiale

Non è chiaro se il contadino della Bassa si fosse reso conto di avere, chiusi dentro una scatola da scarpe, pezzi archeologici del valore di almeno tre milioni di euro. Di certo aveva il sentore che tutti quei reperti qualcosa gli avrebbero potuto rendere, perché i suoi contatti con il mercato nero dei collezionisti erano già a buon punto. Del resto, l’importanza degli oggetti era evidentissima anche a uno sprovveduto. Basti dire che il «bottino» scoperto dalla Guardia di Finanza comprende una preziosissima ascia di rame del terzo millennio avanti Cristo, 65 monete dell’età imperiale di Roma, due asce in selce del terzo millennio a.C, una piccola Venere ellenistica in bronzo, dieci punte e un pugnale in selce, un peso in piombo, un’ascia in pietra, un’antica tegola in terracotta dell’età imperiale romana, una campana e una presa di coltello entrambi in bronzo dell’età romana.

Per il contadino della Bassa - che vive in un paese il cui nome non è stato rivelato - le cose si sono invece messe male, visto che è stato denunciato. A quanto pare nei giorni scorsi - questa è la versione ufficiale - l’agricoltore, mentre lavorava in un campo, sarebbe incappato in una ricchissima tomba, probabilmente appartenente al capo di un villaggio preistorico. All’interno della sepoltura sarebbe stata trovata una parte degli oggetti, naturalmente quelli più antichi. L’uomo, però, è stato intercettato, scoperto e denunciato dagli uomini del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Venezia, coordinati dal colonnello Pierluigi Pisano.
L’uomo, di cui non sono state rese note le generalità, è stato deferito a piede libero per violazioni in materia di ricerche archeologiche e per essersi impossessato in maniera illecita di beni appartenti allo Stato.
Il ritrovamento di questo eccezionale «tesoretto» ha messo in movimento anche la Soprintendenza archeologica di Venezia. Come ha confermato il direttore, il professor Luigi Fozzati, i reperti emersi nella Bassa veronese rappresentano un’importantissimo tassello, un anello di congiunzione che permetterà di comprendere meglio il significato del corredo dell’uomo del Similaun, la celebre mummia «Oetzi», scoperta sui monti della Val Senales nel 1991, in rapporto con le antiche civiltà che vivevano nel territorio padano, in particolare nel veronese e nel bresciano. I reperti che sono stati sequestrati, tra l’altro, saranno, per il loro eccezionale valore, subito esposti nella grande mostra che si terrà a Venezia, a Ca’ Foscari, dal titolo «Veri, falsi e ritrovati», nella quale verranno presentati i principali reperti archeologici e artistici recuperati dal nucleo specializzato delle Fiamme gialle.
La Bassa avrà quindi parecchie vetrine dedicate in questa speciale mostra: basti dire che nell’ottobre 2007, a Veronella, era stato denunciato per analoghi reati un’altra persona che deteneva illegalmente qualcosa come 12 mila reperti. Una conferma della grande ricchezza archeologica del territorio veronese, in particolare lungo l’asta dell’Adige. Le indagini sui preziosissimi materiali preistorici sono coordinate dal pubblico ministero di Verona Francesco Rombaldoni.

sabato 14 giugno 2008

La donna manager di duemila anni fa

La donna manager di duemila anni fa

La Repubblica — 21 ottobre 2001 pagina 29

ESTE - Era ricca, molto ricca, un' industriale del tessuto nella migliore tradizione veneta. Era potente, godeva di un prestigio indiscusso. E forse era single. Diversamente non si spiega quella sua tomba grande, bella e isolata. Non c' è uomo accanto a lei, non c' è tomba di famiglia a tramandare il prestigio di una stirpe. Chi ha mai detto che la donna veneta era tutta casa e chiesa? La tomba di Nerka Trostiaia, nobildonna vissuta a Este nel III secolo a.C., racconta una storia che sorprenderebbe anche noi oggi. Una storia che traspare, palpabile, da ogni particolare di questa sorta di casa in lastre di pietra fedelmente ricostruita al Museo archeologico di Este, il "tempio" indiscusso delle antiche genti venete. Dentro la "casa", le "stanze". Da un lato la camera da letto, con la situla in bronzo contenente le ossa della defunta, ricche stoffe e splendidi gioielli in oro, argento, ambra, osso. Poi l' angolo del banchetto con vasi, coppe, brocche, bicchieri. Al centro il simbolo della casa, il focolare, con gli alari, le pinze, e il coltello e l' ascia per macellare gli animali al banchetto. Infine la "bottega" con tutti gli attrezzi simbolici in bronzo per filare e tessere (quelli veri erano in legno) e persino il telaio in miniatura. Accanto, un bellissimo sedile in bronzo con decorati a sbalzo dei cavalli in corsa: i famosi cavalli veneti, ricercatissimi nel mondo antico. Non c' è tomba tra le migliaia scoperte a Este e Padova, le due "capitali" indiscusse dei Veneti antichi, che possa competere con quella di Nerka. Per farle spazio, il cimitero preesistente fu totalmente sventrato. I gioielli celtici, i vasi etruschi da banchetto e il cratere attico che campeggia all' esterno parlano della mentalità "internazionale" della nostra signora. E la sua importante bottega era forse un vero atelier. Chissà se la nostra Nerka era una "firma" dell' epoca. Dopotutto, le venete erano famose per le loro vesti ricche e raffinate. Vesti che venivano chiuse in vita da cinturoni in bronzo stretti, pesanti e decoratissimi. Esaltavano le forme. «Per essere bella devi soffrire», dicevano le nostre nonne. E pure le nostre antenate. Perché le Venete erano sì madri di famiglia e signore del focolare, ma seguivano da vicino il marito in tutti i suoi impegni pubblici. Delle perfette first ladies, che assolvevano appieno il compito di esibire il prestigio e la ricchezza della famiglia con un guardaroba sempre aggiornato e gioielli raffinati, all' ultima moda. Sapevano anche scrivere, scrivevano tantissimo. Basta immergersi nell' atmosfera ovattata della sala dei santuari al museo di Este, per vedere le migliaia di stili scrittori in bronzo dedicati alla dea Reitia, la signora del pantheon veneto (una donna~). Portano inciso il nome delle donatrici, tutte donne. E le tavolette con l' alfabeto dicono che al santuario c' era una vera e propria scuola di scrittura, forse per giovani sacerdotesse. Donne potenti, indipendenti, intraprendenti. Ma chi erano queste Venete così singolari? E chi erano i Veneti, popolo ricchissimo e anomalo nell' Italia antica? Erano "diversi" perché venivano dall' Oriente, si dice. Lo dicevano Livio e Virgilio, raccontando di quegli Enetoi della Paflagonia, terra sul Mar Nero, che giunsero in soccorso dei Troiani sotto le mura della città assediata e poi, sconfitti, seguirono Antenore fino a Padova. Un racconto che piace molto ai Veneti d' oggi, trasforma in ritorno alla origini sia l' espansione della Serenissima che la ricerca di mercati orientali degli industriali moderni. Non per niente l' estate corsa un gruppo di ciclisti padovani ha percorso a ritroso la via degli antenati. Bello il logo: guerrieri troiani marciano da est, moderni ciclisti vanno loro incontro. Ma sarà verità o leggenda? «Propenderei per la leggenda», commenta la direttrice del museo di Este Mariangela Ruta. «Noi archeologi partiamo sempre da ciò che troviamo sottoterra, e leggiamo miti e racconti alla luce delle nostre scoperte. Non c' è traccia, nei ritrovamenti del periodo di formazione della civiltà veneta (verso il 1000 a.C.), dell' arrivo di gente diversa. Mentre certe analogie tra i centri del Veneto esistevano già». Niente sogno orientale dunque, ma la storia forse ancor più affascinante di una terra ricca e di passaggio, attraversata da autostrade (vie dell' ambra e dei metalli) sin dalla preistoria. Storia di un popolo che ha saputo creare grandi porti e mercati, e una solidità non solo economica ma anche politica, sociale e culturale. Ha accolto un po' tutti, le genti del nord come i marinai micenei e poi greci, gli Etruschi e infine i Romani, ma rimanendo sempre forte e unito. Tanto che nel IV secolo a.C. ha saputo resistere sia all' assalto dei Celti (si sono stabiliti tutt' intorno, ma in Veneto no) che ai Greci dello spartano Cleonimo. Ha creato una regione i cui confini sono più o meno quelli del Veneto odierno, un caso di persistenza davvero unico nel panorama italiano. Ha creato una propria arte, l' arte delle situle, con un linguaggio figurativo e narrativo del tutto originale. E forse dell' altro. «La famosa situla Benvenuti, come anche uno splendido cinturone scoperto di recente a Padova, narrano per certo dei miti», spiega Ruta. «Che non sono però i grandi miti mediterranei, ma piuttosto miti di propaganda dell' aristocrazia locale, un' epica tutta veneta». Poi però subentrarono ragioni di marketing, che trovarono peraltro d' accordo Veneti e Romani. I primi volevano nobilitare le proprie origini agli occhi del mondo, gli altri ancorare a radici mitiche un' amicizia stretta e proficua. Antenore come Enea, Padova come Roma.
CINZIA DAL MASO

«Traforo, Sovrintendenza "pesante"»

«Traforo, Sovrintendenza "pesante"»
Maurizio Dorigo
12 giugno 2008, IL GAZZETTINO ONLINE

Alla presentazione del progetto di Col Cavalier critiche dello storico progettista: ingigantito un piccolo problema

Sommavilla: «Soluzione costosa, 65 milioni sufficienti anche per il ponte sul Piave»

«Un progetto troppo oneroso. Si vede la mano pesante della Sovrintendenza che ha determinato una soluzione costosa e complicata». E' l'accusa dell'ingegnere Pietro Sommavilla, professionista che da 20 anni segue i vari iter per il traforo di Col Cavalier e realizzò lo studio di fattibilità per la strada a scorrimento veloce della Valbelluna. Accusa pesante, uscita martedì sera durante la presentazione ufficiale del progetto del Col Cavalier da parte di Veneto Strade, organizzato in pompa magna da Provincia e Comune di Belluno.
Sommavilla è sempre stato critico verso l'attuale progetto di 65 milioni di euro, giudicando la cifra troppo alta rispetto ai quattro chilometri per bypassare via Miari. «Si poteva spendere molto meno - ha tuonato Sommavilla - e i soldi sarebbero bastati anche per la costruzione del ponte sul Piave tra Sagrogna e San Pietro in Campo per liberare dal traffico la Veneggia. La soluzione di un piccolo problema è stata ingigantita dalla Sovrintendenza. Che ora magari me la farà pagare e continuerà a compiere nefandezze».

Parole forti, che hanno rovinato la festa per la presentazione del progetto del traforo, dopo che proprio martedì era iniziato l'iter per la sua realizzazione, con la convocazione della prima Conferenza dei Servizi tra i soggetti interessati: Provincia, Comune di Belluno, Regione, Veneto Strade e la stessa Sovrintendenza. Ora, però, si guarda avanti: sei mesi per le procedure burocratiche, variante urbanistica, screening ambientale, poi l'appalto. Il cantiere potrebbe aprire la prossima primavera e chiudere in tre anni.

L'ingegnere Sandro D'Agostini di Veneto Strade ha illustrato il tracciato, già anticipato qualche settimana fa dalla Provincia alla Nogherazza di Castion. Un percorso di 4 chilometri da Case Fagherazzi a Visomelle, con una galleria di 1800 metri, in parte artificiale. La prima fase sarà la rettifica della sezione tra case Fagherazzi e Ponte Dolomiti, con l'allargamento della carreggiata fino a 10.50 metri per due corsie di 3,75 metri e la rettifica di due curve. La rotatoria di Ponte Dolomiti, resa finalmente definitiva, sarà di forma ovale e il tracciato in questa zona sarà su due livelli con le rampe per raggiungere il traforo, a quota più elevata rispetto a quella attuale.

La galleria avrà una parte artificiale e una, più lunga, sarà naturale. Ci saranno all'interno due piazzole di sosta per entrambe le corsie e due accessi d'emergenza che daranno su via Sanfor e via Castellet. Il tunnel si aggancerà a Visomelle tramite una rotatoria, costruita alla quota del terreno. D'Agostini ha voluto rassicurare i residenti della zona dove verrà costruita la galleria. «Verranno adottate tutte le soluzioni per assicurare la compatibilità ambientale». «Ora ci vuole la circonvallazione di Belluno - ha detto l'ingegnere Luigi Panzan - e se siete stati bravi a raccogliere i soldi per il Col Cavalier, il prossimo compito sarà reperire i fondi per questa ulteriore opera indispensabile per il capoluogo».

Venezia: recuperati reperti paleontologici e archeologici rarissimi

Venezia: recuperati reperti paleontologici e archeologici rarissimi
IL QUOTIDIANO DEL NORD (13/6/2008 13:20)

(Sesto Potere) - Venezia - 13 giugno 2008 - Oltre 13.000 reperti paleontologici e archeologici per un valore stimato di circa 4.000.000,00 di euro, più di 50 opere ceramiche false del periodo magno-greco e medioevali, per un valore di 1.000.000,00 di euro e la denuncia a piede libero di 10 persone, responsabili di violazione in materia di ricerche archeologiche, commercializzazione ed impossessamento illecito di beni culturali appartenenti alla Stato, sono il bilancio dell'ultimo semestre di serrate indagini condotte dai militari del Nucleo Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale di Venezia nel Triveneto. I risultati conseguiti sono il frutto di un'intensa e sistematica attività di vigilanza dei siti archeologici terrestri e marini del Triveneto svolta con le altre componenti specializzate dell'Arma dei Carabinieri ed in particolare con i Nuclei Elicotteri di Treviso e Bolzano, il Nucleo Natanti dei Carabinieri di Venezia e con il Nucleo Subacquei Carabinieri di Trieste e di un controllo sempre più mirato ed efficace nei confronti di chi immette illecitamente nel mercato clandestino i beni archeologici sottratti al pubblico godimento.

Nello specifico, veniva attenzionata la zona compresa lungo il corso del fiume Adige dalla Provincia di Bolzano a quella di Verona, quale antico crocevia di uomini e merci (ambra, selci, piccoli utensili ed accessori di uso comune) che per millenni hanno transitato il cuore dell'Europa. I servizi svolti permettevano, in perfetta sinergia con le Soprintendenze Archeologiche competenti per territorio, di monitorare oltre 100 siti archeologici, aggiornando le relative schede con le foto effettuate durante i sorvoli aerei, identificare numerosi soggetti votati a questo tipo di attività illegali ed alla "mappatura" dei luoghi d'interesse frequentati dagli stessi, come il santuario preistorico di Collina Alta a Caldaro ed i vari insediamenti antropici di Settequerce sempre a Bolzano, la Caverna dell'Orso nell'area pertinente il Parco Naturale Regionale della Lessinia (VR) o il paleoalveo del Natis da Aquileia a Grado.

I servizi consentivano inoltre di sequestrare due metal detector utilizzati per le ricerche archeologiche non autorizzate, un ingente patrimonio costituito da reperti databili dall'età preistorica al Secondo Conflitto Mondiale, nonché un rarissimo chopping-tool di un milione e mezzo di anni fa utilizzato prima dell'Uomo Sapiens, un cospicuo quantitativo di industria litica e microlitica, ed un sorprendente corredo magno-greco che se fosse stato autentico avrebbe fatto gola al più ricco museo estero.

giovedì 12 giugno 2008

Ecomostro a Venezia

VENETO - Ecomostro a Venezia
Fulco Pratesi
Corriere della Sera (Magazine) 12/06/2008

Stavamo pochi giorni fa a colazione in un ristorantino sulla riva della Giudecca a Venezia. Davanti a noi l`incomparabile paesaggio dei palazzi sulla riva opposta, la Chiesa della Salute, Piazza San Marco col suo campanile, le gondole, le barche.
A un tratto, in un silenzio irreale, un`immensa parete bianca traforata da migliaia di finestrelle, alta come un palazzo di 12 piani, compare da sinistra a chiudere l`orizzonte. Una nave da crociera, lunga oltre 300 metri sfilava lenta e orgogliosa sul delicato sfondo del canale veneziano. È facile capire cosa significhi per l`economia turistica della Serenissima l`arrivo delle migliaia di crocieristi sbarcati da questi tremendi mammut acquatici. Ma credo sia assolutamente inaccettabile vedere simili
mostri a pochi metri da Piazza S. Marco.
Anche perché in un sol giorno una grande nave da crociera emette
inquinamento da polveri sottili e zolfo pari a 14.000 automobili circolanti, il 15 per cento dell`inquinamento totale dell`area veneziana. Più tutti i problemi sollevati dal moto ondoso e dagli scarichi. Perché, come accade in tutte le altre città europee mete di crociere, le navi non attraccano a Marghera e inviano i turisti
su bus o battelli di bordo?

mercoledì 11 giugno 2008

VENETO - Alighieri, appello a Bondi «Valpolicella come Montichiello»

VENETO - Alighieri, appello a Bondi «Valpolicella come Montichiello»
Riccardo Mauroner
Corriere di Verona 07/06/2008

VERONA -Un tempo era la Valpolicella felix, l`anfiteatro verde, la piccola arcadia alle porte di Verona, oggi è geografia smarrita nel grigio del cemento oltre le siepi. Da anni orinai si ricorrono
e si accavallano le critiche e le denunce sulla decomposizione
di un paesaggio ridotto a «maceria martire abitabile», per usare le parole di Guido Ceronetti.
Attenti osservatori e scrittori del paesaggio veronese, da Eugenio Turri a Libero Cecchini, da Dino Coltro a Milo Manara, hanno lanciato segnali di allarme sull`esaurimento di un territorio, come quello della Valpolicella, il cui scempio sembra inarrestabile. Un deserto di cemento che si prolunga a Pescantina,
dove abita lo scrittore Nicola Cinquetti che, senza mezzi
termini, denuncia «La trasformazione del paesaggio di Pescantina
ha travolto e consunto tutto il paese. E` dovuta ad una politica edilizia aggressiva che non mostra cedimenti. Prese da un incontrollabile orrore del vuoto le amministrazioni si sono affannate a riempire ogni area verde, ogni spazio aperto.
Preoccupante è, poi, quello che sta accadendo lungo le rive dell`Adige, dove meravigliose sequenze di alberi secolari soccombono all`avanzare delle ruspe».
Tanti segnali d`allarme che in questi anni sono stati raccolti
dall`associazione «Salvalpolicella» e dal suo presidente Pieralvise Serego Alighieri: «La notizia più interessante di questi giorni è la presa di posizione della Lega che ha denunciato la cattiva gestione di tutto il territorio. Potrà essere una mossa da campagna elettorale, che è prossima in Valpolicella, mala denuncia è condivisibile».
Nei giorni scorsi il ministro Sandro Bondi ha dichiarato di
prendersi a cuore il caso, denunciato da Asor Rosa, di Montichiello, il piccolo paese toscano accerchiato dalle ruspe: «E` un segnale positivo - commenta Serego Alighieri - ma il problema è che qui si tratta di un intero territorio, non di un borgo. Spero, tuttavia, che il ministro si interessi e prenda seriamente a cuore anche il caso della Valpolicella».
Un territorio, quello della Valpolicella, consumato da tempo, il cui logoramento continua ancor oggi, magari sotto traccia:
«Prendiamo - continua Serego Alighieri -le recenti dichiarazioni
del sindaco di Negrar che si vanta di aver limitato a "soli"
ego mila metri cubi le nuove edificazioni pensando di essere riuscito a contenere le grandi lottizzazioni.
Migliaia di metri cubi che tuttavia ci saranno. Per cui persiste questa doppiezza: tutti si dichiarano ufficialmente attenti alla salvaguardia del territorio, salvo poi operare in modo del tutto opposto. Così la Valpolicella è andata e va a pezzi».
Un altro esempio arriva dal Comune di Sant`Ambrogio e dalle
coloratissime villette balneari costruite intorno alla nuova rotonda. «Sono inguardabili - afferma Serego Alighieri -. E non
si capisce nemmeno a chi sono destinate perché non ci risultano
grosse richieste di abitazioni.
E` un meccanismo che ci è oscuro. Si costruisce per chi?
Non mi pare che ci sia una natalità pari all`aumento delle costruzioni, né che la gente di Verona, negli ultimi tempi, ambisca ad abitare in un territorio che ormai è diventato periferia della città».
La denuncia del presidente dell`associazione «Salvalpolicella»
si prolunga anche nella descrizione di quello che nascerà a
Gargagnago al posto dell`ex-seminario, proprio di fronte alla
storica villa Alighieri: «Sta venendo su una "roba" che fa impressione. Sarà il solito mega centro commerciale con nuove
strade e nuovo traffico. Il turismo enogastronomico cerca
ben altro: non ha certo bisogno dei centri commerciali o di costruzioni coloratissime che nulla hanno a che fare con la nostra
storia e che offendono solo il paesaggio.
Ha bisogno di un territorio che parli delle sue antiche
e nuove attività nel segno della qualità della vita e del lavoro».
Parole che sembrano evidenziare una parte di Valpolicella ormai
irrimediabilmente perduta.
«L`unica via da percorrere - suggerisce Pieralvise Serego Alighieri - è condividere il futuro del territorio con chi produce il suo più nobile prodotto che è il vino e che rende famosa la Valpolicella in tutto il mondo. Il destino di un buon vino non dipende solamente dal suo gusto e dalla buona etichetta, ma anche dal territorio e dai luoghi in cui nasce».

VALPANTENA. La nuova Sp6? Erano altri i progetti di Comune e Regione per questo territorio

VALPANTENA. La nuova Sp6? Erano altri i progetti di Comune e Regione per questo territorio
GIUSEPPE STEFANONI *
Martedì 10 Giugno 2008 l'arena

La superstrada cancella la pista ciclopedonale
L’ex presidente della sesta Fresco: «Un sogno infranto» L’assessore Giorgetti: «Non ci sono danni paesaggistici»
Una decisione che dimostra scarsità di conoscenze e di senso cristiano

*PRESIDENTE DEL GALM


La strada provinciale dei Lessini è davvero indispensabile? E poi, la pista ciclo pedonale che accompagna l’argine del fiume Valpantena non sarà rovinato dal traffico di automobili, bus e camion che passeranno a pochi metri di distanza? L’annuncio del prolungamento della Sp6 se da una parte è stato appreso come la riuscita di anni di battaglie per quanti vedono in questo intervento un incentivo all’economia e al turismo della zona, dall’altra lascia esterrefatti quanti invece nella realizzazione di nuove strade vedono un incentivo al trasporto privato, nulla di più. O meglio un deturpamento continuo del paesaggio.
E qui in questa valle, il paesaggio è davvero tutto, basta passeggiare lungo la pista ciclopedonale per rendersene conto. A volerla furono le due circoscrizioni confinanti, la sesta e l’ottava. Per realizzarla i presidenti dei parlamentino, Enrico Corsi per l’ottava e Luigi Fresco per la sesta, tra il ’98 e il 2003, si appellarono a tutto e a tutti. Alla fine si realizzò grazie ad un accordo tra la Regione e l’amministrazione comunale che al tempo era guidata da Paolo Zanotto. In tutto venne a costare 140mila euro. I primi 70 mila arrivarono proprio dalla Regione grazie all’assessore Massimo Giorgetti. Venne mobilitato anche il Genio civile che mise in sicurezza gli argini: in molti punti i muri di contenimento erano crollati, altri erano pericolanti. La parte idraulica era inesistente. Per non parlare del fatto che il piccolo fiume era diventato una vera e propria discarica abusiva dove vi finivano ogni genere di rifiuti.
La pista ciclabile, sterrata, che viene utilizzata come percorso della salute anche da molte famiglie e da chi pratica footing, doveva essere la prima tappa di un importante progetto: qui si volevano far confluire le piste ciclabili delle Torricelle. Doveva diventare un vero e proprio percorso culturale prezioso, innanzi tutto per il Pantheon di Santa Maria in Stelle. L’ottava circoscrizione era intenzionata a collocare cartelloni che ne indicavano le coltivazioni tipiche della valle.
«Vogliamo che questo non sia solo un luogo dove poter passeggiare e circolare indisturbati sulla due ruote, ma diventi anche un percorso culturale e perché no enogastronomico», dichiarava l’attuale assessore alla viabilità Enrico Corsi, nel corso di un’assemblea pubblica che annunciava la realizzazione del percorso entro la fine di luglio. Era il 2003. Oggi a distanza di cinque anni, quello che doveva rimanere un percorso inviolato, non lo sarà più. Luigi Fresco, ex presidente della sesta circoscrizione è amareggiato. Il prolungamento della sp 6 non lo aveva mai preso in considerazione. «Se verrà realizzato questa non sarà più una ciclopedonale ma una pista protetta per salvare ciclisti e mamme con i passeggini». Un sogno infranto per Fresco che allora sosteneva che gli amanti della due ruote da Quinto sarebbero potuti partire in bici per arrivare comodamente in città a lavorare. A differenza sua l’assessore regionale Massimo Giorgetti non vede nessun intralcio né danni paesaggistici. Per lui la strada provinciale dei Lessini va allungata fino allo sbocco della tangenziale. Il perché è semplice: è l’investimento immediato e più semplice prima del traforo. «Per il traforo occorrerà aspettare anni», assicura, «inoltre sarà a pagamento. Il prolungamento della sp6 invece permetterà di dare subito respiro alla vallata. Inoltre è gratuito e tale rimarrà». A.Z.

Verona - La storia travagliata e infinita delle mostre

Verona - La storia travagliata e infinita delle mostre
10 giugno 2008, IL GAZZETTINO

Verona
La storia travagliata e infinita delle mostre veronesi si arricchisce di un nuovo capitolo, in cui la parte del protagonista è interpretata da Alain Elkann, plenipotenziario del ministro della cultura Sandro Bondi per gli eventi culturali e i rapporti con l'estero. É stato lui, ieri a Parigi, a incontrare il presidente e direttore del Louvre, Henri Loyrette, per cercare di rilanciare la collaborazione fra la città e il museo, dopo la brusca interruzione seguita alla comunicazione con cui il Louvre, il 23 maggio scorso, bloccava la mostra con i suoi capolavori prevista in riva all'Adige in autunno.

L'esito dell'incontro è stato interlocutorio: sufficiente però per stabilire la data di un nuovo rendez vous, l'11 luglio a Roma, aperto stavolta anche al sindaco di Verona Flavio Tosi, e con intenti più operativi. Per il momento comunque Elkann ha già incamerato l'impegno del Louvre di allacciare un rapporto istituzionale con il Comune di Verona, in vista dell'organizzazione di "altre grandi mostre" (comunicazione testuale del Comune) in un periodo però non ancora indicato. Naturalmente sotto l'egida anche del Ministero dei beni culturali.

C'è un grande assente, ovviamente, in questo nuovo capitolo della saga veronese: Marco Goldin con la sua Linea d'Ombra, che aveva avuto l'incarico di organizzare ("chiavi in mano") la mostra del Louvre e aveva mantenuto i rapporti con i vertici del museo francese in prima persona.

«Di Linea d'Ombra a Parigi non si è parlato - fanno sapere dalla segreteria del sindaco - Vedremo dopo l'incontro romano come procedere anche con loro. Noi abbiamo detto che volevamo lavorare insieme, ed è un'intenzione che manteniamo, anche se la mostra autunnale col Louvre, che era il cardine su cui si innestavano tutte le altre, a questo punto cade definitivamente». Verona punterebbe però ad avere comunque una mostra in autunno, magari anticipando quella sul Museo di Boston, originariamente prevista per il 2009.

Marco Goldin ieri sera non ha rilasciato commenti, salvo far sapere che nessuno da Verona l'aveva chiamato per informarlo dell'esito dell'incontro parigino: un dettaglio significativo.

S.F.

A Venaria tornano le barche storiche nella Peschiera si voga alla veneta

A Venaria tornano le barche storiche nella Peschiera si voga alla veneta
MARINA PAGLIERI
MERCOLEDÌ, 11 GIUGNO 2008 la repubblica - Torino

Sabato la competizione a remi, domenica si inaugura la Fontana del Cervo con una festa barocca

L´inaugurazione domenica prossima nella Corte d´onore della Fontana del Cervo, accompagnata da una festa barocca e da un collegamento via satellite con l´Expo Internazionale di Saragoza dedicato all´acqua. La prima edizione, nello stesso giorno, del Trofeo Armida, gara di voga veneta su imbarcazioni a due remi nelle acque della Peschiera Grande. E ancora il taglio del nastro, il 30 giugno, per il nuovo allestimento del percorso di visita all´interno delle sale barocche e per la Mostra dei Manti regali nelle Scuderie, alla presenza del ministro per i Beni culturali Sandro Bondi. Sono molte le novità in vista dell´estate per la Reggia di Venaria, presentate ieri mattina in riva al Po proprio nella sede dela Canottieri Armida, alla presenza del responsabile della Struttura La Venaria Reale Alberto Vanelli e del sindaco Nicola Pollari.
Si parte dall´antica fontana seicentesca, opera di Amedeo di Castellamonte, ritrovata in discreto stato di conservazione durante i lavori di restauro. E dalla decisione, illustrata ieri dal progettista Carlo Fucini, di integrare le parti mancanti con un progetto tecnologicamente avanzato: «Si è creato attorno alle vestigia storiche un invaso di forma ellittica di 130 metri, circondandolo di pompe che permettono getti alti fino a 10 metri, in grado di creare con l´aiuto di proiettori notevoli effetti scenografici, tra luci, suoni e colori». Domenica è prevista dalle 17 (si prosegue fino alle 19, per riprendere in notturna dalle 21 alle 23, si entra con un normale biglietto d´ingresso) una festa barocca tra coreografie, spettacoli teatrali ed esibizioni ginniche, con acrobati, danzatori, maschere della commedia dell´arte. In chiusura, performance di fuochi barocchi.
Inizia sabato la due giorni intitolata «La Reggia sull´acqua» e dedicata alla voga veneta promossa con la Regione dalla Società Armida, che negli anni Venti del ‘900 primeggiò in questa disciplina a livello nazionale. Sabato fin dal mattino le imbarcazioni a due remi saranno a disposizione dei visitatori, che potranno cimentarsi con l´aiuto di istruttori. Domenica in mattinata le prove, alle 16 il via alle regate ad eliminazione diretta. Si gareggia sulle «mascarete», imbarcazioni molto leggere della tradizione cantieristica veneziana, messe a disposizione dalla società Vogaveneta Mestre. Le gare si svolgono tra due barche che si inseguono su un anello di circa mille metri (la Peschiera ne misura 250). Otto gli equipaggi, oltre a Torino gareggiano le città di Venezia, Mestre, Cremona, Pavia e una delegazione del lago di Garda. I vincitori riceveranno in premio la Peota d´oro, targa offerta dalla Reggia di Venaria in ricordo dell´imbarcazione che su desiderio di Carlo Emanuele III venne costruita a Venezia per giungere a Torino, navigando il Po fino al Castello del Valentino, nei primi giorni del settembre 1731.
Infine il via il 30 giugno al nuovo percorso allestito all´interno della Reggia, intitolato «Reggia di Venaria. Teatro di storia e di magnificenza» e alla mostra sui manti regali delle donne di casa Savoia, realizzata nelle Scuderie in collaborazione con la Fondazione Umberto II e Maria José. Sarà la prima volta da ministro a Venaria, e a Torino, per Sandro Bondi. E chissà se approderà alla reggia dal vicino aeroporto di Caselle o se opterà per il treno, dal momento che per ora, ha confessato, non è riuscito a vincere la paura di volare.

martedì 10 giugno 2008

Incontro Wicca e Pagano Veneto 12 giugno 2008

Incontro Wicca e Pagano -
Pagan Moot Veneto 12 giugno 2008

salve,
giovedi‘ 12 giugno 2008.
Montegrotto Terme ore 20,45.
al pub Imbolc,
Via Aureliana 11 Montegrotto Terme (PD)
si terra’ l’incontro mensile dei pagani e wiccan
veneti. L'incontro è aperto a tutti.

Incontro periodico mensile ogni secondo giovedì del
mese.
Il primo Pagan Moot Veneto è avvenuto nel dicembre
2005.

"Durante il pellegrinaggio della vita, il politeista
si reca da un tempio all'altro, pratica differenti
rituali, differenti modi di vita, differenti metodi di
sviluppo interiore. Resta costantemente cosciente
della coesistenza di una moltitudine di vie che
portano al divino… il monoteista non può vedere in
modo chiaro, fianco a fianco, i diversi stadi del suo
sviluppo passato e futuro, illustrati da diversi
simboli, diversi Dèi, diversi culti, diversi
comportamenti religiosi, ogni suo tentativo per
superare i limiti dei dogmi e delle leggi del sistema
in cui si trova immerso tende a fargli perdere
l'equilibrio. ", uso le parole Alain Danielou per
cercare di far capire lo spirito che anima molti dei
partecipanti al moot.


Cos'è un moot?
" Un Moot è semplicemente un incontro tenuto in un
locale pubblico (solitamente un pub o simile) ad
intervalli fissi in cui le persone si possono
incontrare per conoscersi, discutere, consigliarsi e
quant' altro. Il fatto che l' incontro si tenga sempre
con la stessa periodicità facilita l' organizzazione
per tutti, visto che non si deve cercare di contattare
tutti ogni volta per mettersi d' accordo, e che le
persone hanno la possibilità di organizzare i propri
impegni per tempo sapendo quando c'è il Moot. Inoltre
tutte le persone nuove nella comunità possono andare
ad un Moot"
saluti

francesco scanagatta

cell 349 7554994.

lunedì 9 giugno 2008

«Noi siamo i professionisti del no»

L'Arena, Lunedì 9 Giugno 2008

L’INCONTRO. Si sono ritrovati per la prima volta, a Villa Buri, i responsabili dei comitati di protesta (dal Traforo alla Tav) per creare una rete di informazioni
«Noi siamo i professionisti del no»
Sperotto: «Non vogliamo creare un megacomitato ma mettere in rete le esperienze per lavorare meglio»
Difendiamo l’ambiente e i cittadini, siamo militanti contro i poteri forti
ALBERTO SPEROTTO
COMITATO ANTI TRAFORO
La nostra resistenza è sempre ben motivata, siamo documentati
DANIELE NOTTEGAR
COMITATO ANTI TAV

Silvia Bernardi
Sono gli irriducibili del no. Vogliono proteggere l'ambiente. Risanare, salvaguardare o semplicemente conoscere. I comitati ambientalisti assorbono l'impegno di centinaia di persone. Nascono spontaneamente e con un obiettivo preciso, ma non per questo limitano la propria vita ai tempi della battaglia: contro il traforo, contro il Pat, la Tav, i parcheggi sotterranei. A Verona se ne contano circa una trentina, trecento in tutto il Veneto. Alcuni capaci di raccogliere migliaia di firme: contro il traforo sono 14mila e Legambiente prende l'adesione di 115mila soci con mille gruppi locali su tutto il territorio. Altre, hanno un raggio d'azione limitato ai problemi del quartiere: il traffico e l'inquinamento di Borgo Roma e Corso Milano. O di una vallata, come la Valpolicella e la Valpantena. Ora hanno deciso di fare rete per condividere conoscenze ed esperienze. Il progetto è stato messo in cantiere a Villa Buri, nell'incontro interprovinciale tra associazioni e comitati ambientalisti organizzato nell'ambito della tre giorni di riflessioni e confronti promossa dall'Associazione Villa Buri onlus.
Due le idee nate dal dibattito: da un lato cercare di condividere le esperienze e le risorse; dall'altro diventare dei professionisti dell'ambiente. Per tutti i comitati ambientalisti, infatti, diversi sono i soggetti, ma uguali i percorsi. Che iniziano con il lavoro di ricerca e documentazione per poi passare all'aggregazione, all'informazione, alla denuncia. Con le petizioni e le attività dei legali. «La volontà è di condividere le conoscenze pratiche», dice Alberto Sperotto, presidente del comitato contro il traforo delle Torricelle, tra i promotori dell'iniziativa. «Vorremmo costruire un sito internet che raccolga tutti i comitati interprovinciali, successivamente organizzare un forum dove chiunque abbia qualcosa da chiedere possa trovare un interlocutore che dia risposte».
I primi a sollevare la necessità di un coordinamento tra i gruppi provinciali furono, un anno fa, Mario Rigoni Stern e Andrea Zanzotto con una lettera aperta firmata tra gli altri da Camilleri, Asor Rosa, Carlo Ripa di Meana. «Spesso ci si trova ad essere dei militanti contro i poteri forti», prosegue Sperotto.
«Ci troviamo ad interloquire con società o enti che sanno come muoversi nella comunicazione con tanto di uffici stampa e televisioni a disposizione. Anche noi vogliamo organizzarci per poter rispondere con mezzi adeguati».
Senza perdere mai di vista l’obiettivo finale: «Non parliamo di un mega comitato con tanto di presidente stipendiato, quanto di passare da una fase di improvvisazione ad una in cui le cose vengono fatte bene come le fa la controparte».
«Solo facendo rete potremmo contrastare gli interessi enormi della controparte. Interessi che la maggior parte delle volte vanno ben aldilà dell'effettiva utilità del progetto», dice Daniele Nottegar del comitato anti Tav. «Ci contrastano con lo stereotipo del no perché non hanno altri mezzi: le nostre istanze sono dettagliate e ricche di dati. Noi non opponiamo resistenza immotivata, ma con documentazioni, studi e anni di presenza costante sul problema».
Il tutto, senza nessun colore politico: «Non vogliamo connotazioni politiche», conclude Sperotto. «E non vogliamo essere visti sempre come degli antagonisti da combattere, ma come dei cittadini che vogliono essere ascoltati perché hanno a cuore il territorio in cui Lunedì 9 Giugno 2008


L’INCONTRO. Si sono ritrovati per la prima volta, a Villa Buri, i responsabili dei comitati di protesta (dal Traforo alla Tav) per creare una rete di informazioni
«Noi siamo i professionisti del no»
Sperotto: «Non vogliamo creare un megacomitato ma mettere in rete le esperienze per lavorare meglio»
Difendiamo l’ambiente e i cittadini, siamo militanti contro i poteri forti
ALBERTO SPEROTTO
COMITATO ANTI TRAFORO
La nostra resistenza è sempre ben motivata, siamo documentati
DANIELE NOTTEGAR
COMITATO ANTI TAV





Silvia Bernardi
Sono gli irriducibili del no. Vogliono proteggere l'ambiente. Risanare, salvaguardare o semplicemente conoscere. I comitati ambientalisti assorbono l'impegno di centinaia di persone. Nascono spontaneamente e con un obiettivo preciso, ma non per questo limitano la propria vita ai tempi della battaglia: contro il traforo, contro il Pat, la Tav, i parcheggi sotterranei. A Verona se ne contano circa una trentina, trecento in tutto il Veneto. Alcuni capaci di raccogliere migliaia di firme: contro il traforo sono 14mila e Legambiente prende l'adesione di 115mila soci con mille gruppi locali su tutto il territorio. Altre, hanno un raggio d'azione limitato ai problemi del quartiere: il traffico e l'inquinamento di Borgo Roma e Corso Milano. O di una vallata, come la Valpolicella e la Valpantena. Ora hanno deciso di fare rete per condividere conoscenze ed esperienze. Il progetto è stato messo in cantiere a Villa Buri, nell'incontro interprovinciale tra associazioni e comitati ambientalisti organizzato nell'ambito della tre giorni di riflessioni e confronti promossa dall'Associazione Villa Buri onlus.
Due le idee nate dal dibattito: da un lato cercare di condividere le esperienze e le risorse; dall'altro diventare dei professionisti dell'ambiente. Per tutti i comitati ambientalisti, infatti, diversi sono i soggetti, ma uguali i percorsi. Che iniziano con il lavoro di ricerca e documentazione per poi passare all'aggregazione, all'informazione, alla denuncia. Con le petizioni e le attività dei legali. «La volontà è di condividere le conoscenze pratiche», dice Alberto Sperotto, presidente del comitato contro il traforo delle Torricelle, tra i promotori dell'iniziativa. «Vorremmo costruire un sito internet che raccolga tutti i comitati interprovinciali, successivamente organizzare un forum dove chiunque abbia qualcosa da chiedere possa trovare un interlocutore che dia risposte».
I primi a sollevare la necessità di un coordinamento tra i gruppi provinciali furono, un anno fa, Mario Rigoni Stern e Andrea Zanzotto con una lettera aperta firmata tra gli altri da Camilleri, Asor Rosa, Carlo Ripa di Meana. «Spesso ci si trova ad essere dei militanti contro i poteri forti», prosegue Sperotto.
«Ci troviamo ad interloquire con società o enti che sanno come muoversi nella comunicazione con tanto di uffici stampa e televisioni a disposizione. Anche noi vogliamo organizzarci per poter rispondere con mezzi adeguati».
Senza perdere mai di vista l’obiettivo finale: «Non parliamo di un mega comitato con tanto di presidente stipendiato, quanto di passare da una fase di improvvisazione ad una in cui le cose vengono fatte bene come le fa la controparte».
«Solo facendo rete potremmo contrastare gli interessi enormi della controparte. Interessi che la maggior parte delle volte vanno ben aldilà dell'effettiva utilità del progetto», dice Daniele Nottegar del comitato anti Tav. «Ci contrastano con lo stereotipo del no perché non hanno altri mezzi: le nostre istanze sono dettagliate e ricche di dati. Noi non opponiamo resistenza immotivata, ma con documentazioni, studi e anni di presenza costante sul problema».
Il tutto, senza nessun colore politico: «Non vogliamo connotazioni politiche», conclude Sperotto. «E non vogliamo essere visti sempre come degli antagonisti da combattere, ma come dei cittadini che vogliono essere ascoltati perché hanno a cuore il territorio in cuiLunedì 9 Giugno 2008


L’INCONTRO. Si sono ritrovati per la prima volta, a Villa Buri, i responsabili dei comitati di protesta (dal Traforo alla Tav) per creare una rete di informazioni
«Noi siamo i professionisti del no»
Sperotto: «Non vogliamo creare un megacomitato ma mettere in rete le esperienze per lavorare meglio»
Difendiamo l’ambiente e i cittadini, siamo militanti contro i poteri forti
ALBERTO SPEROTTO
COMITATO ANTI TRAFORO
La nostra resistenza è sempre ben motivata, siamo documentati
DANIELE NOTTEGAR
COMITATO ANTI TAV





Silvia Bernardi
Sono gli irriducibili del no. Vogliono proteggere l'ambiente. Risanare, salvaguardare o semplicemente conoscere. I comitati ambientalisti assorbono l'impegno di centinaia di persone. Nascono spontaneamente e con un obiettivo preciso, ma non per questo limitano la propria vita ai tempi della battaglia: contro il traforo, contro il Pat, la Tav, i parcheggi sotterranei. A Verona se ne contano circa una trentina, trecento in tutto il Veneto. Alcuni capaci di raccogliere migliaia di firme: contro il traforo sono 14mila e Legambiente prende l'adesione di 115mila soci con mille gruppi locali su tutto il territorio. Altre, hanno un raggio d'azione limitato ai problemi del quartiere: il traffico e l'inquinamento di Borgo Roma e Corso Milano. O di una vallata, come la Valpolicella e la Valpantena. Ora hanno deciso di fare rete per condividere conoscenze ed esperienze. Il progetto è stato messo in cantiere a Villa Buri, nell'incontro interprovinciale tra associazioni e comitati ambientalisti organizzato nell'ambito della tre giorni di riflessioni e confronti promossa dall'Associazione Villa Buri onlus.
Due le idee nate dal dibattito: da un lato cercare di condividere le esperienze e le risorse; dall'altro diventare dei professionisti dell'ambiente. Per tutti i comitati ambientalisti, infatti, diversi sono i soggetti, ma uguali i percorsi. Che iniziano con il lavoro di ricerca e documentazione per poi passare all'aggregazione, all'informazione, alla denuncia. Con le petizioni e le attività dei legali. «La volontà è di condividere le conoscenze pratiche», dice Alberto Sperotto, presidente del comitato contro il traforo delle Torricelle, tra i promotori dell'iniziativa. «Vorremmo costruire un sito internet che raccolga tutti i comitati interprovinciali, successivamente organizzare un forum dove chiunque abbia qualcosa da chiedere possa trovare un interlocutore che dia risposte».
I primi a sollevare la necessità di un coordinamento tra i gruppi provinciali furono, un anno fa, Mario Rigoni Stern e Andrea Zanzotto con una lettera aperta firmata tra gli altri da Camilleri, Asor Rosa, Carlo Ripa di Meana. «Spesso ci si trova ad essere dei militanti contro i poteri forti», prosegue Sperotto.
«Ci troviamo ad interloquire con società o enti che sanno come muoversi nella comunicazione con tanto di uffici stampa e televisioni a disposizione. Anche noi vogliamo organizzarci per poter rispondere con mezzi adeguati».
Senza perdere mai di vista l’obiettivo finale: «Non parliamo di un mega comitato con tanto di presidente stipendiato, quanto di passare da una fase di improvvisazione ad una in cui le cose vengono fatte bene come le fa la controparte».
«Solo facendo rete potremmo contrastare gli interessi enormi della controparte. Interessi che la maggior parte delle volte vanno ben aldilà dell'effettiva utilità del progetto», dice Daniele Nottegar del comitato anti Tav. «Ci contrastano con lo stereotipo del no perché non hanno altri mezzi: le nostre istanze sono dettagliate e ricche di dati. Noi non opponiamo resistenza immotivata, ma con documentazioni, studi e anni di presenza costante sul problema».
Il tutto, senza nessun colore politico: «Non vogliamo connotazioni politiche», conclude Sperotto. «E non vogliamo essere visti sempre come degli antagonisti da combattere, ma come dei cittadini che vogliono essere ascoltati perché hanno a cuore il territorio in cui vivono».

domenica 8 giugno 2008

VERONA - La vendita della rocca fa quadrare il bilancio

VERONA - La vendita della rocca fa quadrare il bilancio
Vetusto Caliari
Sabato 7 Giugno 2008 L'ARENA

UNIONE TARTARO TIONE. Lo storico edificio comprato da Nogarole

Il Consiglio del vertice dei tre Comuni approva il rendiconto per il 2007 con un solo voto contrario

Il consiglio dell’Unione veronese TartaroTione ha approvato il rendiconto dell’esercizio finanziario 2007. Tutti d’accordo tranne il consigliere che rappresenta la minoranza del comune di Nogarole “Uniti per Nogarole” Arduino Copettari che ha votato contro.
Il 2007 è stato chiuso con un avanzo di amministrazione di 485 mila283,45 euro in pratica il rientro dei soldi dalla vendita della rocca di Nogarole.
I principali dati della gestione sono questi: per le entrate 41 mila 528 euro di contributo regionale per esercizio di funzioni associate; 242 mila 796 euro contributo regionale finanziato con risorse dello Stato, 206 mila 453 euro contributo del comune di Erbè, 407 mila 631 euro contributo comune di Nogarole Rocca, 336 mila 516 euro contributo del comune di Trevenzuolo. Poi, 185 mila 157 euro contributi regionali nel campo sociale, 103 mila 600 euro contributi della provincia per la manutenzione delle strade. Sono 177 mila 172 euro i soldi incassati dalle multe. Le spese sono state 946 mila 86 euro per il personale, 85 mila 358 acquisto di beni di consumo, 573 mila 401 euro prestazioni di servizi, 518 mila 201 euro trasferimenti, 63 mila 562 euro, 55 mila 727 euro per imposte e tasse, novemila 843 euro oneri straordinari.
Nella seduta è stato deliberato anche, (ha votato contro il consigliere Arduino Copettari e si è astenuto Enzo Guerra della minoranza di Trevenzuolo), di procedere all’estinzione del mutuo per l’acquisto della Rocca di Nogarole. La sovrintendenza ha infatti dato parere favorevole alla vendita. Sarà acquistata dal Comune di Nogarole e il ricavato servirà per estinguere il mutuo con la Cassa depositi e prestiti acceso per l’acquisto. Così sarà risanata ulteriormente la condizione economica dell’Unione.

VERONA - Traforo e tramvia a marcia indietro

VERONA - Traforo e tramvia a marcia indietro
Sabato 7 Giugno 2008 L'ARENA

VIABILITÀ E TRASPORTI. La realizzazione di due grandi opere da anni non riesce sbloccarsi. E anche oggi riemergono difficoltà progettuali e di finanziamento

Mariotti: «Manca una decisione politica, il progetto del bus su gomma non c’è e rischiano di saltare i soldi pubblici»
Il presidente dell’Amt lancia l’allarme: «La pratica è lunga, bisogna scegliere e procedere»

Il futuro delle due opere pubbliche più rilevanti messe in cantiere dall’amministrazione comunale, traforo delle Torricelle e tramvia, appare sempre più nebuloso. Ad accomunare, infatti, la loro sorte è l’aspetto economico. Per quanto riguarda il tunnel, sul sito del Comune è stato pubblicato il bando di project financing e l’importo presunto è di 290 milioni di euro. Una cifra enorme destinata a lievitare in corso d’opera, e sicuri, finora, sono solo i 50 milioni stanziati dall’autostrada Serenissima.
Ancora più incerta è la situazione della tramvia. «Quella che manca è una decisione politica, il Comune deve prendere una decisione chiara per non rischiare di perdere i finanziamenti statali». Massimo Mariotti, presidente dell’Amt, società incaricata di seguire la progettazione del nuovo sistema di trasporto di massa, lancia un un grido d’allarme alle forze della maggioranza affinché facciano presto a scegliere la soluzione migliore. «E la cosa più importante», sottolinea, «è che non si facciano sperimentazioni, ma che si scelgano sistemi collaudati».
La precedente amministrazione di centrosinistra una decisione l’aveva presa e il progetto aveva ottenuto un finanziamento statale di 124 milioni di euro, pari al 60 per cento del costo totale. Con l’avvento del sindaco Flavio Tosi, tuttavia, il progetto di tramvia su binari è stato accantonato a favore di un «più economico e «meno invasivo» modello a ruote guidato da speciali sensori posti a terra. Quello a cui Tosi e Corsi pensano è un filobus elettrico su gomma, di ultimissima generazione, prodotto dalla ditta olandese Apts. Ma non esiste ancora un progetto vero e proprio, sulla base del quale indire la gara d’appalto.
«Nei giorni scorsi», continua Mariotti, «insieme all’assessore Enrico Corsi, abbiamo incontrato due superdirigenti del ministero che ci avevano garantito il finanziamento anche oltre la scadenza di ottobre, sulla base però di un progetto circostanziato». Ed esclama: «Finora c’è solo una proposta di massima, e sappiamo che la procedura burocratica è lunga e articolata. Penso, quindi, che le forze politiche debbano confrontarsi e prendere una decisione».
Per l’avvio e la conclusione del precedente progetto, che prevedeva la realizzazione di una tramvia su rotaie, erano stati necessari due anni. Si era partiti il 28 novembre 2005 con l’affidamento alla società Metropolitana Milanese, da parte dell’Amt, dell’incarico di verifica del progetto preliminare del tratto San Michele-Stadio. Il 7 dicembre di quello stesso anno il Comune aveva indetto la gara d’appalto per la selezione della società incaricata di redigere il Piano economico finanziario dei lotti 1 e 2, aggiudicandola il 7 febbraio 2006. Da lì in avanti una lunga serie di procedure: studi di impatto ambientale, conferenze di servizi, accordi procedimentali con il ministero, studi di fattibilità, controdeduzioni alle osservazioni, analisi dei costi, pareri della Soprintendenza. Fino all’approvazione, il 28 giugno 2007, dei finanziamenti da parte del Cipe e alla consegna, lo scorso 29 ottobre, della relazione di impatto archeologico. Mariotti, infine, fa sapere che l’Amt non ha finora visionato altri tipi di mezzi di trasporto di massa: «È inutile spendere soldi più di quanto è necessario. I sistemi tramviari sono tanti, quella che manca, invece, è una decisione politica». E.S.

Flagellum Dei? Il fuoco degli Unni

Flagellum Dei? Il fuoco degli Unni

di Federico Moro, romanzo

Studio LT2 edizioni, ISBN 978-88-88028-12-5


“Emozioni per domani, il romanzo dell’Europa. Realismo magico e ricostruzione storica in una vicenda che si rincorre di continuo tra passato e presente perché conoscere significa “proiettare il film della storia sullo schermo del futuro” e questa è anche la via per aprire i cancelli della verità: di tutte le verità, oltre le apparenze del sensibile, che ruotano dentro e attorno a noi.”



Chi è Antonio Altavilla, residente a Roma al numero 42 di via Teatro di Marcello? Il giornalista e scrittore di viaggi, l’uomo razionale e materialista del XXI secolo che crede oppure un crono visore di carne, un’autentica macchina del tempo in cui ciò che è stato rivive trasformato in un caleidoscopio di suoni e immagini? E la misteriosa Huna Teodato, la donna dal cranio deformato artificialmente che lo guida lungo le tappe di un’esperienza iniziatica, è soltanto un’archeologa o qualcosa di più?

Flagellum Dei? già nel titolo svela il filo conduttore della vicenda, la campagna di Attila in Italia nell’anno 452 d.C. In quella primavera, i popoli della federazione riunita sotto lo scettro del re unno lasciano la pianura in cui scorre il fiume Tissa, affluente del Danubio, con l’intenzione d’invadere la Penisola. Ogni singolo guerriero ha le sue personali motivazioni, spesso divergenti e talvolta in aperto contrasto con quelle del sovrano. Varie come le reazioni degli italici in lotta contro il tempo per fermare l’attacco, diretto all’inizio contro la Venetia et Histria e le sue città, Aquileia e Altino in particolare. E tutti dovranno fare i conti con una serie di donne, da una parte e dall’altra, altrettanto decise a opporre al corso degli eventi le proprie convinzioni. A cominciare dall’enigmatica “signora della chiave”, una Dea?, di cui si conosce appena il nome Reitia, e che si materializzerà imprevista nell’antico mitreo nascosto alle foci di un altro fiume, il Timavo, nei pressi della città di Tergeste

Questo l’ambito geografico e storico della narrazione.Flagellum Dei? però resta un romanzo con due protagonisti contemporanei, Antonio Altavilla e Huna Teodato. Venezia recita una parte importante, perché nella città nata dalla distruzione da parte degli unni di Attila della romana Altino in riva al fiume Sile, si collocano l’atto conclusivo della storia e del viaggio.

Scettico convinto dell’esistenza solo di quanto può toccare con mano, Antonio Altavilla finisce risucchiato dal lato invisibile della realtà, quello per cui “non sempre le cose sono come appaiono”. Lungo le anse del tempo incontra un mondo sconosciuto, quello della tarda antichità pronta a diventare Medio Evo. E inquietanti entità intessute a dipinti e decorazioni di antichi palazzi veneziani. Ogni unità è sempre “armonia di contrari” perché…tutto scorre.

L’incontro temporale tra la mostra “Roma e i Barbari” a Palazzo Grassi e la pubblicazione del romanzo appartiene alla categoria degli appuntamenti fortuiti governati dalla sorte. Certo, il filosofo greco Eraclito, molto richiamato nel romanzo, sosteneva che “gli uomini chiamano caso quanto non capiscono” , tuttavia, l’impressione di trovarsi di fronte a un autentico mistero rimane. Come l’imbattersi in una delle sale espositive nella vetrinetta contenente un diadema unno e un cranio deformato artificialmente come è descritto nelle pagine 19-20 del romanzo… meraviglia pronta a diventare disagio al piano superiore, dove si riconosce in una spilla longobarda dal Museo veronese di Castelvecchio l’immagine di copertina del precedente romanzo dello stesso autore. Al Museo di Castelvecchio a Verona ce ne sono diverse di spille simili. Per nostra tranquillità, comunque, chiamiamolo pure “caso”.

1482 Ferrara e Venezia duello sul Po

Ercole e il Leone

1482 Ferrara e Venezia duello sul Po

di Federico Moro, saggio

Studio LT2 Edizioni, ISBN 978-88-88028-16-3


“Italiani contro, il paese che non vuole nascere: il racconto di uno dei tanti appuntamenti mancati da un passato perennemente sospeso tra cronaca, politica e rimpianto ma sempre incapace di diventare Storia.”



Primavera dell’anno 1482, bassa Valle del Po , Venezia lancia sul fiume attraverso la bocca di Fornaci il nobile Damiano Moro al comando di una flotta di 400 imbarcazioni. Simultaneamente parte l’offensiva di terra guidata da uno dei più abili e spericolati condottieri del tempo, Roberto di Sanseverino. Ai suoi ordini 15.000 uomini, i migliori di cui disponga la repubblica lagunare, che varcano l’Adige a Legnago, attraversano le paludi del Tartaro e piombano sulla riva sinistra del Po . Una gigantesca manovra a tenaglia.

Lo scopo è quello di schiacciare navi e soldati del duca Ercole I d’Este per impadronirsi delle fortezze a guardia del fiume, Rocca Po ssente di Stellata e Rocca Benedetta di Ficarolo, prima dell’arrivo sul campo di battaglia dell’Armata di soccorso alleata. Milanesi, Napoletani e Fiorentini guidati dal duca Federico di Montefeltro si stanno concentrando per impedire la caduta di Ferrara in mano al leone marciano.

Dopo le ripetute sconfitte in Levante contro i Turchi, Venezia getta nella mischia un fiume di sangue, armi e denaro per resuscitare il sogno del doge Francesco Fosca ri… l’egemonia veneziana sull’Italia del Nord e in prospettiva l’unificazione della Penisola. Damiano Moro e Roberto di Sanseverino muovono per finire il lavoro lasciato incompiuto dal conte di Carmagnola nella palude di Maclodio, cinquantacinque anni prima.

La parola è alle armi, comincia l’ultima grande guerra tutta italiana del MedioEvo, l’estremo tentativo di trasformare in realtà il maggiore disegno politico mai concepito in laguna dopo la conquista dell’impero marittimo.

sabato 7 giugno 2008

La musica salva Piazza San Marco

La musica salva Piazza San Marco
Martina Zambon
Corriere del Veneto – Venezia e Mestre 5/6/2008

Quattro concerti: ogni sms inviato accende una luce e contribuisce ai restauri

Mara Venier madrina dell'iniziativa. Obiettivo: un milione di euro per cominciare, ma sarà replicata ogni anno

VENEZIA - Più di un milione di euro, solo per iniziare. Questo l'obbiettivo più ambizioso di Sms Venice (Saint Mark Square), un «minifestival deluxe» in cui la musica salva i marmi di piazza San Marco e ci mette lo zampino anche la tecnologia del «messaggino» con cui, durante tutto il mese di luglio si potrà donare un euro per i restauri dei monumenti marciani. Poche date, quattro e concentrate nel mese di luglio e un palcoscenico d'eccezione, piazza San Marco. Una piazza per cui il traguardo di una manutenzione ordinaria ma costante è ancora lontano. Il futuro prossimo, ha ricordato ieri alla presentazione dell'iniziativa l'architetto Renata Codello, sovrintendente veneziana, è ancora costellato di restauri radicali e onerosi. Milioni di euro che non possono arrivare né dallo Stato né dal Comune.
I concerti
Così la missione impossibile è stata affidata a Fran Tomasi, il manager di eventi che porterà in piazza, nell'ordine, i Momix (8 luglio con un Best of), Elton John (il giorno seguente con un concerto solo piano) che si esibisce a titolo gratuito per la città dove ha preso casa, Giovanni Allevi (14 luglio) con un'orchestra di trenta elementi per presentare il nuovo album e, per finire, Gilberto Gil (15 luglio), padre nobile della Bossa Nova, nonché ministro della cultura brasiliano con un duetto sperimentale prima con Mart' Nalia e poi con Venezia Suona Big Band. Nomi di spicco del panorama internazionale che, tradotti in aride cifre significano un incasso minimo per l'amministrazione e la sovrintendenza, alla voce restauri, di 200.000 euro. Una cifra certa comunque vada. E destinata a crescere secondo le variabili della bigliettazione, della presenza di sponsor e dell'sms solidale.
Sms e pixel
II principio dell'sms è un po' quello che ha fatto la fortuna di manifestazioni come Telethon per la ricerca. Milioni di piccoli contributi che potrebbero diventare un appuntamento fisso. «L'amministrazione non può farcela da sola - ha ricordato il sindaco Massimo Cacciari - ecco che allora iniziative come questa diventano fondamentali». Pure Mara Venier ha preso a cuore l'iniziativa diventandone la madrina. «Per 20 giorni - ha spiegato l'organizzatore, Fran Tornasi - in piazza San Marco ci sarà un palco con, ai lati, sulle torri delay, una riproduzione in pixel di Palazzo Ducale, un simbolo di San Marco. E ad ogni sms si accenderà un pixel in tempo reale». La campagna di sensibilizzazione si appoggerà anche ad un sito con tanto di blogger per veneziani e turisti che vogliano scrivere (www.smsvenice.com).
I cantieri
«Chi ama questa città deve poter contribuire - spiega l'architetto Codello - la tutela e la salvaguardia dei monumenti sono una azione collettiva». Concretamente, significa che con i 200.000 euro di fisso legati a Smsvenice, si potrà aprire il cantiere pilota con tre arcate della Procuratie Nuove per il restauro della pavimentazione a quadrotti bianchi e rossi, le volte dei sottoportici e gli elementi lapidei. L'altro intervento in programma, fondi permettendo, è il restauro della Bocca di Piazza San Gimignan per cui occorrono 400.000 euro e la facciata dell'Ascension, il «retro» dell'ala napoleonica che richiede un impegno di 6-700.000 euro. Intanto procedono i lavori sponsorizzati da quello che è ormai il main sponsor della piazza, la britannica Plakativ Media Limited che ha già finanziato il restauro della facciata della Marciana che sarà finito per il 31 luglio. Sponsor e cantiere si spostano lungo altre 6 arcate delle Procuratie Nuove finanziate, però, anche dal Ministero per i Beni Culturali.
Gli altri conntieri in programma sono la doppia serata di Emergency, il 22 luglio con Joan Baez e Vinicio Capossela e, con ogni probabilità, per il «Concerto per la pace» che quest'anno, dopo Morricone, dovrebbe essere assegnato ad Andrea Bocelli «ingaggiato» (con un cachet, si dice, di circa 700.000 euro) dal Casinò dopo che erano sfumate le trattative "solidali" fra Tomasi e il cantante.