giovedì 17 novembre 2011

Scoperto in Veneto un atelier di piume per neanderthaliani

Scoperto in Veneto un atelier di piume per neanderthaliani
Libero 3/11/2011

Cavernicoli, bruti, primitivi sì, ma con il senso dell'estetica. Nella Grotta di Fumane, in Veneto, è stato rinvenuto un "laboratorio" di piume ornamentali con le quali si abbellivano gli uomini di Neanderthal. Tutti i particolari della sensazionale scoperta sono pubblicati sul nuovo numero della rivista Archeologia Viva (Giunti). La storia dell'uomo di Neanderthal continua a riservare colpi di scena. Che l'uso della scheggiatura non avesse segreti lo sapevamo da tempo, ma che la finalità potesse essere, in certi casi, puramente estetica è una novità assoluta. Sono i reperti riportati alla luce grazie alle ricerche condotte dall'Università di Ferrara a scrivere una pagina inedita Le ricche testimonianze conservate nei depositi della grotta veneta forniscono una precisa documentazione sulla componente "vanitosa" dei nostri cugini, colonizzatori del continente europeo durante l'ultima epoca glaciale. Tra i vari tipi di volatili, i rapaci erano i prediletti, per utilizzarne il bel piumaggio, ma anche per il significato simbolico che i predatori giocavano nell'immaginario collettivo di popolazioni che vivevano di caccia. Alle penne spesso venivano aggiunti altri abbellimenti, tra cui artigli di aquila reale, la padrona dei cieli, la preda più bella e ambita.

mercoledì 16 novembre 2011

Il sito? E' archeologico

Il sito? E' archeologico
Paolo Coltro
Il Mattino - Padova 15/11/2011

Nasce aquaepatavinae.it le terme dalla storia al web
Un progetto che parte dall'Università per arrivare al turismo, cioè all'economia Soprintendenze, Regione, Cnr, Arcus e Cariparo assieme in sinergia
La zona termale prende coscienza di essere luogo di cultura
Un progetto scientifico il cui obiettivo è il Parco tematico

Ma può bastare un sito internet a sentirsi un Paese normale? Magari non basta, ma aiuta. E' nato ieri www.aquaepatavinae.it, ed è sicuramente una nascita tra le mille e mille ogni giorno sul web. Ma è un fiocco, azzurro come l'acqua, che è insieme sapere e progetto, presente e domani, e soprattutto una piccola ma significativa iniezione di fiducia: c'è bisogno anche di queste, un piccolo appiglio per l'ottimismo, una micro scialuppa che galleggia nel mare tempestoso. Perché un sito web porta con sé significati che vanno oltre la sua dimensione? Perché è la testimonianza che qualcosa funziona ancora, in Italia, che si può fare se si vuole fare, che passare dal progetto alla realizzazione non è chimera. Tanto più che gli artefici sono istituzioni ed enti per i quali spesso la burocrazia è pericolo incombente: così vero che ieri mattina, alla presentazione all'Archivio Antico del Bo, nella soddisfazione generale, la frase più ricorrente era «abbiamo superato tutti gli ostacoli». Ma insomma, è andata: e così Università di Padova, Regione Veneto, Soprintendenza archeologica di Padova e direzione generale della Soprintendenza del Veneto hanno messo idee, denaro e competenze per un lavoro lungo e appassionato: alla fine il sito aquaepatavinae.it è la lampadina che si è accesa e da oggi illumina, ma dietro c'è un articolato impianto elettrico, messo a punto con lunghi studi e passioni incrociate. Fuor di metafora: ora con un colpetto di mouse si può sapere, e vedere, tutto sulla zona termale di Montegrotto: non quella odierna, ma quella che fin dall'antichità ha reso la zona famosa, e che ha fatto appunto scrivere gli storici romani di "aquae patavine". Il nucleo è l'archeologia, e difatti tutto parte dal Dipartimento di Archeologia dell'Università di Padova e dal suo comandante Francesca Ghedini. «Ha adoperato una strategia quasi militare», dice di lei Vincenzo Tinè, soprintendente archeologico di Padova. Si sa che l'archeologia appassiona soprattutto gli addetti ai lavori, se perfino Pompei, per il governatore veneto Luca Zaia, «sono quattro vecchie pietre». E invece l'archeologia può diventare un patrimonio non statico, non solo accademico: se Ugo Soragni, direttore regionale della Soprintendenza, dice subito che a Montgrotto arrivano per le cure termali un milione e mezzo di persone all'anno, e con Abano si sale a cinque milioni, si capisce che sono loro ad aver capito per primi. E siccome mai come oggi ci citano il Pil venti volte al giorno, è bene sapere che il turismo vi contribuisce con il 21 per cento. Come dire che a Montegrotto l'archeologia è un capitale: ma vero, che non soffre di spread, che non va lasciato deperire. Certo, ci sono voluti i soldi: in totale, a spanne, più di tre milioni di euro, a partire da qualche anno fa, per tutto il progetto. Sono saltati fuori da Arcus, la società che gestisce gli investimenti culturali, dall'Università, dalla Regione che per fortuna non applica a Montegrotto il teorema Pompei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo. «Un lavoro ancora da finire - dice Soragni - ma abbiamo speso bene i soldi». Il sito è costato un centomila euro, per un anno di lavoro di sessanta persone, ed è il frutto di ricerche, approfondimenti, arriva a contenere i risultati degli ultimi studi. I demiurghi finali sono stati Marianna Bressan e Paolo Iuschner, entrambi del Dipartimento di Archeologia. Un apporto fondamentale è arrivato dal Cnr, attraverso Sofia Pescarin: le ricostruzioni virtuali dei siti archeologici sono affascinanti e raffinate, vi fanno non solo immaginare, ma "entrare" in una Montegrotto mai vista. Aquaepatavinae.it girerà il mondo, come intelligente proclama che assieme all'acqua corre anche la storia: da toccare dal vivo e non solo sul web. Dalla primavera prossima sarà possibile visitare le diverse zone archeologiche, attrezzate e spiegate. Il sindaco Massimo Bordin gongola: «E' il tesoro sotto di noi». Altro che il "fastidio" di trovare le antichità quando si scava: se capiterà ancora, sarà un passo avanti del progetto, da portare alla luce della conoscenza più ampia possibile. Così Montegrotto offrirà anche il relax della cultura.

Ospite il Magnifico Rettore Giuseppe Zaccaria, l'Archivio Antico del Bo ha accolto ieri la presentazione del nuovo sito web aquaepatavinae.it, tassello fondamentale perla valorizzazione scientifica, storica e turistica del territorio termale. Ma l'obiettivo finale di questa campagna, che non è solo di scavi, è la creazione di un Parco Archeologico che diventi luogo di cultura da affiancare al più conosciuto luogo turistico. un altro dei passaggi sarà l'insediamento, a Villa Draghi a Montegrotto, del Museo del Termalismo. A questo progetto, già in avanzata fase di realizzazione, stanno lavorando la professoressa Francesca Ghedini e la sua équipe. Con un punto di domanda: come sarà gestito?

venerdì 4 novembre 2011

Le laborieux sauvetage de Venise

Le laborieux sauvetage de Venise
Ariel F. Dumont
La Tribune 7/10/2005
Lorsque, le 4 novembre 1966, Venise a failli être engloutie par une gigantesque montée des eaux, le monde a tremblé. L'espace d'un jour, la cité lacustre et les îles disséminées au gré de la lagune ont été submergées. La frayeur générale a alors été telle que des grands organismes mondiaux, comme l'Unesco, se sont mobilisés pour trouver des solutions. Avec l'arrivée de nombreux experts sur le terrain chargés de disséquer l'anatomie de la cité des Doges, plusieurs projets ont été présentés pour éviter la mort de Venise. Un objectif ambitieux, mais loin d'être réalisé, car, plus de quarante ans après ce drame, Venise la magnifique n'est toujours pas tirée d'affaire.
Coincée entre le port industriel de Marghera et les pétroliers, Venise continue de suffoquer. Depuis des années, les 160 canaux sont obstrués par les déchets et la boue qui, tel un limon épais, rehaussent le niveau de la lagune qui fait courir ses méandres dans tout le centre historique. Quant au projet Moïse (Mose en italien), qui prévoit la construction d'un système de vannes mobiles, il devrait finir par se débloquer après des années de discussions et de batailles menées par les écologistes. C'est en tout cas ce que vient d'affirmer Silvio Berlusconi en tapant du poing sur la table après la énième réunion.
Promesse de fonds. Pour accélérer les travaux qui languissent et briser la résistance organisée des Vénitiens, le président du conseil a d'ailleurs promit de débloquer 700 millions d'euros d'ici à la fin du mois d'octobre. Une goutte d'eau dans la lagune, répondent d'un air narquois les détracteurs du projet Moïse, chiffres en main. De fait, la construction du « Moïse » est estimé à 4,3 milliards d'euros pour seulement 1,2 milliard débloqué pour le moment. Pour faire digérer « Moïse » aux Vénitiens et à leur maire, le philosophe Massimo Cacciari - très critique à l'égard d'un projet «pharaonique, irréversible, lourd, peu flexible et surtout dispe-dieux», le gouvernement offre de revoir à la hausse les allocations destinées à la cité lacustre. Durant les dix prochaines années, la région et les institutions locales recevront 380 millions d'euros par an. Une mesure compensatoire certes, mais qui va peut-être permettre de porter à terme la vaste opération de nettoyage des 160 canaux confiée en 1997 à la société mixte Insula.
Or cette tâche titanesque, à laquelle les doges s'attelaient régulièrement pour permettre l'évacuation des déchets et empêcher la stagnation de l'eau déposée par les marées hautes, est devenue indispensable. Pendant trop longtemps, le nettoyage des canaux est passé à la trappe pour de multiples raisons. En chaussant leurs palmes pour la première fois, en 1999, les experts d'Insula ont effectivement remarqué, que de nombreux canaux n'avaient pas été nettoyés depuis soixante ans. Dans certains cas, Insula n'a même pas réussi à retrouver la date des précédentes opérations de nettoyage.
Lourde feuille de route. Détenue à 52 % par la municipalité vénitienne et à 48 % par 4 groupes (les fournisseurs de gaz Vesta et Italgaz, Telecom et Cesi qui relève de l'électricien Enel), Insula a fait son premier plongeon en 1999. L'objectif déclaré de ses fondateurs étant de remettre en ordre l'ensemble des infrastructures de la cité. Une mission ambitieuse et coûteuse, mais
Massimo Cacciari n'en a cure, lui qui est à l'origine de ce lifting complet et tient à jouer les grands maîtres d'oeuvre pour sauver sa bonne ville et laisser aux touristes le plaisir des gondoles à Venise. Le programme fixé par Insula est plutôt lourd. Avec plus de 22 kilomètres de canaux à draguer, l'extraction de centaines de milliers de mètres cubes de boues, le rehaussement des pavés et de la chaussée le long de la lagune, la protection de la ville de la marée haute, la restauration de plus de 400 ponts et le câblage de la ville en fibre optique, Insula doit retrousser ses manches. Sans compter les modifications qui devraient être effectuées au niveau de certains ponts pour faciliter les déplacements des personnes handicapées afin de se conformer aux exigences de Bruxelles. Et, surtout, les délais que la société s'est donnés.
La première étape devrait normalement être franchie en 2014 et la deuxième en 2025, si tout se passe bien. Côté comptes, en revanche, l'addition est plutôt salée. Ce lifting complet devrait du moins sur le papier, coûter la modique somme de 1,3 milliard d'euros, entièrement financée par l'État italien, la région et la municipalité. Six ans après le premier plongeon, Insula dresse un bilan partiel. La moitié des canaux a déjà été nettoyée et les fondations des habitations mangées par la boue et les détritus ont été renforcées.
Selon les responsables de la société, tout pourrait être terminé d'ici à 2010. À condition souligne Luigi Torretti, le patron d'Insula, que les fonds pour mener les travaux à terme continuent d'affluer dans les caisses. Un argument qui a d'ailleurs prit la saveur acre d'un véritable
cauchemar pour Luigi Torretti. Jusqu'à présent, le projet Moïse, qui a pourtant bien du mal à démarrer, s'est taillé la part du lion. Insula, en revanche, qui avait établi en 1997 un budget prévisionnel de 1,3 milliard, a encaissé, depuis le début des travaux, seulement un tiers des fonds, soit 428 millions d'euros
qui ont déjà servi à couvrir les travaux effectués. Aujourd'hui, les dirigeants d'Insula craignent que les travaux soient bloqués par manque d'argent.
De fait, le gouvernement de Silvio Berlusconi se montre particulièrement avare lorsqu'il s'agit d'ouvrir les cordons de son escarcelle pour faire tomber quelques euros dans celle de Venise. L'an dernier, la cité lacustre croyait pouvoir compter sur 200 millions d'euros.
Au final, l'administration locale a dû se contenter du quart. Insula, qui présente un devis annuel variant entre 50 et 55 millions d'euros pour faire les travaux, a touché l'an passé 32 millions. Et, cette année, la situation ne se présente pas très bien. Après le tour de vis imposé par les ministres du Trésor (d'abord Domenico Siniscalco puis, Giulio Tremonti), le robinet des crédits fait du goutte-à-goutte. Mais, à Insula, on se refuse à jeter l'éponge car il en va de l'avenir de la cité des Doges. L'an passé, le groupe, composé de soixante personnes, a mis au point 36 projets dont 19 ont déjà été approuvés pour un montant de 43 millions d'euros. Reste à voir si l'argent arrivera à destination. « Je ne sais pas combien nous toucherons en 2006 et si même nous toucherons quelque chose », se plaint Luigi Torretti.
Pont de Lavraneri. Mais tous ces aléas n'empêchent pas les gens d'Insula de rêver du nouveau pavement de la ville en récupérant les produits d'origine. « Nous allons dans les vieilles carrières pour trouver des matériaux anciens », raconte Luigi Torretti. Et de citer comme exemple la remise à neuf d'un pont important, celui de Lavraneri, reliant l'île de la Giudecca à celle de Sacca Fisola. Une œuvre qu'Insula considère un peu comme son fait d'armes. Ce pont en pierre et en bois, qui mesure 50 mètres, est en effet le plus vieux pont de Venise. Il sera toutefois dépassé en longueur par le pont de la Giudecca. Construit en fer, ce pont a été complètement démonté, restauré et remonté il y un mois. En novembre, un ascenseur y sera posé pour permettre l'accès aux handicapés.
Au final, si tout se passe bien, les Vénitiens pourront en 2025 rebaptiser le plus fameux pont de la ville : « soupir de soulagement ».