martedì 25 maggio 2010

Venezia, la scoperta delle origini

Venezia, la scoperta delle origini
Corriere del Veneto, 20 maggio 2010

Certamente non si può affermare che finora nessuno l’abbia studiata, ma le conclusioni sono del tutto inedite: l’equipe di archeologia di Ca’ Foscari racconta in una mostra le vere origini degli insediamenti stabili nella Laguna nord. Si chiama «Non in terra né in acqua» ed è stata inaugurata ieri nell’Isola di San Lazzaro degli Armeni, la mostra, ideata dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’Università di Ca’ Foscari e resa possibile grazie al finanziamento agli scavi della Regione Veneto. L’iniziativa ha il pregio di smentire essenzialmente due aspetti delle ricerche condotte nel corso del secolo scorso: l’Isola di San Lorenzo d’Ammiana non ha origini classiche e sulla sua superficie non èmai stato costruito un castello.

Ma cos’era Venezia prima di Venezia? Da sempre gli archeologi se lo sono chiesto e negli ultimi tre anni di scavi, molti sono stati i ritrovamenti che aiuteranno a ricostruire pezzo per pezzo la storia delle origini. Anfore, contenitori da trasporto, vetri monete, ma anche ceramiche, epigrafi e lucerne, per ogni scoperta un nuovo tassello nella storia della Laguna nord, nella quale i primi insediamenti stabili sembra fossero legati indissolubilmente alle risorse del luogo, dalla pesca alle saline, fino ad un possibile ruolo di fulcro nevralgico comunicativo tra la laguna nord e la laguna sud. A due chilometri ad est dell’ossario di S.Arian, tra l’isola di S. Cristina e il canale di S.Felice l’Isola di San Lorenzo d’Ammiana è stata tuttavia già nel corso del secolo scorso, un vero e proprio laboratorio archeologico in cui gli scavi si sono alternati fino agli anni ’90, lasciando vistose tracce e in particolare ha visto alternarsi fra il 1969 e il 1988 gli scavi dell’equipe dell’ispettore onorario della soprintendenza Ernesto Canal che hanno messo in luce alcuni ritrovamenti interpretati come pre-esistenti all’impianto della pieve.

«Secondo le diverse pubblicazioni che scaturirono da quell’analisi gli scavi dell’equipe evidenziarono già nella media età imperiale (II-III secolo d. C) un’occupazione stabile dell’isola», spiega Sauro Gelichi, professore di archeologia medievale e coordinatore del progetto attivato nel 2007 da Ca’ Foscari, «le indagini che abbiamo condotto in questi anni, invece, hanno dimostrato che un insediamento stabile non iniziò prima del V secolo. Un dato che sembra in sintonia con quanto si sta scoprendo negli ultimi anni un po’ in tutta la laguna, dove i fantasmi della classicità vengono giustamente risospinti verso altri lidi». Niente «romanità veneziana», insomma, per San Lorenzo d’Ammiana, e nemmeno per la «domus», scoperta da Ernesto Canal che sembra risalga invece ad un epoca più tarda. «Non ci sono tracce né di fantomatici castelli, ma neppure, al momento, di stabili occupazioni dopo il VII secolo - spiega Gelichi - da tempo credo che alcuni stereotipi all’interno dei quali sono state incardinate le tappe di una irresistibile ascesa della Serenissima continuino ad essere soltanto delle facili etichette che dovrebbero invece essere verificate grazie agli studi che gli "archivi della terra" mettono ancora a nostra disposizione. Proprio oggi partirà inoltre uno studio a Sant’Ilario di Mira, nella Laguna sud, dove si trova un monastero databile intorno all’Alto medioevo che i primi dogi veneziani avrebbero scelto come luogo di sepoltura».

domenica 23 maggio 2010

Il maestro "contadino" che regnò sulla pittura veneta

Il maestro "contadino" che regnò sulla pittura veneta
SABATO, 22 MAGGIO 2010 LA REPUBBLICA - Cultura

A cinquecento anni dalla nascita la sua città dedica una grande mostra all´artista Una vita vissuta in provincia, ma Longhi lo mise alla pari di Tiziano e Tintoretto

Jacopo Da Ponte, detto Bassano ,si sa per certo che morì il 13 ottobre del 1592. L´anno di nascita, invece, è ancora incerto. Documenti e indizi discordi invitano a collocarlo fra il 1510 e il 1515, e perfino ´18: con più alta probabilità fra il ´10 e il ´13.
Tanto basta a far sì che le celebrazioni del suo quinto centenario si dilatino per l´intero quadriennio in corso. Si comincia con una mostra antologica, compendiosa ma eloquente, che la città di Bassano offre al suo maggior figlio «per regalo di compleanno» e premio a tutto quel che verrà in seguito, fino a sfociare nel 2013 in una rassegna maiuscola, di centocinquanta dipinti e cinquanta disegni, centrata sull´ultima stagione dell´artista e i suoi rapporti coi quattro figli - tutti pittori di merito e collaboratori in - più istanze ai capolavori della vecchiaia.
Quella già aperta al Museo Civico (Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell´occhio, fino al 13 giugno) comprende invece quaranta opere, di cui quindici sono tesori di importanti musei e raccolte di tutto il mondo, che inseriti in una trama delle opere di casa aiutano a delineare al meglio la figura dell´artista.
Gran pittore, il Bassano. Anzi, grandissimo: anche a stima dei più esigenti storici dell´arte, fra cui il Longhi, che lo chiama «il re contadino della pittura veneta del Cinquecento» e lo include, con Tiziano, il Tintoretto e il Veronese nella quaterna degli eccelsi. Con un tratto che lo distingue. Perché tutti gli altri grandi, dal Giorgione al Veronese (tranne il Tintoretto, veneziano di Castello), erano pittori di terraferma, venuti ad inurbarsi dove correvano denari. Ma lui no. Lui, figlio d´arte, nato a Bassano e formato nella bottega paterna, prossima al ponte da cui assumeva il nome la famiglia, la sua città non volle mai lasciarla; e dopo una breve rifinitura a Venezia presso il Bonifacio Veronese (dove conobbe, altro allievo, il coetaneo Tintoretto) vi ritornò e passò tutta la vita, contentandosi di restare un pittore «provinciale». E fu questo, non ultimo, un fattore della sua identità e grandezza, per tutto quel che il restare, anche nel sentimento, «contadino» aggiungeva alla sua arte e la distinse fino a farne un modello.
Arriva tardi alla sua forma ultima. Con protratta eleganza ed inventiva in ogni passaggio, ma tardi. E quando vi arriva è uno schianto, o meglio un´epifania. Perché quella forma è sostanza, e dentro c´è l´uomo intero com´è ed ha capito di essere; e dice cose che solo lui, per come si è capito, saprebbe dire. E piace, in questa mostra-regalo così raccolta ed amorevolmente curata da Alessandro Ballarin e Giuliana Ericani, seguire il nitido filo che porta dagli esordi agli ultimi fuochi.
C´è una sorpresa, fra le opere giovanili: una Cacciata dei mercanti dal tempio, di recente scoperta a Londra, che - dipinta fra il 1531 e il ´32 - si propone con le sue accattivanti ingenuità, come la più antica opera del Bassano finora conosciuta. Quanto alle altre in mostra, danno motivo di supporre che fino al 1539, vivendo il padre, Francesco, il talento del figlio non fosse del tutto libero, ma trattenuto, per amore di clientela, da novità di linguaggio.
E´ infatti dei primi anni Quaranta l´affrancarsi di Jacopo dai modi della bottega paterna per aderire con slancio al linguaggio del manierismo centro-italiano, con attenzione al Parmigianino e a Cecchino Salviati. Ed è su questa fase che convergono i dipinti ottenuti in prestito: un contributo che accompagna il percorso del Bassano per un ventennio, dai primi fervori manieristi, al loro progressivo esaurimento. Si è voluto anche, questa lunga fase intermedia, illustrarla a tutto campo, con un ampio ventaglio di soggetti e formati. C´è così, dal Louvre, la celebrata Coppia di cani legati a un albero (1548-50), dall´Ambrosiana, la Fuga in Egitto, dall´Università di Birmingham una Adorazione dei Magi, da una raccolta milanese, uno straziante Ecce Homo, dai musei di Budapest e Berlino, due splendidi esempi di un genere per il Bassano non consueto: rispettivamente i ritratti del Cardinale Pietro Bembo, e di un Senatore Veneziano (1558), già attribuito a Tiziano.
Il San Cristoforo dell´Avana, visto in Italia una sola volta, più di cinquant´anni fa, il San Girolamo in meditazione dell´Accademia di Venezia (attribuito anche al Greco), la Santa Giustina in trono (1560) della Parrocchiale di Enego, sono, col San Giovanni Battista nel deserto (1558) e la Pentecoste (1559) del Museo ospitante, ultimi sussulti della fase manierista, nel trapasso al "naturale" dell´ultima stagione. Un processo che appare già risolto nel bellissimo Annunzio ai pastori (1560) del duca di Rutland e l´Adorazione dei pastori (1564) del Museo di Houston, chiamati a confrontarsi col "Presepio di San Giuseppe", che a Bassano è di casa. Ed è qui, in queste "pastorali" ancor più che nelle celebrate grandi pale dell´età estrema, che l´artista arriva ad esprimersi nella sua più schietta e completa essenza.
Perché questo Bassano "contadino" strappa la Storia Sacra, la lettera del Vecchio e nuovo Testamento, la Sacra Famiglia, i Patriarchi, i Santi d´accompagno e tutto il resto, all´aura devozionale, le formule idealizzanti, gli atteggiamenti "da santi" dell´immaginario consueto, e porta il tutto a terra, la sua terra e campagna, sotto cieli meravigliosi e in paesaggi assurti a protagonisti, ad impastarsi, quasi, con l´umile ed affaticata realtà della nostra specie, tra fiati, ragli, e razzolare di bestie, arnesi di lavoro, afrori di stallatico e di ascelle.
Piacesse o no all´Inquisizione, (con cui c´era qualche problema), mai la Divinità, fino allora, ci era stata mostrata così vicina, ribaltata nella normalità quotidiana e connaturata alla nostra povera argilla.

lunedì 17 maggio 2010

Conferenza: "IL MONTE SUMMANO TRA LEGGENDA E REALTÀ ARCHEOLOGICA"

Conferenza: "IL MONTE SUMMANO TRA LEGGENDA E REALTÀ ARCHEOLOGICA"

Giovedì 20 maggio 2010
Salone Alpini Biblioteca Comunale,ore 20.30
Piazzale degli Alpini, 16
Piovene Rocchette (vicenza)
Conferenza
"IL MONTE SUMMANO TRA LEGGENDA E REALTÀ ARCHEOLOGICA"
Primi risultati delle campagne di scavo 2008-2009
Relatrice dott.ssa Mariolina Gamba della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto
Ingresso libero
Info: Biblioteca Comunale di Piovene Rocchette (tel 0445 696450, fax 0445 696451), e-mail: biblioteca@comune.piovene-rocchette.vi.it
Organizzazione: Comune di Santorso e Museo Archeologico dell'Alto Vicentino in collaborazione con Gruppo Archeologico dell'Alto Vicentino e Comune di Piovene Rocchette.

giovedì 6 maggio 2010

La Procura immortala le torri incompiute contro il rischio abusi

La Procura immortala le torri incompiute contro il rischio abusi
ALBERTO ZORZI
CORRIERE DEL VENETO – 5 maggio 2010

Hanno scattato decine di foto. Ma quelli che si aggirano da giorni tra i cantieri di Jesolo non sono turisti. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha ribadito il principio secondo cui tutte le aree entro i 300 metri dalla battigia sono di interesse paesaggistico e dunque vincolate all'autorizzazione alla Soprintendenza, la soluzione del «caso Jesolo» è affidata al dialogo tra il ministero dei Beni culturali e l'amministrazione comunale del litorale. Ma la situazione è tenuta sotto controllo anche dalla procura della Repubblica di Venezia e proprio nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione della sentenza romana, il pm Stefano Buccini ha delegato la polizia giudiziaria ad «immortalare» lo stato delle torri bloccate definitivamente dai giudici. Gli agenti sono arrivati di fronte ai grattacieli già in parte costruiti o ai semplici cantieri con la macchina digitale, per impedire che possa sfuggire un'eventuale alterazione futura dello stato dei luoghi. Ipotesi difficile, visto che i cantieri sono fermi da mesi (dalla prima sentenza del Tar di fine 2008) e mai nessuno si è sognato di salire «di nascosto», ma il magistrato ha voluto cautelarsi. Buccini è infatti titolare di un fascicolo aperto un paio di anni fa sulla base della tesi della Soprintendenza prima segnalazione della Soprintendenza, risalente al periodo precedente alla prima sentenza del tribunale amministrativo regionale. Il fascicolo per ora è senza indagati e l'ipotesi di reato è la violazione delle norme previste dal codice dei beni culturali e dal testo unico dell'edilizia. Per la parte penale gli interventi contestati, cioè quelli a meno di 300 metri dal mare - tipo il Terramare, l'intervento di cui si è trattato al Tar, o la G-House di piazza Marina, già costruita al grezzo - sarebbero dunque degli abusi edilizi. In tutto si tratta di quattro grandi interventi e varie decine di opere minori, ma la situazione peggiore è proprio quella della torre di 13 piani di piazza Marina. Palazzo Ducale aveva a suo tempo ipotizzato un tetto agli otto piani: i cinque piani in più verranno abbattuti? Per ora la procura sta aspettando di acquisire ufficialmente la sentenza del Consiglio di Stato, ma la stessa Soprintendenza avrebbe la forza di imporre la demolizione.

mercoledì 5 maggio 2010

Il problema nucleare di Zaia

Il problema nucleare di Zaia

Il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2010

Nicola Brillo

Sul tavolo del nuovo governatore del Veneto Luca Zaia finiranno presto due grane energetiche. Ed entrambe portano dirette in Polesine. Qui infatti prosegue la battaglia tra i comitati ed Enel, a colpi di proteste e azioni legali, contro la riconversione della centrale da olio a carbone, simile a quella di Civitavecchia fermata nei giorni scorsi. La centrale di Polesine Camerini (Rovigo) è anche al centro della nuova inchiesta della magistratura rodigina che ha indagato i vertici dell’Enel, passati e attuali. Proprio queste zone sono maggiormente indiziate per ospitare una delle cinque centrali nucleari promesse dal governo Berlusconi. Durante la campagna elettorale della Lega Nord in Veneto la parola "nucleare" è stata bandita: tutti gli annunci parlavano di "autonomia energetica" ed "energia pulita". E anche il governatore Zaia, che a Roma aveva dato via libera al ritorno in Italia del nucleare, in Veneto è stato perentorio: "La regione la sua parte l’ha già fatta. Con il rigassificatore al largo delle sue coste, e con la riconversione al carbone di Porto Tolle". Ma in molti sembrano non credergli. Per primi i Verdi che avevano reso nota la lista dei possibili siti nucleari, con la zona di Rosolina-Chioggia (dove Venezia confina con Rovigo) tra le prescelte. La lista è stata smentita da Enel che, con i francesi di Edf, si occuperà della costruzione delle centrali.
Ma in un recente incontro organizzato dai Radicali a Padova, gli amministratori delegati delle più importanti multiutility del Nord Est, interessate al business, hanno dato per scontato la realizzazione di due centrali: una in Veneto e l’altra in Friuli-Venezia Giulia. "Se il governatore Zaia non manterrà le promesse elettorali di un Veneto senza centrali nucleari spiega Michele Bortoluzzi (Radicali) -qui sarà rivolta". Dal Polesine "potremmo togliere definitivamente il cartello ‘Parco regionale del Delta del Po’ e
mettere quello di ‘Parco Energetico Nazionale’, vista la presenza di 28 centrali energetiche", commentano dai comitati del Polesine riunitisi di recente in un network. Intanto le aziende del Nord Est legate al business nucleare si preparano.
Venticinque società, per la maggior parte vicentine, hanno preso parte al "Supply chain meeting", l’incontro organizzato da Enel e Confindustria a Roma per le aziende interessate al programma nucleare. Berlusconi prevede di accendere la prima centrale già nel 2020. E l’ex governatore Giancarlo Galan ha messo l’ultima firma importante, prima di lasciare Palazzo Balbi, al via libera al programma per la riconversione a carbone "pulito" della centrale di Polesine Camerini. L’impianto, che attende ora l’approvazione della Conferenza dei servizi, comporterà investimenti pari a circa 2,5 miliardi di euro per la produzione di 1.980 Mw Enel verserà decine di milioni di euro agli enti locali per l’”ospitalità”: Nella centrale, che sarà riattivata nel 2016, lavoreranno 750 persone, tra dipendenti diretti e indotto.
I cittadini che abitano a ridosso della centrale lamentano però altri numeri. La centrale Enel mangerà 3,750 milioni di tonnellate di carbone all’anno, più calcare per 13 mila tonnellate. Sarà rifornita da 60 navi carbonifere l’anno provenienti dall’Istria. Una nave-deposito in Adriatico da 100 mila tonnellate sarà ancorata a 4 miglia dalla costa e sarà attivato un sistema di chiatte che rifornirà i forni della centrale. Il viaggio inverso lo farà invece il calcare di risulta, impiegato nei filtri desolforatori dopo il processo di filtraggio dei fumi, per un totale di 225 mila tonnellate l’anno di gesso che verrà poi mandato
nei cementifici. Per far funzionare la centrale serviranno inoltre 2,8 milioni di metri cubi d’acqua per il raffreddamento dei condensatori. Poi c’è la produzione di ceneri derivanti dalla combustione del carbone,
stimata in circa 412 mila tonnellate l’anno.

martedì 4 maggio 2010

LA FESTA DELLE FATE 2010

LA FESTA DELLE FATE 2010
Inizio: sabato 26 giugno 2010 alle ore 19.00
Fine: lunedì 28 giugno 2010 alle ore 22.00
Luogo: BARDOLINO- Lago di Garda (Verona)

Programma della FESTA DELLE FATE

25 giugno: “Fantasy Rockabilly”

h. 19.00 Inizia ufficialmente la Festa delle Fate!!
Spettacolo con Rockabilly… musica, canto e danza.
Per tutti c’è la possibilità di cenare al Parco in uno splendido contesto di magia. Trovate la contea degli artigiani, la bottega degli alchimisti, la via delle fate con la collezione “Les Alpes” e i vestiti da indossare per essere fata per una notte.
Spettacolo per i bimbi, racconti intorno al fuoco e arte divinatoria.

26 giugno “Il sogno diventa realtà”

h.19.00 il mondo magico riappare con musica, teatro e spettacoli.
Dolci note d’arpa accompagnano la cena e i momenti di relax tra i paesaggi fantasy.
Presente solo per questa notte gli “Astrofili” di Verona che raccontano di stelle e galassie. A far loro di contorno: Star Trek e altre associazioni di fantascienza.
Conferenze durante la serata di scrittori specializzati in racconti e leggende del territorio.
Spettacolo per i bimbi, racconti intorno al fuoco e vendita di fatine.

27 giugno

“Fantasy Cosplay”
Alle 17.00 grande ritorno al Parco con racconti fatati, bolle giganti, pozioni alchemiche, musica, cena e tanto divertimento.
Ospite Cartoomics e Cosplay City con il tanto atteso Fantasy Cosplay!!

evento su Facebook: http://www.facebook.com/event.php?eid=114224801946731

domenica 2 maggio 2010

Margherita Hack. Stato e Chiesa... senza censura.

BASSANO DEL GRAPPA, libreria La Bassanese, ore 20.45.
Margherita Hack. Stato e Chiesa... senza censura. Dalla scuola alle cellule staminali, dalla ricerca in Italia all’eutanasia.
Dall’università e i suoi “baroni” alla fuga dei cervelli nazionali.
Le ingerenze della Chiesa e della politica che ritardano le innovazioni scientifiche saranno gli argomenti dell’incontro senza censura con la scienziata e intellettuale di fama mondiale Margherita Hack per capire dove sta andando il nostro Paese. Una serata per valutare le riforme che si sono succedute da governi diversi, denunciandone gli errori, le incongruenze, conoscendo dal vivo le prese di posizioni di Margherita Hack. Ingresso con Tessera Senza Censura. Nell’ambito degli “Incontri senza censura”. Ingresso: gratuito, a posti limitati. Si consiglia la prenotazione. Infoline: 0424 521230 -
0424 522558 (tel. e fax), e-mail: info@labassanese.com,
sito: www.labassanese.com