Legambiente boccia il piano della Regione per il Garda
Mercoledì 14 Aprile 2010 PROVINCIA Pagina 30 - LA PROVINCIA DI COMO
TERRITORIO. L’associazione chiede la «revisione integrale» del documento varato a Venezia
Legambiente Veneto boccia il piano d’area del Baldo-Garda, adottato alla vigilia delle elezioni il 15 marzo dalla giunta regionale.
«Nel chiedere la revisione integrale del Piano», spiega Michele Bertucco, presidente regionale dell’associazione ambientalista, «vogliamo citare le conclusioni della relazione della Valutazione ambientale strategica (Vas), che evidenziano come il piano non rappresenti una soluzione compiuta per alcune problematiche tipiche dell’assetto territoriale del Veneto, quali la diffusione insediativa, residenziale e produttiva, l’assetto della mobilità, l’uso bilanciato delle risorse naturali… Facciamo nostre queste conclusioni», dice Bertucco, «e chiediamo che venga predisposto un nuovo piano d’area, attento alle problematiche del Lago di Garda e del Monte Baldo».
Per Legambiente quindi tutto da rifare, dopo che ci sono voluti 14 anni perché la giunta veneta adottasse il documento definitivo.
Ora serviranno almeno altri nove mesi perché venga portato al voto del nuovo Consiglio Regionale e in questo periodo, enti locali e associazioni del territorio, possono presentare osservazioni al piano. Osservazioni che Legambiente aveva già presentato in fase di progetto preliminare, inviandone circa una trentina il 29 dicembre 2008.
«Tutte respinte», sottolinea Bertucco. Quindi entra nel merito. «Ci saremmo aspettati che accogliendo quanto scritto da Eugenio Turri nell’introduzione del provvedimento, il piano d’area fosse uno strumento di tutela del territorio. E invece, è un piano che nasce senza alcuna analisi sulla situazione del comprensorio: mancano studi sullo sviluppo urbanistico e sul consumo del territorio, un monitoraggio del fenomeno delle seconde case e dei finti alberghi, una analisi puntuale sulle emergenze ambientali e su una mobilità sostenibile e un ruolo di coordinamento della Regione con Provincia di Verona e Comuni. E allora perché usare le parole di Eugenio Turri e poi non fare nulla di quanto da lui indicato?», chiede Bertucco. Ricordando come «Turri poco prima di morire, nel 2005, aveva indicato come contributo al piano, due ingredienti fondamentali nella ricetta per la salvaguardia del Baldo-Garda: blocco della cementificazione e creazione del Parco del Baldo. Indicazioni che a guardarne oggi i contenuti del piano, rimangono lettera morta», precisa.
Nella rete dei grandi temi, Bertucco ne indica un paio: la residenzialità e la portualità, entrambi «in contrasto con il Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc). Per la residenzialità», sottolinea, «è ancora più evidente, poiché già nel 1992, dopo i boom edilizi dei decenni dal 1961 al 1981 e che avevano portato ad un incremento del 40% degli alloggi, veniva ribadito che non appariva prevedibile un ulteriore incremento della popolazione totale di residenti e turisti… Ci si chiede quindi come sia stato possibile predisporre un Piano d’area, che non fa nessuna analisi su quanto accaduto dal 1992 a oggi; non fornisce nessun dato sul consumo di territorio; non si sofferma sui dati relativi alle seconde case, sia sul Garda che nell’entroterra, ma soprattutto non svolge nessun ruolo di coordinamento sulle politiche urbanistiche dei singoli comuni, in netto contrasto sia con il Ptrc, che con le previsioni per la elaborazione dei piani d’area della Regione».
Anche in tema di portualità, Legambiente, precisa: «È in contrasto con il Ptrc vigente, il quale prevede di fissare in circa 4 mila unità il limite di tolleranza dei posti barca, oltre il quale insorgono fenomeni di congestione, inquinamento. Tale limite è già raggiunto».
«La flotta del lago risulta composta da circa 2.600 imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 6 metri e con motore inferiore ai 20 cv, pari al 65 per cento del totale delle barche; 1400 di lunghezza superiore e potenza superiore ai 20cv (il 35%); a queste si debbono aggiungere quelle carrellate che nella stagione turistica, sono stimate in circa 10 mila». dunque «si tratta di quantità imponenti, ben oltre la quota limite fissata di 4 mila dal Ptrc», conclude Bertucco.
Mercoledì 14 Aprile 2010 PROVINCIA Pagina 30 - LA PROVINCIA DI COMO
TERRITORIO. L’associazione chiede la «revisione integrale» del documento varato a Venezia
Legambiente Veneto boccia il piano d’area del Baldo-Garda, adottato alla vigilia delle elezioni il 15 marzo dalla giunta regionale.
«Nel chiedere la revisione integrale del Piano», spiega Michele Bertucco, presidente regionale dell’associazione ambientalista, «vogliamo citare le conclusioni della relazione della Valutazione ambientale strategica (Vas), che evidenziano come il piano non rappresenti una soluzione compiuta per alcune problematiche tipiche dell’assetto territoriale del Veneto, quali la diffusione insediativa, residenziale e produttiva, l’assetto della mobilità, l’uso bilanciato delle risorse naturali… Facciamo nostre queste conclusioni», dice Bertucco, «e chiediamo che venga predisposto un nuovo piano d’area, attento alle problematiche del Lago di Garda e del Monte Baldo».
Per Legambiente quindi tutto da rifare, dopo che ci sono voluti 14 anni perché la giunta veneta adottasse il documento definitivo.
Ora serviranno almeno altri nove mesi perché venga portato al voto del nuovo Consiglio Regionale e in questo periodo, enti locali e associazioni del territorio, possono presentare osservazioni al piano. Osservazioni che Legambiente aveva già presentato in fase di progetto preliminare, inviandone circa una trentina il 29 dicembre 2008.
«Tutte respinte», sottolinea Bertucco. Quindi entra nel merito. «Ci saremmo aspettati che accogliendo quanto scritto da Eugenio Turri nell’introduzione del provvedimento, il piano d’area fosse uno strumento di tutela del territorio. E invece, è un piano che nasce senza alcuna analisi sulla situazione del comprensorio: mancano studi sullo sviluppo urbanistico e sul consumo del territorio, un monitoraggio del fenomeno delle seconde case e dei finti alberghi, una analisi puntuale sulle emergenze ambientali e su una mobilità sostenibile e un ruolo di coordinamento della Regione con Provincia di Verona e Comuni. E allora perché usare le parole di Eugenio Turri e poi non fare nulla di quanto da lui indicato?», chiede Bertucco. Ricordando come «Turri poco prima di morire, nel 2005, aveva indicato come contributo al piano, due ingredienti fondamentali nella ricetta per la salvaguardia del Baldo-Garda: blocco della cementificazione e creazione del Parco del Baldo. Indicazioni che a guardarne oggi i contenuti del piano, rimangono lettera morta», precisa.
Nella rete dei grandi temi, Bertucco ne indica un paio: la residenzialità e la portualità, entrambi «in contrasto con il Piano territoriale regionale di coordinamento (Ptrc). Per la residenzialità», sottolinea, «è ancora più evidente, poiché già nel 1992, dopo i boom edilizi dei decenni dal 1961 al 1981 e che avevano portato ad un incremento del 40% degli alloggi, veniva ribadito che non appariva prevedibile un ulteriore incremento della popolazione totale di residenti e turisti… Ci si chiede quindi come sia stato possibile predisporre un Piano d’area, che non fa nessuna analisi su quanto accaduto dal 1992 a oggi; non fornisce nessun dato sul consumo di territorio; non si sofferma sui dati relativi alle seconde case, sia sul Garda che nell’entroterra, ma soprattutto non svolge nessun ruolo di coordinamento sulle politiche urbanistiche dei singoli comuni, in netto contrasto sia con il Ptrc, che con le previsioni per la elaborazione dei piani d’area della Regione».
Anche in tema di portualità, Legambiente, precisa: «È in contrasto con il Ptrc vigente, il quale prevede di fissare in circa 4 mila unità il limite di tolleranza dei posti barca, oltre il quale insorgono fenomeni di congestione, inquinamento. Tale limite è già raggiunto».
«La flotta del lago risulta composta da circa 2.600 imbarcazioni di lunghezza inferiore ai 6 metri e con motore inferiore ai 20 cv, pari al 65 per cento del totale delle barche; 1400 di lunghezza superiore e potenza superiore ai 20cv (il 35%); a queste si debbono aggiungere quelle carrellate che nella stagione turistica, sono stimate in circa 10 mila». dunque «si tratta di quantità imponenti, ben oltre la quota limite fissata di 4 mila dal Ptrc», conclude Bertucco.
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