sabato 31 luglio 2010

Una lottizzazione selvaggia in un’area vincolata

Una lottizzazione selvaggia in un’area vincolata
20 luglio 2010, Terra

La variante parziale al Piano Ambientale, per l’area Sassonegro, inizialmente prevede solo il riordino della volumetria esistente (4823 metri cubi), e non la volumetria quadruplicata. In fase di discussione, poi, si raggiunge il compromesso: il Consiglio del Parco concede una edificazione aggiuntiva pari alla volumetria esistente. Scelta capovolta dalla Commissione Tecnica regionale, che accetta un’osservazione presentata dal Comune di Arquà, riconoscendo tutta la volumetria approvata con la variante al Prg del ’98. Quando però il tutto arriva in Consiglio regionale per l’approvazione, viene approvato un testo con la sola previsione del riordino dei 4823 metri cubi. Ecco che nel 2003 arriva l’esposto del Coordinamento delle Associazioni ambientaliste al sindaco di Arquà e al Presidente del Parco. E nel 2005, a lavori in corso, scatta il sequestro preventivo dell’area.

entra nel vivo il processo per lo scandalo Sassonegro. Una lottizzazione selvaggia in un’area vincolata, con vista sul borgo antico di Arquà, proprio sotto la casa del Petrarca. Sul banco degli imputati per questo scempio ambientale, nel cuore dei Colli Euganei, ci sono Giuseppe Trentin, ex sindaco democristiano di Arquà, ora in quota Pdl, nonché proprietario di buona parte dei terreni coinvolti; il progettista ed ex consigliere comunale, l’architetto Celestino Crispino; il titolare di Piemme Costruzioni Paolo Quaggia; il direttore dei lavori Zelinda Magarotto; il responsabile del cantiere Roberto Lovato; il responsabile dell’ufficio tecnico di Arquà Rossella Verza. I reati contestati vanno dalla concussione alla deturpazione dell’ambiente, oltre all’abuso d’ufficio e ad altre violazioni di natura urbanistica. A sostenere l’accusa il pm Paolo Luca. Le associazioni ambientaliste, Legambiente e Wwf , si sono costituite parte civile. Non così il Parco Colli e il Comune di Arquà. L’area del Sassonegro è attualmente sotto sequestro, ma lo scempio si è già concretato con le opere di urbanizzazione primaria: distruzione di piante, il vigneto che prima occupava il decilvio, oltre allo sbancamento del pendio per la realizzazione di una strada e di marciapiedi con la posa della pubblica illuminazione e dei sottoservizi. Una ferita ancora acquiben visibile che squarcia il fianco della collina. Mercoledì scorso, davanti ai giudici del tribunale di Padova, i primi testimoni hanno cominciato a ricostruire la vicenda di quest’area vincolata, su cui è stato consentito ad alcuni costruttori di quadruplicare la cubatura, con la previsione di diciotto villette. I giudici hanno ascoltato in particolare l’ispettore Andrea Franco, della squadra di polizia giudiziaria della procura, colui che ha apposto i sigilli di sequestro all’intera operazione, e l’architetto Paolo Merlini, consulente del pm Paolo Luca. Il processo riprenderà il 22 settembre. La storia di questo scandalo ambientale ha inizio nel 1997, quando il Consiglio comunale di Arquà adotta la Variante generale al suo Prg. Variante che Scelprevede, tra l’altro, la trasformazione in residenziale di un’area agricola in località Sassonegro, con la scusa del “riordino” dell’area. Una previsione in netto contrasto col Piano Ambientale del Parco Colli. Nonostante questo, l’anno successivo la Commissione Tecnica regionale dà il via libera e la Giunta regionale approva la variante. Solo a quel punto, il sindaco di Arquà chiede al Parco di avviare una variante al Piano Ambientale in modo da adeguarlo al Prg.

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