La Procura immortala le torri incompiute contro il rischio abusi
ALBERTO ZORZI
CORRIERE DEL VENETO – 5 maggio 2010
Hanno scattato decine di foto. Ma quelli che si aggirano da giorni tra i cantieri di Jesolo non sono turisti. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha ribadito il principio secondo cui tutte le aree entro i 300 metri dalla battigia sono di interesse paesaggistico e dunque vincolate all'autorizzazione alla Soprintendenza, la soluzione del «caso Jesolo» è affidata al dialogo tra il ministero dei Beni culturali e l'amministrazione comunale del litorale. Ma la situazione è tenuta sotto controllo anche dalla procura della Repubblica di Venezia e proprio nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione della sentenza romana, il pm Stefano Buccini ha delegato la polizia giudiziaria ad «immortalare» lo stato delle torri bloccate definitivamente dai giudici. Gli agenti sono arrivati di fronte ai grattacieli già in parte costruiti o ai semplici cantieri con la macchina digitale, per impedire che possa sfuggire un'eventuale alterazione futura dello stato dei luoghi. Ipotesi difficile, visto che i cantieri sono fermi da mesi (dalla prima sentenza del Tar di fine 2008) e mai nessuno si è sognato di salire «di nascosto», ma il magistrato ha voluto cautelarsi. Buccini è infatti titolare di un fascicolo aperto un paio di anni fa sulla base della tesi della Soprintendenza prima segnalazione della Soprintendenza, risalente al periodo precedente alla prima sentenza del tribunale amministrativo regionale. Il fascicolo per ora è senza indagati e l'ipotesi di reato è la violazione delle norme previste dal codice dei beni culturali e dal testo unico dell'edilizia. Per la parte penale gli interventi contestati, cioè quelli a meno di 300 metri dal mare - tipo il Terramare, l'intervento di cui si è trattato al Tar, o la G-House di piazza Marina, già costruita al grezzo - sarebbero dunque degli abusi edilizi. In tutto si tratta di quattro grandi interventi e varie decine di opere minori, ma la situazione peggiore è proprio quella della torre di 13 piani di piazza Marina. Palazzo Ducale aveva a suo tempo ipotizzato un tetto agli otto piani: i cinque piani in più verranno abbattuti? Per ora la procura sta aspettando di acquisire ufficialmente la sentenza del Consiglio di Stato, ma la stessa Soprintendenza avrebbe la forza di imporre la demolizione.
ALBERTO ZORZI
CORRIERE DEL VENETO – 5 maggio 2010
Hanno scattato decine di foto. Ma quelli che si aggirano da giorni tra i cantieri di Jesolo non sono turisti. Dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha ribadito il principio secondo cui tutte le aree entro i 300 metri dalla battigia sono di interesse paesaggistico e dunque vincolate all'autorizzazione alla Soprintendenza, la soluzione del «caso Jesolo» è affidata al dialogo tra il ministero dei Beni culturali e l'amministrazione comunale del litorale. Ma la situazione è tenuta sotto controllo anche dalla procura della Repubblica di Venezia e proprio nei giorni scorsi, dopo la pubblicazione della sentenza romana, il pm Stefano Buccini ha delegato la polizia giudiziaria ad «immortalare» lo stato delle torri bloccate definitivamente dai giudici. Gli agenti sono arrivati di fronte ai grattacieli già in parte costruiti o ai semplici cantieri con la macchina digitale, per impedire che possa sfuggire un'eventuale alterazione futura dello stato dei luoghi. Ipotesi difficile, visto che i cantieri sono fermi da mesi (dalla prima sentenza del Tar di fine 2008) e mai nessuno si è sognato di salire «di nascosto», ma il magistrato ha voluto cautelarsi. Buccini è infatti titolare di un fascicolo aperto un paio di anni fa sulla base della tesi della Soprintendenza prima segnalazione della Soprintendenza, risalente al periodo precedente alla prima sentenza del tribunale amministrativo regionale. Il fascicolo per ora è senza indagati e l'ipotesi di reato è la violazione delle norme previste dal codice dei beni culturali e dal testo unico dell'edilizia. Per la parte penale gli interventi contestati, cioè quelli a meno di 300 metri dal mare - tipo il Terramare, l'intervento di cui si è trattato al Tar, o la G-House di piazza Marina, già costruita al grezzo - sarebbero dunque degli abusi edilizi. In tutto si tratta di quattro grandi interventi e varie decine di opere minori, ma la situazione peggiore è proprio quella della torre di 13 piani di piazza Marina. Palazzo Ducale aveva a suo tempo ipotizzato un tetto agli otto piani: i cinque piani in più verranno abbattuti? Per ora la procura sta aspettando di acquisire ufficialmente la sentenza del Consiglio di Stato, ma la stessa Soprintendenza avrebbe la forza di imporre la demolizione.
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