Il problema nucleare di Zaia
Il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2010
Nicola Brillo
Sul tavolo del nuovo governatore del Veneto Luca Zaia finiranno presto due grane energetiche. Ed entrambe portano dirette in Polesine. Qui infatti prosegue la battaglia tra i comitati ed Enel, a colpi di proteste e azioni legali, contro la riconversione della centrale da olio a carbone, simile a quella di Civitavecchia fermata nei giorni scorsi. La centrale di Polesine Camerini (Rovigo) è anche al centro della nuova inchiesta della magistratura rodigina che ha indagato i vertici dell’Enel, passati e attuali. Proprio queste zone sono maggiormente indiziate per ospitare una delle cinque centrali nucleari promesse dal governo Berlusconi. Durante la campagna elettorale della Lega Nord in Veneto la parola "nucleare" è stata bandita: tutti gli annunci parlavano di "autonomia energetica" ed "energia pulita". E anche il governatore Zaia, che a Roma aveva dato via libera al ritorno in Italia del nucleare, in Veneto è stato perentorio: "La regione la sua parte l’ha già fatta. Con il rigassificatore al largo delle sue coste, e con la riconversione al carbone di Porto Tolle". Ma in molti sembrano non credergli. Per primi i Verdi che avevano reso nota la lista dei possibili siti nucleari, con la zona di Rosolina-Chioggia (dove Venezia confina con Rovigo) tra le prescelte. La lista è stata smentita da Enel che, con i francesi di Edf, si occuperà della costruzione delle centrali.
Ma in un recente incontro organizzato dai Radicali a Padova, gli amministratori delegati delle più importanti multiutility del Nord Est, interessate al business, hanno dato per scontato la realizzazione di due centrali: una in Veneto e l’altra in Friuli-Venezia Giulia. "Se il governatore Zaia non manterrà le promesse elettorali di un Veneto senza centrali nucleari spiega Michele Bortoluzzi (Radicali) -qui sarà rivolta". Dal Polesine "potremmo togliere definitivamente il cartello ‘Parco regionale del Delta del Po’ e
mettere quello di ‘Parco Energetico Nazionale’, vista la presenza di 28 centrali energetiche", commentano dai comitati del Polesine riunitisi di recente in un network. Intanto le aziende del Nord Est legate al business nucleare si preparano.
Venticinque società, per la maggior parte vicentine, hanno preso parte al "Supply chain meeting", l’incontro organizzato da Enel e Confindustria a Roma per le aziende interessate al programma nucleare. Berlusconi prevede di accendere la prima centrale già nel 2020. E l’ex governatore Giancarlo Galan ha messo l’ultima firma importante, prima di lasciare Palazzo Balbi, al via libera al programma per la riconversione a carbone "pulito" della centrale di Polesine Camerini. L’impianto, che attende ora l’approvazione della Conferenza dei servizi, comporterà investimenti pari a circa 2,5 miliardi di euro per la produzione di 1.980 Mw Enel verserà decine di milioni di euro agli enti locali per l’”ospitalità”: Nella centrale, che sarà riattivata nel 2016, lavoreranno 750 persone, tra dipendenti diretti e indotto.
I cittadini che abitano a ridosso della centrale lamentano però altri numeri. La centrale Enel mangerà 3,750 milioni di tonnellate di carbone all’anno, più calcare per 13 mila tonnellate. Sarà rifornita da 60 navi carbonifere l’anno provenienti dall’Istria. Una nave-deposito in Adriatico da 100 mila tonnellate sarà ancorata a 4 miglia dalla costa e sarà attivato un sistema di chiatte che rifornirà i forni della centrale. Il viaggio inverso lo farà invece il calcare di risulta, impiegato nei filtri desolforatori dopo il processo di filtraggio dei fumi, per un totale di 225 mila tonnellate l’anno di gesso che verrà poi mandato
nei cementifici. Per far funzionare la centrale serviranno inoltre 2,8 milioni di metri cubi d’acqua per il raffreddamento dei condensatori. Poi c’è la produzione di ceneri derivanti dalla combustione del carbone,
stimata in circa 412 mila tonnellate l’anno.
Il Fatto Quotidiano del 28 aprile 2010
Nicola Brillo
Sul tavolo del nuovo governatore del Veneto Luca Zaia finiranno presto due grane energetiche. Ed entrambe portano dirette in Polesine. Qui infatti prosegue la battaglia tra i comitati ed Enel, a colpi di proteste e azioni legali, contro la riconversione della centrale da olio a carbone, simile a quella di Civitavecchia fermata nei giorni scorsi. La centrale di Polesine Camerini (Rovigo) è anche al centro della nuova inchiesta della magistratura rodigina che ha indagato i vertici dell’Enel, passati e attuali. Proprio queste zone sono maggiormente indiziate per ospitare una delle cinque centrali nucleari promesse dal governo Berlusconi. Durante la campagna elettorale della Lega Nord in Veneto la parola "nucleare" è stata bandita: tutti gli annunci parlavano di "autonomia energetica" ed "energia pulita". E anche il governatore Zaia, che a Roma aveva dato via libera al ritorno in Italia del nucleare, in Veneto è stato perentorio: "La regione la sua parte l’ha già fatta. Con il rigassificatore al largo delle sue coste, e con la riconversione al carbone di Porto Tolle". Ma in molti sembrano non credergli. Per primi i Verdi che avevano reso nota la lista dei possibili siti nucleari, con la zona di Rosolina-Chioggia (dove Venezia confina con Rovigo) tra le prescelte. La lista è stata smentita da Enel che, con i francesi di Edf, si occuperà della costruzione delle centrali.
Ma in un recente incontro organizzato dai Radicali a Padova, gli amministratori delegati delle più importanti multiutility del Nord Est, interessate al business, hanno dato per scontato la realizzazione di due centrali: una in Veneto e l’altra in Friuli-Venezia Giulia. "Se il governatore Zaia non manterrà le promesse elettorali di un Veneto senza centrali nucleari spiega Michele Bortoluzzi (Radicali) -qui sarà rivolta". Dal Polesine "potremmo togliere definitivamente il cartello ‘Parco regionale del Delta del Po’ e
mettere quello di ‘Parco Energetico Nazionale’, vista la presenza di 28 centrali energetiche", commentano dai comitati del Polesine riunitisi di recente in un network. Intanto le aziende del Nord Est legate al business nucleare si preparano.
Venticinque società, per la maggior parte vicentine, hanno preso parte al "Supply chain meeting", l’incontro organizzato da Enel e Confindustria a Roma per le aziende interessate al programma nucleare. Berlusconi prevede di accendere la prima centrale già nel 2020. E l’ex governatore Giancarlo Galan ha messo l’ultima firma importante, prima di lasciare Palazzo Balbi, al via libera al programma per la riconversione a carbone "pulito" della centrale di Polesine Camerini. L’impianto, che attende ora l’approvazione della Conferenza dei servizi, comporterà investimenti pari a circa 2,5 miliardi di euro per la produzione di 1.980 Mw Enel verserà decine di milioni di euro agli enti locali per l’”ospitalità”: Nella centrale, che sarà riattivata nel 2016, lavoreranno 750 persone, tra dipendenti diretti e indotto.
I cittadini che abitano a ridosso della centrale lamentano però altri numeri. La centrale Enel mangerà 3,750 milioni di tonnellate di carbone all’anno, più calcare per 13 mila tonnellate. Sarà rifornita da 60 navi carbonifere l’anno provenienti dall’Istria. Una nave-deposito in Adriatico da 100 mila tonnellate sarà ancorata a 4 miglia dalla costa e sarà attivato un sistema di chiatte che rifornirà i forni della centrale. Il viaggio inverso lo farà invece il calcare di risulta, impiegato nei filtri desolforatori dopo il processo di filtraggio dei fumi, per un totale di 225 mila tonnellate l’anno di gesso che verrà poi mandato
nei cementifici. Per far funzionare la centrale serviranno inoltre 2,8 milioni di metri cubi d’acqua per il raffreddamento dei condensatori. Poi c’è la produzione di ceneri derivanti dalla combustione del carbone,
stimata in circa 412 mila tonnellate l’anno.
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