martedì 16 aprile 2013

Asolo, non si placa la «guerra fredda» del cemento

Asolo, non si placa la «guerra fredda» del cemento
Alessandro Zuin
Corriere del Veneto 12/4/2013
ASOLO (Treviso) - Non si placa la «guerra fredda» sul Pat di Asolo, fonte di contestatissime nuove edificazioni in un dei borghi più belli d'Italia. La giunta leghista, che mercoledì sera ha dovuto battere in ritirata davanti alle proteste, si sta riorganizzando e non cede. Le opposizioni: «Andranno a schiantarsi».

La «guerra fredda» di Asolo divisa da un muro di cemento
La Giunta batte in ritirata ma non cede. «Si schianteranno»

ASOLO (Treviso) — Hanno battuto in ritirata. Strategica, ma pur sempre ritirata. Però la storia è piena di ripiegamenti, come quello operato mercoledì sera dalla scombussolata maggioranza leghista che governa sulla città dai cento orizzonti, che sono serviti a sfuggire all'accerchiamento e a riorganizzare le truppe sbandate. Perché la tormentata storia del Piano di assetto del territorio, meglio noto come Pat di Asolo - quello che, nelle cronache degli ultimi giorni, è diventato sinonimo di «colata di cemento» ai piedi delle colline che ospitano uno dei borghi più belli d'Italia - non è finita con la marcia a ritroso ordinata in consiglio comunale dalla sindaca Loredana Baldisser, di fronte al municipio assediato da preponderanti forze nemiche.
Loro ci riproveranno, ad adottare quel dannato Pat. «È una questione d'onore», conferma il vicesindaco Federico Dussin, l'uomo che ha in mano la delega, pesantissima ora più che mai, alla gestione e pianificazione del territorio. Dussin è uno che ne ha viste troppe per non sapere che, in politica, qualche volta bisogna anche saper perdere. E ricominciare. È in Comune dal 1985, quando su queste colline regnava incontrastato un signore che chiamavano il Doge, il potentissimo Carlo Bernini, e ieri mattina è corso a Venezia, in Regione, naturalmente a discutere e chiedere qualche buon consiglio su come salvare il Piano di assetto territoriale dall'attacco concentrico dei contrari: comitati organizzati dopo l'appello lanciato da «Salviamo Asolo», grillini in trasferta, cittadini semplici e illustri ospiti delle antiche magioni asolane, intellettuali indignati dal minacciato scempio edilizio, persino ministri (dell'Ambiente) in carica. Ma non ha perso la vogli di scherzare, Dussin: «Uscito dalla Regione sono entrato nella prima chiesa di Venezia e ho chiesto aiuto alla Madonna, che mi ha suggerito di resistere. Faremo gli incontri pubblici promessi per spiegare bene il Pat alla gente e replicare alle cifre fantasmagoriche che sono circolate sui giornali, non torneremo indietro. E vi assicuro - sottolinea il vicesindaco - che di asolani veri, tra quelli che protestavano mercoledì sera davanti e dentro il municipio, ce n'erano al massimo un 20%».
Le cifre, tanto per intendersi: la relazione tecnica del Pat indica, come quantità generali, la possibilità di realizzare 285 mila metricubi di nuovi edifici residenziali, parte dei quali in «edificazione diffusa» (tradotto dall'urbanistese: ci si può costruire la casa in zona agricola); è previsto inoltre un nuovo insediamento industriale nella zona pianeggiante del comune, un'area che si estende per 30 ettari (20 dei quali edificabili) per una cubatura potenziale di 720 mila mc. di capannoni. Non proprio quattro pietre. «Ma abbiamo sentito parlare di colate di cemento e di numeri fantascientifici - replica la sindaca Loredana Baldisser, tramite comunicato scritto - che oggettivamente non sono reperibili in questo Pat. Lo spiegheremo ai cittadini, con una presentazione pubblica che spero possa fugare i dubbi e le informazioni erronee e fuorvianti che sono state diffuse in questi giorni».
Detto per inciso, tra un anno ad Asolo si voterà per rinnovare l'amministrazione comunale: se il Pat nel frattempo verrà adottato, chiunque vinca si troverà a gestire la grana senza possibilità di manovra. Per questo, l'attuale opposizione consiliare tiene alta la tensione: «Che l'amministrazione voglia approvare il Pat è naturale, ci mancherebbe. Il problema è se vorranno insistere su questo Pat o, dopo gli appelli e le proteste dei cittadini, accetteranno di modificarlo. Se non sarà così - avverte Daniele Ferrazza, ex sindaco di centrosinistra e ora capogruppo di Insieme per Asolo - andranno a schiantarsi e si faranno del male. E purtroppo faranno del male anche al territorio asolano».
Il vero terreno di scontro è la nuova area industriale e il suo dimensionamento. In Comune circola insistentemente questa versione: Fashion Box, il gruppo asolano della moda che produce abbigliamento con il marchio Replay, ha bisogno di ampliarsi e, se non troverà spazi adeguati qui, potrebbe persino andarsene. Ma Attilio Biancardi, vicepresidente del gruppo, chiarisce così la questione: «L'ampliamento? Oggi siamo a livello di pura ipotesi. Certo, se ci sarà la necessità ne saremmo ben felici ma l'attuale momento del mercato ci impone di riflettere a fondo». Dunque, è proprio necessario un nuovo insediamento produttivo delle dimensioni previste dal Pat? Se lo chiedono, a dire il vero, anche doversi cittadini asolani «neutrali», che non si schierano con le tesi dell'amministrazione comunale né, dicono loro, con le esagerazioni contrarie che sono circolate in questi giorni soprattutto sulla Rete: «Nella sostanza, è una questione di buon senso - è la sintesi della maggioranza silenziosa, nella Asolo storica arrampicata sulla collina così come giù a Casella, la principale frazione di pianura -: la maggioranza della popolazione pensa che non siano necessarie altre costruzioni industriali. Molto meglio riutilizzare i capannoni vuoti che ci sono già».
Dopo la ritirata dell'amministrazione comunale, la battaglia continua. Persino con toni epici, che non si sentivano dall'epoca della Berlino divisa tra Est e Ovest: «Siamo tutti asolani», scandisce Fernando Zilio, presidente dei commercianti di Padova, prendendo a prestito il celebre «siamo tutti berlinesi» di Kennedy per schierarsi contro gli effetti della cementificazione. «Lì c'era la guerra fredda per la difesa della democrazia, qui c'è una guerra per la difesa del territorio».
Quel Muro poi cadde. Il Pat vacilla vistosamente.

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