giovedì 18 aprile 2013

Quattrocentomila case vuote: «Fermate il mattone e le cave»

Quattrocentomila case vuote: «Fermate il mattone e le cave»
Alessio Antonini
Corriere del Veneto - Verona 12/4/2013
Manca il numero legale in Consiglio, rinviato l'ok a nuove estrazioni Nasce un fronte politico bipartisan: «Costruiamo con materiale riciclato»

VENEZIA — Una precisazione è d'obbligo: si tratta di un censimento. È quindi possibile che più di qualcuno l'anno scorso avesse il campanello rotto e non abbia quindi risposto al citofono. Fatto sta che secondo l'Istat, in Veneto, tra appartamenti invenduti e locali sfitti, ci sono quasi quattrocentomila case vuote. Una massa enorme di cemento inutilizzato se si pensa che in tutto il territorio regionale ci sono un milione e duecentomila edifici per un totale di poco meno di due milioni e mezzo di abitazioni. E gli spazi sono destinati ad aumentare visto che le case sfitte o non più abitate sono cresciute del 21% negli ultimi dieci anni.
«Di fronte ai numeri presentati dall'Istat è evidente che la materia prima per realizzare le nuove opere c'è già tutta — interviene il consigliere regionale del Partito democratico Roberto Fasoli controrelatore di un progetto di legge sulle cave destinato a far discutere il Consiglio — si tratta solo di riciclare il prodotto delle demolizioni dei vecchi stabili. Capisco le proteste dei cavatori e degli edili ma quello che stiamo facendo adesso non ha più senso perché è antieconomico».
Attualmente, secondo il rapporto di Legambiente sul paesaggio, il Veneto ricicla solo il 10% del materiale edile risultante dalle demolizioni, mentre manda il restante 90% nelle cave dismesse per tappare il buco creato dalle operazioni di scavo della ghiaia. Questa situazione assurda è dovuta anche e soprattutto perché il Veneto vanta la più vecchia legge regionale sulle estrazioni di ghiaia del paese. La legge regionale numero 44 risale infatti al 1982, quando le esigenze di costruzione diverse e quando la tecnologia non permetteva di contenere i costi del riciclo dei materiali.
«Finora quasi tutte le operazioni di scavo sono state fatte con deroghe votate ad hoc», continua Fasoli che ieri avrebbe dovuto discutere in Consiglio una nuova normativa transitoria (la 272, presentata dall'assessore all'Ambiente Maurizio Conte) in attesa delle future audizioni per la riforma della legge 44. Il Consiglio però ieri ha preferito tirare per le lunghe tutti i punti dell'ordine del giorno (fino a far cadere il numero legale) per non arrivare a dama con la nuova normativa transitoria che avrebbe creato qualche imbarazzo tra i gruppi.
I cavatori infatti sono una lobby compatta capace di spostare un ampio numero di voti tra il Trevigiano, il Vicentino e il Veronese. L'eventuale discussione delle nuove deroghe (su richiesta degli estrattori veronesi che hanno già superato i limiti di scavo per quest'anno) avrebbe spaccato trasversalmente i consiglieri che intercettano i voti dei cavatori, ma che sono anche consapevoli di non poter sostenere nessuna nuova operazione di scavo devastante per l'ambiente (e per il resto dell'elettorato). Sempre secondo il rapporto di Legambiente infatti in Veneto ci sono attualmente 2180 cave di cui 1600 dismesse e quasi 300 dormienti.
Di fatto, questa volta secondo gli ingegneri della Regione, le estrazioni sono attive solo in 250 siti. In questa groviera veneta, poi, ci sono dei veri e propri primati: a Sant'Anna d'Alfaedo, piccolo Comune della Lessinia c'è una cava ogni 34 abitanti, un record che, a sentire Legambiente, non ha euguali nel mondo e sicuramente in Italia. «A fronte di un volume d'affari di 90 milioni euro, la Regione incassa di concessioni appena 4 milioni e mezzo — conclude il consigliere del Pd — La legge va ripensata completamente rendendo conveniente il riciclo dei materiali e aumentando il costo delle concessioni di estrazione che è fermo a 0,62 euro al metro cubo».
D'altra parte un progetto di legge a livello europeo esiste già. In Olanda e in Danimarca le norme sul riciclo dei materiali permettono di recuperare il 95% dei laterizi demoliti e di portare in discarica solo il 5%. Così avviene anche in Germania e Gran Bretagna anche se le cifre sono diverse (rispettivamente 65% e 86% di materiale riciclato). Neanche a dirlo, il progetto europeo è stato approvato da Legambiente che indica come opere da studiare il Passante di Mestre e la Tangenziale di Limena. In entrambi i casi, l'uso del materiale di riciclo (71% per il Passante e 100% per Limena) ha permesso di contenere i costi e salvaguardare l'ambiente. E grazie alla nuova tangenziale di Limena ci si è liberati del vecchio mangimificio di Cittadella, quattromila metri cubi di macerie che altrimenti avrebbero riempito una nuova discarica.

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