mercoledì 15 ottobre 2008

Il fango che li ha sepolti ce li sta ora restituendo

L'Arena, Mercoledì 15 Ottobre 2008

Il fango che li ha sepolti ce li sta ora restituendo

Se la strada antica individuata nelle Valli grandi ha alimentato ipotesi diverse da parte degli studiosi, c'è invece assoluto accordo sul consistente valore archeologico del territorio rurale del Basso Veronese, indicato da più parti come «uno scrigno che ha ancora molto da svelare». A preservare nei millenni ossa e monili di periodi storici diversi sono stati sia lo sviluppo abitativo e industriale contenuto o assente degli ultimi decenni, sia i fenomeni naturali del passato, alcuni anche disastrosi. Tra la fine dell'epoca del bronzo e l'inzio di quella del ferro vi fu un massiccio spopolamento delle Valli, probabilmente provocato da eventi meteorologici avversi. Vi tornarono i romani, ma alcuni secoli dopo nuovi fenomeni atmosferici eccezionali provocarono un altro abbandono di questo territorio.
«Le fonti storiche narrano che alla fine del 500 dopo Cristo vi furono diversi anni di pioggia incessante», afferma Cassone, «che trasformarono le campagne in greti di torrenti. I dissesti idraulici hanno poi modificato il corso dei fiumi, come quello dell'Adige che una volta scorreva non lontano da Este e Montagnana». Nel 589 dopo Cristo - come descritto nella Historia Langobardorum di Paolo Diacono - vi fu la «rotta della Cucca» (come si chiama allora Veronella) che disegnò il nuovo percorso dell’Adige spostandolo verso Legnago. In seguito all'evento le campagne della pianura furono abbandonate e invase dall'acqua fino alla fine dell'1800 quando la palude fu bonificata. A.C.

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