lunedì 24 novembre 2008

La morte del neonato: ora è scontro politico

La morte del neonato: ora è scontro politico

Il Gazzettino del 24 novembre 2008, pag. 2

di M. Ant.

«Non è stata fermata nessuna macchina, non è stata staccata nessuna spina, il bambino è stato ventilato col respiratore automatico fino a quando si è spento tra le braccia della mamma: ma come si può pensare ad un modo più umano di assistere un paziente e la sua famiglia in una situazione così drammatica?»: Ignazio Marino (foto), chirurgo capo della Divisione trapianti e chirurgia del fegato della "Jefferson" di Philadelphia (Usa), senatore del Pd, non ha dubbi. Ma il fronte cattolico insorge, denuncia il preoccupante profilarsi di una «eugenetica soft», parla di «omicidio assistito spacciato per compassionevole» e chiede ispezioni ministeriali negli ospedali. Dopo il caso Englaro, un’altra triste vicenda arriva alla ribalta della cronaca, tra le polemiche che astiosamente sempre accompagnano questi drammi.



Sul caso di Treviso, Marino parte da una premessa: «È una vicenda ovviamente drammatica e dolorosa, ma si tratta di una situazione, così come è stata descritta dal direttore sanitario dell’Ospedale di Treviso, in cui la prognosi è chiaramente infausta è sotto gli occhi di tutti: insistendo con la somministrazione di alcuni farmaci, non si farebbe altro che prolungare l’agonia di una persona. II fatto di “interrompere cure sproporzionate" è un concetto che è presente nella deontologia medica, è presente nella etica di molte religioni, è chiarissimo nel catechismo della Chiesa cattolica, secondo al quale l’interruzione di cure sproporzionate rispetto al risultato è legittima e non significa procurare la morte. Lo si dice con chiarezza: significa riconoscere che non si può evitarla, che si è arrivati alla fine di quanto umanamente si può fare». Il senatore del Pd sottolinea poi la necessità di affrontare questi problemi con più serietà di quanto normalmente non succeda: «E sbagliato paragonare, come tuttavia ho letto, il caso di Treviso alla "eutanasia come in Olanda". Bisogna sapere di che cosa stiamo parlando: l’eutanasia è la somministrazione del veleno per fermare una vita (in Olanda, in alcuni casi è legittimo), mentre a Treviso ci si è astenuti dal somministrare cure che avrebbero prolungato l’agonia ad un bambino che pesava meno di un chilo. Sono cose sostanzialmente diverse».



Quanto ad una legge che regoli la materia, il professor Marino non ha esitazioni a giudicarla «necessaria e assolutamente urgente, oltre che auspicabile. L’importante è che conservi il principio sapientemente introdotto nella nostra Costituzione: gli italiani hanno il diritto alla salute, ma non hanno un dovere alle terapie, cioè sono liberi di poter scegliere a quali terapie sottoporsi e a quali no. Mi pare di una semplicità e di una democrazia assoluti». Ma avverte: «Arriveremo ad una legge di cui essere orgogliosi come Paese solo se, discutendo di argomenti così delicati e seri, sapremo trattarli con umiltà e rigore. Non si usino violenza verbale, le grida all’omicidio di Stato. Sono temi che richiedono interlocutori seri, preparati e sereni».



Sul fronte opposto, però, la reazione è ben di- versa. Luca Volontè (Udc) denuncia: «Inquietanti dati e superficiali strumentalizzazioni sui casi dei bambini di Treviso, portano alla introduzione di una eugenetica soft», Ricordato che «gli infanticidi negli ospedali Carreggi di Firenze e San Camillo di Roma, sono ancora impuniti», Volontè sollecita i giudici a fare il loro lavoro e il ministero del Welfare a fare «le dovute ispezioni». Per Raffaele Calabrò (Pdl), una legge in materia è urgentissima: «Ieri la magistratura, oggi è un singolo professionista ad arrogarsi il diritto di scegliere il confine tra vita e morte. Si esige un intervento del legislatore che dica no ad ogni forma di eutanasia, di omicidio assistito o di suicidio assistito, spacciato per compassionevole».

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