L’architettura del ’600 Viaggio storico tra i capolavori veneti
11 ottobre 2009, CORRIERE DEL VENETO
Pochi secoli hanno avuto lo stesso fermento culturale del seicento: la rivoluzione scientifica, l’affermarsi del razionalismo nella filosofia, la religione che non offre più quel ventre sicuro dove nascondersi, l’uomo sembra smarrirsi alla ricerca del nuovo: un’inquietudine che si riflette nella vita e nell’arte. Nasce uno stile irregolare, privo di ordine, che in architettura muta in linee curve flessuose, abbondanza di decorazioni e suggestioni. Il Barocco ha contraddistinto l’architettura italiana e (in modo particolare) quella veneta rappresentandone il territorio: dalle ville venete alla chiesa di santa Maria della Salute di Baldassarre Longhena, tutta l’architettura veneta del XVII secolo è oggi raccolta in Il seicento (a cura di Augusto Roca De Amicis e con il supporto di nuove campagne fotografiche realizzate da esperti nel campo) prima uscita della collana «Storia dell’architettura nel Veneto» edita da Marsilio Editori e diretta da Guido Beltramini e Howard Burns, che in dieci volumi raccoglie l’evoluzione storica dell’architettura nel territorio, dalle origini fino al novecento (promossa da Regione Veneto e in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio).
Il primo volume ripercorre l’attività di architetti veneti o che hanno operato in veneto, negli storici confini che giungevano fino a Brescia e Bergamo, e includevano il Friuli Venezia Giulia: uno sguardo su una regione che, nonostante attraversasse un momento di forte recessione economica, viveva in una della stagioni più ricche e prolifiche per l’architettura (fu proprio in questo periodo che furono realizzate ben 322 ville venete), narrando dell’influenza dello stesso Andrea Palladio - scomparso alla fine del secolo precedente- , e del suo allievo Giuseppe Scamozzi (autore di Villa Pisani detta La Rocca Pisana), che con il loro stile hanno ispirato gran parte dell’edilizia monumentale dell’Europa nel seicento, passando per l’opera di Baldassarre Longhena e a volti meno noti dell’architettura del tempo come l’autore del Duomo nuovo di Brescia Giovanni Battista Lantana.
Andrea M. Campo
11 ottobre 2009, CORRIERE DEL VENETO
Pochi secoli hanno avuto lo stesso fermento culturale del seicento: la rivoluzione scientifica, l’affermarsi del razionalismo nella filosofia, la religione che non offre più quel ventre sicuro dove nascondersi, l’uomo sembra smarrirsi alla ricerca del nuovo: un’inquietudine che si riflette nella vita e nell’arte. Nasce uno stile irregolare, privo di ordine, che in architettura muta in linee curve flessuose, abbondanza di decorazioni e suggestioni. Il Barocco ha contraddistinto l’architettura italiana e (in modo particolare) quella veneta rappresentandone il territorio: dalle ville venete alla chiesa di santa Maria della Salute di Baldassarre Longhena, tutta l’architettura veneta del XVII secolo è oggi raccolta in Il seicento (a cura di Augusto Roca De Amicis e con il supporto di nuove campagne fotografiche realizzate da esperti nel campo) prima uscita della collana «Storia dell’architettura nel Veneto» edita da Marsilio Editori e diretta da Guido Beltramini e Howard Burns, che in dieci volumi raccoglie l’evoluzione storica dell’architettura nel territorio, dalle origini fino al novecento (promossa da Regione Veneto e in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio).
Il primo volume ripercorre l’attività di architetti veneti o che hanno operato in veneto, negli storici confini che giungevano fino a Brescia e Bergamo, e includevano il Friuli Venezia Giulia: uno sguardo su una regione che, nonostante attraversasse un momento di forte recessione economica, viveva in una della stagioni più ricche e prolifiche per l’architettura (fu proprio in questo periodo che furono realizzate ben 322 ville venete), narrando dell’influenza dello stesso Andrea Palladio - scomparso alla fine del secolo precedente- , e del suo allievo Giuseppe Scamozzi (autore di Villa Pisani detta La Rocca Pisana), che con il loro stile hanno ispirato gran parte dell’edilizia monumentale dell’Europa nel seicento, passando per l’opera di Baldassarre Longhena e a volti meno noti dell’architettura del tempo come l’autore del Duomo nuovo di Brescia Giovanni Battista Lantana.
Andrea M. Campo
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