Il panorama perduto del Veneto
Elena Sbrojavacca
La Tribuna di Treviso 04/02/2009
Le «Giornate di studio e paesaggio» di Fondazione Benetton, domani e venerdì, saranno dedicate a Lucio Gambi, geografo scomparso nel 2006. Uno dei più prolifici studiosi del paesaggio che seppe aprire la geografia ai contributi della ricerca letteraria, sociologica e demografica. Alla sua morte donò la biblioteca-patrimonio di 18.000 volumi al comune di Ravenna. Dedicò la sua attività a spiegare il complesso rapporto tra uomo e paesaggio. E le due giornate saranno dedicate alla riflessione calata sul Nordest e su un Veneto bulimicamente consumato (e con 200 comitati attivi sul fronte urbanistico). Come vive una comunità i suoi luoghi più o meno «distrutti»? E come si lega ai gioielli rimasti? Luciani, presentando le giornate, ha indicato la via della «responsabilità diffusa», più efficace a suo dire del mero criterio «vincolistico-burocratico». Un «federalismo paesaggistico intelligente». Intanto la Fondazione proroga fino a domenica 22 febbraio la mostra «Luoghi di valore 2008». «Finora i visitatori sono 2800, nel 2007 erano stati 2500 - ha spiegato Luciani - e molti tornano più volte». Dati sorprendenti, come la partecipazione dei cittadini «a cavallo fra società civile e società scientifica» (parole di Luciani) e la profonda sensibilità espressa. Un anno fa 227 adesioni e 351 luoghi segnalati. La maggioranza ha voluto «far conoscere ad altri i luoghi più amati». «Trovo sia bellissimo - ha puntualizzato Luciani - che la maggior parte ritenga fondamentale per la tutela dei luoghi che questi siano conosciuti. La conoscenza è salvezza. Solo i luoghi dimenticati e trascurati rischiano il degrado». Ma solo il 9% pensa che il proprio spazio dovrebbe essere più frequentato. Insomma, conosciuto sì e affollato no. Ma cosa lega queste persone a un luogo? Non la proprietà (solo il 10% possiede o gestisce la zona segnalata), piuttosto la frequentazione, specie se lontana nel tempo e nello spazio. Il valore del luogo è anche e soprattutto emotivo. A renderlo unico, raro o comunque degno di nota sono poi ragioni ambientali, legate ad un particolare tipo di scenario o alla bio-diversità, culturali o di utilità sociale. Non mancano i luoghi significativi per sfera sacra-devozionale o per identità territoriale. Infine la più semplice motivazione: «Quel posto mi fa stare bene».
Elena Sbrojavacca
La Tribuna di Treviso 04/02/2009
Le «Giornate di studio e paesaggio» di Fondazione Benetton, domani e venerdì, saranno dedicate a Lucio Gambi, geografo scomparso nel 2006. Uno dei più prolifici studiosi del paesaggio che seppe aprire la geografia ai contributi della ricerca letteraria, sociologica e demografica. Alla sua morte donò la biblioteca-patrimonio di 18.000 volumi al comune di Ravenna. Dedicò la sua attività a spiegare il complesso rapporto tra uomo e paesaggio. E le due giornate saranno dedicate alla riflessione calata sul Nordest e su un Veneto bulimicamente consumato (e con 200 comitati attivi sul fronte urbanistico). Come vive una comunità i suoi luoghi più o meno «distrutti»? E come si lega ai gioielli rimasti? Luciani, presentando le giornate, ha indicato la via della «responsabilità diffusa», più efficace a suo dire del mero criterio «vincolistico-burocratico». Un «federalismo paesaggistico intelligente». Intanto la Fondazione proroga fino a domenica 22 febbraio la mostra «Luoghi di valore 2008». «Finora i visitatori sono 2800, nel 2007 erano stati 2500 - ha spiegato Luciani - e molti tornano più volte». Dati sorprendenti, come la partecipazione dei cittadini «a cavallo fra società civile e società scientifica» (parole di Luciani) e la profonda sensibilità espressa. Un anno fa 227 adesioni e 351 luoghi segnalati. La maggioranza ha voluto «far conoscere ad altri i luoghi più amati». «Trovo sia bellissimo - ha puntualizzato Luciani - che la maggior parte ritenga fondamentale per la tutela dei luoghi che questi siano conosciuti. La conoscenza è salvezza. Solo i luoghi dimenticati e trascurati rischiano il degrado». Ma solo il 9% pensa che il proprio spazio dovrebbe essere più frequentato. Insomma, conosciuto sì e affollato no. Ma cosa lega queste persone a un luogo? Non la proprietà (solo il 10% possiede o gestisce la zona segnalata), piuttosto la frequentazione, specie se lontana nel tempo e nello spazio. Il valore del luogo è anche e soprattutto emotivo. A renderlo unico, raro o comunque degno di nota sono poi ragioni ambientali, legate ad un particolare tipo di scenario o alla bio-diversità, culturali o di utilità sociale. Non mancano i luoghi significativi per sfera sacra-devozionale o per identità territoriale. Infine la più semplice motivazione: «Quel posto mi fa stare bene».
Nessun commento:
Posta un commento