Vedere Canova ridotto a figurina
CORRADO AUGIAS - Gianni Venturi
VENERDÌ, 17 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Commenti
G entile Augias, in un'Italia ancora abituata a una cultura che faceva capo a gloriose testate popolari, Bolero, Grand Hotel, c'era una frase che la famosa casalinga di Voghera di Arbasino, pronunciava di fronte al fasto e alla ricchezza «Com'è fine!». La finezza come meta della 'signorilità compare nell'inimmaginabile dono offerto dal presidente del Consiglio ai 'Grandi della terra': un libro di 24Kg accompagnato da altri due volumi provvisti di lamine d'oro, lenti d'ingrandimento e quant'altro dedicato al Canova. A chi, come il sottoscritto, ha dedicato 25 anni della sua vita a riproporre assieme a una valorosa schiera di studiosi l'immagine e la figura del grande scultore, un uso così 'fine' della sua opera provoca sconcerto e un poco d'indignazione. Pensare che la cultura dei 'Grandi' non sappia riconoscere una 'patacca' dal senso della cultura che è l'orgoglio italiano, dimostra a quale grado di indecenza culturale siamo arrivati. Le Grazie danzanti del famoso bassorilievo canoviano riprodotte in marmo di Carrara nella copertina possono sopportare di essere considerate delle 'veline'? "L'invenzione della bellezza" che titola il libro (e che riprende purtroppo il titolo di una mia conferenza alla mostra del Canova nel maggio scorso) a chi si riferisce? A Canova o all'idea che della bellezza ha l'entourage del principe? P.S. E' da due anni che il Ministero non dà contributi per la pubblicazione delle lettere canoviane vero monumento alla conoscenza dello scultore e del Neoclassicismo.
Gianni Venturi Presidente dell'edizione nazionale delle opere di Antonio Canova
N on voglio nemmeno per un minuto dare l'impressione che si voglia ledere, o anche solo offuscare il successo del presidente del Consiglio al recente G8 di cui peraltro tutti, in primis questo giornale, hanno dato ampio riconoscimento. Il prof Venturi mette però il dito in una piaga molto più vasta dell'episodio in sé, già grave di suo. La concezione della 'cultura' che quel dono imbarazzante esprime è, mi si lasci dire, 'cafona'. E' la 'cultura' come l'immagina un 'nuovo ricco' che non l'ha mai frequentata, un uomo che nessuno ha mai visto partecipare, nemmeno a fini istituzionali, a un qualche evento culturalmente significativo. Ridurre Canova a una figurina è un'operazione alla quale una visione 'ingenua' del sommo scultore può prestarsi. Basta prescindere dalle circostanze, dalla tecnica, dalle modalità espressive delle opere, tutti elementi che su una copertina diventano indistinguibili. Un uomo che ostenta la sua indifferenza per la cultura in un paese che ha le nostre tradizioni culturali è una sciagura infatti dimostrata dalla politica dei due ministeri chiave sull'argomento: la Pubblica istruzione ed i Beni Culturali.
CORRADO AUGIAS - Gianni Venturi
VENERDÌ, 17 LUGLIO 2009 LA REPUBBLICA - Commenti
G entile Augias, in un'Italia ancora abituata a una cultura che faceva capo a gloriose testate popolari, Bolero, Grand Hotel, c'era una frase che la famosa casalinga di Voghera di Arbasino, pronunciava di fronte al fasto e alla ricchezza «Com'è fine!». La finezza come meta della 'signorilità compare nell'inimmaginabile dono offerto dal presidente del Consiglio ai 'Grandi della terra': un libro di 24Kg accompagnato da altri due volumi provvisti di lamine d'oro, lenti d'ingrandimento e quant'altro dedicato al Canova. A chi, come il sottoscritto, ha dedicato 25 anni della sua vita a riproporre assieme a una valorosa schiera di studiosi l'immagine e la figura del grande scultore, un uso così 'fine' della sua opera provoca sconcerto e un poco d'indignazione. Pensare che la cultura dei 'Grandi' non sappia riconoscere una 'patacca' dal senso della cultura che è l'orgoglio italiano, dimostra a quale grado di indecenza culturale siamo arrivati. Le Grazie danzanti del famoso bassorilievo canoviano riprodotte in marmo di Carrara nella copertina possono sopportare di essere considerate delle 'veline'? "L'invenzione della bellezza" che titola il libro (e che riprende purtroppo il titolo di una mia conferenza alla mostra del Canova nel maggio scorso) a chi si riferisce? A Canova o all'idea che della bellezza ha l'entourage del principe? P.S. E' da due anni che il Ministero non dà contributi per la pubblicazione delle lettere canoviane vero monumento alla conoscenza dello scultore e del Neoclassicismo.
Gianni Venturi Presidente dell'edizione nazionale delle opere di Antonio Canova
N on voglio nemmeno per un minuto dare l'impressione che si voglia ledere, o anche solo offuscare il successo del presidente del Consiglio al recente G8 di cui peraltro tutti, in primis questo giornale, hanno dato ampio riconoscimento. Il prof Venturi mette però il dito in una piaga molto più vasta dell'episodio in sé, già grave di suo. La concezione della 'cultura' che quel dono imbarazzante esprime è, mi si lasci dire, 'cafona'. E' la 'cultura' come l'immagina un 'nuovo ricco' che non l'ha mai frequentata, un uomo che nessuno ha mai visto partecipare, nemmeno a fini istituzionali, a un qualche evento culturalmente significativo. Ridurre Canova a una figurina è un'operazione alla quale una visione 'ingenua' del sommo scultore può prestarsi. Basta prescindere dalle circostanze, dalla tecnica, dalle modalità espressive delle opere, tutti elementi che su una copertina diventano indistinguibili. Un uomo che ostenta la sua indifferenza per la cultura in un paese che ha le nostre tradizioni culturali è una sciagura infatti dimostrata dalla politica dei due ministeri chiave sull'argomento: la Pubblica istruzione ed i Beni Culturali.
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