sabato 15 marzo 2008

Zorzi: "Ma il nostro orgoglio e' nella Serenissima"

Zorzi: "Ma il nostro orgoglio e' nella Serenissima"
In tanto affannarsi per gli schei, il Veneto e il Friuli d' oggi, si dice, hanno smarrito la memoria delle radici. Piu' il Veneto che il Friuli, che rivendica con fierezza l' originalita' della sua lingua e l' antica indipendenza: oggi molti veneti ricordano le proprie origini rurali (e' stato applicando all' industria le virtu' contadine che il Nord Est e' passato in mezzo secolo dalla condizione di area depressa all' attuale prosperita' ) con orgoglio ma anche con infastidita ritrosia, come se volessero cancellare i ricordi durissimi della miseria e dell' emarginazione. Figuriamoci dunque se puo' sopravvivere, fra tanti ricordi cancellati, quello lontano della dominazione austriaca: alla quale un luogo comune duro a morire si ostina ad attribuire l' origine delle qualita' che solitamente si concedono ai veneti, onesta' , laboriosita' , serieta' , tenacia, rigore morale. Come se bastassero sessant' anni in tutto, quanto e' durata quella dominazione, a formare il carattere di un popolo. La presenza austriaca non era stata continuativa. Dopo la prima fase, durata otto anni appena, il ritorno dell' aquila bicipite nel 1814 era stato visto con sollievo dal popolo che non ne poteva piu' delle leve in massa e dell' oppressione fiscale del Regno Italico di Napoleone; e nei 34 anni seguenti e' certo che la rigorosa correttezza dell' amministrazione, la bonta' del sistema educativo e la serieta' di quello giudiziario furono alquanto apprezzate dalla maggioranza. Fra l' altro, fu proprio l' Austria a congiungere per la prima volta Venezia alla terraferma col ponte ferroviario e a largirle il privilegio del porto franco. La rivoluzione del 1848 mando' tutto all' aria. E il popolo non fu da meno delle elites liberali nel combattere gli austriaci. Il rapporto tra i veneti e l' Austria ne rimase incrinato, anche se non mancavano coloro che nella monarchia absburgica continuavano a vedere il baluardo della legge e dell' ordine. Il rapporto si incrinera' poi del tutto nel 1917, davanti all' invasione di truppe fameliche nelle quali, peraltro, gli austriaci veri erano una minoranza. La storia del Veneto si rifa' , comunque, a ben altre memorie, allo splendore dei grandi Comuni e delle grandi signorie, gli Scaligeri a Verona, i Carraresi a Padova. E, soprattutto, la gran luce della Serenissima. Le impronte di quel regno lungo quattrocento anni segnano tuttora profondamente quella terra, soprattutto nella civilta' che ha scolpito i caratteri fondamentali di quel popolo. Il quale va riscoprendole adesso, le radici. Il bicentenario della caduta della Serenissima e' stato vissuto dalla gente veneta assai piu' sentitamente di quanto ci si poteva aspettare. Nel paesaggio sentimentale dei veneti, dominato dal Leone marciano, potra' cosi' trovare spazio e giustizia anche l' aquila imperiale.

Zorzi Alvise

Pagina 33, 21 gennaio 1999, Corriere della Sera

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