La Spa tra gli affreschi Quelle ville «riscoperte»
Corriere del Veneto - VENEZIA - 21-01-2009 pag: 13
Barbarich, Bragadin, Paganello: corsa al recupero Il sogno di demolire il palazzo che le oscura
Villa Barbarich, lungo la Castellana, a Zelarino. Una villa che custodisce oltre mille metri quadrati di affreschi cinquecenteschi pronta a diventare un hotel. Ma anche un palazzetto del Seicento che per decenni ha ospitato un'officina meccanica e un panificio e che ora, invece, sta per tornare all'antico splendore grazie a un restauro accurato. Palazzo Bragadin, all'incrocio di via Ca' Rossa e via San Donà, due strade simbolo della Mestre violata a partire dagli anni '50 con demolizioni di ville antiche e colate di cemento, è l'emblema della rinascita di molte ville mestrine: in controtendenza rispetto al normale mercato immobiliare, i palazzi e le ville superstiti della terraferma sono al centro di un nuovo boom. «Sarà che i privati cominciano a capire il valore inestimabile delle loro proprietà spesso abbandonate da decenni - spiega l'assessore all'Urbanistica Gianfranco Vecchiato - sarà che si è consolidata una nuova coscienza collettiva, fatto sta che i segnali di un nuovo fenomeno ci sono tutti ».
Villa Tivan, per esempio, recentemente restaurata ospita gli uffici del Demanio Civile, ma anche villa Barbarich, un gioiello della Castellana per cui, proprio in questi giorni, è stata presentata la documentazione per un recupero radicale, per accogliere un nuovo albergo con tanto di Spa seminterrata per non mutare il paesaggio i cui cantieri dovrebbero partire entro l'estate. E poi, ancora, c'è la questione della barchessa settecentesca di villa Paganello sulla Gazzera, un piccolo capolavoro «oscurato» dagli anni '60 da un anonimo condominio che il Comune spera di far demolire per scoprire la facciata della barchessa e l'antica piazzetta. «Per fortuna la proprietà dell'immobile è unica - spiega Vecchiato - e con Ive stiamo lavorando a un accordo con la proprietà per commutare i 12 appartamenti e i due negozi e poter così procedere con la demolizione». Ive, da parte sua, attende di completare il piano per via Mattuglie, il terzo lotto di social housing in terraferma, per valutare la possibiltà di inserire anche la commutazione del condominio da demolire.
Investimenti importanti che, senza l'intervento di privati, sarebbe difficile immaginare. Così a villa Barbarich, che vanta un piano nobile coperto da mille metri quadrati di affreschi risalenti a fine ‘500 (si ipotizza della scuola di Veronese) che arrivano a ricoprire persino i battiscopa, si è mossa una cordata di imprenditori e si è dovuto aspettare l'avvallo delle banche, Unicredit in testa, per iniziare a progettare il recupero. «Il periodo non è dei migliori spiega l'architetto Nicola Randolfi che sta seguendo l'intervento - infatti dai quindici imprenditori iniziali siamo arrivati a cinque, sei. Ma ora, finalmente la situazione si è sbloccata, abbiamo già il nulla osta della Sovrintendenza, dei vigili del fuoco e dell'Asl. Aspettiamo solo il via libera dall'Edilizia Privata ». Due anni di lavori e svariati milioni di investimento per trasformare la villa in un hotel d'élite che spera di avvantaggiarsi dalla vicinanza del nuovo ospedale dell'Angelo, non a caso il progetto iniziale prevedeva anche una piscina interrata per la riabilitazione. L'elenco delle ville e dei monumenti salvati in terraferma comincia a essere lungo e include anche la chiesetta di Zelo alla Cipressina che ha evitato il degrado grazie all'ingegnoso sitema di aerazione naturale progettato dai suoi architetti o villa Elena, della Curia, oggi adibita a struttura per malati terminali. Per tanti successi, altrettanti sono i casi di capolavori storico- architettonici ancora in pericolo, come, ad esempio, la maestosa villa Friedenberg a Chirignago, lungo l'Asseggiano.
Martina Zambon
Corriere del Veneto - VENEZIA - 21-01-2009 pag: 13
Barbarich, Bragadin, Paganello: corsa al recupero Il sogno di demolire il palazzo che le oscura
Villa Barbarich, lungo la Castellana, a Zelarino. Una villa che custodisce oltre mille metri quadrati di affreschi cinquecenteschi pronta a diventare un hotel. Ma anche un palazzetto del Seicento che per decenni ha ospitato un'officina meccanica e un panificio e che ora, invece, sta per tornare all'antico splendore grazie a un restauro accurato. Palazzo Bragadin, all'incrocio di via Ca' Rossa e via San Donà, due strade simbolo della Mestre violata a partire dagli anni '50 con demolizioni di ville antiche e colate di cemento, è l'emblema della rinascita di molte ville mestrine: in controtendenza rispetto al normale mercato immobiliare, i palazzi e le ville superstiti della terraferma sono al centro di un nuovo boom. «Sarà che i privati cominciano a capire il valore inestimabile delle loro proprietà spesso abbandonate da decenni - spiega l'assessore all'Urbanistica Gianfranco Vecchiato - sarà che si è consolidata una nuova coscienza collettiva, fatto sta che i segnali di un nuovo fenomeno ci sono tutti ».
Villa Tivan, per esempio, recentemente restaurata ospita gli uffici del Demanio Civile, ma anche villa Barbarich, un gioiello della Castellana per cui, proprio in questi giorni, è stata presentata la documentazione per un recupero radicale, per accogliere un nuovo albergo con tanto di Spa seminterrata per non mutare il paesaggio i cui cantieri dovrebbero partire entro l'estate. E poi, ancora, c'è la questione della barchessa settecentesca di villa Paganello sulla Gazzera, un piccolo capolavoro «oscurato» dagli anni '60 da un anonimo condominio che il Comune spera di far demolire per scoprire la facciata della barchessa e l'antica piazzetta. «Per fortuna la proprietà dell'immobile è unica - spiega Vecchiato - e con Ive stiamo lavorando a un accordo con la proprietà per commutare i 12 appartamenti e i due negozi e poter così procedere con la demolizione». Ive, da parte sua, attende di completare il piano per via Mattuglie, il terzo lotto di social housing in terraferma, per valutare la possibiltà di inserire anche la commutazione del condominio da demolire.
Investimenti importanti che, senza l'intervento di privati, sarebbe difficile immaginare. Così a villa Barbarich, che vanta un piano nobile coperto da mille metri quadrati di affreschi risalenti a fine ‘500 (si ipotizza della scuola di Veronese) che arrivano a ricoprire persino i battiscopa, si è mossa una cordata di imprenditori e si è dovuto aspettare l'avvallo delle banche, Unicredit in testa, per iniziare a progettare il recupero. «Il periodo non è dei migliori spiega l'architetto Nicola Randolfi che sta seguendo l'intervento - infatti dai quindici imprenditori iniziali siamo arrivati a cinque, sei. Ma ora, finalmente la situazione si è sbloccata, abbiamo già il nulla osta della Sovrintendenza, dei vigili del fuoco e dell'Asl. Aspettiamo solo il via libera dall'Edilizia Privata ». Due anni di lavori e svariati milioni di investimento per trasformare la villa in un hotel d'élite che spera di avvantaggiarsi dalla vicinanza del nuovo ospedale dell'Angelo, non a caso il progetto iniziale prevedeva anche una piscina interrata per la riabilitazione. L'elenco delle ville e dei monumenti salvati in terraferma comincia a essere lungo e include anche la chiesetta di Zelo alla Cipressina che ha evitato il degrado grazie all'ingegnoso sitema di aerazione naturale progettato dai suoi architetti o villa Elena, della Curia, oggi adibita a struttura per malati terminali. Per tanti successi, altrettanti sono i casi di capolavori storico- architettonici ancora in pericolo, come, ad esempio, la maestosa villa Friedenberg a Chirignago, lungo l'Asseggiano.
Martina Zambon
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