«E' una follia cambiare un'opera dell'800»
e.t.
La Nuova di Venezia 07/04/2009
«Una follia». Così, in maniera lapidaria, un grande architetto come Vittorio Gregotti - che si divide da anni tra Milano e Venezia - definisce l’intenzione di Comune e Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia di rifare ex novo il Ponte dell’Accademia, mantenendo solo la struttura portante. Architetto Gregotti, perché ritiene che sia una follia rifare il ponte dell’Accademia? «Perché stiamo parlando di un ponte storico, costruito dagli Austriaci alla metà dell’Ottocento, che ha centocinquant’anni di vita, al di là dei progressivi rifacimenti, e che fa parte dell’immaginario visivo della città, nella sua forma attuale, per chiunque venga a Venezia. Non riesco a credere che la Soprintendenza veneziana abbia potuto dare il via libera al progetto di rifacimento». Ma il Comune e il sindaco Massimo Cacciari sostengono che la manutenzione del ponte in legno - da ripetersi periodicamente dopo qualche anno - costa troppo all’amministrazione, viste anche le attuali difficoltà economiche. Così si risparmierà e si risolverà il problema una volta per tutte. «Capisco le difficoltà economiche del Comune, ma i monumenti vanno comunque manutenuti. Non è che si rifà la Basilica di San Marco in vetro e acciaio solo perché la manutenzione dell’originale costa... Hanno voluto fare il nuovo ponte di Calatrava, e passi. Si tratta, oltretutto, di un’opera sorta in una parte marginale della città e che comunque prima non esisteva. Ma pensare di rifare il ponte dell’Accademia mi sembra un’assurdità, oltre che un rischio enorme. Suggerisco caldamente al mio amico Cacciari di rifletterci bene finché è ancora in tempo, anche se so benissimo come la pensa in merito». Si fa notare, per rafforzare l’idea del cambiamento, che il ponte dell’Accademia attuale è rimasto sempre un ponte provvisorio e ora gli si darà una veste definitiva. «Non capisco come si possa definire provvisorio un ponte che esiste da oltre un secolo. Ormai fa parte della storia della città, su questo non ci sono dubbi». Quali sono, secondo lei, i rischi a cui il Comune può andare incontro con questo progetto? «Quelli di attirarsi una valanga di critiche a livello internazionale e di infilarsi in una strada senza uscita. Non mi viene, francamente in mente il nome di un architetto che possa imbarcarsi in un’avventura del genere con qualche successo. Un progetto molto difficile. Ricordo ancora il concorso di progettazione per rifare il ponte dell’Accademia che la Biennale bandì parecchi anni fa. Ne vennero fuori le proposte più strampalate, ma almeno, in quel caso, ci si limitava a delle esercitazioni progettuali sulla carta. Qui invece si vuole fare sul serio e questo mi preoccupa molto per Venezia».
e.t.
La Nuova di Venezia 07/04/2009
«Una follia». Così, in maniera lapidaria, un grande architetto come Vittorio Gregotti - che si divide da anni tra Milano e Venezia - definisce l’intenzione di Comune e Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia di rifare ex novo il Ponte dell’Accademia, mantenendo solo la struttura portante. Architetto Gregotti, perché ritiene che sia una follia rifare il ponte dell’Accademia? «Perché stiamo parlando di un ponte storico, costruito dagli Austriaci alla metà dell’Ottocento, che ha centocinquant’anni di vita, al di là dei progressivi rifacimenti, e che fa parte dell’immaginario visivo della città, nella sua forma attuale, per chiunque venga a Venezia. Non riesco a credere che la Soprintendenza veneziana abbia potuto dare il via libera al progetto di rifacimento». Ma il Comune e il sindaco Massimo Cacciari sostengono che la manutenzione del ponte in legno - da ripetersi periodicamente dopo qualche anno - costa troppo all’amministrazione, viste anche le attuali difficoltà economiche. Così si risparmierà e si risolverà il problema una volta per tutte. «Capisco le difficoltà economiche del Comune, ma i monumenti vanno comunque manutenuti. Non è che si rifà la Basilica di San Marco in vetro e acciaio solo perché la manutenzione dell’originale costa... Hanno voluto fare il nuovo ponte di Calatrava, e passi. Si tratta, oltretutto, di un’opera sorta in una parte marginale della città e che comunque prima non esisteva. Ma pensare di rifare il ponte dell’Accademia mi sembra un’assurdità, oltre che un rischio enorme. Suggerisco caldamente al mio amico Cacciari di rifletterci bene finché è ancora in tempo, anche se so benissimo come la pensa in merito». Si fa notare, per rafforzare l’idea del cambiamento, che il ponte dell’Accademia attuale è rimasto sempre un ponte provvisorio e ora gli si darà una veste definitiva. «Non capisco come si possa definire provvisorio un ponte che esiste da oltre un secolo. Ormai fa parte della storia della città, su questo non ci sono dubbi». Quali sono, secondo lei, i rischi a cui il Comune può andare incontro con questo progetto? «Quelli di attirarsi una valanga di critiche a livello internazionale e di infilarsi in una strada senza uscita. Non mi viene, francamente in mente il nome di un architetto che possa imbarcarsi in un’avventura del genere con qualche successo. Un progetto molto difficile. Ricordo ancora il concorso di progettazione per rifare il ponte dell’Accademia che la Biennale bandì parecchi anni fa. Ne vennero fuori le proposte più strampalate, ma almeno, in quel caso, ci si limitava a delle esercitazioni progettuali sulla carta. Qui invece si vuole fare sul serio e questo mi preoccupa molto per Venezia».
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