martedì 10 marzo 2009

IL SUMMANO: IL MONTE SACRO AGLI DEI. IL MISTERO DEI FIORI

IL SUMMANO: IL MONTE SACRO AGLI DEI. IL MISTERO DEI FIORI

Tra i mille segreti e curiosità del Summano, non va scordata l'enorme varietà di fiori, [a tal punto eccezionale che ha mosso e stimolato centinaia di studiosi italiani e stra-• nieri, dal Rinascimento, sino ai giorni nostri. Un solo esempio: in una radura a 600 metri sono state trovate 21 varietà di orchidea, sulle 30 presenti in tutto l'arco alpino. La ricchezza della flora potrebbe essere collegata con i pellegrinaggi per adorare il sacro idolo. La festa del dio Summano (ed esistono confusioni non ancora chiarite con Giove e Plutone) era il 20 di Giugno. Secondo gli storici romani, in quella data, si sacrificava un montone nero, si offrivano libagioni con focacce di farina in forma di ruota e si spandevano semi esotici nel terreno. Queste feste erano le "summanalia". Probabilmente queste sementi sparse dai pellegrini nel loro sacro viaggio verso la cima, trovando un clima estremamente diversificato, si sono riprodotte, perpetrandosi sino ad oggi. I botanici hanno infatti accertato la coesistenza di varie situazioni micro-climatiche nella stesso monte: privo di contrafforti collinari, il Summano è investito dalle correnti calde provenienti da sud, ma anche da quelle fredde da nord che investono la cima. Nello spazio di poche centinaia di metri, si passa dal clima mediterraneo di certe radure, al clima alpino.

Spargimenti di sangue e bruciature d’incensi….

Francesco Rando, che pubblicò "Sulle rive dell'Astico" nel 1958, scrisse ben 10 pagine sul Tempio ( lo disegnò pure), favoleggiandone i riti che lassù si perpetravano, gli odori degli incensi, il brusìo dei pellegrini...Riportiamo qualche passaggio. "Il Summano fu un monte celebratissimo nell'antichità. Venti secoli fa Roma adorava gli idoli; uno dei più famosi lo aveva sul Monte Summano... I romani si recavano in alto numero, al monte Summano, a cercarvi la salute, per la protezione dell'Idolo ch'era sul cocuzzolo del Monte stesso, il Summus Manium, cioè il Sommo degli dei Mani, ossia Plutone, il capo degli dei dell'Infero. Il monte era adornato da un idolo maestoso, tanto da poter essere ammirato fin dalla lontana pianura... Quell'idolo sorgeva in un pianoro antistante al tempio di Plutone; aveva la figura di becco, o di capro smisurato, con grandi coma d'oro, la lunga barba che scendeva sulle spalle....La cima era gremita di pellegrini giunti dalla valle e dall'Altopiano per l'annuale adorazione e sacrificio al dio degli inferi e delle ricchezze. Un sacerdote coadiuvato da alcuni leviti eseguiva, con esperta perizia il sacrifìzio di animali. Spargimenti di sangue e bruciature di incensi. Ovunque odore di carne bruciata.. Il dio Plutone auspicava giudizi favorevoli presso Minosse, Eace e Radamanti a chi sacrificava pingui agnelli sull'altare. Esaltava l'ardimento di coloro che si immolavano per la sua gloria, incitava a disprezzare, odiare e combattere tutti coloro che tentassero di far penetrare la nuova religione, la religione di Cristo... Nei reconditi recessi del monte. vive un popolo immerso nelle tenebre dell'idolatria e del peccato: i loro boschi sono sacri a Giunone e Diana, le loro fonti hanno la protezione delle Ninfe, il dio Pan sorveglia i loro pascoli, Satiri e Sileni sono ispiratori dei loro ludi scenici... La pietà degli antichi pagani concorse mirabilmente ad abbellire il monte... Si trovavano laghetti ombreggiati da frassini enormi, da faggi secolari, aiuole innumerevoli dai fiori esotici, raccolti da tutte le parti del mondo, che rendevano quei prati un immenso giardino...Dappertutto fiori non comuni, peonie, gigli, miosati, mughetti, rose giacinti, garofani, tulipani, campanelle, gerani, camelie, rododendri, ginestre e prati interi di narcisi...SÌ dice che la ricchezza e la varietà della flora del Summano sia dovuta ai pellegrini che venivano d'ogni parte del mondo e che rendevano omaggio all'idolo Summus Manium: i pellegrini recavano piante e sementi per ornare le tombe dei congiunti ivi sepolti per loro volontà e devozione all'idolo..."



da "storia vicentina" giugno-luglio 1994.

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