Paesaggio veneto addio, arrivano i capannoni
Gianni Sandon
Il Mattino di Padova 29/03/2009
Con la pronuncia del Consiglio di Stato, la vicenda deve considerarsi purtroppo conclusa. La Regione si è ben comportata, hanno sentenziato Tar e Consiglio di Stato. Critiche alle sentenze a parte, quello che si vede a Gazzo si può dunque considerare un caso esemplare di «tutela del paesaggio» alla veneta. Da esserne fieri! In gioco c’era la tutela del contesto di un pregevole edificio alla periferia di Villalta, frazione di Gazzo, nell’area cosiddetta dei «prati stabili». Con una delibera ancora del 1997 la Giunta regionale aveva imposto al Comune di cancellare dal suo Prg la previsione di far avanzare la confinante zona produttiva fino ad invadere questo contesto. Ma il Comune ripropone l’operazione nel 2003 (da manuale anche questo accanimento degli amministratori locali contro il proprio territorio). La Regione replica richiamando le sue prescrizioni del ’97 e ribadisce di volerle mantenere, anzi rafforzare. E cosa decide? Elabora uno specifico «schema distributivo» con cui precisa dettagliatamente gli interventi consentiti. Ed eccolo il capolavoro di coerenza e di sensibilità paesaggistica: il modo migliore per valorizzare il contesto storico-ambientale dell’edificio in questione è per la Regione quello di costruirci proprio davanti due mega capannoni: uno lungo 130 metri e largo 20 (già costruito come si vede nella foto a destra), l’altro di quasi 100x100 (dovrà sorgere dall’altra parte della stradina che compare nelle due foto). Un’altra decina di capannoni sono previsti a fianco e sul retro dell’edificio. Il risultato paesaggistico dell’operazione comincia ad essere sotto gli occhi di tutti. Evidentemente Tar e Consiglio di Stato, non rilevando alcuna contraddittorietà nel comportamento della Regione, hanno ritenuto che ormai nel Veneto il paesaggio si tutela così! Lo teorizza del resto lo stesso Galan: in una dichiarazione al Giornale dell’Arte, che aveva documentato il disastro paesaggistico veneto, il governatore ammette: «Mi ha sempre impressionato che quasi tutto sia stato costruito con carte e timbri in ordine. Comuni, Regione, Parchi, Soprintendenza. Tutto regolare, ma il misfatto c’è». Appunto! Addirittura, in questo caso di Gazzo, con le delibere del 1997 e del 2003 che portano la sua firma!
Gianni Sandon
Il Mattino di Padova 29/03/2009
Con la pronuncia del Consiglio di Stato, la vicenda deve considerarsi purtroppo conclusa. La Regione si è ben comportata, hanno sentenziato Tar e Consiglio di Stato. Critiche alle sentenze a parte, quello che si vede a Gazzo si può dunque considerare un caso esemplare di «tutela del paesaggio» alla veneta. Da esserne fieri! In gioco c’era la tutela del contesto di un pregevole edificio alla periferia di Villalta, frazione di Gazzo, nell’area cosiddetta dei «prati stabili». Con una delibera ancora del 1997 la Giunta regionale aveva imposto al Comune di cancellare dal suo Prg la previsione di far avanzare la confinante zona produttiva fino ad invadere questo contesto. Ma il Comune ripropone l’operazione nel 2003 (da manuale anche questo accanimento degli amministratori locali contro il proprio territorio). La Regione replica richiamando le sue prescrizioni del ’97 e ribadisce di volerle mantenere, anzi rafforzare. E cosa decide? Elabora uno specifico «schema distributivo» con cui precisa dettagliatamente gli interventi consentiti. Ed eccolo il capolavoro di coerenza e di sensibilità paesaggistica: il modo migliore per valorizzare il contesto storico-ambientale dell’edificio in questione è per la Regione quello di costruirci proprio davanti due mega capannoni: uno lungo 130 metri e largo 20 (già costruito come si vede nella foto a destra), l’altro di quasi 100x100 (dovrà sorgere dall’altra parte della stradina che compare nelle due foto). Un’altra decina di capannoni sono previsti a fianco e sul retro dell’edificio. Il risultato paesaggistico dell’operazione comincia ad essere sotto gli occhi di tutti. Evidentemente Tar e Consiglio di Stato, non rilevando alcuna contraddittorietà nel comportamento della Regione, hanno ritenuto che ormai nel Veneto il paesaggio si tutela così! Lo teorizza del resto lo stesso Galan: in una dichiarazione al Giornale dell’Arte, che aveva documentato il disastro paesaggistico veneto, il governatore ammette: «Mi ha sempre impressionato che quasi tutto sia stato costruito con carte e timbri in ordine. Comuni, Regione, Parchi, Soprintendenza. Tutto regolare, ma il misfatto c’è». Appunto! Addirittura, in questo caso di Gazzo, con le delibere del 1997 e del 2003 che portano la sua firma!
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