martedì 10 marzo 2009

Più cemento e meno regole

Più cemento e meno regole
Alessandra Carini
La Nuova di Venezia 07/03/2009

PADOVA. L’articolato è stato già discusso da Silvio Berlusconi con i governatori del Veneto, Giancarlo Galan, e della Sardegna, Ugo Cappellacci. E’ una legge di stampo federalista, cioè un testo base da proporre alle Regioni. Ma costituisce l’«ossatura» di quella «rivoluzione» annunciata ieri in Cdm dal premier. Sarà presentata e approvata dalla prossima riunione del governo. «Ci sarà una rivoluzione nell’edilizia - ha annunciato il premier - il piano case è una mia iniziativa che probabilmente realizzeremo nel prossimo Consiglio dei ministri con effetti eccezionali». Alcuni la presentano come legge anticapannoni, altri come rinnovamento edilizio stile Obama, cioè per promuovere l’utilizzo delle fonti di energia alternativa. Ma la rivoluzione annunciata da Silvio Berlusconi per l’edilizia è anche qualcos’altro: una grossa manovra per dare via libera ad un sostanzioso aumento delle cubature di tutto il patrimonio edilizio esistente, una liberalizzazione spinta delle norme per costruire, un ritorno in alcuni casi al «ravvedimento operoso» dal sapore di condono. Il titolo è «intervento regionale a sostegno del settore edilizio e per promuovere l’utilizzo di fonti di energia alternativa». Dà la possibilità alle Regioni che la accettino, di ampliare gli edifici esistenti del 20%, di abbattere edifici (realizzati prima del 1989) per ricostruirli, con il 30% di cubatura in più, in base agli «odierni standard qualitativi, architettonici, energetici», di abolire il permesso di costruire per sostituirlo con una certificazione di conformità, giurata, da parte del progettista, di rendere più veloci e certe le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche. Ecco i punti principali. Ampliamento edifici. I Comuni posso autorizzare, «in deroga ai regolamenti e ai piani regolatori» l’ampliamento degli edifici esistenti nei limiti del 20% del volume, sia che gli edifici siano destinati ad uso residenziale, che per altri scopi. L’ampliamento deve essere eseguito vicino al fabbricato esistente. Se è giuridicamente o materialmente impossibile, sarà un «corpo edilizio separato avente però carattere accessorio». Rinnovo patrimonio edilizio. La Regione «promuove» la sostituzione e il rinnovamento del patrimonio mediante la demolizione e la ricostruzione degli edifici realizzati prima del 1989, che non siano ovviamente sottoposti a tutela e che debbono essere adeguati agli odierni standard qualitativi, architettonici ed energetici. Anche qui i Comuni possono autorizzare l’abbattimento degli edifici (in deroga ai piani regolatori) e ricostruirli anche su aree diverse (purché destinate a questo scopo dai piani regolatori). Qui l’aumento di cubatura previsto è del 30% sia per gli edifici destinati a uso residenziale che per quelli adibiti ad uso diverso. Se si utilizzano tecniche costruttive di bioedilizia o che prevedano il ricorso ad energie rinnovabili l’aumento della cubatura è del 35%. Tutti questi interventi debbono rispettare le norme sulle distanze e quelle di tutela dei beni culturali e paesaggistici, non potranno riguardare edifici abusivi, o che sorgono su aree destinate ad uso pubblico o inedificabili, non potranno essere invocate per aprire grandi strutture di vendita. I comuni potranno anche decidere di «salvare» da questa legge alcune zone per «oggettive ragioni di carattere urbanistico». Avranno tempo per farlo solo due mesi. Agevolazioni fiscali. Questi interventi saranno agevolati fiscalmente: il contributo sugli ampliamenti sarà infatti ridotto del 20% in generale e del 60% se la casa è destinata a prima abitazione del richiedente o di uno suo parente entro il terzo grado. La legge che verrà proposta alle Regioni ha già la disponibilità di Veneto e Sardegna: ma con Comuni assetati di quattrini e assediati dalla crisi economica, le adesioni saranno molte. Revisioni legge urbanistica. Si va dall’abolizione del permesso di costruire, sostituito da una semplice certificazione giurata del costruttore, all’ampliamento dei casi che prevedono solo la denuncia di inizio attività (Dia), alla possibilità di valutare «preventivamente» con gli uffici i problemi che potrebbero insorgere nel corso dei lavori. E’ previsto un ambiguo «ravvedimento operoso con conseguente diminuzione della pena e nei casi più lievi estinzione del reato», dal sapore di condono, e norme per semplificare le procedure riguardanti i permessi in materia ambientale e paesaggistica. Per capire come si articolerà questa rivoluzione, già vista molte volte, basta aspettare la prossima riunione del governo.

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