lunedì 16 giugno 2008

«II paesaggio del Posaroch va tutelato»

BELLUNO - «II paesaggio del Posaroch va tutelato»
Irene Aliprandi
Corriere delle Alpi 15/06/2008

BELLUNO. La vista, dal cortile della Ginetta, toglie il fiato.
Una volta era anche meglio, prima che costruissero la circonvallazione di Visome, portando una striscia di asfalto parecchio rumorosa, laggiù a sinistra. Ma è solo un attimo, perché il Posaroch è rimasto intatto. Per ora. Ginetta, cioè Angelina Stefan, sorride orgogliosa del "suo" panorama, perché per molto
tempo ha pensato che diventasse solo un bel ricordo di gioventù e anche adesso qualche timore resiste.
Lì da qualche parte sbucherà la galleria del Col Cavalier.
Dove finiscono le increspature del Castionese e la terra si addolcisce verso il Piave, c`è quest`area invisibile a chi passa per la strada provinciale n. i e conosciuta solo a chi percorre via Coraulo ai Piai, quasi sempre a piedi o in bicicletta per rilassarsi, annusare il bosco e stupirsi delle bellezze bellunesi. Nel fine settimana infatti, la stradina in costa è affollata da gente che cerca tranquillità.
Ginetta vive con il marito e il figlio in una vecchia casa
colonica che domina dall`alto il Posaroch. Il marito Stefano
fa l`agricoltore da una ventina d`anni e ha un`azienda biologica,
la Mirandola, dove si allevano tredici vacche nutrici e due cavalli. Tutt`attorno ci sono 12 ettari per il pascolo e la coltivazione di fagioli di Lamon e di mais sponcio. I protocolli sono rigidissimi e Stefano ancora di più, tanto che sta imparando a girare la terra con l`aiuto dei cavalli, come una volta.
Angelina un tempo lavorava in ospedale. Adesso è in pensione, ma fino a tre anni fa è stata per dieci anni la presidente della
Confederazione italiana agricoltori provinciale.
Dedicarsi alla terra è stata una scelta, perché sia Angelina che
Stefano venivano da famiglie "del centro".
La proprietà della Mirandola è solo una parte di quello che si vede, perché la grande piana è divisa tra diversi privati da siepi alberate, e non mancano abitazioni sparse, che un tempo erano per la maggior parte pertinenze della ex villa Coraulo, oggi Angelini.
La galleria del Col Cavalier dovrebbe terminare in mezzo a quella piana, fuori dalla proprietà Mirandola, ma sotto gli occhi di chiunque ami passeggiare per quei boschi e quei prati.
Le persone che vivono in questa zona sanno di avere per le mani un luogo prezioso e quando il dibattito sul Col Cavalier entrò nel vivo anni fa, decisero di riunirsi in Comitato per tentare di difendere la loro terra. Martedì scorso, durante l`incontro promosso dalla Provincia, Angelina è intervenuta a sostegno delle prescrizioni chieste dalla Soprintendenza per la tutela paesaggistica dell`area. Prima di lei c`era stato un coro di contrari a un progetto che è ambizioso e particolare in molte scelte, ma nello sforzo di nascondere il più possibile la strada alla vista.
«Il Comitato», spiega la Stefan, «è nato per porre attenzione
su una strada che all`inizio doveva essere di grande impatto. Chiedevamo che si facessero le cose con rispetto e siamo riusciti a farci sentire, con incontri dove abbiamo spiegato la nostra posizione anche pubblicamente».
I modi pacati del Comitato hanno favorito il dialogo con gli
enti locali, soprattutto con la Provincia, che ha tenuto gli abitanti del posto aggiornati sull`andamento del progetto per il tunnel del Col Cavalier. Nei giorni scorsi si è notata anche la
presenza della Soprintendenza, venuta in via Coraulo ai Piai per misurare con gli occhi l`effetto di quell`opera in quell`ambiente.
«All`inizio», ricorda la Stefan, «il progetto era completamente
diverso da com`è oggi: la strada era totalmente esterna con un enorme impatto ambientale su tutto il tracciato e un prevedibile caos di svincoli a Castellet, per questo ci siamo mobilitati. Quando si vuole fare una cosa, l`obiettivo si può raggiungere in
diversi modi, ma la storia ci insegna che si può ambire a quello migliore e di minor impatto.
Noi sappiamo che il problema c`è e che la nuova strada è necessaria, anche a noi capita di restare imbottigliati, ma si può fare bene o male».
L`ultima polemica sull`attraversamento del Col Cavalier
riguarda i costi, lievitati oltre 50 milioni di euro per quattro chilometri, allo scopo di difendere il paesaggio: «E` vero i costi crescono, ma sono giustificati, perché parlare di ambiente significa dare uno sbocco turistico a questo territorio, mantenerlo e possibilmente abbellirlo. Evitare di deturparlo è il nostro dovere verso le nuove generazioni, costa, ma anche il degrado ambientale ha un costo».
L`azione del Comitato ha avuto successo e con gli anni il progetto è cambiato, fino a prevedere una galleria lunga quasi 1,8 chilometri. Dove dovrebbe sbucare è proprietà De Min, in campi dedicati allo sfalcio e vicino a colture di mais, a sinistra del canale che attraversa il Posaroch. «Il nome significa acquitrino»,
spiega Angelina, «perché questa è tutta una zona di risorgive».
Il Comitato mantiene alta l`attenzione, ma l`ultima varsione
del progetto è più accettabile di quanto si temesse e Veneto Strade, cui è affidata l`opera, ha fatto aperture incoraggianti,
offrendo ai residenti la disponibilità al dialogo e al confronto, anche se senza promesse impossibili.

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