giovedì 26 giugno 2008

Venezia. Ma Giorgione è veramente esistito?

Venezia. Ma Giorgione è veramente esistito?
Lidia Panzeri
25 GIUGNO 2008, IL GAZZETTINO ONLINE

Venezia
Ma Giorgione è veramente esistito? A porre ...

A porre l'interrogativo è Enrico Maria Dal Pozzolo, uno dei tre curatori, con Lionello Puppi e Antonio Paolucci, della mostra che nel 2010, a Castelfranco Veneto, celebrerà il quinto centenario della morte del grande maestro. L'interrogativo non è del tutto ozioso, se si pensa che di Giorgione (Giorgio Zorzi) è incerto il cognome; la data di nascita (1477 o 1478?); che i documenti che lo riguardano non superano il numero di quattro e che l'artista non ha mai firmato e tanto meno datato una sua opera. Unica certezza la data della morte, il 1510, appunto, attestata da una lettera di Isabella d'Este che, subito dopo la sua scomparsa, si affrettò a mandare a Venezia i suoi emissari perché comprassero qualche quadro prima della inevitabile dispersione.

Giorgione per fortuna è esistito e ha cambiato, certamente, la storia dell'arte, pur ponendosi nel segno della continuità della tradizione umanistica veneta, che aveva il suo punto di riferimento in Giovanni Bellini (suo maestro? È uno dei tanti interrogativi). Piuttosto è un vero e proprio tormentone quello delle autenticità delle opere su cui si sono scornati, a partire dalla fine del 1800, i più autorevoli critici, spesso prendendo anche (lo sostiene sempre Dal Pozzolo) sonore cantonate. I più rigoristi dei quali lo accreditano di un numero che sta sulle dita delle due mani.

Si capisce quindi il titolo scelto per la mostra: Giorgione. Un enigma. Un Mistero. Un Mito. È un'iniziativa congiunta del Comune di Castelfranco, della Provincia di Treviso e della Regione Veneto, ma si sta trattando presso il Ministero per i Beni e le Attività Culturali per costituire un Comitato Nazionale. Da definire la data; il luogo, invece è Castelfranco Veneto, dove è custodita la celebre pala, prima opera giovanile a lui riconosciuta, e già sede, nel 1978, nella ricorrenza della nascita, di una fortunata esposizione.

«Era un obbligo morale organizzare questo evento - ha dichiarato, ieri alla conferenza stampa di presentazione presso la sede della Giunta Regionale, il sindaco della città Maria Gomierato - Il legame tra Giorgione e Castelfranco è assolutamente inscindibile».

La mostra sarà preceduta, nella primavera del 2009, dall'apertura del museo e centro studi in quella che è definita la casa del Giorgione e dove l'artista ha dipinto il Fregio delle Arti Liberali e Meccaniche una sintesi della cultura dell'epoca.

Altro tema: il paesaggio. Su questo si è soffermato soprattutto l'Assessore alla Cultura della Provincia di Treviso, Marzio Favero, pur consapevole della devastazione che quest'ultimo ha subito negli ultimi cinquant'anni.

Una mostra nel suo contesto, è l'altro principio cardine, condiviso dalla Soprintendente Annamaria Spiazzi ed eretto a sistema da Lionello Puppi che l'aveva già sperimentato, lo scorso autunno, nella mostra L'ultimo Tiziano a Belluno. Non a caso organizzata dal Villaggio Globale di Maurizio Cecconi, che ha promosso anche questa iniziativa. «Capire la realtà territoriale in cui matura una determinata cultura pittorica, è importante - afferma Puppi - La sua ambizione, però, è un'altra: riuscire a recuperare il canto delle sirene che Ulisse non ha mai ascoltato, ovvero affrontare la difficile sfida di conoscere Giorgione».

A rompere il clima idilliaco delle celebrazioni ci ha pensato Franco Miracco, portavoce del governatore Giancarlo Galan. «Ma ci conviene chiedere il patrocinio del Ministero ha buttato là - che poi si impossessa dell'evento, quando, invece, possiamo dare un esempio di federalismo culturale?». E già che aveva dato fuoco alle polveri ha rincarato la dose. «Forse che dobbiamo fare tutto da capo, come se fosse l'anno zero di Giorgione?». Infine la botta finale: «Per carità non parlate di contesto, non se ne può più del contesto», spara alto, con la reazione, tra sgomenta e divertita, della soprintendente Spiazzi.

Se non di contesto, si parli allora di opere e già viene formulato un primo elenco. Dall'Ermitage di San Pietroburgo verrà una Madonna con Bambino, non la Giuditta, splendido ma fragilissimo capolavoro; dagli Uffizi di Firenze uno delle due tavole il Giudizio di Salomone o La prova di Mosè, opere molto complesse dal punto di vista filosofico. Da Oxford proviene la madonna che legge di fronte a una finestra che ritrae la piazza di una città veneta. Poi c'è il capitolo dei ritratti, che rappresenta uno dei vertici dell'arte di Giorgione e, infine (almeno per ora) due deliziose tavolette dai Musei Civici di Padova, di scuola, se ancora ha senso questa distinzione.

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