domenica 15 giugno 2008

VELO. Operazione dei carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio

VELO. Operazione dei carabinieri del Nucleo di tutela del patrimonio
Vittorio Zambaldo
Venerdì 13 Giugno 2008 L'ARENA

Trovati i reperti rubati nel Covolo
Indagine nel Triveneto: denunciate dieci persone

Dopo ripetute denunce in convegni, in articoli, in lettere inviate alle autorità, sono intervenuti anche i carabinieri del Nucleo tutela patrimonio culturale per stanare e identificare i responsabili di un traffico di reperti archeologici e paleontologici, tra cui alcuni provenienti dal Covolo dell’orso nel Comune di Velo, all’interno dell’area protetta del Parco naturale della Lessinia.
Nella rete tesa dai militari sono finite una decina di persone, denunciate a piede libero per violazioni in materia di tutela di beni archeologici, commercializzazione e detenzione illecita di beni appartenenti alla Stato. È il bilancio dell'ultimo semestre di indagini condotte con i nuclei elicotteri di Treviso e Bolzano, il nucleo natanti dei carabinieri di Venezia e con il nucleo subacquei carabinieri di Trieste, che hanno posto sotto controllo la zona compresa lungo il corso dell’Adige da Bolzano a Verona. Sono stati monitorati 100 siti archeologici, aggiornate le schede con le foto effettuate durante i sorvoli aerei, identificati i numerosi soggetti dediti a questo tipo di attività illegali e alla «mappatura» dei luoghi d’interesse.
Le indagini hanno portato anche al sequestro di due metal detector utilizzati per le ricerche archeologiche non autorizzate, un ingente patrimonio di 13 mila reperti (valore 4 milioni di euro), tra cui un rarissimo chopping-tool (strumento litico ricavato da un ciottolo, dotato di un margine tagliente ottenuto mediante scheggiature su entrambe le facce) di un milione e mezzo di anni fa, un cospicuo quantitativo di materiale paleontologico e litico e perfino un sorprendente corredo sullo stile di quelli della Magna Grecia, ma falso.
Sono invece veri i reperti sottratti al Covolo dell’orso, nell’area dei Covoli di Velo, considerati a ragione dagli esperti «il santuario della paleontologia del Quaternario italiano». Sono antri scavati dall’erosione nei quali hanno trovato rifugio animali e uomini divenendo scrigno di una preistoria della Lessinia di cui si conoscono ancora poche pagine.
Vi si trovano ossa di orso delle caverne e di altri animali preistorici come leone e tigre dai denti a sciabola che abitarono questi antri. Successive sono le frequentazioni umane, fino al tardo Medioevo. Il complesso di grotte che costituisce i Covoli di Velo riveste anche un interesse per la fauna cavernicola, perché qui per la prima volta è stato trovato il «Troglyphantes lessinensis», una specie di ragno degli sfasciumi e i Covoli sono la casa della fauna cavernicola meglio conservata e nota, perché su 40 insetti studiati, 15 abitano qui.
Gli esperti hanno trovato diversi bicchieri trappola per la loro cattura, destinata ad alimentare un fiorente mercato e la rottura dei sigilli all’inferriata, sistemata qualche anno fa, ha confermato la continua intrusione di cacciatori di reperti. L’area, che era caduta in abbandono, divenendo una discarica, è stata ripulita a cura del Parco e dei Servizi forestali regionali, ma la sua posizione rende difficile il controllo per prevenire furti e vandalismi

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