domenica 4 maggio 2008

BELLUNO - Il sarcofago di Flavio Ostilio Sertoriano e della moglie Domizia diventa simbolo della storia bellunese.

BELLUNO - Il sarcofago di Flavio Ostilio Sertoriano e della moglie Domizia diventa simbolo della storia bellunese.
Domenica, 6 Maggio 2007, il gazzettino online

Il sarcofago di Flavio Ostilio Sertoriano e della moglie Domizia diventa simbolo della storia bellunese. L'effige del cacciatore con cane e cinghiale scolpita su un lato del reperto archeologico romano - in pietra del Cansiglio - più conosciuto e prezioso della città è stata scelta a rappresentare la delegazione di Belluno della Lega nazionale. All'enoteca Mazzini si sono riuniti i soci per fare il punto dell'attività e presentare il nuovo logo. Il sarcofago - riportabile al III secolo dopo Cristo, trovato nel 1480 durante gli scavi per le fondazioni della chiesa di Santo Stefano, trasportato nel 1539 in piazza Duomo davanti alla Caminada e nel 1841 rimesso nell'angolo sud est fuori della chiesa di Santo Stefano, solo da pochi anni è stato posto al riparo sotto ad un portico di palazzo Crepadona.
«Abbiamo pensato di utilizzare anche la scritta in greco che è presente sul lato maggiore del monumento funebre - spiega Francesco Demattè, delegato per Belluno della Lega - certo da noi è stata liberamente tradotta». Nel simbolo del sodalizio, infatti, in calce alla scenetta di caccia al cinghiale sono stampate quattro parole (presenza gioia monti sempre) che racchiudono il senso dell'epigrafe: «Sii vigile, rallegrati ricordando i tuoi monti».

L'incontro organizzato dalla Lega Nazionale - a cui erano presenti anche il presidente del consiglio comunale di Belluno, Oreste Cugnach, l'ex assessore alla cultura, Marco Perale, e il candidato sindaco Antonio Prade - è stata occasione per aprire le iscrizioni e per puntualizzare gli obiettivi: "Lo scopo della Lega nazionale, nata nel 1891 sulle ceneri dell'associazione Pro Patria - ha detto Demattè - ha lo scopo di contribuire a conservare il sentimento di identità nazionale, di portare alla luce le affinità spirituali e culturali che legano da sempre le genti venete al resto del popolo italiano, di tenere vivo il dramma delle foibe e dell'esodo dei nostri connazionali fiumani».

Daniela De Donà

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