domenica 4 maggio 2008

VERONA - Palazzo Forti, un appello a Roma

VERONA - Palazzo Forti, un appello a Roma
Michelangelo Bellinetti
Domenica 4 Maggio 2008 L'ARENA

INIZIATIVE. Un gruppo di studiosi, intellettuali e rappresentanti di enti culturali ha sottoscritto una lettera al (prossimo) Capo del Governo per evitare la vendita

Lo storico edificio fu donato ai veronesi da Achille Forti per essere sede prestigiosa di grandi eventi culturali

La questione della vendita di Palazzo Forti s’allarga e finisce a Roma. Non si è ancora insediato il nuovo governo che già sul tavolo del prossimo ministro dei Beni culturali arriva una lettera sottoscritta da decine di veronesi. E' una lettera garbata nella forma ma determinata nella sostanza. In pratica si chiede l’attenzione del ministro sull’operazione di vendita di Palazzo Forti varata dall’Amministrazione comunale.

Cosa si dice in questa lettera? Vengono ribadite le ragioni, già espresse in diverse sedi e soprattutto dalle colonne dell’Arena , sull’opportunità di alienare il palazzo sede della Galleria d’arte moderna della città.
Tra l’altro vi è scritto: «…Molti cittadini hanno subito contestato tale iniziativa, aggravata ulteriormente dal cambio di destinazione d’uso già approvato dalla Giunta comunale per poter realizzare maggiori introiti.
Questa iniziativa viola le condizioni esplicite testamentarie del donatore per quanto riguarda Palazzo Forti, ma soprattutto consente la vendita a privati di palazzi di proprietà comunale concedendo loro altresì la possibilità di modificarli vendendoli come abitazioni, negozi ed uffici. Per quanto riguarda Palazzo Forti e la Galleria d’arte moderna inoltre non è stata data nessuna indicazione precisa per cui ad oggi la città non sa nemmeno se e dove, eventualmente, sarà mantenuta e collocata».
Dopo un appello perché il ministro abbia ad intervenire sulla questione, la lettera si conclude con l’interrogativo: «Chi mai in futuro, mecenate o possidente, deciderà di lasciare beni o danaro finalizzati al bene della Comunità, se ha potuto constatare direttamente che le volontà del donatore non vengono rispettate dal beneficiario?».

Insomma, la vendita dei palazzi comunali - ma soprattutto la vendita di Palazzo Forti - non è digerita. Su Palazzo Forti, poi, giocano motivazioni particolari. Il fatto che lo storico edificio - e con questo molte altre cospicue proprietà - sia stato donato ai veronesi da Achille Forti perchè sia sede prestigiosa di attività culturali costituisce un punto sensibile che spiega compiutamente la reazione e che motiva di conseguenza la lettera.

I sottoscrittori, poi, sono quella che un tempo veniva definita la società rappresentativa di una città. Per carità, di fronte ai trecentomila abitanti di Verona, sono senza dubbio una minoranza ma una minoranza nella quale molti intendono riconoscersi quanto meno per l’impegno profuso nel ruolo che svolge. Qualche nome tra le decine che hanno sottoscritto la lettera: Renzo Zorzi, già segretario generale della Fondazione «Giorgio Cini» di Venezia, è certamente una delle maggiori personalità della politica culturale italiana, e poi c’è Augusto Forti, dirigente dell’Unesco ed erede di quell’Achille Forti che donò quel che donò alla città, Alessandro Ruffo che è accademico dei Lincei, Pier Paolo Brugnoli, storico veronese e critico d’arte; un cospicuo gruppo di docenti della nostra università tra cui Gilberto Lonardi, Loredana Olivato, Giancarlo Volpato, Mario Allegri, Emilio Franzina; e poi: Ernesto Guidorizzi che insegna a Ca’ Foscari a Venezia, Anna Maria Conforti Calcagni, presidente del Fai di Verona, lo storico dell’arte Francesco Monicelli, Helene de Franchis Sutton dello studio «La città», Giambattista Ruffo, presidente onorario della Società letteraria, Giuseppe Ferrari socio dell’Accademia dell’agricoltura; e poi ancora: Giulio Tamassia, Lucia Turri, Giorgio Fasiol, Luciano Cenna, Daniela Zumiani e tanti altri.

La lettera, comunque, non è stata inviata soltanto al ministro dei Beni culturali ma è andata pure al presidente della Giunta regionale Giancarlo Galan, ovviamente al sindaco Flavio Tosi, al presidente della Provincia Elio Mosele, al rettore dell’università Alessandro Mazzucco, agli assessori interessati e ad altri uffici.

Come finirà la storia di Palazzo Forti?

Difficile fare per ora previsioni, stretto come si trova il Comune tra necessità finanziarie e consapevolezze civiche. Il problema, comunque, resta aperto ed oggi ulteriormente appesantito da questa lettera che rivendica rispetti ed impegni non facilmente cancellabili. Intanto, la prospettiva della vendita incombe. Ma la visione di un intervento, «non voluto ma dovuto», potrebbe aprire la possibilità per una risoluzione conveniente al Comune e nel contempo garantire la continuità del rispetto alle volontà di Achille Forti. Questa visione, per ora, è l’unica speranza che resta in campo. Ma è pur sempre soltanto una speranza.

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