lunedì 26 maggio 2008

Verona e la stagione delle occasioni perdute

Verona e la stagione delle occasioni perdute
Maurizio Cattaneo
Sabato 24 Maggio 2008 L'ARENA

C’erano già oltre 40mila prenotazioni, con un probabile traguardo a 500mila visitatori. Facendo un po’ «i conti della serva», e dunque ipotizzando una spesa media di 50 euro a testa, si arriva a 25 milioni di euro tra mostra e indotto per Verona: 50 miliardi delle vecchie lire. Non solo: già ora, all’inizio della campagna mediatica, ciò che emergeva era un messaggio positivo di Verona come «città delle grandi mostre». E, quanto la nostra città abbia bisogno di immagine positiva, lo abbiamo ben scoperto in questi giorni.

Eppure, al di là di queste premesse, il triste tramonto del progetto Louvre-Goldin, non ci coglie di sorpresa e ci fa dire: «meglio che questo bubbone sia scoppiato subito».

Molte infatti erano state le preoccupanti avvisaglie: intanto una serie di annunci precoci, quasi a voler gettare inopinatamente il cuore oltre l’ostacolo; poi la difficoltà di trovare collocazione e fondi in una città che già dall’inizio sembrava mal digerire l’operazione; infine le polemiche francesi sull’opportunità di far uscire dal Louvre opere così importanti.
E allora che dire oggi? Intanto certamente un po’ di improvvisazione vi è stata a cominciare da Goldin, sino al Comune e al Louvre. Sarà dipeso anche dall’entusiasmo, ma simili progetti vanno pianificati con cura. E fin dall’inizio concordati con le categorie e costruiti su solide fondamenta finanziarie.

Ma ora che questo epilogo dà ossigeno ai nemici dell’operazione Goldin, noi, senza prender parte alcuna nella disputa, diciamo però che tutto questo non deve significare un mero ritorno al passato. Verona merita di avere un progetto «grandi mostre» di forte attrattiva; merita una strategia culturale di ampio respiro che dia ossigeno e visibilità all’eccezionale patrimonio scaligero.
Certo, non si deve scegliere la facile e sterile strada del cosiddetto «supermarket» della cultura, ma nemmeno nascondere la debolezza creativa e di strategie dietro la maschera snob di un’idea dell’offerta artistica elitaria e per pochi.
Dunque paradossalmente è proprio il fallimento del progetto Louvre-Goldin che deve spingere ancor più il Comune ad imboccare strade nuove e coraggiose.

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