mercoledì 7 maggio 2008

VERONA. I leoni romani? Forse guardiani dell’Adige

VERONA. I leoni romani? Forse guardiani dell’Adige
di Enrico Giardini
Martedì 27 Febbraio 2007 L'ADIGE, VERONA

Dal 23 al 29 settembre l’edizione 59 del prestigioso premio portato a Verona da Petruccioli e Meocci. Attesi inviati da tutto il mondo
Il Prix Italia andrà in onda in città
Alla Gran Guardia la rassegna internazionale dedicata a programmi tv, radio e web
Le sculture di epoca imperiale ritrovate durante gli scavi nel fiume

Accertata l’autenticità. In arrivo esperti dal ministero

A Verona arriverà il meglio dei programmi radio, tivù e web. La nostra città ospiterà infatti dal 23 al 29 settembre l’edizione numero 59 di Prix Italia, festival internazionale che premia il meglio della produzione radiotelevisiva. Fondato dalla Rai nel 1948, già svoltosi a Verona nel 1962, Prix Italia comprende come soci attivi 92 organismi radiotelevisivi pubblici e privati, in rappresentanza di 43 Paesi di cinque continenti. Soltanto dai soci possono giungere i programmi in concorso, che verranno visti, ascoltati e giudicati da sette giurie internazionali composte da registi, produttori, dirigenti di organismi radiotelevisivi, studiosi e professionisti. Tutti inviati a proprie spese dagli organismi membri del premio, presieduto dal 2004 da Caroline Thomson, dirigente dell’emittente inglese Bbc.
I lavori della giurie si svolgeranno alla Gran Guardia a partire da domenica 23 settembre. Entro giovedì 27 i giurati esprimeranno una terna di finalisti per ciascuna delle categorie, vale a dire radio, televisione e web. Le giurie incontreranno poi gli altri delegati del Prix Italia per un dibattito sui criteri di qualità che hanno portato a scegliere i finalisti.
Ad annunciare la scelta di Verona come sede di Prix Italia — al traguardo hanno lavorato il presidente della Rai Claudio Petruccioli e soprattutto, quand’era direttore generale Rai, Alfredo Meocci — sono stati il sindaco, Paolo Zanotto e il direttore dei Servizi istituzionali Rai Pierluigi Malesani, con il presidente della Provincia Elio Mosele, il sovrintendente della Fondazione Arena Claudio Orazi e il dirigente regionale Cultura Angelo Tabaro. «Con grande soddisfazione Verona accoglie l’edizione 2007 di Prix Italia», ha detto Zanotto, «che ha sempre creato un forte legame con la città ospitante. Sono certo che sapremo cogliere questa occasione per promuovere e valorizzare il nostro territorio, anche grazie al contributo di Provincia e Regione, nostri partner nell’iniziativa».
Malesani ha sottolineato il coinvolgimento della città: «Oltre a uno spettacolo in Arena, nei giorni finali della manifestazione ci saranno seminari sui temi più rilevanti della produzione audiovisiva, convegni professionali, anteprime di programmi Rai, collegamenti con l’Università che esprimerà la giuria giovani. La Rai trasmetterà ogni giorno un servizio di un quarto d’ora sulla rassegna, insieme a immagini di Verona». Il sovrintendente Orazi accosta invece le stagione lirica areniana, «che quasi 100 anni fa ha saputo reinventare l’opera e farne uno spettacolo popolare», con la televisione e la radio, «che pure hanno un grande impatto popolare».
La Rai incrocia ancora Verona, dunque, e a questo proposito Mosele, presidente della Provincia che ha concesso in affitto un suo stabile per la sede Rai, ha auspicato però che «l’antenna Rai di Verona, già installata nella sede in centro città, possa essere utilizzata di più, anche per coprire il lago di Garda». Mosele si augura poi che nel Prix Italia quest’anno si assegni il premio al documentario musica e arte, non dato nel 2006. «La giuria non ritenne di avere prodotti di qualità tale da meritare un premio», ha detto Malesani. «Ci auguriamo che quest’anno venga assegnato, perché sarebbe la prova di programmi di qualità».


La città, da pochi giorni, ha un nuovo tesoro: i due leoni romani trovati durante i lavori effettuati dal Genio Civile nel letto dell’Adige a monte del ponte di Castelvecchio, dal lato della Campagnola, a trenta metri dalla sponda. Sono lunghi 125 centimetri, larghi 65, alti 90.
Possenti e mansueti, ricchi di dettaglio: accurate le zampe e le criniere aperte a raggiera (di entrambi, anche se uno è femmina con cinque grosse mammelle), definite le orecchie, accennata la coda, a bocca aperta, adirittura con la chiostra inferiore dei denti in evidenza (solo uno, l’altro ha perso parte della mandibola), la muscolatura armoniosa. Non sono stilofori, cioé non reggevano colonne.
Erano simmetrici, parte probabilmente di un mausoleo romano del primo secolo, un monumento funebre grandioso che ne prevedeva la collocazione sopra due figure umane marmoree intere. «Per questo entrambi hanno la zampa sinistra mutilata, perchè era solidale con il testa scolpita dell’erma rappresentata, ed è stata staccata di netto al momento della vandalizzazione», spiega Giuliana Cavaliere Manasse, responsabile della Soprintendenza Archeologica di Verona.
Nel letto del fiume sono stati recuperati altri grandi blocchi dello stesso marmo Biancone (tra il giallino ed il bianco) che rimandano a soglie o a basi di pilastri, viste le incassature centrali che hanno per i cardini di metallo.
Il capotecnico Sergio Bombieri del Nucleo Operativo Archeologico controllerà anche tutti gli altri blocchi squadrati emersi dalle ghiaie e preservati del Genio civile. Dal ministero arriveranno archeologi specialisti in leoni romani a studiarli, l’autenticità è certa. Ma perchè erano li? Forse per difendere la città dal fiume. Sotto la Campagnola c’era un estesissimo cimitero romano, addirittura sotto l’ospedale maggiore, c’è un luogo chiamato Arca Rotta che pure ha dato reperti. Causa l’emergenza fluviale o le prime invasioni barbariche si dovette costruire in fretta una barriera, con tutto quanto di solido si aveva sottomano. L’imperatore Gallieno nel 265 ne ha dato ampia prova nelle sue mura urbane. In via Leoncino, angolo via San Cosimo due busti romani sono murati rovesci. In via Amanti ci sono paraste e lapidi inserite di taglio e coricate.
Serviva fare muro, per le mura, con i marmi ma anche con le sculture, gli stipiti, le soglie, i sarcofagi. Ed i leoni. Una straordinaria scoperta. Una ricchezza ritrovata.
Bartolo Fracaroli

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