domenica 13 aprile 2008

La storia inizia nel ...

Il Gazzettino, 13/04/2008
La storia inizia nel ...
di Giovanni Distefano*

La storia inizia nel 1355 quando cominciano i lavori per realizzare, a colpi di vanga, la Fossa Gradeniga, così detta perché voluta dal doge Giovanni Gradenigo (1355-1356) allo scopo di creare un collegamento acqueo diretto con il centro di Mestre. Si scava cioè la parte terminale del Canal Salso che a conclusione dei lavori (1360) arriva fino a quella che sarà chiamata Piazza Barche, realizzando una sorta di cordone ombelicale che lega Venezia e Mestre per il tramite dell'acqua, un simbolo che alla fine del ventesimo secolo viene interrato, trasformando definitivamente Mestre da città d'acqua in città di terraferma.

Mestre era stata ceduta a Venezia dal sacro romano imperatore il 31 agosto 1337, entrando così a far parte della Repubblica. La sua acquisizione era stata per la Serenissima il primo mattone nella costruzione del suo Stato da terra.Piazza Barche era un importante snodo del traffico e testa di ponte tra la Terraferma e Venezia. Qui arrivavano le diligenze provenienti da Treviso, Padova e oltre. Questo era il terminal principale, oltre a quello di Fusina e Campalto, qui sorgevano locande e osterie, era qui che si prendeva la barca per raggiungere Venezia. Piazza Barche era il regno di barcaioli e commercianti perché qui arrivavano le merci dalla terraferma per essere inoltrate a Venezia via Canal Salso. Su quella via d'acqua si costruiva poi il grande Forte Marghera, che filtrava il traffico tra Mestre e Venezia. Con l'apertura poi del ponte translagunare ferroviario (11 gennaio 1846) la Piazza vede scemare le sue potenzialità. Con la fine dell'Ottocento Piazza Barche diventa Piazza XXVII Ottobre per celebrare la Sortita del 27 ottobre 1848. Il cambio del nome segna fatalmente la fine di quella fondamentale via d'acqua (nella foto un'immagine del primo Novecento).

Infatti, di lì a poco, la nascita di Porto Marghera e la costruzione del Ponte autostradale translagunare (iniziato il 7 luglio 1931 e inaugurato il 25 aprile come Ponte del Littorio e dopo la caduta del fascismo rinominato Ponte della Libertà, nome di non facile interpretazione: libertà entrando nell'isola o libertà in uscita?) cambia tutto: la parte terminale del canale finisce per essere considerata inutile e un tratto viene interrato nel 1933 per collegare la Piazza a Corso del Popolo, poi ancor più miopi amministratori allontanano un ulteriore tratto del Canal Salso negli anni '50 e infine un terzo negli anni '80, così che alla fine la piazza è ridotta ad una inutile aiuola spartitraffico dove s'impone un simbolo della modernità: un distributore e un parcheggio all'aperto di poche macchine.

Per definire questa scelta urbanistica non ci sono parole. Le parole le ha invece trovato un amministratore illuminato negli anni '90, scagliandosi contro l'allontanamento da Piazza Barche del Canal Salso e chiedendo con forza che ritornasse ad essere darsena urbana, riportando l'acqua a Mestre e ripristinando l'antichissimo cordone ombelicale con la città d'acqua.

Quell'uomo politico si chiamava Gaetano Zorzetto ed era prosindaco di Mestre. Era convinto che Mestre, città controversa, amata, denigrata e unica nella sua straordinaria contraddizione anfibia tra campagna e laguna, poteva aspirare ad avere quelle sette bellezze di cui parla il Belli a proposito della donna (Sette bellezze cià d'avè la donna / prima che bella se possi chiamà). E una di queste bellezze Zorzetto la vedeva nel ripristino del tratto finale Canal Salso non già come messaggio poetico, ma piuttosto come una sfida del fare e dell'agire rivolta alla polis, ai cittadini dell'oggi che nelle loro mani hanno il futuro della città e, perché no, ai nuovi amministratori.

*storico

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