mercoledì 2 aprile 2008

VENEZIA - Mose, Nessuna assoluzione

VENEZIA - Mose, Nessuna assoluzione
Fulco Pratesi
Corriere della Sera 01/04/2008

Il fatto che le contestatissime strutture de! Mose si siano trasformate in una barriera corallina tropicale non deve meravigliare. Non è la prima volta che opere dell'uomo, anche se antiecologiche e brutte, hanno offerto asilo a piante ed animali selvatici. Basti pensare ai tralicci dell'Enel che ospitano la nidificazione delle cicogne, ai falchi pellegrini che allevano i piccoli sulla stazione di Milano, alle navi affondate che si coprono, in pochi anni, di incrostazioni" ricchissime di biodiversità, alle rondinelle che per superare le Alpi migrano attraverso il traforo del Monte Bianco o alle felci tropicali sfuggite all'Orto Botanico che vegetano sugli orrendi muraglioni del Tevere entro Roma. Anche i piloni che sorreggono le piattaforme petrolifere in Adriatico sono divenute in pochi anni un paradiso di ostriche e anemoni di mare, polpi e saraghi. II successo biologico che i substrati solidi presentano nell'Adriatico è spiegato col fatto che questo mare dispone di adeguati ambienti di scogliera solo al Gargano, ai Conero e alle falesie di Duino. E la ricchezza di specie — dall'astice alla spigola, dalla grancevola al sargasso — che i subacquei possono ammirare nella Riserva Marina di Miramare vicino a Trieste testimonia dell'importanza, non solo per i pescatori e i ricercatori, degli ambienti di scogliera nell'Adriatico settentrionale. Mose «assolto», dunque? Neanche per idea. La posizione degli ecologisti, fermamente contrari all’opera, non cambia. Vedere la barriera artificiale abitata, ora, da nuove piante e nuovi pesci è una ben magra consolazione.

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