venerdì 11 aprile 2008

Venezia Distretto dell'arte, accordo lontano

Venezia Distretto dell'arte, accordo lontano
Gioia Tiozzo
Il Gazzettino 10/04/2008

Venezia potrebbe tornare ad essere una città delle arti. Non solo turismo di massa, quindi, ma anche produzione artistica ai massimi livelli, come è sempre stato nei secoli passati. Il condizionale però è d'obbligo perché ad oggi ci sono solo le premesse. Ancora pochi i progetti messi in cantiere. E per fare il punto della situazione, Antonio Alberto Semi, presidente dell'Ateneo Veneto, ha chiamato coloro che hanno in mano il futuro della alta formazione universitaria a Venezia.
All'Ateneo Veneto si sono dati appuntamento il rappresentante dell'università di Ca' Foscari Carmelo Alberti, il rettore dello Iuav Carlo Magnani, Antonio Parazzuolo (presidente del conservatorio "Benedetto Marcello"), Carlo Montanaro (direttore dell'Accademia delle Belle Arti), Paolo Baratta (presiderite della Biennale) e Franco Miracco, consigliere della Biennale in rappresentanza della Regione.
Un tavolo dì esperti per discutere sul tema "Produrre arte, produrre artisti"; A prendere la parola per primo Antonio Alberto Semi: «L'arte è la forma di investimento più redditizia che esista - ha dichiarato Semi - Lo dimostra il fatto che attualmente a Venezia si continua a vivere di rendita per la produzione artistica fatti nei secoli passati. Investire nell'arte è quindi una scelta obbligata per questa città». Analisi fatta da un attenta osservazione dell'economia cittadina: «Venezia non è alla fame, anzi, è sempre più ricca - ha aggiunto il professore Semi - Ma l'attuale sviluppo è mortifero. Bisogna pensare a modelli di sviluppo diversi». La pacatezza di sempre per parlare di problematiche quanto mai urgenti: «Dobbiamo chiederci cosa proporre alla classe dirigente di questa città che le
idee non se le fa venire da sé».
Un messaggio chiaro per dire agli ospiti di mettere sul tavolo i loro progetti per far ritornare Venezia città delle arti. Peccato che in tre ore di conferenza non sia emerso quasi nulla. L'Accademia delle Belle Arti ha problemi di spazi e sta lottando per uscire dal suo ruolo marginale, l'università di Ca' Foscari è alle prese con le nuove leggi statali sui requisiti minimi per far avviare i corsi universitari, lo Iuav è impegnato a reperire fondi ministeriali, la Regione ha detto di voler puntare su Marghera per farla diventare cittadella dell'arte, la Biennale è alle prese con una svolta per puntare sulla formazione e sui giovani, ma è solo agli inizi. Eppure si era parlato di dar vita, proprio a Venezia, ad un Politecnico delle Arti per unire le forze, quando invece mancano ancora le premesse per lavorare tutti assieme. Inutili i tentativi del professore Semi di pungolare i suoi ospiti per car pire quali progetti abbiano in mente. «Bisogna mettersi a pensare a che cosa fare di questa città - ha aggiunto Semi-Una città che ha bisogno di distretti dedicati alla produzione artistica».
Un'idea in sé cristallina e precisa: «Non si può programmare di produrre artisti - ha spiegato Semi - La stessa creatività non è programmabile. Possiamo però lavorare per creare le condizioni affinchè Venezia torni ad essere una città dove si produce arte»..
E in chiusura Semi ha dichiarato: «Continua a mancare un progetto politico sulla città. Le premesse per far rinascere Venezia ci sono tutte. Bisogna puntare sull'idea di distretti evoluti dedicati alla produzione artistica. Se questo non succederà, ci saranno responsabilità precise.

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