martedì 29 aprile 2008

Radici protostoriche sul monte Castelon

Radici protostoriche sul monte Castelon
Gianfranco Riolfi
L'Arena, 10 giugno 2007

MARANO. Gli scavi in corso rivelano sorprese

Gli archeologi: un tempio più antico di quello di Minerva
Marano. Dall'epoca romana al medioevo, ma non solo. Dal monte Castelon i primi insediamenti potrebbero risalire addirittura alla protostoria, la parte di preistoria che comprende l'età del Rame e quella del Ferro, e in futuro le ricerche potrebbero proseguire anche in questo senso.
Il dato è emerso nel corso di una conferenza pubblica che si è svolta venerdì sera nella sala consiliare del municipio, per fare il punto sullo stato degli scavi, iniziati nel marzo scorso, per iniziativa di Soprintendenza ai beni archeologici e Comune di Marano, con il contributo di Banca della Valpolicella, sulla scorta dei ritrovamenti e degli scritti dello studioso veronese Girolamo Orti Manara.
«Quello del monte Castelon», ha detto al pubblico stipato in sala, l'archeologo Luciano Salzani, «è il principale progetto per l'età romana della Soprintendenza. Mi auguro che sia confermata l'esistenza di un tempio protostorico sul quale sarebbe poi stato edificato quello romano».
Una speranza, quella del soprintendente, che ha trovato parecchi riscontri nel corso degli scavi, eseguiti a cura della Società archeologica padana. «I materiali rinvenuti per il 95% si riferiscono all'età protostorica», ha spiegato Brunella Bruno dela Soprintendenza archeologica. «E' quindi possibile che a Marano la figura di Minerva abbia sostituito altre figure femminili oggetto di culto in età preromana. La stessa festa della Madonna, che si tiene oggi nella vicina chiesetta di Santa Maria Valverde, richiama a riti che hanno un legame con il culto a Minerva. L'ipotesi di una successione è pertanto estremamente possibile. Dovremo riprendere e approfondire gli studi sui culti, ma anche sugli Arusnates, popolo di origine reto-etrusca, insediato in Valpolicella».
Il tempio a Minerva è stato edificato presumibilmente in epoca augustea da artigiani arrivati dal centro Italia. «La tecnica di costruzione utilizzata», ha sottolineato Furio Sacchi, docente di archeologia romana all'Università Cattolica di Milano, «in quell'epoca era molto comune in Italia centrale, ma poco diffusa al nord. Si tratta però di una tecnica che trova confronto con alcune parti del teatro Romano di Verona. Credo quindi che le stesse maestranze altamente specializzate, che hanno lavorato in città, siano state ingaggiate da qualche facoltoso per il tempio maranese, abbandonato e distrutto alla fine del quinto secolo dopo Cristo».
Se l'epoca romana è rappresentata sul versante orientale del monte Castelon dall'edificio di culto a Minerva, quella medievale si identifica nel castello, tra pianoro e sommità. «Ma si dovrebbe pensare a più castelli o a un castello che si è molto trasformato», ha detto Fabio Saggioro, docente di archeologia medievale all'Università di Verona. «Anteriormente al tredicesimo secolo, sarebbe ragionevole attendersi in realtà, un villaggio fortificato. Non sappiamo quali siano gli elementi che caratterizzavano la sommità tra decimo e dodicesimo secolo, ma la presenza della torre settentrionale, ricavabile dal catasto austriaco, lascerebbe supporre la presenza di una parte signorile».
Nel corso del tredicesimo secolo si assiste a un forte cambiamento dell'area sommitale del Castelon. Si interviene a più riprese edificando murature, ambienti e potenziando l'aspetto difensivo della struttura. «L'abbandono sembra essere stato repentino», ha concluso Saggioro, «e probabilmente è legato alle vicende di Federico della Scala, che qui aveva il suo centro di riferimento e di potere, bandito da Verona dopo la scoperta della congiura nel 1325».

Nessun commento: