lunedì 28 aprile 2008

Valpolicella da salvare Un appello al ministro

Valpolicella da salvare Un appello al ministro
Giancarla Gallo
Giovedì 2 Agosto 2007, Il Gazzettino online

Un gruppo di associazioni scrive a Francesco Rutelli per sollecitare un intervento finalizzato a difendere il territorio

Sotto accusa gli interventi edilizi nella zona di Negrar e i previsti impianti sportivi di fronte a Villa Bertoldi
LA PROPOSTA. Un disegno di legge della senatrice De Petris lega la Valpolicella alle Cinque Terre e alla Val d’Orcia
È fra i venti tesori da tutelare

«E’ l’arroganza a distruggere la Valpolicella!». Così inizia la lettera, inviata per raccomandata, al ministro per i beni e le attività culturali Francesco Rutelli e sottoscritta dall’associazione Salvalpolicella nella persona del suo presidente, Pieralvise Serego Alighieri, da Sandro Campagnola del sito www.teladoiolavalpolicella.it, da Giorgio Massignan di Italia Nostra, da Averardo Amadio del Wwf, da Legambiente con Michele Bertucco e dal proprietario della quattrocentesca Villa Bertoldi di Negrar, Michele Stefani.
Nella lettera, che è stata inviata per conoscenza anche al ministro dell’ambiente Pecoraro Scanio, si chiede espressamente aiuto contro chi non ama la Valpolicella e contro chi la amministra continuando a deturparla. «L’arroganza di questi amministratori che, in nome dell’investitura ricevuta dal popolo, fanno quello che vogliono, è ormai insopportabile», si legge nella lettera, che termina così: «E’ questo atteggiamento che rovinerà definitivamente la Valpolicella. Ministro, ci dia una mano a fermare questa orda incombente».
La missiva è corredata da foto esplicite del comune considerato il più rovinato dall’edilizia, ovvero Negrar: Villa Verità, la collina di San Vito, Montericco, la Costeggiola, Toari di Torbe e, soprattutto, Villa Bertoldi, balzata alla ribalta perché davanti ad essa sorgeranno degli impianti sportivi, sul cono visuale della villa stessa, che risale al Quattrocento.
E proprio contro Negrar puntano il dito i firmatari della lettera, che parlano di «speculazione edilizia selvaggia» ed enumerano i numerosi problemi della viabilità e del traffico, «la sparizione di intere colline riempite di nuove abitazioni», che hanno portato il Comune di Negrar in pochi anni da 10 mila a quasi 18 mila abitanti.
Un paese, è la loro sintesi, che sempre più assume la caratteristica di un quartiere dormitorio di Verona.
«Poco tempo fa lei parlava di "assistere in silenzio ad un nuovo sacco del territorio italiano"», si rivolgono a Rutelli. «Ebbene qui assistiamo (non proprio in silenzio) al sacco della Valpolicella. Le logiche amministratori-business sono supercollaudate».
Ma l’accusa che viene ritenuta più grave riguarda proprio l’intenzione, da parte del comune negrarese, di realizzare impianti sportivi davanti alla villa veneta, e la cessione da parte di un privato di un vigneto in cambio della possibilità di costruire nuove case su terreno agricolo: uno scambio che i firmatari della lettera ritengono poco vantaggioso per la cittadinanza. La Valpolicella è uno dei venti territori italiani da salvare, secondo il disegno di legge presentato dalla senatrice dei Verdi, Loredana De Petris, mirato alla valorizzazione e alla salvaguardia delle aree rurali e di pregio ambientale. Accanto alla Valpolicella ci sono zone celebri come le Cinque Terre, la costiera Amalfitana, la Val d’Orcia, che registrano scempi o rischi di deturpazione, opure sono abbandonate.
Un dato la dice lunga sulla situazione: negli ultimi quindici anni la superficie agricola italiana si è ridotta di più del 20 per cento, passando da 15 milioni di ettari a 12 milioni complessivamente, dove i tre milioni di differenza sono stati guadagnati dalla cementificazione o dalla desertificazione. «Ormai si assiste impotenti alle trasformazioni del territorio», è il grido di dolore lanciato dalla senatrice De Petris. Lo stesso ministro Francesco Rutelli di recente ha denunciato «lo sfregio al territorio italiano», citando anche la Valpolicella. Gli hanno fatto eco scrittori e poeti, che si sono schierati in difesa dell’ambiente, che urgentemente va protetto; fra tutti il poeta trevigiano Andrea Zanzotto, che bene ha stigmatizzato la situazione.
Zanzotto, infatti, dice che una volta c’erano i campi di sterminio, ora lo sterminio dei campi. La valorizzazione del paesaggio rurale (e quindi della produzione agricola tipica) ha come conseguenza un nuovo sviluppo economico.
Nella relazione, che porta la firma della senatrice De Petris, si legge: «L’offerta integrata di risorse del territorio, che si incentra sulla conservazione attiva e non sul consumo irreversibile, rappresenta oggi l’unica alternativa effettivamente praticabile in molte realtà del nostro Paese, altrimenti destinate al degrado urbanistico o all’abbandono».
Il disegno di legge, costituito da nove articoli, prevede modifiche al «Codice dei beni culturali e del paesaggio», in quanto inserisce tra le aree protette una nuova categoria, cioè il territorio che supporta l’agricoltura tipica e di qualità, con tutta la varietà di prodotti tipici a denominazione d’origine, in particolare i comprensori caratterizzati da vitigni e coltivazioni biologiche. Lo scopo è quello di tutelare meglio i 159 riconoscimenti comunitari già assegnati a Dop (denominazione d’origine protetta), i 477 vini nazionali di qualità e circa un milione di ettari riservati appunto a produzioni biologiche certificate.
Insomma la salvaguardia e la tutela del paesaggio e del territorio può diventare, se ben gestito, una notevole fonte di reddito e di ricchezza, oltre che input per un turismo intelligente. Altrimenti la strada è aperta alla speculazione. G.G.

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