mercoledì 23 aprile 2008

SCANDALO SUL BALDO.Sparite le vecchie lapidi con la storia dei rifugi

SCANDALO SUL BALDO.Sparite le vecchie lapidi con la storia dei rifugi
Lunedì 10 Settembre 2007 L'Arena

Erano la memoria della montagna veronese per eccellenza, e un pezzo della storia del Cai. Bresaola: «Incredibile, rimedieremo»

Bartolo Fracaroli
L’epigrafe storica è sparita. Non è più dove stava, sui muri del rifugio Telegrafo. Forse è in qualche sgabuzzino. La storia: 11 alpinisti veronesi fanno sorgere nel 1963 sulla cresta di Costabella, a 1911 metri di quota sullo spartiacque del massiccio del monte Baldo un rifugio a ricordo di un loro compagno di escursioni, il professor Giovanni Chierego (1891-1960), figura storica del Cai di Verona. Lo statuto della Fondazione Chierego prevede che, alla morte dell’ultimo socio, la struttura passerà alla sezione veronese del Cai. I fondatori erano Giuseppe Banterle, Antonio Bonato, Mario Dolci, Sergio Manfredi, Emilio Morandini, Giuseppe Paluani, Luigi Piccoli, Angelo Poiesi, Franco Righetti, Gaetano Ruffo e Vittorio Tosi.
Ma la targa, ora, non c’è più. È toccato proprio al figlio del professor Chierego, Guido, un pilastro del Cai Verona dei tempi d’oro, fare l’amara scoperta. Proprio a lui, che era stato con i fratelli e le sorelle fra i pochi a battersi perché il rifugio dedicato a suo padre non venisse alienato dal Cai cittadino.
Una compita lettera con il racconto dei fatti è giunta alla Comunità montana del Baldo; vi si espongono i fatti e si invita al ripristino. Il presidente dell’ente che comprende i nove Comuni veronesi del Baldo, Cipriano Castellani, si è detto altrettanto indignato: «Provvederò immediatamente all’accertamento dell’accaduto; è certo che quanto di storico permane al Chierego verrà conservato con cura, deve trattarsi di uno sgradevole equivoco causato da motivi logistici nella gestione».
Ma il caso si ripete anche per il rifugio Telegrafo, più avanti verso Nord, lungo le creste. Della sua lapide storica ci resta una foto pubblicata nel 1977 sul volume celebrativo del centenario della sezione Cai di Verona, fondata nel 1875. È un’iscrizione che figurava in facciata al rifugio Telegrafo, a 2147 metri di altitudine, 50 metri sotto la vetta sul versante gardesano. La lunga epigrafe citava i soci fondatori e presidenti Goiran e Nicolis. La foto-documento fu scattata il 31 luglio 1910, quando la lapide venne scoperta nel corso di una cerimonia, presente il naturalista e mecenate scaligero Achille Forti, che lasciò un immenso patrimonio al Comune di Verona. Nell’ultimo dopoguerra la lapide c’era ancora, lo testimoniano i gestori del rifugio dell’epoca. Allora il rifugio si chiamava «Calzolari e Pona», adesso «Gaetano Barana».
I successivi, pesanti interventi edili fecero staccare l’epigrafe che poi finì spezzata nella grande discarica che costituisce il piazzale del rifugio. Nessuno ha mai pensato di recuperare l’iscrizione. Mentre l’adiacente chiesetta di Santa Rosa da Lima (già rudere di una casermetta) è addobbata di vari cimeli e lapidi, il rifugio «Telegrafo», pure del Cai di Verona, ha perso l’unica che aveva. Ricordava il fondatore del Cai di Verona e grande esploratore botanico del Baldo Agostino Goiran (1835-1909), presidente della sezione dal 1875 al 1885 ed Enrico Nicolis (1841-1908), geologo e conservatore di paleontologia del Museo di storia naturale di Verona, che fu presidente della sezione Cai dal 1886 al 1889. Erano tempi nei quali i soci Cai si dedicavano alla ricerca scientifica e al rimboschimento del Baldo.

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